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Amori…
Era tardi quando rientrò a casa. Si sentiva stanco, ma ancora sentiva
quella dolce sensazione sulle sue labbra. Sorrise, quella sera per la
prima volta non bevve, anzi si diresse verso la sua camera, voleva
dormire.
Si sentiva davvero esausto, si tolse i vestiti di dosso e si concesse
una doccia.
Si asciugò e ripensò a lei.
Quel viso dolce e solare. Sorrise.
Desidero rivedere quel dolce viso,
così solare…chissà, forse sarà lei la cura per questo mio grande vuoto.
Pensò, mentre si coricava e il sonno lentamente lo cullava.
***
Era finalmente arrivata davanti casa sua. Era davvero felice, mise la
chiave nella toppa, la girò e aprì la porta e vide che i suoi parenti
erano appena tornati. Infatti, Kanna corse da lei raccontandole tutte
le belle cose che aveva visto dalla nonna.
Rin l’ascoltava, mentre si toglieva il cappotto, le sorrideva, ma d’un
tratto Hakudoshi si avvicinò, aveva dietro la schiena qualcosa. Una
scatola di scarpe. Ma la cosa che più la incuriosì era il sorriso
beffardo del piccolo.
-Zietta sai ti ho portato qualcosa, giusto per farti sapere, quando è
bella la campagna-.
Rin prese la scatola e si sedette sul divano. Era curiosa, anche se
dentro di lei albergava il dubbio. La scosse per sapere cosa c’era.
Zia non sai che bel regalo ti ho
fatto.
Sogghignò il nipote, mentre pregustava cosa sarebbe accaduto.
Lei non lo fece attendere, lo aprì e un essere verde le saltò sul viso.
Ci fu un attimo di silenzio e poi un urlo bestiale.
Kikyo, ch’era in cucina, saltò facendo cadere un piatto. Naraku che
stava mangiando una mela un altro po’ si strozzava.
-Hakudoshi! Io ti ammazzo!-.
Rin cominciò ad inseguire il nipote per tutta la casa, intanto il
piccolo rideva. Gli piaceva prendere in giro la zia, dopotutto era il
suo passatempo preferito.
-Piccolo mostro vieni qua! Non preoccuparti non ti faccio niente, solo
ti spezzo qualche vertebra…giusto per evitarti di farmi altri scherzi!-.
-Fossi matto…e poi non ti piace il tuo fidanzato, sai si chiama
Jaken…dai zietta donagli un bacino e vedrai che si tramuterà in un bel
principe-.
Io lo ammazzo, per Natale giuro che
mi regalo una bomba al napal così lo elimino.
Rin era furiosa vedeva rosso. Lo voleva uccidere, intanto il resto
della famiglia sospirava, quei due non andavano mai d’accordo.
-Hakudoshi! Rin ora basta!-.
Disse Naraku mettendosi tra i due, il piccolo lo guardò.
-No, e poi la zia è troppo buffa, adoro farle gli scherzi-.
Il padre lo guardò e seriamente.
-Ora basta, lo scherzo è bello, quando dura poco…se continui così ti
metto in castigo-.
-Tzé, io non ci casco-.
Rin sorrise sadica.
-Ah è così? Allora dirò a Babbo Natale di non portare nulla…di portare
i doni ad un altro bimbo-.
Hakudoshi saltò e gridò implorando.
-No! Zia ti chiedo perdono, giuro che non lo farò mai più-.
Rin si avvicinò e gli diede un pugno in testa, il piccolo piagnucolò.
-Questo il minimo che ti meriti, ora scusati con tuo padre-.
Il piccolo con le lacrime agli occhi si avvicinò al padre, si scusò, ma
fu messo lo stesso in castigo. Una settimana senza la playstation, un
vero dramma per lui, ma dovette sottostare alla punizione.
La serata passò allegra, ma non per tutti, infatti, Hakudoshi aveva il
muso lungo, ma dopotutto se l’era cercata e ora ne pagava le
conseguenze.
Rin salutò tutti e si diresse in camera sua, si buttò sul letto. Era
davvero esausta, poi si toccò le labbra.
Un dolce e caldo bacio...
Si cambiò e si infilò nel suo caldo letto. La giornata era stata
davvero piena di emozioni, prima Sesshomaru che la prendeva in giro e
poi il loro bacio…il suo primo bacio…il ritorno del suo caro amico
Kohaku.
Era felice. Si addormentò con un dolce sorriso stampato sulle labbra,
sperava che il mattino dopo avrebbe rivisto Sesshomaru.
***
Kohaku si stava dirigendo alla stazione della metropolitana, quando
passò davanti la vetrina di una gioielleria e vide un piccolo anello,
d’oro semplice con una pietruzza, che brillava.
Si fermò e restò a guardarlo, sorrise.
A Rin donerebbe tantissimo, è
semplice come lei.
Restò per un po’ ad ammirarlo, strinse i pugni.
Ho deciso! Voglio comprarlo e
regalarlo a lei, chissà sarà lui a dirle ciò che provo.
Entrò dentro convito più che mai, avrebbe dichiarato alla ragazza i
suoi sentimenti, utilizzando quel ninnolo.
Lo acquistò e ora era seduto sul suo letto ad ammirare quel piccolo
pacchetto, con un fiocco di raso rosso sopra.
Sorrideva pensando il viso della donna che amava, chissà cose avrebbe
detto?
Molte ipotesi passavano nella sua mente, da lei che gli saltava al
collo che gli diceva che lo amava. A quella di lei che gli diceva che
erano solo amici e basta e a molte altre ipotesi, ma lui sperava sempre
nella prima.
Poggiò il pacchetto sul comodino e si distese sul letto.
Rin tu sei l’unica ragazza che ha
fatto breccia nel mio cuore…ti amo dalla prima media, quando entrasti
in classe con quella faccia timida e spaesata, non conoscevi nessuno.
Infatti, restavi un po’ in disparte, io ti notai e mi avvicinai a
te…pian piano diventammo amici, due amici inseparabili. Quanti momenti
meravigliosi abbiamo passato insieme, quante volte ci siamo messi nei
guai…oppure quel giorno della morte dei tuoi genitori, quando tu
cadesti in quella sorta di apatia. Io e Ayame ti siamo stati accanto e
poi il sorriso e tornato a splendere sul tuo viso. Quel viso che amo e
che venero, come una divinità dei tempi antichi...ora voglio che tu
diventi la mia fidanzata, la mia donna, mia moglie e la futura madre
dei miei figli. So con certezza che mai potrò darti una vita agiata
come meriti, ma con la forza del mio amore riusciremo a vivere felici.
Pensava a questo, mentre osservava il soffitto della sua stanza da
letto.
Natale, la notte della vigilia mi
dichiarerò…ti dirò che ti amo più della mia vita…
Chiuse gli occhi sorridendo e lentamente cadde nel mondo onirico dei
sogni.
***
Inu Yasha aprì la porta di casa, entrò sbuffando. Poggiò le chiavi sul
mobiletto d’entrata, alzò il viso e si specchiò sullo specchio
dell’entrata.
Non sopporto la sua cocciutaggine, il
suo modo di fare lo porterà a vivere una vita priva di amore…sembrerà
strano, non siamo mai andati d’accordo, ma voglio che lui sia felice
come me e Kagome…
-Inu Yasha, allora?-.
Lui si voltò e vide sul corridoio la donna che amava, che lo guardava
preoccupata. Scosse il capo.
-No, mi ha cacciato dal suo ufficio…non vuole stare con noi, mi
dispiace Kagome-.
Si avvicinò e diede un bacio leggero a sua moglie e si diresse in
salotto. intanto la donna lo guardava triste, avrebbe voluto
festeggiare le feste come una vera famiglia, senza più rancori e odio.
Abbassò il capo e sospirò.
-Un altro triste Natale, se solo il Signore ci avesse dato un figlio a
quest’ora, saremmo una vera famiglia-.
Inu Yasha sentì quella frase. si sentì in colpa, anche lui voleva un
figlio, ma non arrivava.
Quel medico aveva dato loro poche speranze, aveva una percentuale
minima di concepimento e questo fece cadere Kagome in depressione. Ma
l’amore di Inu Yasha la stava aiutando moltissimo e poi passare le
festività tra coloro che si amano, era la cura migliore.
Ma quel testardo di Sesshomaru stava complicando tutto.
Si avvicinò a lei e la abbracciò.
-Su, non fare così…dai ricorda che io sarò il tuo cucciolo d’accudire-.
Lei alzò gli occhi e sorrise.
-Sì, hai ragione-.
Lo baciò, si staccarono e lentamente si diressero in salotto, dove
avrebbero trascorso una bella serata…
Continua…
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Eccomi con il nono capitolo, un po' lento, ma non temete il bello deve
venire...
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