The
Newstart: nuova vita.
22 Dicembre, 11:23 AM;
Le
intenzioni iniziali di Kyousuke erano di girare per Tokyo facendo da
cicerone a Yuuichi. Però, dopo essersi accorti entro un paio
di secondi di un dettaglio non trascurabile, i due fratelli avevano
optato per un cambio di rotta; del resto, camminare per le strade
trascinandosi dietro i bagagli - seppur composti solo da una valigia e
da uno zaino - non sarebbe stato il massimo della comodità.
Quindi avevano fatto dietro front con una nuova meta prefissata nella
mente: l'appartamento di Kyousuke.
Era così che erano finiti a transitare davanti alla porta di
casa, mentre il proprietario, piuttosto stizzito, frugava tra le tasche
alla ricerca delle chiavi.
Yuuichi era appoggiato al muro, e si stava riprendendo dalla salita di
quattro rampe di scale durante la quale aveva trasportato da solo tutti
i bagagli. Si sentiva un po' stupido per questo, perché
Kyousuke si era più volte proposto di dargli una mano, ma
lui, imperterrito, aveva sempre rifiutato, nonostante il fiato tendesse
a diminuire a ogni gradino che sorpassava. Al tempo stesso,
però, era orgoglioso di sé e quello gli sembrava
un piccolo traguardo raggiunto: ora che poteva agire in completa
autonomia e le sue gambe non rappresentavano più un ostacolo
verso azioni all'apparenza banali, voleva muoversi il più
possibile, indipendentemente dalla grandezza dello sforzo. E non poteva
fingere di non essere felice per lo scherzo del destino che aveva fatto
guastare l'ascensore proprio il giorno del suo arrivo a Tokyo.
Desiderava che anche Kyousuke lo vedesse: ora poteva agire liberamente,
era forte e ce la faceva da solo.
Finalmente un clangore metallico annunciò che potevano
entrare, e Yuuichi, che aveva lasciato il suo equipaggiamento per
terra, si ricaricò in fretta del fardello e varcò
la soglia di casa.
« Wow. » gli sfuggì, appena mise piede
dentro, accompagnato da un lieve sorriso sulle labbra. I suoi occhi
guizzarono da un lato all'altro, intenti ad imprimere nella memoria le
immagini dell'abitazione del proprio fratellino. Probabilmente, finito
il natale, sarebbe ritornato a Tokyo solo dopo un lungo lasso di tempo;
per questo necessitava di immagazzinare quelle scene come ricordo, di
scattare fotografie con il cervello per compensare a quelle materiali
che non sarebbe stato il caso di fare. Anche se poteva sembrare stupido
come pensiero, per lui quella residenza era molto importante: si
trattava della casa dove il suo compagno d'infanzia (lo stesso che in
passato lo andava a cercare piagnucolando quando si sbucciava un
ginocchio) era diventato indipendente a tutti gli effetti, aveva
iniziato una vita tutta sua.
Yuuichi aveva passato una buona parte del viaggio in treno a guardare
assorto il finestrino vagheggiando come potessero essere le mura di
casa di Kyousuke. E doveva ammettere che se le era immaginate in
tutt'altro modo rispetto alla realtà.
L'appartamento era abbastanza grande per essere di una sola persona, e
al contrario di quel che si aspettava non si trattava di un semplice e
piccolo monolocale - ritratto che, non sapeva il motivo, si era creato
da solo con la fantasia - ma vi era, a partire dall'ingresso, un breve
corridoio che portava alle varie stanze. L'arredamento era discreto,
dai colori tenui miscelati da sfumature caffè. Yuuichi si
immaginava qualcosa sui toni del blu invece, senza un apparente
ragione, e magari con pigmenti più scuri. Lo vedeva nello
stile di suo fratello, forse, anche se quel che si ritrovava dinanzi
non contrastava affatto con il carattere di Kyousuke. Quella vista,
anzi, era in perfetta linea con ciò che poteva essere lo
stile di vita a cui puntava il minore: tranquillo ed equilibrato.
Sebbene Kyousuke potesse sembrare freddo e cupo, infatti, era pur
sempre perennemente alla ricerca di un po' di pace. Era il genere di
persona che, per questo, odiava i posti affollati e i luoghi
appariscenti. Anche il quartiere dove sorgeva l'edificio era piuttosto
silenzioso, quindi non c'erano dubbi sul fatto che quello, sebbene
contrastasse con il dipinto creato dal cervello di Yuuichi, fosse un
posto perfettamente affine ai gusti di suo fratello.
« Yuuichi? » Kyousuke lo riscosse dai suoi
pensieri, osservandolo con cipiglio interrogativo.
Il più grande si rese conto solo a quel punto di essere
stato in trance per qualche minuto, e ridacchiò «
Scusa! Mi ero perso nella mia mente osservando in giro. Sai, il viaggio
l'ho passato anche ad immaginarmi come poteva essere casa tua, era una
delle mie principali curiosità. »
Il più piccolo annuì, senza però
capire realmente che importanza avessero le sembianze del suo
appartamento.
« Vieni piuttosto, ti faccio vedere dove dormirai.
» disse, e poi scortò il maggiore in quella che
solitamente era la sua camera - sua e di Tenma, per precisare - che
avrebbe offerto al proprio fratello nei suoi giorni di permanenza a
Tokyo, mentre lui si sarebbe accontentato del divano. Sia
perché non c'era abbastanza spazio per mettere un futon da
qualche parte, sia perché si sentiva abbastanza a sua agio
nel soggiorno poiché vi si era appisolato più
volte durante le giornate di studio.
« Questa è la stanza in cui dormi? »
domandò Yuuichi, continuando a esplorare con lo sguardo.
Questa volta ci aveva azzeccato, più o meno: tutte le pareti
erano bianche, eccetto una che era dipinta di un blu scuro, quasi come
il colore del cielo di notte. Vi era una cassettiera poggiata sulla
parete a sinistra dell'entrata, di dirimpetto all'ampia finestra da cui
si affacciava la pallida luce invernale. E c'era un armadio davanti a
quello che, in quell'insieme, era l'elemento preponderante: il letto
matrimoniale dal piumone niveo. Quello che Kyousuke aveva comprato
quando aveva chiesto a Tenma di venire a vivere con lui.
« Wow. » pronunciò nuovamente Yuuichi, e
Kyousuke avrebbe voluto intimargli di smetterla con quel monosillabo.
Nonostante ciò rimase zitto e captò quel
messaggio come segno d'apprezzamento.
Anche se Yuuichi in realtà, più che lieto per
l'assegnazione della stanza, si stava chiedendo dubbioso
perché nell'appartamento di uno studente universitario,
seppur grande, ci fosse un letto destinato a due persone.
Inghiottì quei pensieri che, non capiva il
perché, lo mettevano in imbarazzo e posò gli
occhi su Kyousuke pensando che oramai non era più il suo
fratellino, ma era un adulto a tutti gli effetti. Un brivido gli
percorse la schiena.
Kyousuke riprese a parlare « Mentre per dove mettere la tua
roba... Mmh. » C'era un problema, un problema che Kyousuke
non aveva minimamente preso in considerazione pur credendo di essere
stato piuttosto minuzioso con i dettagli del suo piano. L'armadio non
conteneva solo i suoi di vestiti, ma anche quelli di Tenma, che
ovviamente aveva portato con sé poche cose, trattandosi
della sua assenza questione di solo qualche giorno.
Kyousuke aprì le ante, alla ricerca di un po' di spazio, ma
restò deluso nel non trovarne poi molto. L'armadio non era
poi neanche così grande, e non c'era neanche un angolino
libero purtroppo, perché all'interno c'erano infilate anche
svariate cianfrusaglie, tra cui scatoloni, zaini e tanto altro.
Così andò a curiosare tra i cassetti, rimanendo
una seconda volta frustato scontrando lo sguardo con i vestiti che
riempivano il tiretto fino all'orlo.
"Oh, da quando hai tutti questi vestiti?" si chiese incredulo Yuuichi
nella propria mente. Decisamente, anche se l'armadio non era
grandissimo, non si aspettava una così grande
quantità di roba. Non da una persona sola, e in special modo
se quella era suo fratello.
Kyousuke prese una pila dei vestiti di Tenma per poi poggiarla sul
letto « Gli troverò qualche altro posto,
cosicché tu possa usare almeno due cassetti. »
promise al fratello.
« No, dai, Kyousuke, non preoccuparti. » Yuuichi
tentò di persuaderlo dall'idea e allungò una mano
verso Kyousuke per fermarlo. Ma il gesto risultò inutile,
dato che quello si stava caricando di un'altra pila di vestiti per
ripetere poi l'azione precedente.
« Guarda che posso lasciare la mia roba nelle valigie
» provò a protestare nuovamente, ma il minore fu
irremovibile. E in poco tempo le file di vestiti sul piumone bianco
divennero quattro.
I due sospirarono, Kyousuke col pensiero di dove avrebbe potuto mettere
quella roba, Yuuichi per via della testardaggine del primo.
Yuuichi cercò di lanciargli un'occhiata per ammonirlo, ma
quando alzo gli occhi ambrati verso Kyousuke trovò sul suo
viso un espressione sconvolta decorata da due guance vermiglie.
Intercettò la direzione in cui guardava per poi ritrovarsi
ad osservare un maglione a strisce arancioni e rosse, con al centro un
pallone da calcio, che torreggiava su una catasta di vestiti.
« Oh...? » Iniziò, con tono
interrogativo, per chiedere spiegazioni al fratello che non era certo
il tipo da possedere cose simili.
Yuuichi certamente non poteva aspettarselo, ma invece Kyousuke sapeva
bene perché qualcosa del genere si trovasse lì in
mezzo: non poteva essere nientedimeno di Temma, anche se non glielo
aveva mai visto addosso ( e beh, ci credeva che non glielo aveva mai
visto indossare. Sì che Tenma era strano, ma c'era un limite
a tutto. )
« Regalo di natale in anticipo. »
comunicò, per giustificarsi, sperando che potesse essere
credibile.
« Davvero? e da chi? » chiese Yuuichi sorridendo
divertito.
« Da parte di qualcuno che mi odia. » rispose
Kyousuke. Perché, beh, non c'era scusa più
plausibile di quella se lui, tipo solitario e che cercava di tenersi il
più lontano possibile dalle cose strane, si ritrovava un
indumento sgargiante e infantile nell'armadio.
Yuuichi scoppiò in una fragorosa risata « E dai!
Non dire così. Forse quel qualcuno ha solo gusti... Mmh, un
po' discutibili? » anche Kyousuke non riuscì a
trattenersi dal ridere. « Beh, forse un po' troppo.
»
E continuarono così per un po', a ridacchiare e a parlare
fra loro mentre si accingevano a mettere le cose di Yuuichi negli spazi
liberati.
Kyousuke, finalmente, dopo due giorni di inferno e pensanti litigi con
la persona che amava, sentiva la propria mente e la propria anima
leggere. Nessun pensiero negativo stava rovinando quel momento, e lui
poteva godersi quegli attimi di divertimento e serenità che
gli erano mancati tantissimo.
Voleva un gran bene a Yuuichi, lo adorava sin da piccolo. Non era come
i fratelli maggiori gradassi e arroganti che si dipingono nei libri o
nei film americani stupidi che piacevano tanto a Tenma. Anzi, era
quello che da sempre si anteponeva a un'ombra di genitori poco
presenti, e che con un sorriso riusciva a rassicurarlo in un attimo.
Quello che per lui, oltre che un compagno di giochi, era stato quasi
una figura genitoriale, per via di ciò che si era premurato
di insegnargli al posto di chi ne aveva realmente il compito.
Insomma, non che i due avessero avuto dei genitori che non li volevano
bene o robe simili, affatto: la loro madre era sempre stata una donna
premurosa e gentile, mentre il padre, sebbene piuttosto severo,
nascondeva un amore infinito che, se non fosse stato via spesso per
colpa del lavoro, avrebbe riversato su di loro ogni giorno.
O almeno, così era stato fino a un certo punto, prima
dell'incidente... Prima che Yuuichi non potesse più
camminare per colpa di Kyousuke.
Era cambiato tutto troppo in fretta, in un giorno che all'apparenza era
uguale a qualunque altro. Kyousuke e Yuuichi avevano circa sette e
dieci anni quando era successo. Erano andati a giocare in giardino a
calcio, come facevano solitamente la domenica. L'imprevisto fu che
pallone si incastrò tra i rami di un albero e il piccolo
Kyousuke, impaziente, si arrampicò per andarlo a prendere
nonostante le proteste del fratello maggiore. E poi accadde: perse
l'equilibrio rischiando di morire sfracellandosi al suolo, ma fu
salvato da Yuuichi che, giusto in tempo, si mise sotto di lui,
rinunciando inconsapevolmente alle sue gambe per una serie di anni che
sarebbero sembrati infiniti...
A quel punto sì che i loro genitori erano diventati assenti.
Kyousuke aveva iniziato davvero a sentirsi odiato, perché
era stato lui a rompere le gambe al loro primogenito e non c'erano
giustificazioni per una cosa simile. Aveva percepito in ogni modo
possibile il cambiamento avvenuto quel giorno: l'aria diversa, pesante
e irrespirabile che lo investiva appena entrava a casa, gli sguardi
spenti, il silenzio chiassoso.
Sebbene suo fratello continuasse a ripetergli ogni giorno che non era
colpa sua, ma che si era trattato solo di un incidente a cui non doveva
dare troppo peso, Kyousuke continuava a sentirsi sempre peggio mentre
il suo cuore diventava un macigno. Sapeva che le parole di
incoraggiamento che gli donava suo fratello erano solo una bugia; non
sarebbe mai riuscito a guardare Yuuichi sulla sedia rotelle pensando
che "era stato solo un incidente".
Gli anni a seguire erano stati terribili: il sorriso di sua madre aveva
cominciato ad essere effimero o forzato e la donna aveva lasciato il
lavoro da pasticcera che si era con tanto impegno guadagnata per badare
a Yuuichi. Suo padre, invece, sembrava mancare da casa più
di prima, sottraendosi a quelli che sarebbero dovuti essere i suoi
doveri.
E da lì Yuuichi era diventato l'unica persona con cui
Kyousuke si sentiva a suo agio. Poi c'era stata la faccenda del
quasi-divorzio e tante altre cose ancora che avevano plasmato il suo
carattere freddo e solitario e avevano rafforzato il senso di colpa
avvinghiato nel suo petto.
Kyousuke abbassò lo sguardo, mentre le parole che gli stava
rivolgendo il fratello mentre ripiegava i vestiti nel cassetto si
facevano sempre più distanti e incomprensibili.
Nella sua mente si tracciò lentamente la figura di un
cerchio, in seguito colorato da pentagoni bianchi e neri. Era stato per
via di quell'incidente che Kyousuke aveva iniziato a odiare il calcio
per la prima volta. Poi aveva incontrato Tenma alle medie, e tutto era
cambiato, la sua vita aveva preso una svolta positiva su tutti i
fronti. Forse perché era in quel periodo che Yuuichi aveva
iniziato a fare riabilitazione, e la situazione in casa era lentamente
migliorata fino a tornare come un tempo.
Poi c'era stata la famosa "incomprensione" con Matsukaze e ancora una
volta aveva preso ad odiare quello sport, che pareva segnare ogni
disgrazia gli capitava nella vita.
Però, circa un anno fa, si era riappacificato con Tenma e
ora viveva addirittura con lui, mentre la sua famiglia lo incoraggiava
dall'Inazuma Town e lui aspirava a una carriera da medico. Il pensiero
che tutto questo - questa vita che si stava costruendo felicemente, le
risate di poco fa con Yuuichi e tanto altro - non fosse che un momento
di pausa che non sarebbe durato per sempre gli fece venire uno strano
malessere al petto.
Kyousuke stava per distruggere tutto di nuovo. Con Tenma, con la sua
famiglia, con tutti. Già con il castano aveva preso un
sentiero pericoloso cacciandolo di casa per quei giorni. E con Yuuichi,
invece? Quanto tempo sarebbe durata quella tranquillità
fittizia? Una volta rivelatogli della sua attuale vita a Tokyo avrebbe
detto addio per sempre all'unica persona che aveva potuto definire
"famiglia"? Per non parlare dei suoi genitori, poi. Presto o tardi
sarebbe giunto anche il loro turno di sapere come stavano le cose.
« Ecco fatto! » gridò Yuuichi
soddisfatto non appena finirono il lavoro. Aveva alzato la voce
soprattutto per ridestare il fratello da chissà quale lungo
complesso mentale che lo aveva reso evidentemente triste.
Kyousuke, la cui espressione si era spenta, si sforzò di
sorridergli. Si era man mano perso durante la conversazione,
intrappolato in una fitta ragnatela tessuta minuziosamente dalla sua
testa.
« Siamo ancora in tempo per fare un giro? » chiese
Yuuichi, facendo finta di non aver notato la tristezza che aveva
allagato il volto del minore.
Kyousuke diede un occhiata all'orologio, per poi rispondere
affermativamente. Dopodiché uscì dalla stanza
facendo cenno a Yuuichi di seguirlo, lasciandosi dietro quel filo di
pensieri negativi che erano riusciti a rovinargli la
felicità di essere di nuovo con suo fratello.
Arrivarono alla porta d'ingresso e Kyousuke aprì la
maniglia, ma fu bloccato da Yuuichi che aveva preso a chiamarlo.
« Mh? » si voltò nella sua direzione,
curioso, mentre l'altro sollevava da per terra un giornaletto e faceva
rabbrividire il minore.
« Tokyo football magazine? » boccheggiò
Yuuichi, alzando lentamente il capo e sgranando gli occhi sorpreso.
« Kyousuke... Wow. Pensavo che avessi abbandonato il calcio.
» Era stupore, sì; del tutto positivo
però. Yuuichi sapeva che molti anni fa dopo una brutta
litigata con un amico suo fratello non era più riuscito a
giocare a calcio senza farsi cogliere da brutti pensieri e angoscia, e,
testardo come lo conosceva, non si aspettava che un giorno avrebbe
ripreso ad amare quello sport. O meglio, una parte di sé si
aspettava che un giorno Kyousuke avrebbe finito col cedere, ma il
realizzare che suo tanto agognato sogno dopo anni si fosse finalmente
avverato non poteva che riempirlo di gioia.
« Già... Ho ripreso, recentemente. »
Sapessi il perché. Kyousuke non poteva evitare di essere
vago a ogni risposta, e a mettersi conseguenzialmente assorto ad
osservare il vuoto attorno a sé, come se lo potesse aiutare
a celare meglio tutte le bugie e le mezze verità che aveva
riferito e che avrebbe continuato a dire a tempo indeterminato al
maggiore.
« Allora... Beh, potremmo giocare più tardi, no?
» propose Yuuichi, con un ampio sorriso.
Quel che Kyousuke pensò di seguito a quella frase fu un
fulmineo "accidenti". Non poteva di certo rifiutare la proposta
dell'altro, però avrebbe tanto voluto dirgli che aveva
già in programma una partita con qualcun'altro da cui
esigeva al più presto farsi perdonare.
« Ehm, sì. Perché no? Facciamo domani?
» propose, con voce inespressiva.
Il maggiore inarcò per l'ennesima volta nella giorrnata un
sopracciglio, decisamente perplesso, per poi annuire riluttante.
Kyousuke si accinse a svolgere quella che era diventata la sua
specialità: cambiare conversazione.
« Andiamo? »
{{ blaterazioni.
}
Beh, sì, sono leggermente scomparsa nel nulla, lol. Quanti
mesi saranno passati? 3? 4? Ad ogni modo rieccomi qui. Questa volta
pronta ad aggiornare puntualmente (LO GIURO) questa fanfiction che alla
fin fine ho già tutta pronta quindi non dovrei avere
problemi con la tabella di marcia (?)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci si vede al prossimo ^^
Saluti,
Eeureka
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