N.B.: PLEASE, LEGGETE PRIMA IL 48! È la prima parte ed è muy importante!
Un picchiettio sulle assi della finestra.
Tenten sussultò, realizzando soltanto allora che anche la
seconda candela si stava consumando.
Dagli interstizi nel legno non ammiccava più la luce grigia
del giorno. Era buio, ormai.
Tenten si accostò alla finestra, annichilendo il rumore dei
suoi
passi. Attese di udire la parola d'ordine, modulata dalla voce setosa
di Hoshiko. Invece dalle assi ne filtrò una maschile ed
incolore:
- Sono il Gran Sacerdote.
Tenten spinse indietro il chiavistello prima ancora di pensare di farlo.
Mentre Neji stava accovacciato sul davanzale, la
fiamma non riusciva a toccarlo. Lambì a malapena i suoi
lineamenti persino quando saltò
all'interno. Ciononostante gli occhi di Tenten non rinunciarono nemmeno
ad un secondo per osservarlo. Quando vinsero sull'oscurità e
percorsero il suo mento rasato, il naso dritto, fino a risalire alle
iridi di neve, scoprì che lui aveva fatto lo stesso.
- Credevo... - sussurrò Tenten. - Hoshiko aveva detto che
eri sparito alla sua Vista. Temevamo che fossi...
- Mi ha riferito del vostro incontro, così come
dell'appuntamento che avevate questa sera. Ho preferito sostituirla.
- Certamente. Perché sei un maniaco del controllo.
Perché tu saresti stato "all'altezza" e avresti preso "ogni
precauzione".
Lui accennò ad un sorriso e, in tutta risposta, pose una
mano
sulla persiana che Tenten stava tenendo ancora spalancata fra di loro e
la richiuse. Per non ammettere la propria mancanza, lei non
spezzò il contatto ed assecondò il movimento. Sulla
superficie scheggiata del legno, la temperatura della mano di Neji si
irradiò verso quella di Tenten.
Dopo
una giornata trascorsa a cingere la pelle fredda di Sango, l'eposizione
al calore di un corpo umano le diede le vertigini. Avrebbe voluto
accasciarvisi sopra. Per incresparvi un sorriso o per incendiarlo con
le lacrime.
Si rese conto di essersi chinata quando il respiro di Neji le
vorticò nell'orecchio. Grave, tangibile mentre raschiava
l'oscurità. Colò lungo il suo collo, e Tenten
tornò nella camera in cui le aveva disegnato i
sigilli. Ai
minuti in cui le aveva soffiato sulla schiena.
I capelli della frangia stavano già arricciandosi contro la
stoffa del suo kimono, quando il fango si invischiò di nuovo
fra le sue gambe.
Tenten si ritrasse.
- Come sta Sango? - domandò Neji.
Tenten si volse a guardarla, invano.
- Non si è ancora svegliata. L'infermiera ha detto che
dovrebbe... dovrebbe... - Non era in grado di pronunciare quelle parole
ad alta voce.
- Sopravviverà.
Tenten non poté sganciarsi dai suoi Occhi, mentre puntavano
verso il letto.
- È passata vicino al nostro rifugio. Due giorni dopo la tua
partenza verso il monastero.
Neji si voltò verso di lei. Tenten ritirò le
labbra fra i
denti, per impedirsi di continuare. Non voleva dare voce a
quell'insinuazione, sarebbe stato insopportabile per entrambi. Inoltre,
con lui non era necessario aggiungere altro.
"Non hai ancora recuperato la Vista, non dovresti partire!"
"E' l'unico vantaggio che possiedo, non c'è tempo per le
esitazioni."
"Se avessi saputo che per salvare te avrei dovuto sacrificare lei, ti
avrei dato io stessa il colpo di grazia!"
Tenten non avrebbe voluto serbargli rancore. Non questa volta. Le sue
carni però si torcevano su loro stesse, quasi qualcuno le
stesse rivoltando con un ferro rovente, e appena lei provava ad
ignorarle si torcevano più strette.
Un
paio di giorni. Se lui avesse rimandato
anche solo di un paio di giorni, avrebbe Visto Sango addentrarsi in
quella terra maledetta.
Lei aveva rinunciato alla sua Famiglia per proteggerlo, e lui non era
stato nemmeno disposto a rimandare di qualche ora il furto di un libro.
Neji si girò completamente. Aveva capito. Lui e quelle
insidiose quanto irrinunciabili iridi di neve capivano sempre.
- No. Non prendere decisioni avventate.
- Questo... questo non è il mio mondo.
- Aspetteremo che Sango si rimetta in forze. Ho raccontato tutto
all'Hokage, compresa l'innocenza di lei e del suo compagno. Verranno
bendati e portati fuori sal Villaggio, fino ad un punto anonimo fra gli
alberi. Poi saranno liberi.
Tenten assentì con un cenno del capo.
- Shikamaru è l'unico ad aver inuito che conosco Sango, ma
non ha approfondito e posso garantirti che porterebbe quel sospetto con
sé fino al termine dei suoi giorni. Quanto alla tua
esistenza, ne sono informate solamente Hoshiko e Sakura, ma persino una
persona selvatica come te deve aver afferrato quanto siano affidabili.
Avanzò lentamente, ma lei arretrò.
- Posso trovare una sistemazione sicura per te quanto per lei.
Tenten scosse il capo.
- No. Non voglio restare in questa
terra.
-
Ho dei contatti nell'Ovest. - insistette lui e quasi si poteva udire la
sua frustrazione mentre invocava la sua razionalità. Mentre
la supplicava di permettergli di avvicinarsi.
Tenten lo studiò. Era diverso. Indossava un kokegi bianco,
estraneo a strappi, macchie o pieghe non previste. Abiti che si calavano sul
suo corpo come su quello di qualsiasi altro Hyuuga e non mormoravano
nulla di lui. Abiti sui quali i capelli, nerissimi e pettinati,
creavano un contrasto che sembrava disegnato da un artista estraneo
alle sfumature.
Il suo odore
era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei
pasti divorati davanti al fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute
trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare
ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello,
era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in
circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente.
Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta. Soprattutto, a cui non
voleva appartenere.
Nella sua lenta agonia, la luce della fiamma colmava lo spazio fra di
loro. Un fiume di luce che spaventava come un abisso.
- Tenten, a cosa stai...?
- Perciò ti hanno scagionato?
- Sì. Il capoclan e l'Hokage mi credono, finalmente. Gli
Anziani potrebbero venire spogliati della loro autorità.
- Io ho riavuto Sango. - replicò lei, sfiorando la coperta
immobile. - Abbiamo raggiunto i nostri scopi. Il nostro accordo
è sciolto.
- Questo non significa che tu debba lasciare la Foglia senza una
destinazione precisa. Sango avrà bisogno di un rifugio
facile da raggiungere e protetto al tempo stesso. Io posso ancora
aiutarti.
- Ma non devi. Non hai più debiti nei miei confronti e
né Sango né io abbiamo simili aspettative. Lei ed
io ricominceremo dal principio, con le nostre sole forze. Come avrebbe
dovuto essere. Quindi, per favore, placa il tuo senso del dovere.
- Non è per senso del dovere che ho bussato a quella
finestra!
Quello di Neji fu un sussurro, ma mai parole bisbigliate erano
risuonate tanto gridate.
Qualsivoglia debito di riconoscenza aveva smesso di guidare i gesti di
Neji dall'istante in cui aveva sospettato che Tenten fosse ancora a
Konoha. In quegli esatti minuti, mentre si trovava con lei, avrebbe
dovuto sedere nel suo alloggio a Villa Hyuuga, in osservanza degli
ordini impartiti dall'Hokage.
- Che cosa significa? - Tenten abbozzò una risata. - Che
siamo amici? D'accordo, allora in quanto tua "amica" ti chiedo di
rispettare la mia volontà. Sono in grado di difendermi e anche Sango lo sarà di nuovo, appena si
sarà rimessa in piedi. Lo hai forse dimenticato?
- No... Ovviamente no.
- Allora non dovresti preoccuparti. Hai accettato che il tuo compagno
di squadra ed il tuo sensei partissero, perché non puoi fare
lo stesso con noi? Perché vuoi imporci un aiuto che non ti
stiamo chiedendo?
L'affetto che provava per Tenten condivideva poco con quello che aveva
indirizzato verso la sua squadra. Era più
prossimo al sentimento che aveva nutrito per Hinata-sama, ma meno
controllato.
Esatto, il controllo. Ne aveva smarrito ogni traccia. Il sentimento che
lo scuoteva lo rendeva impaziente e attizzava la sua tracotanza,
spingendolo a violare un coprifuoco dettato dal suo Kage in persona, con la sicurezza di non essere scoperto. Tutto
pur di non perdere quell'incontro soffocato tra le pareti
dell'appartamento di Haruno.
Era abbastanza esperto della vita e degli esseri umani, attraverso i
racconti delle esperienze altrui, da poter attribuire un nome a quella
emozione.
- Non potrò varcare il perimetro di Villa Hyuuga una seconda
volta, nei prossimi giorni, - disse infine, con il tono tiepido di
sempre, - e questo... mi... spaventa. - Affrontò gli occhi
di Tenten, dilatati nell'udirlo ammettere quanto più gli era
odioso: una paura. - Ho imparato a conoscerti, Tenten: ti allontanerai
il più possibile dalle Terre che ti hanno ferita. Il Fuoco,
l'Ovest, il Nord. Per te ricominciare equivale a strappare ogni legame
e andrai dove neppure io potrò Vederti. Per quanto oggi sia
un giorno di gloria per la mia casata, questa consapevolezza
è sufficiente a comprometterla. Per un intervallo che parve di minuti interi, ricevette in risposta il silenzio della stanza.
- Mi... mi dispiace, - fece infine Tenten, - ma io... dopo quello che è accaduto a
Sango, non posso rimanere. Siamo tornati alle nostre famiglie, Neji.
Non è ciò che più conta?
Neji non dedicò altro fiato all'argomento. Tenten non
avrebbe capito. Non poteva capire.
Forse, se le avesse detto del bacio... Il bacio che lei non poteva
rammentare, ma che aveva corrisposto e del quale forse era
sopravvissuta una sensazione, impressa sulle labbra?
Confessarle quell'episodio avrebbe però comportato esporsi
apertamente, e nelle vesti peggiori al contempo. Mostrarsi a lei come
l'uomo impulsivo che gli aveva appena pregato di non essere.
Doveva rientrare alla Villa prima che si accorgessero della sua
assenza. Il tempo a loro disposizione era finito.
Le disse che sarebbe stata Sakura Haruno a determinare quando Sango
avrebbe potuto lasciare la Foglia. Aggiunse che si sarebbero occupati
loro di inventare una copertura per i due Hyuuga che Tenten aveva
sedato, così come per la sparizione del secondo sospettato.
Avrebbe dovuto ripresentarsi alle guardie, per essere scortato
all'esterno insieme alla rossa.
Quanto a Tenten, dopo la partenza di Sango Hoshiko l'avrebbe aiutata a
raggiungere la casa del sensei Maito e da lì a sgusciare
fuori. Indicandole la strada per ricongiungersi a Sango.
Neji salì sul davanzale e si voltò verso di lei.
- Buona fortuna.
- Anche a te.
Neji calò sul tetto della casa vicina e si
amalgamò con la notte.
Tenten rimase a fissare la cornice vuota della finestra per qualche
istante. Delusa dalla mancata raccomandazione di lui di richiuderla
subito. Eppure era certa che non avrebbe perso l'occasione per
rinfacciarglielo.
D'un tratto, si scoprì inquieta. Aveva la sensazione di non
aver compreso quanto era appena accaduto fra loro.
Neji aveva tentato di dissuaderla, lei si era opposta, lui aveva
rinunciato.
Avrebbe dovuto essere arrabbiato, tuttavia non vi era stata rabbia nel
suo addio. Piuttosto, rassegnazione. Priva però di
serenità.
Addio.
Neji aveva evitato di pronunciare quella parola. Per la seconda volta.
Perché?
Aveva desiderato a lungo che gli occhi di Sango si schiudessero, ma
quando successe fu comunque colta impreparata. Tanto da non trovare la
voce e nemmeno lacrime.
Fu la rossa a parlare per prima.
- La mia piccola guerriera. - mormorò, esausta. - Eccoti,
finalmente. Ti stavo cercando.
- Lo... lo so.
- Perché sei così magra? Potrei usare i tuoi
zigomi per aiutarmi a sollevarmi.
- Ho... avuto dei contrattempi. Sango, siamo in casa di un'infermiera
adesso. Le accuse contro di te sono cadute.
- E il tuo ninja? Quello per cui hai attraversato tre Terre?
Le lacrime arrivarono. Per ciò che avrebbe dovuto dire a
Sango, e forse anche per quella domanda; Tenten non voleva scoprirlo. C'era
già troppo dolore fra quelle pareti.
Liberò la mano di Sango e si asciugò il viso, ma
ottenne soltanto di pitturarlo con quell'acqua capace di bruciare la
pelle.
Era la prima volta in cui Sango la vedeva piangere ed ebbe il serio
timore che soffocasse nei singhiozzi.
Si riappropriò di una delle sue mani e la strinse fino alle
ossa.
- Non sei costretta a dirmelo. Le ho sentite, quelle due donne, mentre
mi salvavano la vita. È stato per pochi secondi, ma mi sono
svegliata... e le ho sentite.
Tenten smise di respirare. La fissò atterrita.
Sango accennò un sorriso, il riflesso della fiamma che
tremava su suoi smeraldi.
- So di non poter più cantare al mio grembo. So che
è... vuoto ora. Diamine, quanto avrebbe voluto non doverla correggere.
- Hanno anche detto che... che non potrai più...
Sango chiuse gli occhi e affondò con la nuca nel cuscino.
Come quando non si era fatta travolgere dalla morte di Hirono, non
emise un lamento.
- Di che sesso era? - chiese semplicemente. - Un maschio o una femmina?
La mano di Tenten tremò nella sua. Sull'intreccio di dita
caddero gocce roventi.
- Un... maschio.
La rossa si voltò verso la sorella e la scoprì a mascherare il pianto dietro ad una manica. Sorrise.
- E allora perché piangi? Era "soltanto un Uomo, in fondo" e
"gli Uomini sono tutti uguali". No?
Tenten fece per svincolare la mano, per nascondersi anche dietro all'altro
braccio, ma Sango la tirò verso di sé.
Portò il suo capo sul proprio seno e le bagnò di
lacrime i capelli nodosi.
Così le scoprì Sakura Haruno, quando
rincasò. Addormentate, ma ancora strette in un abbraccio
intessuto di disperazione ed abbandono.
Due creature senza radici che potevano sopravvivere soltanto
prendendosi cura l'una dell'altra.
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Ok, sarò schietta. Nei prossimi giorni mi
riserverò di riscrivere qualche frase, perché
certi passaggi non mi entusiasmano. Il contenuto però
è questo.
Ho scritto il 70% del capitolo sul treno, questa settimana, e il
restante oggi, impazzendo per mantenere Neji e Tenten IC.
Mi riserverò anche di rimpolpare le note dell'autore,
perché ora le sto scrivendo al volo.
Questa è la fine della prima parte. Delirio, lo so. Di questo passo, faremo
in tempo a mettere tutte e tutti su famiglia prima che si arrivi alla
fine della storia, ahahah. (Non c'è da
ridere)
Grazie a tutti quelli che ancora mi leggono! E un grazie ancora
più grande a chi ha recensito!
francy
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