Le lezioni sembravano
durare un eternità. Usagi voleva uscire il più presto
possibile da quell'aula. Ciò non era possibile. Era obbligata a
frequentare le lezioni, dal momento che gli esami di fine semestre
erano quasi vicini - più precisamente, un mese.
Usagi era in preda al panico.
«Che ti prende? Sembra che tu abbia visto un morto.» commentò Rei.
«Sarà ancora depressa per la principessa Serenity. Da
quando è precipitata dal balcone, Usagi non fa altro che
pensarci.» aggiunse Makoto.
«Non è stata colpa tua.» concluse Ami.
Si scosse i capelli presa dalla tensione che, poco a poco, cresceva.
«No, no, no, no! È colpa mia! Non l'ho salvata in tempo.»
«E smettila di comportarti così!» esclamò Rei
furiosa. Usagi rialzò lo sguardo con le lacrime che le
inondavano le iridi.
Devo farlo, Rei, avrebbe voluto dire, ma la biondina non trovava la forza per aprire bocca e compiangersi.
«Possibile che, nonostante la tua età, ti comporti ancora come una bambina dell'asilo nido?»
«È inutile parlarne, Rei. Usagi è fatta in questo modo e a me piace così.» sorrise Makoto.
«Non può tenere il muso stasera, è un giorno speciale.» ribatté la mora.
«Rei, è solo una festa, non un ballo di gala.»
Ne discussero a lungo, finché non arrivò l'ora di mettersi in abito lungo e raggiungere la piazza cittadina.
All'inizio, Usagi sembrava entusiasta all'idea di mettersi quel vestito, ma non era comunque felice.
Delusa dal suo
fallimento, decise di andare comunque alla festa, per far felice Rei e
le altre ragazze. Non avrebbe mai ignorato le sue migliori amiche per
una battaglia persa.
La festa, forse, potrebbe rallegrarmi un po'.
Inarcò le sue labbra in un piccolo sorriso e, dopo aver
indossato il suo splendore, uscì di casa e raggiunse Ami fuori
di casa.
Il suo vestito era
blu cobalto, abbastanza corto con un cinturino pieno di brillantini,
così come le sue scarpe e la sua borsetta a tracolla.
Usagi teneva le mani attorno al grembo, ripensando alla brutta perdita
del bambino della principessa. L'impatto l'aveva coinvolta, e
perciò soffriva. Forse più di Serenity stessa.
La biondina, però, voleva restare accanto alla sua protetta, ma le fu impossibile.
«Coraggio, Usagi. Appena arriveremo alla festa, ti sentirai meglio.»
Se lo dici tu, per me va bene.
Dopo aver raggiunto Makoto, Rei e Mamoru, tutti insieme, raggiunsero la
piazza colma di luci colorate e bancarelle. Neanche il cibo riusciva a
consolare la povera Usagi.
«Ti va di mangiare qualcosa, capelli buffi?» sorrise Mamoru, cercando di tirarla su.
La biondina accennò un piccolo sorriso, ma non reagì
più di tanto. La depressione era molto più forte di lei.
«Sì...» si limitò a rispondere.
«Si riprenderà, Mamo. È questione di tempo.»
concluse Rei, allontanandosi in compagnia di Ami e Makoto.
Gli occhi del ragazzo fissavano quelli di Usagi. Lui sapeva benissimo
che la nuova sovrana del regno della Luna ci aveva riprovato, e forse
la ragazza non ne era neanche a conoscenza. Ma dopo la festa, glielo
avrebbe detto.
Usagi e Mamoru
camminavano mano nella mano, guardandosi attorno. C'erano un sacco di
bancarelle e piccoli giochi divertenti, e forse avrebbero aiutato la
ragazza a superare quel lutto.
«Ti va di giocare con le paperelle?» le chiese con un dolce sorriso, e lei annuì con poco entusiasmo.
Il ragazzo
tirò fuori una banconota e, dopo aver preso la canna di
plastica, cercarono di pescare una di quelle papere di gomma che
giravano attorno al laghetto.
La felicità negli occhi di Usagi, finalmente, riuscì a vederla. Era uno spettacolo della natura.
«Sei stata brava.» disse, guardando il cestino davanti a lei pieno di paperelle.
«Grazie, ma la mia è stata solo fortuna.» ridacchiò.
La mezzanotte era giunta, e in cielo la luna splendeva, finché qualcosa non cominciò ad oscurarla.
Il grembo della
ragazza, all'improvviso, cominciò a splendere emanando una luce
bianca e pura. Tutti i presenti rimasero meravigliati a tale evento,
così come i suoi amici.
Non appena la luna
tornò a splendere, Usagi perse i sensi e cadde sulle mattonelle
della piazza. Mamoru e le ragazze corsero verso di lei preoccupati, e
spaventati all'idea di sentire i battiti del suo cuore.
Fortunatamente, era ancora viva.
«Qualcuno chiami l'ambulanza! Portatela a casa! Fate qualcosa,
per l'amor di Dio!» esclamò Makoto, e Mamoru si
offrì volontario per riportarla a casa.
Svegiati, Usagi. Ti prego...