Incidente
Entrare
in casa di Masumi comportava sempre qualche sorpresa: come trovare la
ragazza, in intimo, circondata da foto di omicidi o Shukichi intento
a mangiare formaggio mentre si allenava a Shogi.
O
peggio trovarsi il fratellone in mutande.
Alzò
gli occhi al cielo.
No,
i gusti di sua sorella non li capiva nemmeno col senno di poi.
<<
Ciao principess... >>
<<
Sparati >>
Lo
superò velocemente e si sedette sul divano.
Shuichi
pensò bene di recuperare i pantaloni della tuta ed una maglietta,
mettendoseli addosso.
<<
Perdonami non sapevo saresti venuta >>
<<
Masumi mi ha chiesto di analizzarle delle tracce di sangue, ho
pensato di darle i risultati >>
L'uomo
fece un sorrisino.
<<
Da quando la scientifica fa indagini su ordinazione? >>
Shiho
avvertì l'impulso fisico di strangolarlo ma si trattenne.
<<
Oh quindi sarei poco professionale perché ho fatto un favore ad
un'amica... vuoi davvero giocare a questo gioco? Davvero Shu?
Tre
settimane fa chi ha contaminato le prove al parco botanico? >>
Akai
spalancò gli occhi trovandosi spiazzato.
<<
Come lo sai? >>
<<
Ho dovuto fare io i rilevamenti... Maledetto >>
Shiuichi
si mise una mano dietro la nuca. Tecnicamente l'FBI non era lì
durante quell'attacco terroristico e avevano dovuto lasciare il campo
facendo le cose in fretta.
<<
Aspetta. In quel caso non era coinvolta la polizia bensì... >>
<<
Perché per l'FBI il concetto di “vacanza” è interferire nel
lavoro delle altre agenzie governative? >> disse secca
interrompendo il suo ragionamento. Un monito per fargli capire che
non doveva indagare oltre.
L'Akai
stava per risponderle a tono ma in quel momento Masumi aprì la porta
del bagno.
<<
Mamma devi andare a comprare urgentemente gli assorbent... Oh sei tu.
Ciao Shiho >>
La
ragazza alzò la mano a mo di saluto.
<<
Ti ho portato i risultati >>
<<
Fantastico grazie. Mangi con noi? >> chiese con un gran sorriso
speranzoso.
Per
tutta risposta la ramata fece un sorriso tirato.
<<
Magari un'altra volta >>
Le
diede la busta coi risultati ed una piccola pochette. Poi uscì
velocemente dall'appartamento.
<<
Che c'è in quella borsetta? >> chiese Shuichi inclinando la
testa.
<<
Non sono affari tuoi nii >> rispose seccata la sorella.
*
In
realtà il piano era proprio quello di mangiare con Sera quando era
andata a casa sua.
Agasa
non c'era, lei non aveva avuto il tempo di fare la spesa e come se
non bastasse aveva delle lezioni nel pomeriggio.
Stava
morendo di fame ma mangiare con quel ragazzo, con quel bugiardo,
borioso ed arrogante, era veramente troppo al momento.
Dato
che stava passando davanti al Poirot decise di pranzare al volo lì
per poi andare all'università.
Non
appena aprì la porta la voce cordiale di Azusa la accolse.
<<
Irasshaimase
>>
Le
stava simpatica quella ragazza, cordiale, allegra ma riservata. Se
non fosse che avevano davvero poche occasioni di incontrarsi
sarebbero potute essere buone amiche.
Si
sedette al bancone ed ordinò un sandwich.
<<
Shiho che sorpresa >>
Rei,
o meglio Tooru era appena rientrato dal retro.
Non
si aspettava di vederla lì, non da sola almeno.
<<
Sei qui da sola? >>
Lei
annuì frettolosamente provando ancora dell'imbarazzo nel vederlo. Ma
ormai era passato del tempo, avevano avuto molte altre occasioni di
vedersi e si erano comportati con molta naturalezza tutte le volte.
Il
ragazzo guardò l'ordinazione, prese gli ingredienti ed accese la
vaporiera.
<<
Come mai da queste parti? >>
<<
Non farti strane idee... mi serviva un posto dove pranzare
velocemente. Quindi cerca di non avvelenarmi >>
Il
suo tono di voce era apparentemente serio ed il biondo non seppe
esattamente come reagire.
<<
Farò del mio meglio >> disse infine con un mezzo sorriso.
Finì
di comporre il panino e prese il coltello per tagliarlo.
Quel
silenzio non gli piaceva, lo metteva a disagio.
<<
Hai notizie di quei tre bambini che si divertono ad investigare? Non
li vedo da qualche giorno >>
Shiho
fece un sorrisino.
<<
E da bravo detective tu non hai svolto delle indagini? >>
Il
ragazzo stava per risponderle quando la suoneria di un cellulare lo
interruppe.
Shiho
prese il suo ony non riconoscendo il numero.
<<
Moshi moshi? Si … si sono io... >>
La
ragazza stava per portarsi il primo boccone del panino alla bocca
quando la vide irrigidirsi, sbiancare e poi alzarsi in piedi con uno
scatto.
Tooru
si allarmò.
<<
Shiho? >>
Lei
non lo ascoltava, anzi aveva cominciato ad alzare la voce al telefono
ed a tremare.
<<
Com'è successo? Dov'è ora? NO. Siete voi che mi dovete rispondere!
>>
Quando
la ragazza chiuse la chiamata era completamente nel pallone, si
guardava intorno e tremava.
Rei
uscì da dietro il bancone e le mise le mani sulle spalle.
<<
Shiho che è successo? >>
*
Il
professore aveva avuto un incidente ed ora era in ospedale.
Doveva
rimanere ricoverato per accertamenti.
<<
Lo sapevo che quel catorcio di macchina non era affidabile.
Maledizione perché non ho insistito per farla portare dal meccanico?
>>
Shiho
camminava avanti ed indietro per il corridoio tenendo in mano un
bicchierino vuoto da caffè.
Era
molto nervosa e faticava a concentrarsi.
Un'infermiera
le aveva detto che non poteva rimanere, che avrebbe potuto fargli
visita il giorno dopo ma lei era cocciutamente rimasta pretendendo
non solo di vederlo ma anche di visionare la sua cartella clinica.
Rei
la osservava preoccupato.
La
ragazza era sempre concentrata ed attenta, era veramente difficile
farla distrarre nonostante in laboratorio le si presentassero i casi
più disparati.
Doveva
essere veramente affezionata a quell'uomo per reagire in quel modo.
<<
Non puoi guidare in questo stato >>
<<
Io... io devo andare da lui... Rei... lasciami... >>
Era
così sconvolta che non era riuscita a distinguere il suo vero nome
da quello di copertura, per fortuna il locale in quel momento era
vuoto ed Azusa era scesa a prendere delle lattine.
Alla
fine si era tolto il grembiule e l'aveva accompagnata all'ospedale,
il professore si trovava a Tokyo per un convegno quindi dovettero
dirigersi sino a lì.
Shiho
si sedette su una delle sedie poste in corridoio e si mise una mano
sul viso.
Rei
le si avvicinò.
<<
Dai vieni... ti porto a casa... >>
*
L'aveva
portata nel suo appartamento.
<<
E' più vicina
all'ospedale, e poi non ho intenzione di lasciarti da sola >>
Shiho
non aveva replicato oltre, non ne era nelle condizioni.
La
casa dell'agente era davvero bella, non molto grande ma arredata
decisamente bene.
Dal
grande divano posto al centro del salottino vicino l'ingresso
riusciva a vedere una bella cucina ad isola con annesso un piano
bar, in fondo un tavolo e una porta che doveva portare nelle altre
camere.
Di
fronte a se c'erano delle tende piuttosto spesse che dovevano coprire
un grande balcone.
Una
volta dentro l'aveva scortata sino alla camera da letto, l'aveva
fatta sedere e le aveva messo una morbida coperta addosso.
<<
Direi che per oggi è meglio evitare il caffè... vado a prepararti
un the caldo >>
Shiho
era rimasta immobile qualche secondo poi si era guardata intorno.
Era
una camera piuttosto spartana ma aveva il pregio di avere il bagno in
camera ed un piccolo balcone.
Posò
gli occhi sul plaid: era morbido e caldo ed aveva il suo profumo.
Chiuse
gli occhi avvicinando un lembo della coperta al viso e li riaprì
solo quando sentì i passi del ragazzo dirigersi verso la camera.
Rei
poggiò il vassoio sul comodino e si voltò a guardarla.
Pose
la mano sulla sua guancia accarezzandole lo zigomo col pollice, poi
le fece un sorriso rassicurante.
<<
Vedrai che non è nulla di serio. Adesso mangia qualcosa e poi riposa
un po'... >>
Il
suo tono di voce era come un caldo abbraccio e per un momento fu
veramente tentata di tirarlo a se e stringerlo.
Ma
non fece nulla del genere, rimase immobile limitandosi ad annuire.
<<
… buonanotte >>
Non
appena il ragazzo chiuse la porta lei guardò il vassoio: oltre al
thè c'era un piattino pieno di biscotti e due panini.
Se
non fosse stata così triste e preoccupata le sarebbe scappato da
ridere.
*
L'indomani
Shiho si risvegliò molto presto avvolta comodamente nel plaid blu
del ragazzo.
Sbadigliò
e si diresse in bagno per darsi una rinfrescata, poi andò in cucina.
Rei
era addormentato sul divano con una mano dietro la nuca e l'altra
penzolante. La cravatta sul tavolino e la camicia sbottonata.
Shiho
si ritrovò ad avvampare in una maniera forse un po' troppo
esagerata.
Prese
un bigliettino ed una penna dalla sua borsa, poi uscì di casa senza
fare rumore.
Ti
devo un favore. Grazie per
l'ospitalità.
Shiho
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