Amontillado
<<
Sei un mostro! >>
<<
Io non avevo alcuna intenzione di creare un veleno! >>
*
<<
Non si può sfugire al proprio destino. Non farlo mai più >>
*
<<
Tu mi proteggerai vero? >>
<<
Si >>
*
<<
Hey Haibara. Perché ti sei spinta fino a questo punto per me? >>
*
<<
Sorridi! Quando sorridi sembri spensierata come una bambina >>
*
Shiho
Miyano era una persona condannata dal nero.
Nero
come il suo passato, nero come il colore prediletto di quegli uomini.
Ma
negli ultimi tempi le cose stavano piano piano cambiando.
Lentamente,
col susseguirsi degli eventi e delle avventure che aveva affrontato
sotto le spoglie di Ai Haibara, a poco a poco, aveva abbandonato il
nero.
Adesso
vestiva con abiti color pastello, colori dolci delicati ed allo
stesso tempo allegri.
Lei
stessa era diventata più solare, più vivace.
Aveva
iniziato a scherzare, a sorridere di più, era più gentile e più
propensa a fidarsi del prossimo... poco più propensa.
Quel
cambiamento lo aveva notato Agasa che era passato da avere una
piccola acida e scorbutica rintanata nello scantinato di casa sua, ad
una ragazzina sarcastica e severa ma anche con dei momenti dolci che
girovagava per casa cercando di mettere in ordine e che spentolava ai
fornelli nel tentativo di fargli seguire una dieta sana.
Lo
avevano notato i ragazzi: che giorno dopo giorno la coinvolgevano nel
loro mondo spensierato, che cercavano costantemente di strapparle un
sorriso e la missione sembrava essere giorno dopo giorno, sempre più
facile.
Ma
soprattutto lo aveva notato il piccolo detective.
Non
che fosse diventata uno zuccherino eh, la sua connotazione acida e
sarcastica era sempre presente.
Difatti
nonostante i suoi miglieramenti continuava a mettergli i piedi in
testa.
Gli
venne in mente di quella volta che l'aveva costretto a farle da
scaletta per poter pendere un gattino indifeso da un albero.
In
quell'occasione l'aveva fatto letteralmente.
Avevano
passato così tante avventure insieme, e molte altre le aspettavano
dietro l'angolo.
Però
questo pensiero che dapprima lo metteva in ansia adesso era diventato
decisamente più gradevole.
Ultimamente
parlare con lei, passare del tempo con lei era qualcosa che
apprezzava moltissimo.
Si
capivano con uno sguardo, lui riusciva ad intuire i suoi piani, lei
terminava le sue frasi e riusciva sempre a capire cosa gli passasse
per la testa.
Si
ritrovò a sorridere.
I
loro gesti non erano mai plateali, sempre parole sussurrate e sguardi
eloquenti.
C'era
un'enorme intesa tra loro.
Era
sdraiato sul letto in camera di Goro con una mano poggiata dietro la
nuca e una sul petto.
Guardò
fuori dalla finestra dell'agenzia e strinse il pugno sul petto con fare
deciso.
*
<<
Ai ... >>
La
bambina si trovava in camera sua intenta a digitare le dita sulla
tastiera.
<<
Senti Shinichi oggi non è aria. Ho mal di testa e questa reazione
continua a darmi dei problemi >>
Si
era sentita in colpa e continuava a sentirsi terribilmente in colpa
per il destino che era spettato a Conan a causa sua. E il suo
pensiero fisso era quello di rimediare ai suoi errori.
Conan
lo sapeva e le era grato.
<<
Vorrei parlarti di una cosa >> iniziò titubante.
La
ragazzina continuava a guardare lo schermo del pc con rabbia, come se
quel programma lo facesse apposta a non farle trovare la giusta dose
di reagente.
<<
Ma non ci senti? Devi lasciarmi lavorare se vuoi l'antidoto >>
<<
E se ti dicessi che non lo voglio più? >> disse tutto d'un
fiato stupendosi delle sue stesse parole.
Ai
si fermò di colpo rimanendo a fissare lo schermo del computer per
una decina di secondi.
Poi
aggrottò le sopracciglia e girò la testa di scatto.
<<
Di cosa stai parlando? >>
Il
piccolo detective inspirò trovandosi tremendamente a disagio.
<<
Anche se dovessi completarlo non lo prenderò. Ho fatto la mia scelta
Ai e non ho intenzione di cambiare idea >>
La
bambina si girò copletamente incrociando le braccia all'altezza del
petto continuando a fissarlo come, tempo prima, si era messa a
fissare l'unico topolino vivo del laboratorio 4.
<<
Si può sapere che stai blaterando? >>
Conan
chiuse i pugni.
Ok.
Il danno era fatto.
<<
Io vorrei... vorrei cotinuare a vestire i panni di Conan, vorrei
continuare la vita coi ragazzi e con... te >> abbassò lo
sguardo a disagio, si mise le mani dentro le tasche dei pantaloni
<<
Forse sarò un po' mieloso, anzi sicuramente dirai che sono un
melenso, ridicolo, stupido... >>
Ai
strinse la stoffa del suo camice sgualcendolo tutto.
<<
Insomma vuoi arrivare al punto?! >>
Lo
disse alzando la voce, c'era qualcosa di anomalo nel suo tono.
Nervosismo? Apprensione? ... Speranza?
Na
è ridicolo...
<<
Ai ... vorresti ... rimanere così... con queste sembianze e questa
identità e... crescere con me? >>
Haibara
deglutì avvertendo la gola secca e un innaturale bisogno di
ossigeno.
Aveva
per caso esagerato nuovamente col caffè? Da quando la caffeina da
allucinazioni?
<<
E' uno scherzo vero? >>
<<
Sono serio Ai... >>
<<
La tua storia con Ran è una cosa seria. Shinichi >>
Lui
inclinò la testa rendendosi conto che quel nome non gli procurava
più alcun effetto se non una leggera nostalgia.
Ma
Ai fraintese percependo quella reazione come una prova delle sue
convinzioni.
<<
Vedi? Sei rimasto senza parole. Questo perchè basta pronunciare
quelle tre lettere per farti diventare completament... >>
Il
bambino alzò gli occhi al cielo andandole incontro.
Ai
spalancò gli occhi.
Conan
le aveva afferrato il viso dandole un bacio irruento ed impacciato.
Un contatto veloce e timido.
Sembrava
davvero il bacio di un bambino di sette anni.
Dopo
qualche secondo il bambino indietreggiò la testa e la guardò
sorridendo cercando di celare la sua tensione.
<<
Convinta adesso? >>
La
scienziata battè le palpebre più volte assimilando la nuova serie
di informazioni gentilmente concesse dall'Edogawa negli ultimi dieci
minuti.
Doveva
anche essere arrossita poichè si sentiva le guance calde.
<<
Suppongo... >> si schiarì la gola dandosi un contegno, ma non
riuscì a celare il suo sorriso << Suppongo... >> si
morse il labbro inferiore ed inspirò poi lo guardò negli occhi <<
Suppongo di poter anche prendermela comoda con la ricerca allora ...
>>
Amontillado è
una varietà di sherry
color ambrato chiaro proveniente
dalla regione della Montilla vicino
a Cordova in Spagna.
È un tipo di vino liquoroso diffusosi nel XVIII secolo e
particolarmente pregiato.
È
citato anche in letteratura in un racconto di Edgar
Allan Poe, "Il
barile di Amontillado",
e in uno di Karen
Blixen,"Il
pranzo di Babette".
Anche Joris
Karl Huysmans lo
ha citato nel suo capolavoro "Controcorrente"
in
cui il protagonista Des Esseintes lo degusta in una vecchia cantina
parigina. Anche il celebre scrittore di gialli S.S.Van Dine, creatore
dell'investigatore Philo Vance, lo cita nel suo romanzo "la dea
della vendetta".
(wikipedia)
***
Angolo
dell'autrice.
Il
mio lato Conan x Ai che si fa sentire.
C'è
un piccolissimo riferimento alla mia songfic "Kokoro" oltre
ovviamente ad una serie di episodi. Spero che vi sia piaciuto.
A
presto. Ciao.
Violetta_
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