“Levati,
imbecille” riprese Oskar, ridacchiandosela di gusto a quella
reazione del'egiziano.
“Gno”
Ash
era decisamente un tipo singolare. Talvolta dava quelle risposte
infantili, rendendosi un bambino in tutto e per tutto, ma nessuno
aveva capito se lo facesse apposta o meno. Per Gilbert non era altro
che una messinscena creata dal duo per stupire gli altri o mantenere
quel legame unico e inimitabile tipico in questo caso non solo di due
gemelli, ma di due gemelli stregoni. La magia li aveva sempre uniti
in qualche modo, nel bene e nel male, in caso di bisogno e in
circostanze dalle più svariate sfaccettature. Non c'era di
cui
sorprendersi quindi se fossero così attaccati uno all'altro,
sebbene
Salem fosse più restio a dimostrarlo. Un rapporto
particolare, ecco
la definizione forse più appropriata.
Oskar
sospirò, lasciando l'altro appiccicato al proprio corpo come
una
piccola scimmia al ventre della mare, finchè non si sarebbe
stufato.
Ovviamente qualche scherzo come piccole scariche elettriche dalle
dita dello stregone nero, non sarebbero mancate, ma l'altro sembrava
prenerla sul ridere. Migliaia di anni rinforzano le difese magiche e
ad Ash sarebbe bastato uno schiocco di dita per staccare la testa di
netto all'altro senza nemmeno preoccuparsi di nasconderlo, eppure le
loro intenzioni non erano serie. Un corvo fin troppo serio e un folle
declassato a bambino non erano certo un'accoppiata vincente, ma
sembravano avere una certa intesa nelle loro azioni.
Gilbert
pensò fosse douto al loro legame di amici, benché
non ne conoscese
i dettagli. Per quel che ne sapeva potevano conoscersi da sempre,
così come da solo cento o cinquant'anni, non ne aveva idea.
“Quando
avrai finito di fare il marmocchio petulante, andrò a
recuperare i
libri per verificare i miei problemi, di cui tu te ne stai bellamente
fregando...”
Uno
dei tanti modi carini di Oskar per far sentire in colpa il prossimo e
ottenere ciò che voleva. Gilbert forse poteva non saperlo,
ma lo
stregone oscuro era dannatamente bravo in certe cose.
“Perchè
non ti porti dietro Gilbert? Sono sicuro che potresti insegnargli
tante cose. In più io e mio fratello abbiamo delle questioni
da
risolvere, sarebbe meglio se ci trovssimo sul posto.”
incalzò
Salem, passando lo sguardo prima da uno, poi all'altro, poi al
fratello, con una certa intesa. Gilbert potè notare quanto
lo
sguardo di Ash divenne luminoso, un sorriso da folle perso
chissà
dove con i propri pensieri, stampato in viso. Ovviamente Salem aveva
dato per scontato che si sarebbero incontrati al parco, senza
preoccuparsi di chiedere il parere altrui.
Sia
Gilbert che Oskar stavano per rispondergli il primo con imbarazzo
palese, l'altro con un insulto bello e buono già sulla punta
della
lingua, quando Ash li precedette, staccandosi dal corvo per battere
le mani esagitato, pronto a lanciarsi in braccio al fratello. Inutile
dire quanto il suo entusiasmo lo travolse, baci lasciato ovunque sul
suo viso e sul collo, seguiti da una leccata lieve della guancia con
tanto di lingua biforcuta color argento vivo in bella mostra.
L'organo di Jacboson del loro organismo avrebbe ringraziato per quel
gesto.
“Sì!
Sì, sì, sì, sì,
sì, sì, sì, sì! Questioni,
questioni! Kyah!
Giochiamo, fratello...”
Non
si capiva bene di cosa stesse parlando, ma nella sua follia tutti
supposero avesse una logica tutta propria, nessuno fece domande,
mentre Salem si limitò ad assecondarlo, lo sguardo portato
poi sugli
altri due come a invitarli ad andare. Scontato che non ammettesse
repliche. In genere non sorrideva e quell'accenno appena visibile di
buonumore era un modo sottinteso per congedarli, tra gli sbuffi del
corvo e l'ancora ben presente imbarazzo del francese.
“Fammi
da palla al piede e ti spezzo le gambe.” rivolto a Gilbert,
Oskar
non potè essere più diretto.
Non
impiegarono molto a raggiungere un edificio in Greenland road, nel
quartiere di Camden Town, grazie a un portale creato dallo stregone
oscuro. Un perfetto compromesso tra Camden Market e la British
Library, sebbene la location fosse più vicina al primo. Si
ritrovarono direttamente in un piccolo appartamento adibito a studio
da Oskar, posto nella classica struttura a due piani tipica della
città, con tanto di letto matrimoniale o lo stregone avrebbe
fatto i
capricci. Perché sprecare soldi in alberghi quando puoi
avere il tuo
appartamento singolo e arredarlo come vuoi tu grazie alla magia?
Insomma, visti i gusti del corvo, con arredamento in stile new gothic
con tonalità rosse e nere un po' ovunque, i grandi specchi
laccati
alle pareti e le tende color sanguinaccio, andare in albergo si
sarebbe potuto rivelare un problema. Senza contare tutti i libri di
magia e i vari utensili per erboristi e pzioni sparsi per tutto il
tavolo e la cucina. Aveva colorato anche i mobili già
presenti e il
frigorifero, rendendolo di un bel nero lucido. Tanto gli sarebbe
bastato “ridpingerlo” prima di partire di nuovo
alla volta di
chissà quale città. Forse sarebbe dovuto tornare
a Stoccolma per un
po', male non gli avrebbe fatto. Ma di tutto ciò, l'ignaro
Gilbert
non poteva saperne assolutamente nulla, quindi rimase stordito
all'arrivo nell'appartamento.
“Siediti
da qualche parte e resta immobile, ho già abbastanza cose a
cui
pensare.” disse Oskar, avviandosi sin da subito verso una
delle
librerie poste vicino alla grande finestra del soggiorno. In effetti
oltre al piccolo soggiorno, una camera e un bagno, non c'era altro.
Per una persona bastava, in effetti.
“Posso
aiutarti a cercare, se vuoi...” fu la timida risposta del
francese,
mentre prendeva posto sul divano in pelle, anche questo scuro come
una notte invernale senza stelle.
“Non
mi serve il tuo aiuto, devo cercare solo un libro contabile, mica un
lupo mannaro vegano.”
Tagliente
finchè basta, la risposta di Oskar lo fece sospirare. Anzi,
fece
sospirare entrambi.
Visto
che nell'appartamento non sembrava esserci la possibilità di
fare
nulla di interessante, Gilbert decise di rimanere in contemplazione
del luogo per lungo tempo. O almeno quello gli parve a lui, in
realtà
erano passati si e no cinque minuti dalle loro ultime parole.
“Quindi...usi
la magia nera.” riprese per fare conversazione, constatando
l'ovvio.
Chiaramente
Oskar si voltò a guardarlo con un'espressione stupita, come
a
chiedergli se fosse ritardato. Almeno Ash era folle, lui che scusa
aveva?
“Sì”
“E
che tipo di cose sai fare?”
“Tante”
“Anche...malvagie?”
“Sì”
Ben
presto quel botta e risposta lasciò spazio all'ennesimo
silenzio
imbarazzante. Gilbert nella sua timidezza spesso non riusciva a
sostenere una normale conversazione con gli sconosciuti e Oskar non
sembrava esattamente il miglior interlocutore del mondo. Chiudeteli
assieme in una stanza e otterrete questo.
“Trovato!”
esclamò quindi il corvo dopo una decina di minuti, rompendo
il
silenzio creatosi. “Dunque...il Nephilim sembra morto qualche
giorno fa, giusto? Vediamo...”
“Hai
trovato qualcosa? Di che si tratta?” chiese il giovane,
provando
ancora una volta a intavolare un discorso.
L'altro
in risposta sospirò, cedendo un po' a tutti quei tentativi
di
conversazione, seppure non fosse la sua massima aspirazione spiegare
a un novellino certe cose. Si avvicinò quindi a lui,
scattato in
piedi per l'entusiasmo, attento a non dar fastidio con le proprie
corna circolari. Gilbert si chiese se avesse bisogno di accendere la
luce di notte e per un attimo dovette trattenere una risata. Ma nel
vedere l'altro disponibile si mise l'anima in pace, osservando quanto
lui aveva da mostrargli. Oskar infatti indicò una settimana
ben
precisa, quella antecedente alla morte del Nephilim, scorrendo poi il
dito affusolato per tutta la pagina, quindi per tutto il mese prima.
Si poteva notare quanto tenesse al proprio aspetto, tra abbigliamento
e unghie perfettamente curate, molto probabilmente ci stava dietro
regolarmente. Allo stesso modo nell'averlo così vicino,
Gilbert potè
sentire quanto fosse buono il suo profumo: un misto di rosa e muschio
bianco, unito al fresco del pino silvestre. Che fosse una fragranza
naturale, forse tipica del suo luogo di nascita o meno, non lo
sapeva.
“...mi
stai ascoltando?!” lo sentì sbottare poco dopo.
“Dannazione, che
cavolo hai nel cervello, segatura? E saresti uno stregone
tu...”
“Scusami!”
squittì il francese, seppur cercando di mantenere un certo
orgoglio.
Una piccola contraddizione vivente un francese timido, ma a quanto
pareva era possibile.
“Dicevo...mi
hanno ordinato diverse cose. Pozioni di ogni sorta, così
come
incantesimi e rituali. Escludendo a priori tutto ciò che
prevede la
connessione con il regno dei morti e i rituali di purificazione,
direi che rimane ancora troppa roba.”
Gilbert
rimase sorpreso per la semplicità che l'altro usava nel
parlargli di
simili cose oscure. Oskar doveva essere non solo uno stregone
potente, ma anche uno a cui piace giocare con il fuoco, se era tanto
audace da avventurarsi in simili pratiche.
“Quindi...ti
occupi anche di queste cose. Hai provato a guardare nello specifico i
nomi dei clienti? Forse se conosci qualche Nascosto che ce l'ha con i
Nephilim, si potrebbe collegare il tutto”
A
parte lui, ovviamente. L'altro rise, scoprendo i denti appuntiti in
quell'espressione affilata da predatore quale era.
“Esistono
Nascosti che non ce l'hanno con i Nephilim?”
Gilbert
deglutì nervoso, come a confermare un io
muto, tanto l'altro
gli metteva soggezione.
“F-Forse...qualcuno
ha richiesto cose più specifiche, ecco...era questo che
intendevo.”
Per
un attimo il corvo si soffermò a guardare il suo viso,
fissandolo
spudoratamente senza il minimo accenno di sorriso, come fosse alla
annoiata ricerca di qualcosa in lui. Quindi tornò al libro
come
niente fosse, avviandosi al tavolo, facendogli segno di seguirlo con
la mano libera. Preso posto su una delle sedie, imitato dal francese,
prese a cerchiare con la matita recuperata da un portapenne, tutti i
nomi dei vari clienti e le loro ordinazioni specifiche. Non aveva
importanza dove si trovasse prima di giungere a Londra,
poiché
poteva spedire tutto tranquillamente da qualsiasi parte del mondo,
così come era irrilevante qualsiasi Nascosto avesse creato
disordini
negli ultimi tempi e ora figurava tra i suoi clienti. Troppa gente.
Si trattava di magia nera, non di un negozio di caramelle, chiunque
la richiedeva in genere non era esattamente una persona dalla
coscienza o dalla fedina penale pulita.
“Devo
vedere il cadavere” disse a un certo punto dopo l'ennesima
manciata
di minuti di silenzio.
Come
stessero parando del tempo o del pranzo della domenica. Gilbert non
si sorpese troppo della cosa, in fondo si trattava di trovare la
maggior parte delle prove in quel modo, tuttavia sapere che avrebbe
avuto bisogno del corpo non lo rallegrò per nulla. Primo
perché
avrebbero dovuto chiedere il permesso agli Shadowhunters e secondo
perché non era certo di cosa avrebbe potuto farci il corvo.
Per
quanto stregone non negromante, praticava pur sempre la magia nera.
Uno sbaglio e si sarebbero ritrovati tutti in gattabuia.
“Ciò
implica recarsi all'istituto di Londra. Romperò le scatole
ai
Nephilim pur di scagionarmi, di questo puoi starne certo, ma nel caso
non volessi assistere a un pessimo spettacolo...ti consiglio di
tornare a casa.” riprese Oskar, sorridendo in modo per nulla
rassicurante.
Per
quanto Gilbert fosse intimorito da lui e in apprensione per tutta
quella storia, era ora che iniziasse a imparare alcune cose, comprese
le relazioni politiche tra Nephilim, Nascosti, Mondani e demoni. Per
quanto sembrasse assurdo, cercare di evocare i demoni rientrava nei
passatempi più idioti dei Mondani e lui era più
che intenzionato a
fermarli, come un qualunque stregone dotato di buonsenso. Buonsenso
di cui Oskar e i gemelli probabilmente non disponevano.
“Non
credo vorrò tornare a casa, ho ancora molto da
imparare.” rispose
Gilbert, abbassando il capo, fissando il pavimento per un istante fin
troppo lungo. Il suo orgoglio di francese gli impediva di andarsene,
ma c'era ben altro per la sua testa. Giovane, fin troppo giovane per
una creatura immortale e con un passato quasi da recluso a studiare,
era quantomeno ovvio che volesse scoprire altre cose.
In
compenso l'altro lo fissò per tutto il tempo, ancora una
volta senza
porsi il problema di imbarazarlo o farlo sentire a disagio. Gilbert
si chiese se non fosse quella la sua vera specialità magica.
“Smettila
di farti problemi e inizia a darti da fare” duro nel tono,
sventolò
la destra poco distate dal proprio viso, con noncuranza, nel
riprendere il discorso: “Tu sei una di quelle persone che
pensa
troppo e agisce poco. Devi piantarla con queste stronzate e osservare
di più ciò che ti circonda. Non hai fatto caso ai
simboli sparsi
per la stanza, così come non hai notato altre piccole cose
come i
titoli dei testi nelle librerie, gli strumenti sparsi in giro nello
specifico e altre cose. Ti sei concentrato sulle apparenze, come un
poppante qualsiasi. Anche un Mondano saprebbe dire che la mia
specialità è la magia nera, così come
la botanica, la ritualistica
e tutto ciò che concerne il mondo dei morti. Mi chiedo
quindi se sei
davvero uno stregone...”
Il
francese lo guardò inizialmente con fare spaesato, i verdi
occhi
dalle tonalità lievemente differenti a cercare i suoi, la
bocca
dischiusa in un'espressione a dir poco sconvolta per come lo avesse
inquadrato in così poco tempo. Il tutto prima di essere
sbalzato
fuori dalla finestra dall'altro, che con un gesto di entrambe le mani
visibile giusto con la coda dell'occhio, gli aveva fatto infrangere
il vetro, facendolo finire direttamente in strada. Nulla di
eccessivamente potente, se si pensa che avrebbe potuto farlo
esplodere, volendo. Ma il tempo per pensare era limitato. Con uno
sforzo dettato dall'improvvisare, Gilbert si frenò appena in
tempo
con un incantesimo di levitazione, a pochi centimetri dall'asfalto
sottostante. Rimase a mezz'aria per qualche secondo, talmente
spaventato da dimenticare di essere perfettamente visibile ai
Mondani. Benchè la cosa non paresse tale. Essi infatti lo
evitavano
all'apparenza senza rendersene conto. Come se non esistesse. Poi si
sentì come se qualcosa di invisibile gli cingesse la vita,
per
essere riportato all'interno dell'appartamento, sulla stessa sedia su
cui era seduto poco prima. Oskar lo squadrò con aria
annoiata, una
smorfia dipinta in viso e un sospiro a seguire.
“Sì,
ahimè sei uno stregone...”
“Potevi
uccidermi!”
“Se
lo volessi, lo potrei ancora.”
Altro
attimo di silenzio. Gilbert di fronte a lui si sentiva come spoglio.
Messo a nudo da ogni suo sguardo indagatore e da ogni suo silenzio
ipercritico. Con un altro gesto della mano Oskar lo rese di nuovo
visibile a chiunque. Ecco dunque perché i Mondani non lo
vedevano.
“Ascolta
ciò che ti dico e impara dai tuoi errori, poppante. Guardati
attorno
e cerca da solo delle risposte. Le persone non ti diranno mai cosa
fare nella tua inutile esistenza, dovrai capirlo da solo. Quindi
muovi le chiappe e datti da fare. Possibilmente senza fare domande
quando sto lavorando. Io nel frattempo sento i due pazzi e vediamo di
riuscire a ottenere un permesso per l'istituto o dovrò
sfondare la
porta a suon d'insulti...” ennesimo sospiro per lo stregone
oscuro,
prima che si adoperasse a spedire un messaggio di fuoco. Conoscendo
gli altri due, avrebbero cercato di convincere gli Shadowhunters a
farli entrare nell'istituto, ma con il diretto sospettato come
compagno di viaggio, non sarebbe stato affatto facile.
Ma
momentaneamente il problema di Gilbert non era quello di preoccuparsi
per come gli altri due avrebbero reagito, no, aveva ben altro per la
testa. Oskar gli aveva parlato di simboli, titoli dei libri e
strumentazione varia ed effettivamente lui non ci aveva fatto il
benché minimo caso, appena arrivato. Quindi si
concentrò come
riusciva, dando un'occhiata in giro per scoprire con non troppa
semplicità che il corvo aveva piazzato diversi simboli sulle
pareti
della stanza, in una via di mezzo tra le rune degli Shadowhunters e
quelle celtiche. Diversi triangoli sovrapposti su alcuni lati erano
impressi in punti precisi della casa, a partire dalla porta della
camera da letto, accompagnati spesso da una specie di quadrato
orizzontale con le punte allungate a formare quattro cerchi
malformati esterni alla figura, seppur attaccati. Gilbert
potè dire
quasi con certezza che provenissero da una popolazione che poteva
aver subito l'influenza dei celti, ma di celti effettivi forse non si
trattava. Nulla di irlandese o del posto, per lo meno. Oskar aveva
detto di non disturbarlo mentre stava lavorando, quindi gli parve
giusto non fare domande al riguardo. Ma non riuscì a
resistere molto
nel vederlo tranquillamente seduto sul divano a non fare nulla.
“Stai
lavorando?” chiese timidamente.
Tutto
ciò che ottenne fu un'espressione di esasperazione, un altro
dei
suoi no, davvero me lo stai chiedendo? silenziosi e
impliciti.
“Quindi...alcune
cose me le puoi spiegare se...non stai lavorando. E hai voglia. Se
non disturbo troppo, ecco...”
“Piantala
di chiaccherare e siediti”
Sospiri,
sempre più sospiri per il moro oscuro, che fissa l'altro
riportando
ad attivare il glamour, sia per precauzione, sia perché se
fossero
dovuti uscire di lì a poco, sarebbero già stati
pronti. Le corna
sparirono in poco e gli occhi arancio fluorescenti lasciarono spazio
allo sguardo glaciale di sempre. In quel modo metteva ancora
più
soggezione. Lo stesso tuttavia fece Gilbert, facendo a propria volta
sparire le corna, la pelle riportata a un classico color avorio
tipico del centro Europa, le due iridi verdi sempre presenti. Nessuna
variazione nel colore di capelli per entrambi, mori erano e mori
rimanevano, sebbene i capelli di Oskar fossero molto più
lucidi e
curati.
“Dunque
che volevi sapere?” chiese quest'ultimo, forse velatamente
curioso.
“Hai
detto di osservare i simboli e io l'ho fatto. Tuttavia mi occupo di
studi sul mio paese e sulle influenze romaniche o simili, quindi non
sono un esperto di mitologia celtica.”
“Norrena”
lo corresse l'altro.
Un
oh di sorpresa sfuggì a Gilbert. Lui era
francese, di cose
scandinave non poteva saperne più di tanto, aveva impiegato
già
abbastanza tempo per esercitarsi in ciò che sapeva,
figurarsi
studiare tutte le cose del mondo. Inoltre diciamocelo, al momento non
gli era interessato. Fissò Oskar per un tempo quasi infinito
all'apparenza, che tuttavia gli fece capire che era interessato
all'argomento.
“Dunque...partiamo
dal presupposto che gran di parte dei nostri simboli non si conosce
tutt'oggi il significato, detto ciò.” Come fosse
una frase finita
e non lasciata in sospeso come invece sarebbe dovuta essere.
“I
triangoli che vedi sono Valknut, il nodo di Odino.
Non tutti
te lo confermeranno, ma protegge gli spiriti dei morti, non solo
caduti in battaglia come si crede, ma in generale delle anime pure.
Quando evoco uno spirito, è importante che rimanga ben saldo
a
questo mondo, altrimenti Odino lo trasporterà di nuovo
nell'aldilà,
interrompendo la comunicazione, soggiogando le loro menti al proprio
volere.”
E'
chiaro dal suo tono quanto sia convinto dell'esistenza degli
dèi e
ciò che li riguarda. Mentre spiega crea i tre triangoli di
cui sta
parlando con una sottile scia luminosa che fa scaturire dalla punta
dell'indice, disegnando nell'aria, dove rimane tutto perfettamente
sospeso.
“Le
nove punte dei triangoli rappresentano i nove mondi sostenuti da
Yggdrasil, l'albero cosmico, mentre i tre triangoli sono paradiso,
terra e inferno” cerchiando le parti interessate “E
spesso è un
simbolo associato non solo allo stesso Odino, ma anche a corvi e
lupi. L'altro invece è un semplice nodo di protezione, nulla
di
particolarmente elaborato o strano.” Sventolando la mano come
se
nulla fosse, disperdendo il disegno di luce come fumo al vento.
Gilbert
rimase in ascolto, quasi a bocca aperta per tutta la spiegazione.
Quindi forse lui veniva davvero da uno di quei posti tanto a nord che
per diversi mesi all'anno il sole sembra dimenticarsi della loro
esistenza, uno di quei luoghi glaciali di cui solo pochi conoscevano
l'esistenza, nell'antichità. Si fece tante domande al
riguardo.
“Quindi
tu da che paese vieni?” chiese quindi timidamente, cercando
di
evitare l'ennesima ovvietà.
Per
un istante rivide quello sguardo indagatore, come se lui si
aspettasse che la testa del francese esplodesse da un momento
all'altro, squadrandolo dall'alto in basso come farebbe un re crudele
verso il suo popolo. Con quel colore di occhi, velati dal glamour,
metteva ansia. Gilbert si aspettava quasi di morire da un secondo
all'altro. Un istante prima ci sei e quello dopo puff,
sparito. Come se non fossi mai esistito. Che pensiero pessimo.
“Dall'unione
di Kalmar.” rispose l'altro, vago.
Se
non altro aveva risposto. Ma il giovane stregone sembrava ben
più
propenso ad andare oltre alla questione, ormai curioso di capire di
che razza di paese si trattasse. E l'altro sembrò
accorgersene,
emettendo un tch schioccato con la lingua.
“Una
volta si chiamava in questo modo, ora la chiamano Svezia...almeno il
posto da cui vengo io, Kalmar era molto più
grande.”
Non
sarebbe sceso nei dettagli, no, decisamente. E Gilbert fu quasi sul
punto di riprendere con le domande quando arrivò un
messaggio di
fuoco, risposta dei gemelli. Recitava un messaggio semplice e
ordinato: permesso ottenuto. Ci vediamo lì. Salem.
Scritto
come un moderno telegramma.
Oskar
si trasse quindi a sedere, pronto a prendere la porta dopo aver
chiuso e recuperato il libro contabile.
“Andiamo,
poppante, ci aspettano lì. E smettila di fare domande, sei
snervante.”
In
un primo momento Gilbert sembrò rimanerci male, soprattutto
quando
lui si avviò, aprendo la porta, avviandosi per le scale, ma
all'udire un allora, ti muovi? piuttosto
incalzante, sorrise.
Forse tutte quelle domande allo stregone oscuro non dispiacevano...
Questi
quattro personaggi appaertengono alla sottoscritta, gradirei che non
infrangeste il copyright e non li riutilizzaste nelle vostre
storie, salvo permesso.
L'opera originale "Shadowhunters" e personaggi annessi, sono di
proprietà di Cassandra Clare. Ogni riferimento a luoghi,
fatti e persone è puramente casuale, mi scuso in caso di
omonimia.
Per chi volesse, sono stati realizzati dei chibi dei personaggi,
anch'essi di mia proprietà, li potete trovare qui.
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