CAPITOLO 28
RENESMEE
Riepilogo
7 anni dopo
Fissavo la figura riflessa nello specchio, il suo corpo
snello era fasciato da un lungo abito di seta bianco, i boccoli, morbidi e
ramati ricadevano sul corpetto di pizzo, ero io, Renesmee Carlie Cullen.
Il tempo era volato, sette anni erano passati dalla caduta
dei Volturi e, per fortuna, le cose da allora, erano andate molto bene.
Ero agitata, stavo per sposarmi con Jacob Bleck.
Sola nella mia camera continuavo a fissarmi nello specchio a
muro, era tutto proto, ma vedevo che io, non ero completa, mancava qualcosa...
Mi ricordai della perla che mamma e papà mi avevano portato
da isola Esme, per l’occasione l’avevo fatta incastonare nel ferma capelli che,
la mia dolce madre mi aveva regalato per il mio primo compleanno, sorrisi di
quel ricordo.
Mi diressi verso il comodino ed estrassi il fazzoletto di
seta rossa che lo avvolgeva, tornai verso lo specchio e lo incastrai nei miei
boccoli, ecco, ora ero pronta anch’io.
Fuori ad aspettarmi avrei trovato un sacco di gente, c’era
tutta la riserva, il branco di Sam, Jacob e Seth con il quale c’eravamo
riavvicinati da poco più di un anno, ricordai il giorno in cui tornò,
sorprendendoci, a farci visita.
*****
Come sempre ero seduta fuori in giardino, i raggi del sole
baciavano debolmente la mia pelle, che reagiva con un leggero bagliore.
Pensavo a Jake, lo amavo, ma ancora non gliel’avevo
confessato, temevo che mi avrebbe respinta, o peggio ancora derisa.
Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro, non c’era
nessuno, erano andati tutti a caccia e Jacob, stava facendo un giro di
controllo attorno alla casa, da un po’ di tempo si era fissato che, un po’ di precauzione
in più, non avrebbe guastato.
Sentii dei movimenti provenire dalla foresta, l’odore
inconfondibile di licantropo mi arrivò alle narici, ma non era un odore a me
famigliare.
Scattai in piedi mettendomi sulla difensiva, lo sentivo
avvicinarsi ad ogni passo, fino a quando un grosso lupo non sbucò dalla
foresta.
Vedendomi si bloccò un attimo, guardandosi attorno, come ad
assicurarsi che fossi sola.
All’improvviso con uno scatto repentino si lanciò su di me,
dalla mia gola uscì un piccolo grido di sorpresa, chiusi gli occhi preparandomi
all’impatto che però, non avvenne.
Un altro lupo, più grosso e scuro del primo, entrò nel
giardino scaraventandolo lontano da me, Jacob.
Ringhiò al suo avversario ma, quando quest’ultimo si girò a
guardarlo, entrambi si bloccarono, che stava succedendo? E chi era questo
licantropo?
Pochi secondi dopo, anche la mia famiglia arrivò davanti
alla casa, mia madre si mise subito davanti a me per proteggermi, scoprendo i
denti fece uscire dalla sua gola un ringhio minaccioso.
Mio padre, invece, sorrise al mio aggressore.
“Ciao Seth, che piacere rivederti” disse avvicinandosi al
lupo.
Seth? Ma perché diavolo voleva attaccarmi?
“Sei impazzito forse? Perché hai cercato di aggredire mia
figlia?!” Gridò mia madre dando voce ai miei pensieri.
“No tesoro, non voleva attaccarla, era solo felice di
vederla e le stava correndo in contro” rispose mio padre cingendola per la
vita.
In quel momento Seth riprese le sue sembianze umane e con
lui anche Jacob, io, istintivamente mi coprì gli occhi dando a entrambi il
tempo di infilarsi i pantaloncini.
*****
Solo in seguito ci spiegò che era tornato perché le eravamo
mancati, era stato davvero dolcissimo, era grazie a lui se, Jacob ed io c’eravamo
messi assieme.
Senza volerlo mi aveva svelato i sentimenti dell’amico,
ponendo così fine alla mia agonia ed anche a quella di Jake.
*****
“Allora ragazzi” esordì Seth appena le acque si furono
calmate “come prosegue la vostra coppia? Cavolo Nessie, avrei voluto esserci
quando Jake ti ha detto che eri l’oggetto del suo imprinting, come l’hai
presa?” Chiese sorridendo.
Sbarrai gli occhi e spalancai la bocca, la stessa reazione
che ebbe Jake.
“Hai appena assistito alla sua reazione cretino! Non le
avevo detto ancora nulla!” Gridò tirandole uno scappellotto sul collo.
*****
Sorrisi, era stato davvero buffo, io che mi preoccupavo
tanto d’esser respinta, e lui che mi amava dal momento in cui venni al mondo.
Otto mesi dopo mi chiese di sposarlo, ed eccomi qui, sette
mesi dopo la sua richiesta, pronta per andare all’altare, per congiungermi per
sempre all’amore della mia vita, a colui che amavo al di sopra di tutto e
tutti.
In tutto quel pensare non mi ero accorta che qualcuno si era
avvicinato alla porta della mia stanza bussando.
“Vieni papà”.
Entrò, era perfetto come sempre, nel suo smoking nero che
gli fasciava dolcemente tutto il corpo.
“Sei pronta?” Chiese sorridendomi.
Ero riuscita a cacciare dalla stanza le zie e la mamma,
volevo stare un po’ da sola prima di affrontare tutte quelle persone, dovevo
rilassarmi.
“Si” risposi con voce tremante, per quanto provassi a
calmarmi il mio cuore, non ne voleva sapere di rallentare il suo folle ritmo.
Mio padre si avvicinò a me posandomi un bacio sulla fronte.
“Sei bellissima Nessie”.
Arrossì.
“Grazie papà” bofonchiai a bassa voce.
Mi porse il braccio ed io, poggiai la mia mano su di esso.
Lentamente mi diressi fuori dalla casa, uscendo dalla porta
sul retro, sul giardino era stato steso un lunghissimo tappeto bianco che
arrivava fino all’altare.
Tutt’intorno era pieno di fiori, fiocchi e ghirlande, zia
Alice e zia Rose, mi attesero sulla porta per darmi il bouquet di girasoli che
avevo scelto.
“E’ qui” mi sussurrò all’orecchio zia Alice.
Quella notizia mi emozionò moltissimo, nonna Reneè, era
venuta al mio matrimonio, l’ultima volta che l’avevo vista, era al funerale di
nonno Charlie, avevo espresso il desiderio di rivederla, ma, non mi era stato
mai concesso, lei non sapeva la verità su di noi, e mia madre, non aveva mai
voluto dirgliela.
Fino a quando…
*****
Per l’ennesima volta avevo litigato con mia madre, non
voleva che vedessi ne sentissi nonna Reneè, diceva che non sapeva nulla di noi
e che mai avrebbe dovuto saperlo.
Ero chiusa in camera mia a piangere, mi sentivo tanto una
bambina che faceva i capricci, ma era più forte di me, dovevo rivederla.
Mancavano solo due mesi al mio matrimonio, e mi dispiaceva
tanto sapere che lei, non ci sarebbe stata.
Zia Alice bussò alla mia porta e senza attendere una mia
risposta entrò, a una mia occhiata truce disse:
“Ho visto che m’invitavi a entrare” sbuffai, era davvero
irritante, un padre che ti leggeva la mente, una zia che vedeva il futuro,
anche se nel mio caso sentiva solo, io ero preclusa dalle sue visioni, meno
male!
“Dimmi” dissi acida.
Si sedette accanto a me accarezzandomi i capelli.
“E’ una buona idea, e Edward ti appoggerà a pieno, non
riesco ancora a vedere se ci sarà, ma tentar non nuoce” disse ammiccando e
uscendo dalla stanza.
Mi strinsi le ginocchia al petto, avevo seriamente pensato
di invitare nonna Reneè qui da noi, all’insaputa di mia madre, ma avevo
intenzione di dirlo a mio padre, qualcuno dalla mia parte avrei pur dovuto
averlo.
Così presi la decisione e mi diressi da mio padre.
“Papà?” Chiamai incerta, in un secondo mi fu accanto.
“Dimmi”.
“Posso parlarti un momento?”.
“Certo”.
Mi guardai attorno, c’era troppa gente, e troppe orecchie
che potevano sentirci.
“In privato” aggiunsi.
Mi fissò intensamente, stava cercando di leggere nella mia
mente, le chiusi le porte dei miei pensieri lanciandogli un’occhiataccia.
“Per una volta permetti che siano le mie parole a esporre i
miei pensieri e non la mia mente?” Chiesi stizzita.
“Cosa mi tieni nascosto?” Chiese con tono inquisitore.
“Seguimi e vedrai!” Gli risposi prima di girargli le spalle
e dirigermi nel bosco, quando fui certa che nessuno potesse sentirci gli esposi
il mio piano.
Ascoltò tutto con molta attenzione e, alla fine, come zia
Alice aveva previsto, accettò di aiutarmi.
*****
Fu così che riuscimmo a organizzare l’incontro, povera
nonna, non aveva reagito molto bene alla notizia, era svenuta e, quando si era ripresa,
non aveva più spiccicato parola.
Per quello, saperla lì, seduta in mezzo alle persone a me
più care, mi riempiva il cuore di gioia, lo stava facendo per me, la sua
nipotina.
Quei pensieri mi avevano distratta a tal punto, da non
accorgermi che la marcia nuziale era già iniziata, mio padre mi diede un leggero
strattone mentre le zie facevano il loro ingresso con le fedi in mano.
Percorrevo la navata con passo lento ma deciso, scrutavo i
volti di tutti gli invitati, mia madre in prima fila mi sorrideva radiosa, come
tutta la mia famiglia, ma io, cercavo nonna Reneè con lo sguardo, fino a quando
la vidi, era seduta in quarta fila, accanto a Phil, gli occhi gonfi di lacrime,
lo sguardo ancora un po’ impaurito, ma era lì, davanti a me, fissandomi con
occhi pieni d’amore.
Le sorrisi prima di distogliere l’attenzione da lei, e
puntarla tutta su di lui, il mio amato non che futuro marito, Jacob Bleck.
Era bellissimo, lo smoking bianco, gli occhi puntati nei
miei, profondi, a tal punto che mi parve di guardare la sua anima.
Feci gli ultimi tre scalini che mi portarono faccia a faccia
con lui, mio padre baciò la mia mano prima di posarla in quella di Jake.
Lo guardai allontanarsi, per mettersi vicino alla mamma, non
prima di sussurrare:
“Metto nelle tue mani una parte preziosa della mia vita”.
Sorrisi e subito gli occhi mi si riempirono di lacrime che
riuscii a stento a ricacciare in dietro.
“Chi da questa ragazza in sposa?” Chiese il prete
rivolgendosi agli invitati.
“Io” la voce di mio padre risuonò in tutto il giardino come
un grido d’orgoglio e trionfo.
Strinsi più forte la mano di Jacob e, voltandomi verso di
lui, mi preparai a diventare la signora Renesmee Carlie Bleck.