13.
“Sei
arrivato a destinazione?”
Il
ragazzo annuì, seduto sull'auto appostato davanti alla casa alla cui porta
avrebbe dovuto bussare... prima o poi. “Non capisco perchè devo essere io
quello che porta questa terribile notizia.”
“Perchè
non hanno nessun risentimento nei tuoi confronti e...”
“Allison
è una potentissima creatura. Che succede se si arrabbia? A proposito, sappiamo
cosa sia di preciso?”
“Non
ha importanza, non ti farà del male. Porta il messaggio e limitati solo a
quello. Lo stiamo facendo solo perchè la vita di Hope è in pericolo, e quella
bambina non ha niente a che fare con le cattiverie della sua famiglia; non è
giusto lasciarsi guidare dal risentimento e metterla a rischio.”
L'altro
sospirò. “Okay, ma che succede se mi chiedono qualco... ah!” urlò e si portò
una mano alla bocca. “Ti richiamo.”
Con
calma abbassò il finestrino dopo aver ripreso il controllo delle sue emozioni e
si sforzò di sorridere a chi aveva bussato al vetro, facendogli prendere un
colpo.
“Joshua!”
esclamò Allison con un sorriso. “Potrei per favore sapere cosa ci fai nella mia
città, appostato davanti casa mia da quasi un'ora?”
“Allison”
la salutò lui con un gesto di mano, un sorriso nervoso mentre si schiariva la
gola. “Non è come sembra. E, devo dirtelo, quando mi chiami con il mio nome
completo è come sentire Elijah.”
La
donna si piegò per guardarlo meglio. “Elijah è un uomo elegante e ben educato,
quindi lo prenderò come un complimento.”
“È anche
un assassino a sangue freddo che ha strappato il cuore di Marcel facendolo
arrabbiare, condannando così tutti voi a cinque anni di dolore e infelicità”
disse tutto d’un fiato. “E queste parole sono state incredibilmente fuori luogo
e mi dispiace tantissimo” aggiunse quando si accorse dello sguardo triste che si
era impossessato degli occhi di Allison. “A ogni modo, per rispondere alla tua
domanda, sono qui perché porto un messaggio” Josh tirò fuori dalla tasca della
giacca di pelle una busta e gliela diede. “Da parte di Vincent.”
Allison
cercò di scacciare un ricordo. “Che messaggio?”
“Riguarda
una specie di sogno – visione. Dice che qualcosa di terribile sta per accadere
e dice che Hope ha bisogno di protezione.”
La
fronte della cacciatrice si corrucciò. Si guardò intorno e infine aprì lo
sportello. “Vieni dentro per favore, credo che gli altri vorranno farti qualche
domanda.”
Josh
la seguì, fermandosi ogni tanto ad ammirare la grande casa. Non che fosse
sorpreso di ciò che vedeva – rispecchiava Allison al cento per cento – infine
giunse con lei in cucina dove una parte dei Mikaelson stavano seduti a parlare.
Complottare probabilmente.
“Heilà!”
disse loro alzando la mano. “Come state?”
“Joshua!”
esclamò Elijah. “Che ci fai qui?”
Il
ragazzo piegò poco il capo, poi guardò Allison come a voler rimarcare ciò che
si erano detti pochi secondi prima. Fu proprio lei a prendere la parola.
“Vincent
ci manda questa” disse poggiando la busta sul tavolo. “Sostiene che Hope sia in
pericolo.”
Klaus
ed Hayley si scambiarono un’occhiata, l’Ibrida prese la lettera e la aprì in
tutta fretta sotto gli occhi spaventati di tutti, soprattutto del padre di sua
figlia. “C’è scritto che una forza oscura chiamata Inadu presto attaccherà e
che Hope potrebbe essere una delle vittime.”
“Cosa
sai di questa cosa?” Klaus si avvicinò minaccioso a Josh. “Parla ora, o ti
staccherò la lingua e non potrai farlo mai più.”
“Non
so niente di tutta questa storia, ho solo portato un messaggio” il ragazzo
indietreggiò appena, man mano che Klaus avanzava verso di lui.
“Calmati,
Niklaus” Elijah lo fermò poggiandogli una mano sulla spalla. “Lui è solo un
messaggero.”
“Che
porta notizie di sventura che riguardano mia figlia.”
“Sentite,”
disse Josh. “Vincent è l’unico che può darvi tutte le informazioni che
servono.”
“Vincent
non è qui!” intervenne Freya “E non ritorneremo a New Orleans senza essere
certi che tutto questo non sia una… trappola ideata da Marcel.”
“Ally…”
sussurrò Hayley cercando lo sguardo della sua amica. “Cosa facciamo adesso?”
“Quello
che dobbiamo per proteggerla” la donna fece un grosso respiro. “Auguratemi
buona fortuna.”
“Per
cosa?” Elijah si voltò a guardarla ma lei era sparita, un fruscio di ali e un
venticello leggero.
****
Allison
era arrivata a Covington e lo considerava già un passo avanti. Si aspettava di
finire in qualche località dall’altra parte dell’oceano, in un altro stato,
come le era successo entrambe le volte che aveva provato a volare. E invece era
finita a poco meno di un’ora da New Orleans. Si era procurata un’auto e aveva
guidato senza fermarsi, dritta fino a casa di Vincent. Lì aveva trovato anche
Marcel.
“Ah,
due piccioni con una fava!” esclamò quando le aprirono ed entrò senza aspettare
un invito. “Il terzo piccione, quello viaggiatore è arrivato a destinazione,
sano e salvo. È ancora sano ma se non mi dite esattamente cosa sta succedendo,
dubito che lo rimarrà per molto. Klaus non è stato molto felice di sapere che
sua figlia è in pericolo e la sua infelicità si è trasformata in rabbia quando
si è reso conto che Josh non aveva nessuna risposta alle sue migliaia di
domande.”
“Ho
parlato con Josh meno di due ore fa, come sei arrivata così in fretta?” domandò
Vincent.
“Ho
volato!” esclamò lei e diede loro un attimo per metabolizzare. “Oh giusto...”
continuò. “Voi non sapete ancora cosa sono esattamente perché io volevo dirlo a
Elijah prima che a tutti gli altri. Ora lui lo sa quindi vi svelerò il mistero;
sono un Nephilim: metà essere umano, metà arcangelo.”
“Impossibile!”
esclamarono all’unisono i due uomini.
Allison
spiegò le ali, che crearono una grande ombra. I suoi occhi si fecero blu e
brillanti. “Impossibile non esiste nel nostro mondo” disse tornando pian piano
normale. “Ora, ditemi che diavolo sta succedendo, chi è Inadu e perché pensate
che Hope sarà una vittima.”
Vincent
si scolò un bicchiere di vodka tutto d’un sorso, poi prese a raccontarle ogni
cosa. Le spiegò che Inadu, anche detta Hollow, era lo spirito di una strega;
molto più anziana degli Antenati e soprattutto molto più potente.
“Ha
dei fedeli seguaci che farebbero qualunque cosa per farle piacere e per
guadagnare sempre più potere ha bisogno di compiere dei sacrifici. Predilige i
bambini perché la loro anima è più pura e questo equivale a...”
“A
maggior potere” finì Allison per lui.
“Esatto.
Ma non disdegna gli altri sacrifici e preferisce sacrificare le creature
soprannaturali create dalla magia come gli Originali, ad esempio. Come Marcel.”
La
donna si mise a sedere e poggiò lo sguardo proprio su quest’ultimo. Lui
ricambiò senza timore o titubanze e in quegli occhi scuri Allison vide che non
c’era inganno, o forse le piaceva sperarlo. “Che altro potete dirmi di
questa... Inadu? Come la fermiamo?”
“Non
lo so ancora” confessò Vincent. “Ma so che non sarà facile.”
“Non
lo è mai. Hai detto che per i suoi sacrifici predilige i bambini e sembri
saperne molto sull’argomento. Mi ricordo che Eva Sinclair era piuttosto...
famosa per la sua folle ossessione di uccidere i bambini e così non posso fare
a meno di chiedermi, visto il legame che tu e Eva avevate, se non stai tralasciando
qualcosa, Vincent.”
Lui
scambiò un’occhiata con Marcel, poi guardò Allison. “Sono stato io ad evocare
Inadu, tanto tempo fa. Allora credevo di star facendo qualcosa di utile,
credevo che ci avrebbe aiutati a sconfiggere la disperazione e la morte che ci
circondavano. Non sapevo però che avrebbe preso il controllo, che avrebbe
costretto Eva a compiere quelle... atrocità” ci fu silenzio per un attimo, poi
l’uomo parlò di nuovo. “Hope è in grave pericolo, dovete portarla qui così
potremo prevenire invece che curare.”
“Chi
mi assicura che tutto questo non è un giochetto? Che non è una trappola ideata
da voi due per...”
“Per
cosa?” la interruppe Marcel “Per avere vendetta? Tu forse pensi a me come a un
mostro Allison, ma i mostri siete voi. Io non lascerei mai che qualcosa di
brutto accadesse a Hope. Lei non c’entra con le vostre cattive azioni, con i
vostri peccati.”
“Io
non sono un mostro, Marcel!” gli disse Allison avvicinandoglisi. “E non importa
quello che ti ripeti costantemente, quello che ti piace credere per riuscire a
tenere a bada la tua coscienza; tu non sei meno mostro delle persone che
definisci tali. Cerca di ricordartelo.”
I loro
sguardi rimasero fissi uno dentro l’altro per qualche lungo secondo, poi lui
guardò altrove mentre lei prendeva il suo cellulare.
“Dirò
a Hayley e agli altri di portare Hope qui. Ma fate attenzione, perché se mi
accorgo che mi avete mentito, se mi accorgo che questa è una specie di inganno,
di dichiarazione di guerra... Inadu sarà l’ultimo dei vostri problemi.”
Se ne
andò e Vincent e Marcel non la fermarono né aggiunsero altro.
****
Elijah,
Hayley, Klaus, Matt e Freya arrivarono il giorno dopo insieme alla piccola
Hope. Allison diede loro appuntamento alla tenuta e sorrise quando li vide.
“Viaggiato bene?”
“Zia
Allison” Hope si liberò dalla presa della mano della madre e corse a salutarla.
“Devo raccontarti un sacco di cose sulla festa di compleanno di Sarah.”
La
donna si piegò e le stampò un bacio sulla fronte, poi tanti altri piccoli sul
viso facendola ridere. “Non vedo l’ora di sapere tutto quanto, ma per adesso
dimmi solo una cosa; ti sei divertita?”
“Tantissimo.
A Sarah è molto piaciuto il puzzle gigante che le ho regalato e ha detto che ci
giocheremo insieme al mio ritorno” la bambina si guardò intorno, alzando gli
occhi per vedere tutto. “Che posto grande” mormorò girando su se stessa.
“Questa
era la nostra casa un tempo” le spiegò Klaus sorridendole.
Allison
invece si avvicinò ad Elijah e lo strinse forte, rilassandosi quando lui
ricambiò la stretta. “Ho volato fino a Covington” gli disse. “E lo considero un
progresso; cedevo che sarei finita da qualche parte tipo l’Egitto o il Polo
Nord.”
Elijah
accennò una risata, si staccò poco da lei e la baciò poggiandole una mano sul
viso. “Con un po’ di pratica diventerai perfetta in men che non si dica. Impari
in fretta tu” la baciò di nuovo e lei sorrise contro quelle belle labbra.
“Dove
sono Kol e Rebekah?”
“Kol
non se la sentiva di tornare, vuole andarsene il più lontano possibile da New
Orleans e dai ricordi... Rebekah ha deciso di accompagnarlo. Hanno detto di
chiamarli in caso di necessità. Credi che dovremo farlo?”
Lei
fece un grosso respiro. “Spero di no, ma non ne sono sicura.”
“Non
possiamo stare qui dentro” parlò Matt. “È pieno di polvere e muffa. Noi potremmo
anche starci, ma Hope proprio no.”
Allison
guardò la sua nipotina, e le balenò in testa un’idea. Hope era potente ma non
le era stato modo di imparare a controllare il suo potere, principalmente
perché le era stato vietato di usarlo. Se davvero la minaccia che avrebbero
dovuto affrontare era così pericolosa, forse era il caso che iniziasse a
imparare qualcosa.
“Hope”
le disse sorridendole. “Ti va di aiutarmi con una cosa?”
“Certo
che sì. Cosa dobbiamo fare?”
“Per
prima cosa, se i tuoi genitori sono d’accordo, devi toglierti il braccialetto.”
“Posso?”
domandò la bambina guardando prima suo padre e poi sua madre.
“Solo
se prometti di fare quello che ti dice la zia Allison, niente di più” replicò
Hayley.
Hope
tolse il braccialetto e lo diede a suo padre con un sorriso. “Lo prometto. Cosa
facciamo?” chiese entusiasta ad Allison.
La
cacciatrice le prese le mani. “Rimettiamo a posto la casa. Concentrati, pensa a
questo posto libero dalle erbacce e dalla polvere. Pensaci come si pensa ad un
bel posto accogliente” alzò gli occhi sugli altri e sorrise loro. “Voltatevi di
spalle per favore, per sicurezza. La mia grazia potrebbe... solo, voltatevi di
spalle.”
Loro
lo fecero e Hope ed Allison iniziarono a girare piano, la presa si limitò solo
ad una mano mentre le erbacce recedevano e sparivano, le luci si accendevano e
lo splendore della casa tornava. Un chiarore abbagliante e tutto fu di nuovo
bello e pulito. “Adesso ci siamo!”
Gli altri
si voltarono di nuovo a guardarle, negli occhi di Allison una reminiscenza di
blu che stava pian piano sparendo. Ridevano lei e Hope, complici e affettuose e
in quell’attimo tutto era perfetto.