Alina attraversava la vita a passo di danza. Rideva gaia e uccideva
nel sonno, gentile come un angelo.
Aveva l'effervescenza d'un'infanzia che Natal'ja invidiava, fresca,
intoccata dalla riprogrammazione. Con lei, sul palco del Bol'šoj
anche Black Widow tornava umana.
Negl'occhi di Alina ogni cosa si fa infinita, anche l'orrore.
Un click.
Un piede in fallo.
Il sipario cala.
Per sempre –
Natal'ja ha singhiozzato, un suono ad occhi asciutti.
Dalla cabina del SM-1 il Soldato si tende, ogni senso rivolto al
suo ragno – ama senza pietà, James.
«La mano, Nat!» ordina e Natal'ja obbedisce.
«…не дай мне здесь[1]…»
la voce di Alina è cenere al vento.
Tra le braccia del Soldato, Natal'ja è arida di lacrime. Lo sono
entrambi. |