Rogue è un animaletto rannicchiato tra i cuscini del divano, le
ginocchia sollevate al petto e le braccia chiuse intorno alle gambe.
Ha lo stesso odore di Logan e questo lo disturba, perché sulla pelle
di lei il proprio bagnoschiuma assume una nota più dolce, quasi
caramellata, che gli fa storcere il naso e grugnire un insulto a
mezza bocca che la ragazzina non può sentire.
L'ha raccolta per strada manco si fosse trattato di un gatto
randagio e, come non bastasse, ha dovuto prestarle dei vestiti
puliti. Se si volta verso la porta d'ingresso può ancora vederla con
gli abiti resi trasparenti dalla pioggia che si incollano alla pelle
e alle curve delicate e femminili, si arricciano sul seno piccolo e
morbido e lasciano troppo poco all'immaginazione.
Deglutisce, tornando a fissare il tavolo della cucina. Addosso ha il
grugno incarognito di un orso svegliato in anticipo dal proprio
letargo e, un po' (tanto), orso lo sembra anche per come si muove da
un'anta all'altra della piccola cucinotta non-proprio-abitabile. È
troppo piccolo quello spazio per lui ed i suoi muscoli, ma non ha
mai avuto particolare bisogno di sostarci più di un paio di minuti,
il tempo di cuocersi qualcosa al microonde e recuperare una birra
dal frigorifero.
Questa volta, però, ne sono già passati dieci, il bancone è una
tavolozza di salse e colori e i pensili sono stati svuotati delle
poche pentole e dei tre unici piatti che possiede, per trovare il
maledetto vassoio su cui troneggia la cena appena preparata. E, per
Wolverine, preparare una cena con le proprie mani equivale ad una
dichiarazione d'amore o a tutte quelle stronzate melense che una
persona normale saprebbe esprimere a voce { Andrà tutto bene,
piccola. Ci penso io a te. Sei al sicuro. Passerà. } e che lui,
invece, si ritrova a condensare in un gesto secco del braccio,
quando getta il vassoio sulle gambe di Rogue.
«Toh. Mangia» è un ringhio
basso il suo, in cui alla voce si intreccia un verso animale che la
rende calda e vibrante. Minacciosa.
Rogue, però, non ha paura di
lui e forse non ne ha mai avuta. È sempre stata brava a
interpretarlo, anche ora lo legge come un libro aperto, sorridendo
timidamente ad un vassoio colmo di sandwitch.
«Non osare commentare, sai» la
avverte lui, sopracciglio inarcato e indice puntato.
«Non ci pensavo nemmeno»
risponde lei, ma il commento ce l'ha dipinto negli occhi brillanti
che finalmente hanno abbandonato la tristezza con cui si sono
presentati alla sua porta. Trattiene una risata genuina, sollevando
tra dita bianche uno dei sandwitch: la crosta è stata tagliata e il
sandwitch straborda in maniera imbarazzante di burro d'arachidi.
È una cena pessima – una che
giusto un'adolescente potrebbe apprezzare – ma c'è tutto l'impegno
di Logan in quel disastro culinario, c'è lui che pesante si lascia
cadere seduto sul divano, in uno scricchiolio pericoloso delle gambe
di legno e le circonda le spalle con un braccio. La tira malamente
più vicino a sé, rischiando di far rovesciare tutto quanto e Rogue
oppone forza contraria, controllando che lui non poggi sulla pelle
esposta. Ne ha fin troppa con la maglia che indossa – trattandosi di
una di Logan le fa praticamente da vestito.
Ma a Wolverine non frega
niente, maglia o pelle, la tocca senza chiedere, la avvicina con la
forza e quando Rogue si accoccola contro il suo petto, abbandonando
il capo alla sua spalla, lui si china ad addentarle il panino,
rubandone un morso.
«Puoi stare qui per 'sta
notte. Se vuoi parlare, parla. Se non vuoi, non farlo.»
Non indaga. Non gli serve e
non perché abbia già capito (è pur sempre di Logan che si parla: di donne, è
risaputo, non ne capisce un cazzo, figurati quando si tratta di
teenager), non gli serve perché le sta già dando tutto ciò che ha da
offrire: se stesso.
Rogue abbozza un sorriso – e
non c'è davvero nulla di cui abbia più bisogno.
«Grazie, Logan.»
«Mhm.»
«Grazie anche per la cena~»
«Falla finita.» |