Facciamo
pace
Quattro
giorni dopo i ninja tornarono a Suna.
Kankuro
entrò nell'ufficio del fratello per fare rapporto.
<<
Ohayo otouto >>
<<
Ciao Kankuro >>
Lui
gli poggiò i fogli sulla scrivania ed il Kazekage li sfogliò
leggendo rapidamente poi alzò gli occhi per guardare quelli
castano-verdi del fratello.
<<
Come mai ci avete messo tanto? >>
<<
Chiedilo a Tua sorella >>
<<
Perché quando si comporta in modo sconsiderato di colpo diventa mia
sorella? >>
<<
Perché tu le concedi troppo potere >>
Gaara
roteò gli occhi al cielo.
*
Sumire
era di guardia in uno dei perimetri del palazzo del kazekage: era un
compito noioso ma visti tutti i pensieri che aveva in quel periodo
non ci fece neanche caso.
Si
mise a guardare il cielo e sospirò pensando al marionettista.
Dopo
la loro ultima missione a Konoha non si erano più rivolti la parola,
non si erano nemmeno visti.
Quella
situazione stava diventando insopportabile.
Possibile
che il loro rapporto si fosse dissolto così nel nulla? Come se
quello che avevano vissuto nell'ultimo anno non contasse?
No
non poteva accettarlo.
<<
Hei guarda la >>
Takasha
la scosse dai suoi pensieri.
La
compagna di squadra aveva le mani in tasca e guardava in alto, Sumire
guardò nella sua stessa direzione: il tempo stava per cambiare
drasticamente.
Una
ventina di minuti dopo il cielo da azzurro diventò grigio e cupo ed
una forte tempesta di sabbia si abbatté sul villaggio.
Baki
si affacciò da una delle finestre.
<<
Ragazze tutte le squadre di guardia sono congedate a causa della
tempesta. Forza, rientrate dentro >>
*
<<
Maledizione >>
Si
portò la punta dell'anulare alla bocca avvertendo il sapore ferroso
del sangue.
Quella
dannata marionetta aveva dei meccanismi ancora più piccoli ed
intricati di Sasori. Sperava veramente ne valesse la pena.
Il
vento era talmente forte che faceva spostare le gambe delle
marionette appese il che provocava un particolare rumore, quasi come
un ticchettio.
Il
lavandino del bagno aveva preso a gocciolare in un modo che dava sui
nervi al ragazzo. Tuttavia era così concentrato da non farci caso.
A
parte ciò il silenzio era imperante.
Nel
laboratorio, nonostante tutti i controlli, la sicurezza e le trappole
c'era un punto debole: la presa d'aria, ovvero una piccola
finestrella che serviva per il ricambio d'aria, necessario per un
laboratorio pieno di segatura e veleni.
Era
in un punto talmente nascosto che solo Kankuro ne era a conoscenza e
solo lui sapeva dove sbucava.
Almeno
così credeva.
<<
Che ci fai qui? >>
Era
riuscito a notare uno strano spostamento d'aria, qualcosa di anomalo
ed aveva immediatamente drizzato le orecchie ed acuito i sensi
riconoscendo la persona ora dietro di lui.
Era
sporca di terra e sabbia e aveva i capelli completamente in
disordine.
<<
Nulla sono passata per un saluto >> disse con semplicità, ma
si poteva riconoscere una punta di tensione.
<<
Fuori c'è una tempesta. Sei una vera incosciente! >>
Sumire
fece spallucce inclinando appena il capo.
Kankuro
non si era nemmeno voltato e continuava imperterrito a lavorare
dandole le spalle.
Dopo
qualche minuto di imbarazzante silenzio si decise a parlare.
<<
Mi manchi >> disse con una franchezza tale da risultare
disarmante.
Lui
batté due volte le palpebre colto in fallo.
Prima
che potesse rispondere lei lo anticipò facendo sue passi verso la
scrivania e guardando verso l'alto.
<<
Non ero mai stata qui >>
<<
In realtà ci sei già stata una volta >>
Sumire
ricordò con imbarazzo quel momento, quando si era tolta il velo e
gli aveva raccontato tutta la verità.
<<
Ma era buio e di certo in quell'occasione non mi sono messa a
guardare i dettagli della stanza. Ci sono un sacco di marionette
>>
Kankuro
finalmente si girò a guardarla, la ragazza era ormai di fronte il
tavolo da lavoro e aveva piegato il busto in avanti per poter
osservare meglio la marionetta.
<<
Una nuova creazione? >>
<<
Non dovresti stare qui Sumire >> disse severo.
Lei
deglutì ma continuò a far finta che fosse tutto a posto.
<<
Che cosa inserirai nelle dita? Veleno? >>
Lui
inspirò e cercò di ignorarla voltandosi nuovamente.
Sumire
si sedette dietro di lui e chinò lo sguardo.
<<
Parlami Kankuro >>
Lui
assottigliò lo sguardo ma continuò a dedicarsi alla marionetta.
<<
Non ce la faccio più >> continuò a voce molto bassa <<
questa situazione sta diventando davvero pesante per me >>
<<
Credi che per me sia facile? >> sibilò quasi con rabbia.
Sumire
deglutì ed iniziò ad avvertire gli occhi pizzicare, il suo respiro
farsi pesante e un notevole disagio.
<<
Si può sapere che ti prende? Che ho fatto di sbagliato? >>
Kankuro
digrignò i denti e si mise a cercare qualcosa dentro la sua cassetta
degli attrezzi.
<<
E' perché qualche volta non ho seguito alla lettera i tuoi ordini?
>>
No
quello era troppo.
Kankuro
negli ultimi anni era riuscito a far salire in modo considerevole il
suo livello di pazienza ma Sumire era riuscito a superarlo.
<<
Qualche volta? Qualche volta Sumire? >> non stava
urlando ma con quello sguardo faceva comunque il suo effetto.
Lei
si guardò intorno non sapendo come rispondere, ma non ce ne fu
bisogno poiché Kankuro si era girato verso di lei, benché fossero
entrambi seduti la ragazza si sentì sovrastata.
<<
Hai una vaga idea di quante volte sono dovuto intervenire al
consiglio per non destare sospetti in modo da non farti cacciare? Di
quante volte mi hai fatto prendere un infarto con le tue iniziative
da irresponsabile? >>
Sumire
spalancò gli occhi. Non era arrabbiato per il suo atteggiamento, ma
per quello che lei rischiava.
Era
preoccupato per la sua incolumità e in quel periodo si era
comportato in quel modo per non farla cacciare dal villaggio e per
farla salire di livello.
Aveva
pensato a lei per tutto il tempo.
<<
E non contenta ti metti a fare gli occhi dolci a Kiba, abbracci e
coccoli Naruto e chissà che cosa altro che io non voglio nemmeno
concepire! >> disse mentre il suo tono di voce diventava man
mano sempre più alterato.
D'un
tatto l'umore di Sumire cambiò.
Il
ragazzo stava letteralmente sproloquiando e in un anno e mezzo non lo
aveva mai visto perdere il controllo in quel modo.
Non
era più spaventata per una possibile rottura, non era più nervosa,
anzi era rassicurata, quasi raddolcita da quella situazione.
Lui
era preoccupato e soprattutto era tremendamente geloso.
Altro
che stancato di lei.
<<
Io voglio te >>
Kankuro
interruppe all'istante il suo personale stream of consciousness
prendendola a fissare come se le fossero spuntate due orecchie in
più.
Sumire
ne approfittò per continuare.
<<
Io voglio stare con te. Non ci penso proprio a farmi cacciare dal
villaggio o a farmi ammazzare da un nemico... o a stare con un altro
>>
Kankuro
deglutì non sapendo che dire.
Era
ancora frustrato, irritato, arrabbiato per quello che era successo in
quel periodo e per come si erano messe le cose tra loro.
Ma
quegli occhi e quelle frasi lo avevano disarmato.
Dannati
occhioni oltreoceano straordinariamente belli.
La
ragazza abbassò lo sguardo e vide una goccia di sangue uscire dal
dito del marionettista.
<<
Sanguini >>
<<
Non è niente >> mormorò.
Senza
nemmeno ascoltarlo gli prese la mani svelta ma con delicatezza e
rilasciò una minima dose di chakra.
Lui
non si ritrasse né protestò ma si limitò a guardarla torvo.
<<
Sei davvero un tipo distratto. Anche quando ci siamo conosciuti eri
ferito ricordi? >>
Rilassò
il viso scrutando quello della ragazza: era più deperito e stanco,
si capiva che era molto triste ed avvilita.
Non
riuscì a rimanere arrabbiato con lei, poggiò la mano libera sulla
sua guancia sfiorando il suo labbro inferiore col pollice.
<<
Goumen-ne... >>
Lei
sospirò ed arrossì imbarazzata.
<<
Anche io ho esagerato. Goumen >>
Il
ragazzo l'attirò a se facendole appoggiare la testa sul suo petto e
stringendola con dolcezza.
*
Temari
era nel suo ufficio intenta scrivere una lettera quando qualcosa la
fece distrarre. Un futile, piccolo, dettaglio che in quel momento
alla ragazza sembrava un problema insopportabile: la scrivania
traballava.
E
quando era successo?
Dov'era
lei?
Irritata
si alzò prendendo un foglio e piegandolo più volte per poi
poggiarlo sotto la gamba incriminata.
Si
rimise a sedere e quel maledetto oggetto continuava a muoversi
facendole sbavare le lettere.
<<
Mendokuse >>
Si
incazzò per la scrivania e si incazzò doppiamente per aver detto
quella parola. Tirò la penna contro al muro ed iniziò la sua
personale battaglia con un innocuo pezzo di legno.
*
Lo
scambio di baci si stavano facendo man mano sempre più intenso.
Erano
partiti con un innocente bacio sulle labbra, non ricordavano nemmeno
chi era stato a cominciare tuttavia adesso entrambi faticavano a
staccarsi l'uno dall'altra ed il loro respiro si stava facendo via
via più pesante.
Sumire
si mise a cavalcioni su di lui mentre le mani del ragazzo erano scese
sui fianchi.
Lei
iniziò a lasciare una scia di baci sul collo mentre sentiva che
Kankuro le stava sfilando la maglietta.
<<
Kankuro! >>
Si
bloccarono ed immediatamente si allontanarono l'uno dall'altra come
folgorati da una potente scossa elettrica.
Sumire
si sistemò la maglietta mentre Kankuro si mise velocemente in piedi
andando ad aprire la porta.
<<
Ciao Temari. Cosa c'è? >>
La
ragazza inclinò la testa notando l'ospite: istintivamente
assottigliò lo sguardo.
<<
Che ci fa lei qui? >>
<<
Le sto insegnando delle tecniche da marionettista >>
<<
Mh... è venuta qui nonostante la tormenta? >>
<<
Yee. Era già a palazzo di turno nella zona est >>
Quando
ci si metteva il master of puppets sapeva sfoggiare una impenetrabile
faccia di bronzo.
<<
Comunque mi sistemi la scrivania? Traballa e mi da fastidio >>
<<
Hai >> sbuffò << Arrivo subito aspettami in
ufficio >>
Rimasti
soli si voltò verso Sumire, era ancora piuttosto provato ma stava
riacquistando lucidità.
<<
Goumen... >>
<<
Tranquillo >> gli sorrise << Va pure. Ho il permesso di
assemblare questi pezzi? >> disse indicando i pezzi di
marionetta.
Lui
annuì ed uscì dalla camera.
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