Siamo alla fine della
mia storia.
Ho già
scritto in altri capitoli di come ci sono state complicazioni che mi
hanno impedito di finirla, primo fra tutti il fatto che non mi piaceva
la piega che avevo fatto prendere al racconto stesso.
Ho cercato di far finire
il tutto in modo dignitoso e sono soddisfatto dal risultato: non mi
resta che sperare lo siate anche voi.
Grazie a tutti per le
belle parole lungo tutto questo percorso, e spero di avervi divertito!
NOBODIES UNIVERSITY SECONDA SERIE
CAPITOLO FINALE
“Axel, mi auguro tu sappia quello che fai.”
Il rosso fece del suo meglio per evitare lo sguardo infuocato che
Larxene gli stava mandando, ma sapeva di doverle almeno una risposta.
“Assolutamente. Tu pensa solo a recitare la tua parte e
apparire carina, non dovresti avere problemi in questo.” La
spinse verso il centro della sala prima che lei potesse replicare o
capire il senso delle sue parole.
Ephemera intanto doveva decidere la prova da affrontare: chiaramente
non una fisica. Una intellettuale? Forse non troppo, quel genere di
cose vanno bene una volta ma alla lunga stancano. La gente vuole cose
semplici, non vuole né è in grado di pensare in
modo complesso. Non tifa per quelli intelligenti perché la
loro sola presenza gli ricorda la propria stupidità.
“Allora, hai deciso o no?”
Parlando di stupidi. Ephemera si voltò verso Larxene e Axel,
la strana coppia. “Penso di sì. Perché
non giochiamo a Battaglia Navale?”
“Ba-Battaglia Navale?”
“Mi sembra una buona idea. Un giochino simpatico che tutti
potranno seguire al meglio.”
Larxene si massaggiò le tempie: quella giornata doveva
finire il prima possibile. “Luxord, vai a vedere se abbiamo
una copia da qualche parte… nel club delle teste
d’uovo, o quando gli asili nido ci vengono a fare
visita.”
Ephemera sopportò il sarcasmo senza battere ciglio: era
evidente che lei non capiva come gestire il pubblico. Un gioco tattico
ma associato all’infanzia gli avrebbe fatto guadagnare
popolarità all’istante.
Vanitas era intanto tornato nel furgone e aveva aggiornato tutti
riguardo le azioni sue e di Axel. Roxas aveva ascoltato tutto senza
interrompere, fissando il soffitto.
“Davvero grandioso, Axel ci ha salvati almeno tre volte oggi.
Vanitas… bel lavoro davvero. Non avrei saputo darti ordini
migliori.”
“Non l’ho fatto mica per ricevere la tua
approvazione.” Il moro prese posto accanto a Skuld, che aveva
messo da parte i suoi passatempi e partecipava pienamente alla
discussione. “Ma grazie.”
“Quindi ora dobbiamo davvero solo aspettare.” Terra
prese il suo pallone da football per svagarsi.
“Ma non sappiamo a cosa si sfideranno Ephemera e la
Presidentessa, non è pericoloso?” Fece Chirithy.
“No, so a cosa mira Axel. Il gioco in sé non
è importante. Ora aspetto solo che mi contatti.”
“Che ti contatti?” Aqua rifletté.
“Ad ogni modo non capisco. Mi sembra quasi che Ephemera
sia… beh… più stupido di quando ci ha
manipolati.”
“In un certo senso lo è.” Roxas smise di
fissare il monitor del computer ancora silente. “Ephemera ci
ha colti di sorpresa perché lo sottovalutavamo, o
sopravvalutavamo noi stessi nei suoi confronti. Non è
abituato che altri impieghino elaborati stratagemmi per toglierlo di
mezzo, e quindi non considera la possibilità. Pensa che
tutti gli altri siano più stupidi, rendendosi
così vulnerabile.”
“Lo conosci bene.” Le parole di Skuld sembravano
sempre casuali, ma colpivano nel segno.
“Lo conosco perché è me. O meglio, era
me.”
La bambina prodigio annuì compiaciuta. “Il fatto
che tu l’abbia ammesso significa che ti comprendi meglio di
quanto lui comprenda se stesso. Oh, e credo sia arrivata la tua
chiamata.”
Era vero: una piccola luce verde segnalava che era in arrivo un debole
segnale radio. Roxas sorrise.
“Si comincia.” E
si finisce.
Tutto era pronto, su un piccolo tavolo era disposta una copia di
Battaglia Navale con tanto di schermo tra i due giocatori e
l’ilarità generale riguardo la scelta della prova
si era placata. I due contendenti presero posto e disposero i
tasselli sulla rispettiva griglia di gioco. Come per tutte le sfide dal
formato simile avrebbe iniziato lo sfidante, in segno di
sportività da parte del Presidente.
“Mh… B sette?”
“No.”
Ephemera fece finta di sporgersi verso di lei, mano
all’orecchio. “Come, prego? Secondo le regole devo
ricevere una risposta chiara.”
“Acqua.” Larxene digrignò i denti.
Perché in quel gioco toccava esprimersi in maniera tanto
ridicola? Lei non aveva alcuna voglia di mettersi a declamare lettere e
numeri. “A uno,” disse a fatica.
“Acqua. Se posso Presidentessa, gradirei parlasse a voce
più alta. Potrebbero accusarmi di imbrogliare se mancassi di
segnalare qualcosa perché non ho sentito bene.”
Ephemera avrebbe giurato di averla sentita ringhiare in risposta.
Sorrise: tutto faceva parte del piano, lo sciocco orgoglio di Larxene
avrebbe alimentato la sua frustrazione deconcentrandola.
Continuò a scegliere quadranti con scarsa
probabilità di successo, e ogni tanto qualche angolo.
Nessuno metteva le navi agli angoli.
La partita andò avanti per alcuni turni senza che nessuno
colpisse niente, e la rabbia di Larxene iniziò a montare
appena capì che non sarebbe finita presto. Fu allora che
l’argenteo si mosse.
“Dev’essere dura, reggere questa farsa dettata da
stupide regole per gente che nemmeno ti apprezza.”
Iniziò così, con un tono casuale come se parlasse
della temperatura che avrebbe fatto domani. “Insomma,
guardali: chi non si annoia, fa solo un gran chiasso.”
Che la quiete si era rotta era vero: gli studenti più
pacifici parlottavano fra loro, mentre altri aveva iniziato a
sbeffeggiare apertamente i due concorrenti. Nulla di eccessivo, ma era
palese non vi era vera disciplina.
“Di solito ti temono, ma appena sei impossibilitata dal
reagire subito se ne approfittano. Il rispetto acquisito con la forza e
la paura purtroppo presenta questo piccolo svantaggio. Scommetto che
molti stanno sperando nella tua sconfitta, e che tu scompaia come
Xemnas. D quattro, a proposito.”
“Ah.” Larxene stava guardando solo la folla, e la
sua reazione quando tornò a guardare la partita non lasciava
dubbi.
“Mi sa che ho colpito, vero? Accidenti. Forse non
avrò affondato, ma… c’è una
falla nella tua imbarcazione.”
Forse solo per pura testardaggine, Larxene si ricompose e
andò a segno a sua volta, ma ormai il seme era piantato.
Ephemera riuscì sempre a restare in vantaggio, e dopo un
po’ gli studenti iniziarono a capire c’era della
tensione dietro quel giochino, quindi più divertimento per
loro. Ma questo servì solo a far innervosire di
più la Presidentessa che ormai sentiva di stare combattendo
da sola una battaglia che tutti volevano perdesse.
Le navi andarono giù una dopo l’altra, dalle
fregate agli incrociatori. Larxene perse anche una portaerei in seguito
a un’imbarazzante sequenza dove Ephemera indovinò
cinque volte di fila mentre lei andò sempre a vuoto. Il suo
avversario era in estasi: finalmente era tornato a dirigere il gioco,
senza intromissioni, senza-
“Vedo che la partita procede spedita.”
Axel. Evidentemente godeva nel fare apparizioni improvvise.
“Sì, e se non ti dispiace dovremmo procedere
indisturbati.”
“Non ricordo nessuna regola in Battaglia Navale che imponesse
il silenzio totale, d’altronde è solo un gioco. In
più la sfida al Presidente non ha regole fisse, ma solo
quelle che i partecipanti concordano a priori. E quindi nulla mi vieta
di fare questo.”
Detto così pose un cellulare sul tavolo, dal quale
uscì una voce ben nota.
“Ne è passato di tempo, Ephemera.”
“Roxas!”
“Ah, Larxene. Ciao. Scusa per ciò in cui ti
abbiamo messo in mezzo, speravo se ne uscisse con qualcosa di
più dignitoso.”
Ephemera era più intrigato che intimorito. Quindi era
davvero solo un basso tentativo di vendetta?
“Roxas. Vedo che ancora insisti a stare sull’orlo
della legalità-“
“Tu lascia parlare me.” Il tono di Roxas era
più duro di quanto lui stesso si sarebbe aspettato.
Dall’altra parte del telefono c’era
l’origine di tanti problemi e tanta sofferenza.
“Sei finito, Ephemera. Tutti i tuoi inutili giochetti e
sotterfugi hanno adesso fine, e non importunerai nessun altro con le
tue fisime.”
Anche il trio fu colpito dall’intensità della
risposta. Un brusio si diffuse tra il pubblico: capivano cosa dicessero
i tre presenti, ma la voce proveniente dall’apparecchio era
troppo debole.
“Parole dure, da uno che ha venduto tutti i suoi
compari.”
“Io non ho venduto proprio nessuno.”
“Quindi neghi?” Ephemera rise. “Neghi di
avere acconsentito nel testimoniare per farli espellere dai Campionati
e invalidare le loro vittorie? I testimoni di ciò non erano
pochi. Solo qualche centinaio, se la memoria non mi inganna.”
Roxas si interruppe. Non era certo il momento di prendersi una pausa o
farsi assalire dai dubbi, ma una sorta di nodo allo stomaco lo
tratteneva. Forse era il trauma dell’ultima volta che si era
cimentato in un dibattito col suo avversario, e tutto ciò
che ne era scaturito.
Il biondino si girò con la sedia e vide le facce sorridenti
e incoraggianti dei suoi compari, e anche quella di Vanitas.
“Coraggio” fece Ventus.
“Ti ho steso Riku, il minimo che puoi fare è
fargli vedere i sorci verdi da parte mia” scherzò
Terra.
Aqua sorrideva. “A te l’onore.”
Roxas ricambiò: ciò che era scaturito da
quell’incidente non era stato completamente negativo.
Inspirò a fondo e riprese a parlare.
“Per rubarti le parole, Ephemera, i numerosi testimoni erano
persone largamente ignoranti dei meccanismi interni dei Campionati,
venuti solo a vedere uno spettacolo. Non proprio quelli che definiremmo
esperti, soprattutto andando a controllare il codice della
competizione. Specialmente le parti riguardanti la legislatura delle
prove e la condotta del personale.
“Articolo 13:
In caso di eventuale revoca di una vincita nei Campionati o di un
giudizio impari, verrà eletta un’assemblea
speciale per decretare validità di tale atto.”
Roxas fece una nuova pausa, stavolta teatrale, per far assorbire le sue
parole. “Capisci che significa? L’annunciatore
delle prove ci ha convocati e ha ritirato seduta stante i premi vinti.
Ma non aveva autorità nel farlo: serviva assemblare una
giuria speciale. Ed è quantomeno impossibile che un membro
dello staff non lo sapesse e non si consultasse coi suoi superiori, a
meno che… non fosse su un ipotetico libro paga di
qualcuno.”
Ephemera mantenne un tono di voce fermo e sicuro di sé, ma
Larxene poteva già notare un sottile velo di sudore formarsi
sulla sua fronte.
“Accuse considerevoli, ma senza prove mi sa rimarranno solo
audaci fantasie dettate dall’invidia. E se anche fosse, tu
sei stato il primo a credermi.”
“Io ho sicuramente delle colpe in tutto questo. Ma sono colpe
personali, per le quali sto facendo e farò ammenda. E sei
nel torto se pensi che non abbiamo prove su di te. La nostra gita a
Traverse non è stata invano. Ma ora prego, continua pure la
partita.”
Ora Ephemera diede veramente segni di turbamento. Roxas era andato a
Traverse, quindi all’Istituto? Se aveva parlato con
Skuld… ma come avrebbe potuto? Ma Skuld era effettivamente
l’unica che potesse escogitare un modo per smascherarlo. Il
dubbio che prima aveva roso Larxene ora si era rivolto contro di lui, e
le sorti dello scontro cambiarono rapidamente: Larxene
affondò navi e pareggiò presto i conti.
Mentre l’ultima fregata di Ephemera riceveva due colpi
consecutivi (ma lui nel mezzo era riuscito a colpire metà di
un sottomarino della Presidentessa, e sapeva era l’ultimo
pezzo rimastole) Roxas si animò di nuovo.
“Sento che la schermaglia si avvicina alla fine. Non sono
Luxord, ma lascia che faccia anch’io una piccola magia: non
solo prevedo che perderai, ma che confesserai di tua spontanea
volontà.”
“Tu farnetichi.” Ora Ephemera faticava a mantenere
la conversazione, men che meno a gestirla. “E
perché dovrei fare ciò, sentiamo?”
Il presunto despota ora si lasciava condurre e anzi invogliava
l’avversario a continuare il suo ragionamento: si stava
praticamente mettendo in trappola da solo. Roxas decise che era il
momento per la spinta finale, e fece un cenno a Skuld che prese
controllo del microfono.
“Ciao Ephy!”
“Skuld?”
“Io. Ho deciso di lasciare l’Istituto appena
possibile, e ho incontrato un sacco di persone simpatiche! Sono molto
migliori di quanto tu me le dipingessi quando giocavamo
assieme.”
Il biondino riprese e vibrò la stoccata finale:
“Per rispondere alla tua domanda, so che confesserai
perché se lo farai mi assicurerò che Axel ti
consegni i documenti in palio. Immagino il tuo piano segreto valga
molto più di un inganno vecchio di mesi.”
“Va bene!” Ephemera gridò
all’improvviso, sputacchiando saliva a ogni sillaba.
“Confesso! Ho corrotto l’annunciatore per fargli
ritirare i premi in modo illecito. Nessuno di questi idioti ha
sospettato non ci fosse stata l’assemblea, troppo impegnati
ad essere scandalizzati! Metti una storiella triste nelle orecchie
degli ignoranti, e si genufletteranno al tuo passaggio!”
Il pubblico era ormai scandalizzato: questo l’avevano sentito
benissimo, e non gli serviva contesto aggiuntivo per capirlo.
“Che avete da guardare voi? Appena sarò in
comando, non avrete scelta se non fare come dico io-“
“Ma insomma, cosa sono queste urla?”
Il Rettore Ansem era appena comparso e si faceva largo tra la folla.
“Ma dico, ogni volta che mi assento durante questo evento
scoppia il putiferio! Sbrigo tutti i miei impegni il più
presto possibile, vado a trovare mio figlio e lo vedo alle prese con
l’ennesima partita di scacchi, quando esco vengo perfino
trattenuto dal giovane Saix e torno per trovare questa condotta
riprovevole! E- ma è una partita a Battaglia Navale,
quella?”
Axel si avvicinò a lui, fogli alla mano. “Proprio
così vecchio mio, per questi fogli qui. A quanto pare sono
del signor Ephemera, che voleva usarli per diventare Rettore.”
“Diventare Rettore? Ma che assurdità, il giovane
Ephemera è qui solo in quanto studente brillante che ha
vinto ai Campionati, e… ma perbacco… cosa
c’è scritto qui?”
“Io leggo Atto di acquisizione
dell’accademia” disse Axel.
“Lo leggo anche io, ma… è scritto da un
marmocchio! O quantomeno da qualcuno che non ha idea di cosa sia un
documento ufficiale!”
“Comecomecome?” Larxene fu quasi in procinto dal
lanciarsi dalla sedia.
Roxas era rimasto in silenzio tutto il tempo, soffocando le risate.
“Beh, visto che abbiamo registrato la confessione di poco fa,
vi lascio alla partita. La mossa stava a Ephemera, se non ricordo
male.”
Ma questi riusciva a stento a pensare lucidamente, sembrava non
rendersi nemmeno conto di dove fosse. Era all’Istituto? Era
Gramilde quella contro cui stava giocando?
Mancava solo un colpo per affondare il sottomarino. L’altro
era andato a segno in H ventinove, quasi al limite della griglia di
gioco.
“H… H ventotto.”
“Peccato! Era H trenta. Mi chiedo perché nessuno
metta mai le navi agli angoli, è così utile per
ricordarsi dove sono. Io invece ho colpito F sedici e F diciotto,
quindi… sarà mica F diciassette?” Ora
che tutto sembrava essersi risolto, Larxene era l’unica che
si stava divertendo più di Roxas.
“Mh-hm, colpito e affondato!” Intervenne Axel.
“Hai vinto tu Larxene, ma dobbiamo restituire a Ephemera il
suo prezioso documento comunque.”
“Che peccato!” La Presidentessa mise su un broncio
bambinesco. “Sono proprio sfortunata a volte!”
Il crepuscolo dorava un’ultima volta il cielo, mentre alla
vecchia piazza della stazione un ragazzo sedeva su una panchina per
godersi lo spettacolo. Poco dopo un giovane uomo dai capelli rossi e
una ragazzina minuta lo raggiunsero e si sedettero assieme a lui. I tre
rimasero in silenzio a lungo a fissare il sole morente.
La discussione non fu avviata da una qualche riflessione filosofica sul
perché il tramonto fosse di colore rosso, ma su temi e
concetti molto più materiali.
“Quindi Ephemera era un pazzoide.”
“Disturbo narcisistico di personalità, o comunque
una sua variante molto distorta,” rispose Roxas.
“Skuld mi ha detto che ne soffriva da sempre. A quanto pare
ha sempre escogitato piani assurdi e grandiosi, convinto fossero
reali.”
“Ma i Foretellers, suo nonno Xehanort…?”
“Oh, i Foretellers erano vere macchine, certo. Xehanort era
un ricercatore brillante, prima che la demenza senile lo prendesse.
Nonno e nipote condividevano la stessa illusione.”
“Ci siamo lasciati guidare da persone con simili
disturbi?” Xion si nascose il volto tra le mani.
“Che imbarazzo per tutti.”
“Questo succede quando i risultati accademici dei giovani
muovono la società. Ho assistito a innumerevoli
competizioni, e secondo me molti adulti si danno arie di importanza per
non sfigurare di fronte a quei geni degli alunni. E si pavoneggiano
così tanto da perdere contatto con la realtà.
Come Eraqus.”
“Come lo staff dei Campionati.” Roxas aveva fatto
un rapido giro di telefonate per essere aggiornato sugli sviluppi.
“Ci sarà una grossa inchiesta per questo scandalo,
e l’annunciatore sta messo peggio di tutti. A quanto pare
credeva davvero che i piani di Ephemera fossero reali e che ne avrebbe
avuto una fetta.”
“Già, anche Kai… oh, Kairi.”
Gli occhi di Axel si spalancarono per l’orrore e
inviò rapidamente un messaggio a Saix -Roxas
riuscì solo a cogliere la parola
“armadietto”- e cambiò velocemente
argomento. “Insomma, tutto è bene quel che finisce
bene! Hai parlato con qualcuno, Roxas?”
“Non ancora. Da domani iniziano le vacanze estive, no?
Potrò chiedere scusa a tutti.”
“Chiedere scusa?” Xion emerse dalla sua posa.
“Accettare le scuse altrui, casomai. Tutti devono fartele, io
compresa.”
“Il fatto che sia riuscito a smascherare Ephemera non prova
niente. Non era una vera minaccia, e io avevo comunque
sbagliato.”
Axel li abbracciò entrambi. “Diciamo che siamo
stati tutti dei veri imbecilli, ok?”
I tre risero, liberando emozioni represse da troppo tempo. Poi Roxas
pensò di chiarire ogni cosa: “Xion, Aqua non
è-“
“So che non state assieme, non è il tuo tipo. E
fai bene sai, puoi avere di meglio di quella smorfiosa.”
Lui decise di non ribattere. “E tu invece con Riku stai
bene?”
Axel si girò immediatamente di lato emettendo uno strano
singulto. Xion cambiò presto espressione, tanto che Roxas
non si chiese se avesse rovinato tutto.
“Già, tu non lo puoi sapere. Praticamente
è venuto da me, tutto mogio e mi rivela che
è… che è…”
“Dell’altro partito?” Axel non seppe
trattenersi.
“Già! E mi ha anche ringraziato perché
gliel’ho fatto realizzare io! La faccia tosta!”
Fu il momento per Roxas di essere lasciato di stucco. “Quindi
lui è-“
“Sì.”
“E con chi-“
“Sora.”
“No!”
“Sì!”
Altra pausa nel discorso, stavolta un po’ diversa. Poi Xion
riprese: “Roxas, tu sai che non sei comunque riammesso al
campus come studente. È una cosa che va oltre anche il
potere decisionale di mio padre.”
“Lo so, e mi va bene. Mi troverò un lavoro, e
completerò gli studi in qualche modo.” Il biondino
sorrise. “I risultati accademici non sono tutto nella
vita.”
Lei gli sorrise, un sorriso che lui non vedeva da tempo. Un sorriso che
lasciava intuire c’era ancora un futuro.
Axel si stiracchiò, sbadigliando. “Scusate, io
penso ancora a quel Riku… non mi sorprende che lui e Sora
fossero inseparabili. Certo che correre dietro ad altri ragazzi in
questo modo, ma chi lo fa?”
Si dovette interrompere una volta notati gli sguardi di Roxas e Xion su
di sé.
“Cosa? Perché mi guardate così? Che ho
detto di strano? …Cosa?”
- Stessa ora, venti anni dopo
Un uomo si faceva strada annaspando tra la marea di studenti. Molti lo
riconoscevano e qualcuno accennava un: “Arrivederci
Professore!”
Roxas rispose brevemente ai cenni, individuò un paio di
matricole dall’aria furbetta e ricordò loro di
consegnargli le tesine in ritardo, poi raggiunse i cancelli sospirando.
“Giornata dura?”
Xion era appoggiata alla macchina, borsetta a tracolla.
“Tu come hai fatto ad arrivare prima di me?”
“Uscita di servizio, mio caro.”
“Infrangiamo le regole, eh? Che razza di condotta.
Chissà cosa ne penserebbe tuo fratello.”
“Oh, lui ha i suoi best-seller da vendere e autografare. Mica
ha tempo per queste sciocchezze. …Ma tu non dirglielo
comunque, o lui e papà mi farebbero una predica
infinita.”
Roxas sorrise e le aprì lo sportello. “Signora
Rettrice.”
“Professore.”
Guidarono fino alla loro casa, un po’ in disparte dal resto
della cittadina. Avevano giusto il tempo di rinfrescarsi prima di
uscire di nuovo. Mentre Xion si faceva la doccia, Roxas si
levò la giacca e iniziò a scorrere la posta
accumulatasi, elettronica e non.
“Bolletta… settimanale… Demyx e Vanitas
ci regalano altri biglietti del loro concerto, potrei metterli in palio
per un esame coi miei studenti… Xigbar ha aperto un ufficio
di avvocatura? Mi chiedevo che fine avesse fatto.”
La voce di Xion arrivò appena soffocata dal bagno.
“Ah, giovedì c’è la mostra
della galleria di Naminé, ricordiamoci di dirlo nelle
classi. Potremmo anche organizzare una gita durante le ore di
laboratorio creativo.”
“Skuld ti ammazzerà se le rubi delle ore, e
potrebbe farlo sul serio… oh, Aqua ci invita
all’inaugurazione del suo nuovo parco a tema, dici che
potremmo-“
Rumore di unghie che si contraevano sul vetro.
“Vedrò di far coincidere un qualche evento con
quella data, ricevuto.”
“Potrei chiedere a Riku se può fissare il
matrimonio in quei giorni, così non devi nemmeno inventarti
una scusa e io vi terrei entrambi d’occhio.”
“Ah, però da Riku ci andiamo.”
“Come hai detto?” Xion uscì dal bagno.
“Niente. Sei pronta?”
Arrivarono al teatro che faceva già buio. Un capannello di
gente assediava ancora gli ingressi, monitorato da due gentiluomini ben
vestiti. Uno di loro, in giacca color sabbia, vide la coppia e gli fece
cenno.
“Eccovi, in ritardo come sempre! Saix, assegnagli i
posti.”
L’altro uomo in giacca smeraldo gli porse due biglietti,
invitandoli a entrare. “Vai Axel, io mi occupo degli altri
clienti.”
Nello stanzone centrale i tre poterono rilassarsi.
“Il pieno anche stasera, eh Axel?”
“L’hai detto. D’altronde, è la
somma opera del Maestro Lexaeus, come dargli torto? Il vecchio Lex ha
fatto più strada di tutti noi mi sa.”
“Mh, sei sicuro?” Le parole di Xion furono
confermate quasi subito da un boato di voci eccitate.
“Il Presidente!”
“Non doveva essere in Giappone per il congresso?
Può davvero allontanarsi per un’opera
teatrale?”
“Ci sono anche le sue guardie del corpo!”
Due gorilla in occhiali da sole e auricolari aprirono le porte e fecero
passare una donna dal portamento regale.
“Roxas guarda, il Presidente in persona. Speriamo non si
accorga non ho votato per lei alle ultime elezioni.”
“Accidenti Axel, clientela di prim’ordine! Aspetta,
ma si votava quest’anno?”
“Spiritosi.” Larxene si guardò intorno.
“Visto che loro due sono qui, sono
l’ultima?”
A Xion le allusioni avevano iniziato a dare fastidio. “Io lo
dico a Roxas di comprare una macchina nuova…”
“Che cos’ha che non va la vecchia
Highwind?”
“Principalmente il fatto che non va, Roxas.
Dirò a Zexion di farvi arrivare una Falcon ultimo modello.
Mi sta giusto tenendo il posto in sala.”
“Puoi dire al tuo assistente di adoperare i soldi delle tasse
per cose così?” Axel mise su il muso.
“Sono indignato, Larx! Almeno daccene una parte per il
teatro!”
Una maschera fece la sua apparizione dalle tendine in fondo alla sala.
“Signor Axel, stiamo per cominciare.”
“Grazie Chirithy, arriviamo subito. Coraggio,
amici!”
Roxas, Xion e Larxene presero posto in tribuna d’onore
accanto a Zexion e la moglie, con Axel che si congedava per gestire il
resto della folla. Il monumentale teatro, rinomata attrazione
dell’intera contea, era gremito come al solito.
Da qualche parte nell’ala VIP Roxas sapeva c’erano
anche Demyx e Vanitas, musicisti di successo; Terra, star nazionale del
football che quello stesso anno sarebbe tornato ai Mondiali come
titolare; Aqua, magnate di una compagnia per prodotti per bambini che
le donava un patrimonio da fare invidia a quello presidenziale;
l’ormai vetusto professor Yen Sid, che però era
sempre lucido e non si perdeva mai uno spettacolo; e altri ancora, tra
cui forse un certo giovane dai capelli argentati che aveva fatto
progressi nel campo della psichiatria e
dell’auto-esaminazione, una persona della quale carriera
Roxas seguiva con interesse.
Le luci si spensero e un uomo biondo molto simile a Roxas ma con un
pizzetto pronunciato salì sul palco.
“Buonasera a tutti! Mi hanno invitato a introdurre lo
spettacolo, e già da questo potete capire quanta stima hanno
di voi: volevano assicurarsi che capiste almeno
l’introduzione.”
Xion approfittò delle risate generali per sussurrare a
Roxas: “Ma si è poi capito Ven come si guadagna da
vivere?”
“Rimane tutt’ora un mistero.”
Ventus aspettò che le risate si placarono per continuare.
“Scherzo naturalmente… ecco a voi ‘La Xade’,
scritta e arrangiata dal sommo Lexaeus Pontiferox, con scenografia e
effetti speciali del Maestro Luxord… non sono sicuro la
nostra amata Presidentessa gli abbia lasciato anche il
cognome.”
Con quest’ultima battuta Ventus si dileguò mentre
sotto gli applausi scroscianti un enorme figuro in frac faceva alzare
il sipario e preparava l’orchestra.
Lo spettacolo ebbe inizio e tutti ne furono colpiti, indipendentemente
dal mestiere, bagaglio culturale o effettiva intelligenza. Quando
finì gli uomini e donne del presente si ricongiunsero con
gli amici di una vita. Regredirono tutti ai ragazzi e ragazze che
furono, e prendendosi per mano camminarono verso le luci della notte
per cercare un ristorante dove mangiare, una storia da raccontare, un
evento a cui assistere: già tra poche ore col sorgere del
sole sarebbero tornati tutti alle proprie mansioni e ruoli che la vita
aveva scelto per loro.
Ma per quel momento erano Nessuno, riflessi di vite ordinarie che
avevano dello straordinario.
NOBODIES UNIVERSITY SECONDA SERIE
FINE
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