Dieci
anni dopo
"Ci siamo
persi Bella,
ferma il cavallo Jeremy!".
Suo
fratello, davanti a lei di
alcuni metri, tirò le redini e Clowance fece altrettanto col
suo
cavallo.
Si
guardarono in giro,
attorniati dai colori forti della piena estate del bosco, cercando il
terzo cavallo che portava la sorellina undicenne.
Suo
fratello, alto più di lei di una testa, che aveva ormai
diciannove
anni e pensava di sapere tutto della vita, la guardò
corrucciato.
"Come persa? Clowance, ma non era accanto a te? Perché non
ci
sei stata attenta?".
La
ragazza alzò gli occhi al cielo. Beh, Jeremy poteva pure
essere il
fratello maggiore, ma lei aveva ormai sedici anni e le paternali non
le andava più di sentirle! "La stavo controllando!
Più o
meno... E' solo una passeggiata a cavallo nel bosco, mica devo farle
da guardiana! E poi è colpa tua, sarà morta di
noia da qualche
parte! Sono DUE ore, da quando abbiamo lasciato casa, che la tormenti
con la storia della flora della Cornovaglia!".
"Non
la sto tormentando!" - rispose a tono suo fratello – "la
stavo aiutando con la sua ricerca per la scuola che deve portare per
settimana prossima. Se no rischia di diventare una somara come te".
"Cosa?
Somara?". Clowance lo guardò storto, facendo finta di non
sentirlo. "Parla, parla pure Jeremy... Tanto il fratello
maggiore sei tu e quindi la colpa è solo tua di TUTTO". E
detto
questo, con un movimento lento del capo, si scostò i lunghi
capelli
rossi dal viso e si addentrò nel bosco.
"Clowance,
dove vai? Vieni qui!".
Ai
richiami di Jeremy, sbuffò. Non lo sopportava
più! Da quando suo
fratello era così stramaledettamente protettivo? Certo, era
carino e
molto paziente, difendeva lei e Bella pure quando non ce n'era
bisogno, tipo quando qualche giovane le guardava e sorrideva
più del
dovuto, però... era noioso! "Invece di urlare come
un'aquila,
seguimi! Dobbiamo trovare Bella!".
Improvvisamente,
un cespuglio dietro di loro si mosse e dopo alcuni istanti Bella
comparve davanti a loro a piedi, tenendo il cavallo per le redini. I
lunghi capelli neri le cadevano disordinati sul viso e sulle spalle,
gli occhi azzurri risplendevano come il cielo, le sue guance erano
arrossate e la sua espressione era furba e maliziosa come al solito.
"Dove
diavolo sei stata?" - le gridò Jeremy.
La
ragazzina indicò il bosco, in direzione del laghetto. "Di
la!".
"Ti
stavo spiegando le nozioni sulla flora locale, piante e alberi della
Cornovaglia! Per la tua ricerca, ricordi? E sei sparita".
Bella
guardò Clowance, alzò gli occhi al cielo,
sbuffò e poi tornò a
degnare della sua attenzione il fratello. "La flora, la flora
della Cornovaglia... Che noia! La fauna invece è
più interessante"
– concluse, ridacchiando e strizzando l'occhio a sua sorella.
Clowance
la fissò senza capire. Ma intuendo... La sua dolce e
innocente
sorellina di undici anni, di cui una volta era gelosa marcia quando
era piccola, era sveglia, ironica e molto attenta a ciò che
la
circondava. Soprattutto al genere maschile... "Chi hai
incontrato?".
Bella
alzò le spalle. "Non so il suo nome. Ma nel laghetto
c'è un
tizio molto carino che sta facendo il bagno. Deve avere la tua
età,
Clowance".
Jeremy
divenne rosso in viso. "Un tipo che sta facendo il bagno?
Nudo?".
Bella
lo fissò con aria fintamente innocente. "Aveva il petto
nudo,
sotto non so. Stava nuotando, non ho visto! Volevi che rimanessi
lì
a vedere?".
"NOOOO!".
Alla
reazione di Jeremy, Clowance e Bella si guardarono negli occhi e
scoppiarono a ridere. Clowance si trovò a pensare a quanto
lei e
Bella, fino all'anno prima, fossero distanti. Sua sorella era ancora
troppo piccola per avere cose in comune con lei e lei era ancora
troppo gelosa e accentrata su se stessa per tollerarla più
di tanto.
Ma da un anno a quella parte, le cose erano cambiate e spesso lei e
Bella bisbigliavano fra loro i propri segreti, ridacchiavano e si
erano ritagliate un loro intimo mondo di sorelle in cui escludevano
gli altri. E quindi... "Andiamo a vedere chi è?" - propose
alla sorellina.
"Ci
sto!".
"No!"
- li interruppe Jeremy.
"Dai!"
- protestò Clowance – "Un ragazzo della nostra
età da queste
parti quando ci capita? A parte i tuoi amici d'infanzia, siamo sempre
soli noi tre!".
"Siamo
soli perché tu fai troppo la principessa per abbassarti ad
essere
amica dei miei amici" – ribatté il fratello.
"Beh,
a me piace conoscere gente nuova! E io torno al laghetto" –
tagliò corto Bella, lasciando il suo cavallo e correndo fra
gli
alberi.
Clowance
decise di seguire il suo esempio. Scese di sella, legò il
suo
cavallo a un tronco e corse dietro alla sorella. E Jeremy fu
costretto, contro voglia, a seguire entrambe.
Le
ragazze corsero fino al laghetto e videro il giovane che, appena
uscito dall'acqua, era a petto nudo ed indossava solo i pantaloni.
Clowance
lo osservò. Come aveva detto Bella, aveva circa la sua
età, i suoi capelli erano neri e ricci e gli arrivavano alle
spalle, e nel
complesso era piuttosto carino e aveva un non so che di famigliare.
Il
giovane le notò e sorrise loro, apparentemente per nulla
imbarazzato
dal trovarsi mezzo nudo davanti a due ragazze. "Buongiorno"
– disse loro.
"Buongiorno!"
- rispose Bella tranquillamente, mentre Jeremy giungeva alle loro
spalle trafelato.
Il
giovane sconosciuto si avvicinò loro, sorridendo e non
togliendo gli
occhi di dosso da Clowance. "Con chi ho il piacere di parlare?".
"Jeremy
Poldark, piacere di conoscervi" – rispose Jeremy –
"E
loro sono le mie due sorelle impiccione, Bella e...".
"Clowance?".
Il giovane sconosciuto finì la frase per lui, con enorme
stupore di
tutti.
La
ragazza lo guardò accigliata. "Ci conosciamo?".
Il
ragazzo sorrise. "Direi di sì, anche se forse vi siete
dimenticata di me".
Clowance
guardò Jeremy e Bella che, dagli sguardi, sembravano capirne
meno di
lei. "E chi siete?".
Il
ragazzo, continuando a mangiarsela con lo sguardo, sorrise
mellifluamente di nuovo. "Una volta ci davamo pure del tu. E se
avete un cane, è grazie a me. Come sta Artù?".
Clowance
spalancò gli occhi dalla sorpresa, mentre immagini lontane
della sua
infanzia le tornavano alla mente. Ricordò una fuga da casa
con un
bambino ricciolino, malaticcio e debole, che lei comandava a
bacchetta e che le ubbidiva in tutto. Ricordò che quel
bambino aveva
trovato Artù ancora cucciolo, che glielo aveva regalato e
che, per
tanto, aveva voluto rivederlo ma che per qualche strano motivo i suoi
genitori glielo avevano impedito. Poi, crescendo, come spesso accade,
lui era diventato un ricordo nascosto in un angolo della sua memoria.
Ed ora era qui, cresciuto, meno imbranato che da piccolo e con uno
sguardo penentrante che sembrava spogliarla e che la metteva in
soggezione. Apparentemente era gentile ed educato, ma si sentiva a
disagio, come se quel ragazzo nascondesse un animo diverso e meno
cristallino sotto la scorza di buone maniere che esibiva. "Valentin
Warleggan..." - sussurrò.
"Vi
ricordate di me, vedo" – rispose lui, sempre in tono gentile.
"Sì,
se ho un cane è davvero grazie a voi. Artù sta
bene, anche se ormai
comincia ad essere un po' avanti con l'età è
ancora un cane grande
e maestoso, bello ed elegante".
Valentin
le si avvicinò, le prese la mano e a sorpresa la
baciò. "Come
la padrona".
E
a quel punto Jeremy, fattosi scuro in volto, intervenne. "Andiamo,
si sta facendo tardi".
"Ma
io voglio restare ancora un po'" – protestò Bella.
Clowance
osservò Jeremy, rendendosi conto immediatamente del suo
cambiamento
d'umore. Appena aveva sentito il nome di Valentin, era diventato cupo
in modo diverso rispetto al solito, quando i ragazzi le facevano gli
occhi dolci e si limitava a spazientirsi. Sembrava rabbioso ed era
una cosa inusuale per Jeremy. E per una volta decise di fare come
diceva lui senza protestare anche perché Valentin la metteva
decisamente a disagio. Da bambina lo avrebbe voluto come amico ma ora
riaverlo davanti, le dava una pessima sensazione di pericolo.
Poggiò
una mano sulla spalla di Bella e la attirò a se. "Su,
andiamo,
si sta facendo davvero tardi". Poi sorrise stentatamente a
Valentin. "E' stato un piacere rivedervi ma mio fratello ha
ragione, dobbiamo davvero andare".
"Spero
di rivedervi Clowance! Senza cani da guardia magari" – disse
Valentin, guardando con aria di sfida Jeremy.
Suo
fratello scosse la testa. "Dubito succederà. Da quel che so,
fra mio padre e vostro padre non corre buon sangue ed è
meglio che
ognuno resti a casa sua".
Clowance
sussultò. Ora che ci pensava, due anni prima, c'era stato un
periodo
di tensione fra il loro papà e Jeremy proprio a proposito di
una
qualche faccenda riguardante la famiglia Warleggan. A lei e a Bella
nessuno aveva spiegato nulla ma per una settimana buona, Jeremy era
stato arrabbiato col padre e non gli aveva rivolto la parola. Era
stata la loro mamma a rimettere pace, in quella situazione di
tensione tanto inusuale per la loro famiglia. Non aveva mai saputo
cosa fosse successo e né Jeremy né suo padre, con
cui parlava di
tutto, le avevano spiegato nulla. Ma ora era ben decisa ad andare in
fondo alla situazione e magari a scoprire perché, dieci anni
prima,
le avevano impedito l'amicizia con Valentin. Cosa c'era sotto di
tanto grosso, da osteggiare persino l'amicizia fra due bambini?
"Arrivederci Valentin" – disse infine, trascinandosi
dietro Bella.
Raggiunsero
il cavallo in un silenzio di tomba e Clowance, lascianta la sorellina
a borbottare da sola, si affiancò a Jeremy. "Che ti prende?".
"Sta
lontana da quel tizio e non farti mettere le mani addosso".
Clowance
lo guardò storto. "Io non mi sono fatta mettere le mani
addosso".
"Ma
a lui sarebbe piaciuto molto, te lo assicuro" –
ribatté
Jeremy, secco.
E
stavolta la ragazza non riuscì a controbattere
perché lei stessa
aveva avuto la medesima sensazione. Lo prese sottobraccio, dandogli
un bacio sulla guancia. "Non è piaciuto molto nemmeno a me,
comunque, stare a parlare con lui. Da piccolo era più
simpatico".
"Meglio
così" – rispose Jeremy, vago.
Tornarono
ai loro cavalli, montarono in sella e tornarono a casa, attenti
stavolta a non perdere Bella per strada.
Quando
giunsero a Nampara era quasi ora di cena e dalla porta fuoriusciva un
invitante profumo di stufato.
"Avrà
cucinato mamma, il profumo è troppo buono per essere opera
di
Prudie" – commentò Bella, laconica.
Jeremy,
a dispetto di tutto, rise, scompigliando i capelli alla sorellina.
"Suppondo di sì, poi son giorni che Prudie ha mal di
schiena,
sarà a letto e saremo noi a dover servire lei".
"O
Jud" – ribadì Clowance, ridacchiando. "Il problema
è
che ora è abbastanza anziana per essere credibile quando ha
qualche
malanno e dice che non puo' lavorare".
I
tre si guardarono in faccia e risero, la tensione di poco prima ormai
dimenticata.
Quando
entrarono, trovarono il padre seduto sulla poltrona, con lo sguardo
torvo e pensieroso. "Finalmente siete a casa!" - disse, con
fare distratto.
Bella
esibì il suo miglior sorriso, gli si avvicinò e
gli saltò sulle
gambe. "Colpa di Clowance e Jeremy se siamo in ritardo, mi hanno
persa per strada!".
Ross
alzò gli occhi sui due figli maggiori, squadrandoli col
viso. "Come
potremo fidarci di voi per... per quello che aspetta?" -
sbottò.
Clowance
si accigliò. "Quello che ci aspetta? Che è
successo?".
"Io
e la mamma dobbiamo dirvi qualcosa".
Dalla
cucina, giunse Demelza. Aveva i capelli raccolti in una crocchia e
sembrava decisamente più radiosa di Ross. "Già,
una notizia
grandiosa".
I
ragazzi guardarono i genitori senza capire. E alla fine Jeremy
sbottò, chiedendo che diavolo stesse succedendo. "Cosa
dovete
dirci?".
Ross
e Demelza si guardarono in viso, arrossendo lievemente, imbarazzati.
E alla fine lui la attirò a se, cingendole la vita. "Sta per
arrivare un fratellino. O una sorellina... E non ce lo aspettavamo
proprio".
"Ma
ne siamo felici e spero lo siate anche voi" – disse Demelza,
chiudendo la frase del marito.
Clowance,
Jeremy e Bella si guardarono negli occhi con sorpresa e poi dopo
alcuni istanti, scoppiarono a ridere. "Un bambino? E non ve lo
aspettavate?" - disse Jeremy, più che altro divertito.
"Che
c'è da ridere?" - borbottò Ross.
Il
ragazzo gli si avvicinò, dandogli una pacca sulla spalla.
"Oh
papà, l'unico modo che avevate per non correre il rischio,
era
dormire separati. E dovreste farlo, se non volete altre sorprese del
genere in futuro".
Ross
arrossì vistosamente cercando, con lo sguardo, aiuto in
Demelza che
però sembrava divertita quanto suo figlio.
Bella
lo guardò, ridacchiò pure lei e poi lo
abbracciò. "Papà,
mamma, però anche se siete quasi vecchi, è una
cosa bella. Sono
contenta".
"Ti
ringrazio per aver detto che sono vecchio, Bella, sei carina come
sempre...". Ross sospirò, accarezzando i capelli neri della
figlia. "Io aspetto di vedere che tutto vada bene, comunque, per
esserne contento. Non sono sconsiderato come voi e vostra madre".
"Sì
che lo sei, hai messo incinta la mamma anche se ha più di
quarant'anni!" - ribatté Clowance, non smettendo di ridere.
Era
divertita dalla reazione del padre, gli faceva tenerezza quel modo di
fare burbero che nascondeva una grande preoccupazione per sua moglie.
"Andrà tutto bene" – disse infine, abbracciando i
genitori.
Demelza,
soddisfatta, diede un bacio a Ross sulla nuca. "Visto che sono
contenti? E ora torno in cucina, mi aiutate a preparare la cena?
Vostro padre pensa che sia troppo moribonda per farlo da sola...".
Bella
annuì, poco entusiasta. "E Prudie dove sta?".
"A
letto con il mal di schiena" – ribatté Demelza.
Bella
guardò Jeremy, sospirando. "Vado a prendere l'acqua fuori al
pozzo, mi aiuti? Se lo chiedo a Clowance e poi lei si spezza un
unghia, succede una tragedia come l'ultima volta".
Jeremy
annuì e con Bella corse fuori, mentre Demelza, sorridendo,
tornò in
cucina.
Rimasta
da sola con suo padre, salva dall'incubo lavori-domestici, Clowance
si avvicinò alla poltrona dov'era seduto, sedendosi sulla
spalliera.
"Papà, fidati della mamma, se è tranquilla
è perché sa di
poterlo essere".
Ross
sospirò. "Ma io sono preoccupato lo stesso. E' diverso dalle
altre volte, non è più così giovane
come quando siete nati voi".
Clowance
alzò le spalle. "Ma è abbastanza giovane, ancora,
per avere un
bambino". La ragazza gli sfiorò le spalle. Suo padre era
sempre
stato il suo idolo, fin da quando era piccolissima. Con lui si era
sempre confidata su tutto, con lui aveva riso, scherzato, giocato e
condiviso ogni cosa. E crescendo, negli anni, anche lui aveva
imparato a confidarsi con lei su tante cose, rendendola partecipe del
suo mondo. Bella era ancora troppo piccola per certi discorsi, Jeremy
aveva un carattere troppo diverso da quello del padre ma lei e lui...
loro, da sempre, si erano trovati in sintonia, anime affini e simili
che si cercavano in continuazione e sapevano capirsi con uno sguardo.
Ross
la guardò, alzando un sopracciglio. "Non sarai gelosa come
quando è nata Bella?".
"No,
figurati! Ormai sono grande per essere gelosa, anzi... Almeno
farò
pratica".
Ross
spalancò gli occhi, girandosi di scatto verso di lei.
"Pratica
per cosa?".
"Per
quando sarò mamma! Voglio dire, prima o poi
capiterà".
Ross
la guardò storto, scuotendo la testa. "Non pensarci, non
succederà troppo presto, sei giovane ancora per queste cose".
Clowance
ricambiò il suo sguardo. "Ho sedici anni, quanti anni aveva
mamma quando l'hai sposata?".
"Non
è paragonabile la cosa, erano altri tempi" –
ribatté lui,
secco.
Clowance
sospirò, arrendendosi al fatto che per suo padre sarebbe
rimasta
sempre una bambina. "Sta tranquillo, non ho mica intenzione di
sposarmi domani. Non ho nemmeno un fidanzato e apprezzo il fatto che
tu e la mamma non ne vogliate trovare uno per me e mi lasciate libera
di scegliere chi voglio".
Ross
ridacchiò, prendendole le mano. "Tu non sei libera di
scegliere
chi vuoi, tu non devi scegliere proprio nessuno per ora".
La
ragazza sorrise, adorava mettere suo padre in imbarazzo parlando di
ipotetici fidanzati. Però, ripensando alla giornata appena
trascorsa, c'era un qualcosa che doveva chiedergli su un ragazzo.
"Papà, ti ricordi quando ero piccola e mi avevi promesso che
mi
avresti parlato di Valentin Warleggan quando fossi diventata
grande?".
Al
sentire quel nome, Ross si voltò di scatto verso di lei.
"Sì,
lo ricordo" – disse, serio. "Che c'entra ora?".
"Lo
abbiamo rivisto oggi, nel bosco, per caso. E' un tipo strano, da
piccola mi piaceva ma oggi... beh, mi guardava insistentemente e lo
trovavo inquietante. E' strano... E una volta mi avevi promesso
che...".
Ross
sospirò, le strinse la mano e la accarezzò,
piano. "Non è una
storia piacevole da sentire".
"Jeremy
la sa però, vero?".
"Sì,
la sa. Ed è rimasto arrabbiato con me per giorni".
Clowance
scosse la testa. "Io non sono Jeremy, io riesco sempre a capirti
meglio di lui e ora voglio davvero sapere perché non ho
potuto più
vederlo. E perché temi che mi arrabbi con te".
Gli
occhi di Ross divennero cupi, scuri, quasi assenti. "Diciamo che
lui, Valentin, potrebbe essere tuo fratello. Fratellastro
intendo...".
A
quella rivelazione totalmente inaspettata, a Clowance parve mancare
il fiato. Spalancò gli occhi, quasi incredula davanti
all'entità di
quella rivelazione. Se Valentin era suo fratello... e ora che ci
pensava, somigliava a... a... "Papà, cosa stai cercando di
dire?" - chiese, quasi timorosa.
"E'
giusto che tu sappia...". Ross chiuse gli occhi, quasi
intimorito dal guardarla in viso. E lentamente, con dolore, le
raccontò di Elizabeth, della sua ossessione per lei, del
tradimento
ai danni di Demelza e del perché fosse nata a Londra e lui
non
c'era. E di Valentin, quel bambino che, a conti fatti, anche se non
c'erano prove, poteva essere suo.
Clowance,
impietrita, era rimata a lungo in silenzio, con gli occhi lucidi. Non
sapeva come fare, cosa dire, cosa pensare... Suo padre, il suo
perfetto e forte papà aveva tradito sua madre. Le sembrava
incredibile che proprio lui, loro... Così innamorati come il
primo
giorno... Si amavano così tanto, erano inseparabili. Ma
c'era stato
un tempo in cui lui era stato diviso dall'amore per due donne e
questo lo metteva in una luce diversa ai suoi occhi. Non più
imbattibile e infallibile ma umano, con pregi e difetti. Avrebbe
voluto odiarlo, avrebbe potuto farlo visto quello che gli aveva
appena detto, invece desiderava solo abbracciarlo perché
percepiva
in lui il dolore e i sensi di colpa per quello che aveva fatto e che
mai si era perdonato. Quando lei era nata a Londra, lui aveva perso
tutto e conoscendolo, poteva ben immaginare quanto avesse sofferto. E
sua madre... Ora capiva cosa potesse aver provato nell'avere a che
fare con Valentin e il perché delle sue decisioni.
"Papà...?".
"Dimmi...
Sei arrabbiata, vero?" - le chiese, con un filo di voce.
"Mamma
ti ha perdonato?".
"Sì".
Clowance
rilasciò il respiro a lungo trattenuto. E sorrise. "E allora
non vedo perché non debba farlo io".
Ross
si voltò verso di lei stupito, l'attirò a se e
l'abbracciò.
"Clowance, tu SEI mia figlia. Tu, Jeremy e Bella. Valentin,
indipendentemente da chi sia davvero, non l'ho mai sentito mio. I
miei figli sono quelli che mi ha dato tua madre: Julia, Jeremy,
Clowance e Bella".
Clowance
alzò lo sguardo su di lui, sorridendo. "Scervellati un po',
presto dovrai trovare un altro nome per un altro figlio. Ti stai
dimenticando della gravidanza di mamma".
Ross
sospirò, apparentemente più rilassato. "Non
ricordarmelo".
"Certo
che te lo ricordo! E' colpa tua... Dovresti davvero prendere in
considerazione il consiglio di Jeremy e trovarti un'altra stanza dove
dormire..." - disse, stemperando la tensione. Poi gli diede un
bacio sulla fronte e raggiunse sua madre in cucina. E in quel momento
si sentì come se una nebbia invisibile che conservava un
segreto,
fosse svanita.
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