Joel
partì la mattina seguente, incredulo e frastornato. Decise
di
dedicare ogni sua attenzione al suo progetto, che mai sarebbe dovuto
diventare anch'esso vittima della situazione.
Speranzoso
che la tanto desiderata pubblicazione, e le seguenti presentazioni,
avrebbero impegnato la sua testa abbastanza da accantonare il
pensiero del naufragio del suo matrimonio, aveva una paura infinita
che una volta tornata la calma tutta la disperazione gli sarebbe
ricaduta addosso. Ma così non successe. Il suo romanzo ebbe
un
successo inaspettato e nonostante si addormentasse ogni notte con una
diminuente tristezza, si caricava ogni mattina della
felicità data
dai suoi sforzi ripagati.
Felicity,
contro ogni logica, aveva deciso di ripartire per Orlando. Aveva
sentito la necessità di stare da sola per un po'. Non poteva
immaginare di passare le giornate ascoltando i suoi genitori
commentare increduli e arrabbiati l'accaduto. Non poteva sopportare
gli abbracci consolatori delle amiche che le sarebbero sembrati
erroneamente colmi di pietà. Il dover svelare il volto di
Julie
avrebbe scatenato un chiacchiericcio doloroso e al momento inutile.
Così
stette da sola per qualche giorno. Rinchiusa in quella casa che fino
a poco tempo prima era la sua tana d'amore, intenta a capire dove
avesse sbagliato.
Sola,
triste, infuriata, delusa e schifata. Ma soprattutto rassegnata.
Erano
arrivati a confessare. Allora erano innamorati realmente? Tanto da
non aver paura di creare il finimondo?
La
prima persona che inaspettatamente le telefonò fu Sara,
colei che
aveva da tempo capito, ma era troppo coinvolta personalmente per
potersi schierare. Colei che al momento era l'unica persona vicina
che sapeva cosa stesse succedendo e che sapeva quanto dolore lei
stesse provando.
Ma
non c'erano parole che potessero alleviare quel peso nel petto di
Felicity.
Così
passarono dei lunghissimi giorni, che le diedero il tempo di
riorganizzarsi.
Lasciò
il lavoro. Riprese i primi contatti a Miami. Decise di non tornare
più a Orlando e quindi di vendere la casa.
Oliver
e Julie si trovarono a dover vivere la loro relazione accerchiati
dalle critiche e dai malumori.
Ma
erano convinti e sicuri di ciò che provavano l'uno per
l'altra e mai
per un secondo dubitarono dei loro sentimenti.
Cercarono
una casa nuova in cui cominciare la loro storia e nonostante le
accuse e la conseguente tristezza, bastava che si stringessero forte
per caricarsi.
Julie
adorava i suoi abbracci. Le davano un senso di protezione infinito.
Accanto ad Oliver sapeva di poter affrontare qualsiasi cosa. Sempre
più stupita dell'amore sbocciato, ne era infinitamente grata
ogni
giorno che passava. E Oliver allo stesso modo, non fu deluso della
vicinanza di Julie.
Era
difficile ogni giorno far fronte a tutto ciò che la loro
relazione
aveva generato, ma avevano imparato ad affrontare un giorno alla
volta. Sicuri che prima o poi le cose sarebbero state più
facili.
Furono
sempre però cauti e riservati, mantenendo momentaneamente un
profilo
basso per evitare ulteriori sofferenze a Joel e Felicity, che
rimanevano sempre parte integrante dei loro pensieri. Vivevano
sentendosi ingiustamente felici, ma ora che sapevano quanto fosse
forte l'inaspettato sentimento, potevano affrontare qualsiasi cosa.
Novembre
Oliver
e Felicity si ritrovarono ad Orlando per la vendita della casa.
Felicity
si fece trovare seria e distaccata, anche se il cominciare
burocratico della separazione la distruggeva dentro. Rivedere Oliver
fu difficile perché l'unica cosa che riusciva a pensare era
a quanto
ancora lo amasse. Nonostante la rabbia, nonostante la delusione.
Lui
cercò di essere delicato quanto più possibile, ma
vedeva i suoi
occhi tristi e ne era la causa.
Firmate
le carte per la vendita dell'immobile Felicity si fece coraggio e si
rivolse a lui.
"Adesso
manca un'ultima firma."
"Chiamerò
domani mattina il mio avvocato per fargli preparare le carte."
"Chiamalo
ora" gli intimò secca, "che senso ha perdere ancora
tempo".
Oliver
acconsentì con lo sguardo e mentre fece per prendere il
telefono,
Felicity continuò con tono duro:
"Non
hai mai avuto un solo ripensamento?"
Oliver
la guardò solamente, che senso aveva rispondere, che senso
aveva
essere così crudi? E allora lei, pentita di averlo chiesto,
ma che
non era riuscita a trattenersi, di nuovo lo
incitò:
"Chiamalo."
Felicity
tornò a casa con un enorme senso di vuoto. Avrebbe voluto
essere più
dura, ma sputargli in faccia tutto il suo odio non avrebbe cambiato
la situazione.
In
pochi giorni furono depositate le carte per il divorzio. Il
matrimonio era finito. Per davvero.
Al
contrario, quello di Julie non sembrava dovesse aver fine
nell'immediato. Joel girava gli Stati Uniti per la promozione del
libro e il divorzio non era in cima alle sue priorità.
Nonostante
non volesse avere più niente a che fare con Julie, non
voleva
togliere tempo alla sua carriera. Quando mai si fosse ritrovato a
Miami avrebbe affrontato l'argomento.
E
a Miami ci si ritrovò per Natale.
Julie
fu sorpresa nel ricevere la sua chiamata e l'invito a vedersi nella
loro vecchia casa.
Aveva
immaginato Joel arrabbiato e rancoroso, invece la voce che aveva
sentito al telefono era calma e rilassata. Questo fatto fece
preoccupare Oliver che si sentì stranamente minacciato.
Quando Julie
si recò all'appuntamento, lui passò il pomeriggio
agitato e
nervoso, convinto chissà per quale motivo, che Joel potesse
provare
in qualche modo a riconquistare la moglie.
Julie
raggiunse il suo vecchio appartamento con lo stomaco in subbuglio.
Non vedeva Joel da mesi, da quando era andato via da casa di Felicity
dopo aver innescato la bomba.
Suonò
il campanello e durante gli attimi in cui aspettò che le
aprisse la
porta quasi si sentì svenire.
Joel
la salutò accennandole un sorriso.
Perché
era così calmo? Julie non riusciva a capire e le parole
facevano
fatica ad uscire dalla bocca.
"Siediti,
parliamo un po'" le disse gentile.
"Joel,
mi fa strano vederti così."
"Come
pensavi di trovarmi? Furioso e rancoroso?"
Julie
non poteva credere alla reazione del marito che nel frattempo
continuò:
"Lo
sono stato, lo sono ancora. Ma non ha senso, Julie. Non te lo
meriti...non meriti che io soffra cosi per te."
Quest'ultima
frase le si conficcò nel petto come un coltello.
"Non
puoi nemmeno immaginare come mi sono sentito, non puoi. Mi stavo
logorando dentro. Sono scappato perché non credevo di
farcela. Ma il
mio libro mi ha salvato. Ce la sto facendo. Ad andare avanti, e ad
avere successo. E ho capito che non potevo vivere consumandomi per
te..."
"Joel,
tu non sai..."
"Quanto
ti dispiace" finì subito la frase di lei e
continuò.
"Sì,
Julie, mi immagino".
Poi
gli occhi gli si velarono malinconici e sorridendo sconfitto ammise:
"Quando mi hanno chiamato per dirmi che il libro stava vendendo,
sai qual è stato il mio primo pensiero?
Chiamarti
per gioire insieme..."
Julie
non aveva davanti un uomo strafottente. Aveva davanti Joel. E lui non
si smentiva. Lui non faceva giochetti. Non cercava di sminuirla per
sentirsi meglio. Poi si alzò e prese dalla valigia dei
documenti. Le
comunicò che si sarebbe trasferito definitivamente a New
York e le
dette i documenti del divorzio già firmati. Julie si
alzò e lo
strinse forte per chiedergli scusa per il male che gli aveva fatto.
Joel non contraccambiò l'abbraccio ma neanche si sottrasse.
E le
loro strade si divisero.
Oliver
aveva passato il pomeriggio ad aspettarla e quando finalmente Julie
tornò a casa la accolse stringendola a se per non lasciarla
più
andare via.
Le
prese la cartella dei documenti dalle mani per buttarla sul divano e
la baciò.
Era
tutto ciò che riusciva a volere. Tutto ciò che
sembrava avere un
senso. Lei era ciò per cui avrebbe affrontato di nuovo tutto
da
capo. Non sapeva perché, non sapeva come fosse successo, ma
la
amava.
"Ora
siamo solo noi?" le chiese dolce Oliver.
"Quasi"
rispose Julie prendendo i documenti. Scorse le pagine fino a trovare
la firma di Joel e senza rimpianti mise la sua:
Julia
Laurel Lance.
Note:
Permettetemi
due ultime righe.
Questa
è la mia storia. Non importa che non sia piaciuta, non ho
virato per
ottenere approvazione.
Questa sono io. Io che ero per Dawson e
Joey. Io che sono Stelena e lo sarò sempre. Io che ho
preferito
Laurel, ma non per questo ho disprezzato Felicity.
Grazie
quindi a chi ha seguito e chi ha lasciato la lettura. Grazie a chi mi
ha consigliato e a chi mi ha criticato.
Grazie
a Stephen Amell che rende così facile immaginare la passione.
E
prima di tutti grazie alla mia amica Claudia che mi ha spronato a
scrivere ciò che semplicemente immaginavo.
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