Capitolo
41
Lisa
non riusciva a darsi pace: da quando i suoi amici erano tornati da
Los Angeles, aveva notato che Grace e Ben si erano palesemente
avvicinati. Dentro di sé sapeva che era inutile essere gelosa:
il suo ex era ormai libero e poteva passare il tempo con chi
preferiva.
Ma
lei non lo poteva ugualmente accettare. Non aveva nulla contro Grace,
ma ai suoi occhi appariva come una ragazza alquanto insignificante,
non meritava Ben.
Pensava
a tutto ciò mentre, in quel pomeriggio di maggio, lei e
Cathleen davano una sistemata alla loro stanza e si prendevano
qualche ora di riposo.
“Cat?”
La
bionda impiegò qualche secondo a tornare con i piedi per terra
e capire che Lisa l'aveva chiamata; si voltò nella sua
direzione con una pila di indumenti puliti tra le mani. “Dimmi.”
“Hai
notato anche tu che Grace ci sta provando con Ben?”
“Stanno
stringendo amicizia, ma non so se lei gli faccia delle avances. Mi
sembra strano, è così timida!”
Lisa
aggottò le sopracciglia. “Ma passano un sacco di tempo
insieme” obiettò.
“E...
tu sei gelosa?” Cathleen aveva voluto rischiare con quel
quesito: sapeva che la sua compagna di stanza sarebbe potuta
esplodere e a quel punto avrebbero cominciato a discutere.
“Un
po'” ammise la mora. “Anzi, abbastanza. Diciamo che vado
in bestia ogni volta che li vedo vicini” aggiunse con uno
sbuffo.
“Lisa,
sai che tu e Ben non state più assieme” la rimproverò
l'altra ragazza cercando di mantenere la calma.
“E
tu sai che io lo amo ancora” ribatté prontamente
l'altra, avvicinandosi alla finestra e perdendo lo sguardo
all'esterno.
“Dovresti
superare tutto ciò.”
“Sono
sincera: Grace non mi piace, non ce la vedo proprio con Ben.”
Cathleen
non aveva nessuna voglia di mandare avanti quella conversazione in
cui sicuramente avrebbe difeso la sua nuova amica e sarebbe dovuta
andare contro Lisa. Nella loro stanza da qualche settimana si
respirava un'atmosfera un po' tesa e pesante, non era il caso di
aggravare ulteriormente la situazione.
Così
lasciò cadere l'argomento e riprese a sistemare i suoi
indumenti nei rispettivi cassetti.
“E
tu invece che mi racconti? Novità in campo amoroso?”
domandò la mora, spezzando per l'ennesima volta il silenzio.
A
quelle parole la bionda sobbalzò leggermente. Per lei c'erano
davvero tante novità: il suo rapporto con Lionel era diventato
davvero ambiguo nell'ultimo periodo e, anche se non sapeva ben
definire cosa ci fosse tra loro, sentiva che ormai il limite
dell'amicizia era stato superato. Tuttavia non ne aveva fatto parola
con la mora perché anche la loro amicizia era radicalmente
cambiata, si era raffreddata fino a diventare una scialba tolleranza.
“No,
niente di nuovo” si ritrovò a borbottare. Il suo cuore
aveva parlato prima di lei, e aveva scelto di mentire.
“E
quindi Marta verrà a trovarci a fine giugno?” Cathleen
era rimasta davvero stupita dalla notizia che Lionel le aveva appena
dato.
Avevano
appena lasciato la mensa dopo la cena e si stavano dirigendo al parco
per passare un po' di tempo insieme e approfittare del fresco della
sera.
“Esatto!
Questo pomeriggio sono stato al telefono con lei per almeno due ore e
a quanto pare vuole venire a passare una settimana qui da noi prima
delle vacanze estive! I suoi potrebbero prendere in considerazione
l'idea di iscriverla qui per il prossimo anno, quindi il preside è
d'accordo ad accoglierla per una settimana di prova, se così
si può definire!” raccontò lui con entusiasmo.
“Sono
contentissima di poter passare con lei una settimana intera, la
adoro! Sul serio potrebbe venire a studiare qui?!”
“Non
c'è nulla di certo. Sai che per stare qui non si paga poco e
non tutti se lo possono permettere, ma i suoi genitori tengono molto
all'istruzione della figlia e, se quest'estate la loro situazione si
stabilizzerà, cercheranno di fare questo sforzo.”
Cathleen
lanciò un gridolino. “Ma è fantastico!”
Lionel
non poté fare a meno di sorridere. “A chi lo dici.”
“Pensi
che lei ed Angel...?” insinuò la ragazza in tono
malizioso.
“Marta
mi ha detto che si scambiano messaggi ogni giorno, ma lui non vuole
parlare al telefono con lei perché si vergogna. Sono sicuro
che quando si rivedranno... boom! Secondo me sarebbero una coppia
stupenda!” cinguettò il ragazzo con aria sognante.
“Che
carini! Sono due opposti e si completano: lei è l'unica che
riesce a farlo uscire dal suo guscio!”
Entrambi
erano in brodo di giuggiole e continuarono a parlare della visita di
Marta alla Newton Academy, che non era poi così lontana.
Ma
una scena che si stava svolgendo presso l'ingresso del bar interruppe
la loro conversazione e la loro passeggiata. I due si scambiarono uno
sguardo complice e cercarono di avvicinarsi il più possibile
senza attirare l'attenzione.
Ben
ascoltava l'incessante monologo di una ragazza che l'aveva bloccato
per un polso e gli impediva di muoversi. Il ragazzo pareva irritato
da quella situazione e da quella presenza, ma stava palesemente
compiendo uno sforzo per non mandarla al diavolo. Non sarebbe stato
da lui.
Cathleen
e Lionel inizialmente non riconobbero la ragazza poiché si
trovavano alle sue spalle, ma quando lei si mosse e il suo volto si
delineò con chiarezza, i due rimasero di sasso.
“Tracy
Linnon? Ancora?” sbottò il ragazzo, cercando di non
sollevare troppo il tono della voce.
“Ma
che vuole ancora? Ben è stato abbastanza chiaro mesi fa!”
si indignò Cathleen.
Intanto
Ben era riuscito a liberarsi dalla stretta di Tracy ed era
indietreggiato di qualche passo. Lei, in tutta risposta, lo osservava
con i suoi grandi occhi scuri contornati dal solito trucco pesante e
si scostava i capelli dal viso con movimenti lenti e studiati.
“Non
gli rivolgeva la parola da almeno sei mesi! Ma che problemi ha?”
commentò ancora Lionel, sempre più basito.
“Secondo
me ha scoperto che non sta più con Lisa e ha deciso di farsi
nuovamente avanti. Che squallida” suppose la sua amica con una
smorfia disgustata.
Infine
Ben rientrò nel locale e Tracy lo seguì come un fedele
cagnolino; i due spettatori constatarono che non avrebbero visto
altro per quella sera e ricominciarono a passeggiare in direzione del
parco.
“Io
spero solo che lui riesca a liberarsene al più presto”
affermò Cathleen con un sospiro. Era davvero dispiaciuta per
il suo amico: Ben non sopportava Tracy e di sicuro ritrovarsela
addosso non doveva essere stato piacevole per lui.
“Tracy
è una ragazza davvero insistente e a quanto pare non capisce
quando le vengono dette le cose. Anche a me dispiace che sia proprio
il nostro Ben a doverci avere a che fare.”
Mentre
continuavano a commentare l'accaduto, presero posto su una panchina.
Il parco era quasi deserto perché la maggior parte dei ragazzi
in quei giorni era impegnata nello studio e non aveva tanto tempo per
andare a zonzo.
Lionel
si rese subito conto di essere completamente da solo con lei e
la cosa lo mise subito in soggezione. Poteva accadere di tutto e lui
non sapeva cosa aspettarsi: si erano scambiati un solo sfuggente
bacio, che era parso quasi un errore, e non riuscivano più a
starsi lontani, spesso si ritrovavano mano nella mano senza
accorgersene o comunque cercavano un contatto fisico in ogni
circostanza.
Forse
quella sarebbe stata la volta buona per fare chiarezza.
“Non
ci posso credere” mormorò Cathleen. Intanto aveva preso
la mano del ragazzo, che era abbandonata sulla panchina, e l'aveva
stretta tra le sue. Un gesto semplice, dolce, che nessuno aveva
programmato.
“A
cosa?” domandò Lionel, facendosi più vicino alla
sua amica.
“Anche
quest'anno scolastico sta per volgere al termine. Il tempo è
volato!”
“Hai
ragione, ed è successo di tutto!” le diede ragione il
ragazzo, ripercorrendo con la mente tutti gli avvenimenti degli
ultimi mesi. “Ehi Cat, ci conosciamo solo da otto mesi”
aggiunse con un leggero sorriso. Pareva quasi ridicolo pronunciare
quelle parole: Cathleen era entrata a far parte della sua vita da
così poco tempo, eppure la sentiva talmente vicina che pure il
tempo aveva perso il suo valore.
“Dici
davvero? Oh...” mormorò lei.
Il
silenzio li avvolse per qualche istante, in cui entrambi godettero
l'uno della vicinanza dell'altra. Poi Lionel ebbe finalmente il
coraggio di volgere lo sguardo nella direzione di Cathleen e si
accorse del leggero rossore sulle sue guance.
“Cat”
la chiamò in un sussurro. Non gli importava che lei
rispondesse: voleva solo immergersi nei suoi profondi occhi nocciola
che tanto amava. E cercare in essi la conferma di ciò che lei
aveva ammesso durante il viaggio verso Los Angeles: voleva sapere se
i suoi sentimenti erano davvero ricambiati.
Cathleen
non aggiunse neanche una parola e si limitò a sostenere il suo
sguardo per un paio di secondi. Poi accadde di nuovo, e stavolta
entrambi avevano la certezza che non si trattava di uno sbaglio. Le
loro labbra si incontrarono e non ci fu nessun imbarazzo, nessuna
incertezza: anche la ragazza aveva finalmente accettato i sentimenti
che provava ed era pronta a viverli e condividerli insieme a Lionel,
il ragazzo che aveva amato inconsapevolmente per troppo tempo.
Senza
spezzare quel magico contatto, i due ragazzi si strinsero ancora di
più, si incatenarono in un abbraccio colmo di affetto e
dolcezza. E ora che finalmente tutte le verità erano venute a
galla, era davvero difficile starsi lontani.
“È
qui che voglio stare” sospirò Cathleen, attirando Lionel
ancora più vicino a sé e carezzandolo con dolcezza.
“Anch'io.
Ma non è giusto, ora voglio invertire i ruoli!” protestò
lui in tono scherzoso. Si posizionò meglio sulla panchina e
avvolse la ragazza in un abbraccio protettivo, in modo che lei
posasse la testa sul suo petto. “Sono o non sono il tuo
ragazzo? Ho il dovere di proteggerti!”
Quella
frase era stata pronunciata con leggerezza, ma ben presto entrambi si
resero conto di ciò che racchiudeva. Il cuore di Cathleen
perse un battito, mentre Lionel arrossiva vistosamente per essersi
definito il suo ragazzo.
“Sì,
ma tu sei piccoletto” ribatté lei, cominciando a giocare
con i capelli del suo ragazzo. Quelle parole continuavano a
rimbombarle in mente come un'eco e, più si facevano concrete,
più lei rimaneva spiazzata.
Per
svuotare la mente c'era solo un modo: cantare. Così, senza
realmente volerlo e deciderlo, intonò le prime frasi di una
canzone, la loro canzone, quella che lei stessa aveva composto per il
compleanno di Lionel. E il testo si adattava benissimo anche alla
loro attuale situazione.
Perché,
quando l'aveva scritto, già lo amava.
Il
ragazzo allora la strinse ancora più forte a sé,
profondamente commosso. Ora più che mai la voleva vicina,
voleva proteggerla. Sentiva così tanta gioia che non sapeva
più come dimostrarla, dove riversarla. Ascoltò la voce
di Cathleen, talvolta rotta dall'emozione, che si imprimeva in lui
fin dentro le ossa e lo faceva rabbrividire.
E
poi la baciò ancora e ancora, finalmente libero dopo otto mesi
di attesa e disperazione.
“Tiffany,
mi devi aiutare!”
La
ragazza aggrottò le sopracciglia e osservò con aria
interrogativa il suo migliore amico, che le si era piazzato davanti
mentre lei lasciava i dormitori femminili.
“Buongiorno
Ben. Ma hai visto che ore sono? Faremo tardi a lezione!”
protestò lei. Tuttavia dovette ammettere che il ragazzo aveva
un'espressione piuttosto disperata. “Ah, non fa niente!
Sediamoci, ti ascolto!” esclamò quindi, prendendo posto
sul bordo dell'aiuola più vicina e invitando Ben ad
affiancarla.
“Ieri
Tracy è tornata all'attacco” raccontò lui con un
sospiro esasperato.
“Tracy
Linnon? Ancora? Ma non ha altro a cui pensare nella sua vita?”
Tiffany sgranò gli occhi e si portò una mano sulla
fronte.
“A
quanto pare no. Io pensavo di essermene liberato, invece ieri l'ho
incrociata per caso al bar e lei non ha fatto che fissarmi per tutto
il tempo. Quando sono uscito per scambiare due parole con un mio
compagno, lei mi ha seguito e mi ha bloccato per un polso prima che
potessi fare qualsiasi cosa. Mi ha chiesto come stavo, ha detto –
in tono palesemente falso – che le dispiaceva per la mia
rottura con Lisa, ma che evidentemente la mia ex non mi meritava. Le
ho spiegato che non mi andava di parlarne, ma lei non se ne voleva
comunque lasciar andare: è rimasta appiccicata a me per il
resto della serata e mi ha promesso che oggi sarebbe venuta a
cercarmi. Dice che le era mancata la mia compagnia.”
La
ragazza era allibita. “Oh santo cielo, ma è una stalker!
Addirittura ti verrà a cercare? E tu non l'hai mandata al
diavolo?”
“Le
ho ripetuto più volte che avevo altri impegni, ma non c'è
stato verso! Lo sai, io non riesco a essere sgarbato, ma se va avanti
di questo passo mi farà impazzire!”
“Ti
aiuterò, promesso! Facciamo così: se anche oggi tornerà
da te e continuerà a insistere, escogiteremo qualcosa per
tenerla lontana. Mettiamola alla prova per una giornata, d'accordo?”
Ben
annuì, già più tranquillo. “Grazie Tiff,
ti adoro.”
“Anche
io! Bene, ora però andiamo a lezione, si è fatto
davvero tardi!”
I
due ragazzi vennero in quel momento raggiunti da Grace e insieme si
diressero verso le rispettive aule, più o meno pronti ad
affrontare una nuova giornata.
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