Segreti
a fin di bene
<<
Rei mi passi il mio quaderno degli appunti per favore? >>
<<
Si >>
Il
ragazzino si alzò con uno scatto dalla sedia e prese velocemente
l'oggetto dalla piccola libreria ma non appena si avvicinò alla
scienziata, o meglio alla sua scrivania, ebbe un istante di
difficoltà.
Elena
era un tipo meticoloso, preciso, ordinato, eppure negli ultimi tempi
nel suo ufficio regnava il caos: libri di favole mischiati con quelli
di chimica organica, peluche che adornavano allegramente microscopi
ed agitatori magnetici.
Le
mani della donna erano occupare a reggere un piccolo plico di schede.
<<
Aprilo nella penultima pagina e mettimelo qui davanti >> disse
indicando con lo sguardo un piccolo pezzo di scrivania che si
intravedeva tra fogli e buste di plastica.
Il
ragazzino fece per spostare le buste ma venne prontamente interrotto.
<<
No no mettilo sopra tranquillo >>
Lui
rimase bloccato per un paio di secondi, stranito da quel comportamento
così poco consono alla scienziata, e poi ubbidì.
Elena
diede una rapida occhiata al contenuto e poi ritornò a svolgere la
sua attività più frequente nelle ultime settimane: prese l'ennesima
scheda plastificata raffigurante un abete e lo piazzò davanti al
visetto della dolce e piccola Shiho.
<<
Albero >> disse scandendo bene le lettere.
La
bambina la guardò spostando gli occhi dalla mamma al foglio ma non
disse nulla.
Elena
prese un'altra scheda.
<<
Mela >>
E
di nuovo la bambina non mostrò particolare interesse.
<<
Forse sarebbe meglio lasciarle il suo tempo >>
Rei
sobbalzò sul posto colto alla sprovvista nell'udire un tono di voce
maschile all'interno dell'ufficio ma poi si tranquillizzò capendo
che non c'era alcuna minaccia incombente.
Il
dottor Miyano era sempre gentile con lui, però il ragazzino, forse per
via della sua
nomea, forse per il suo atteggiamento un po' serioso, era sempre un
po' teso in sua presenza.
Elena
non staccò gli occhi dalla bambina.
<<
La stimolazione visiva ed uditiva nei bambini è importante. Ti
ricordo che Akemi ha iniziato a parlare a dieci mesi >>
Rei
notò gli occhi al cielo dello scienziato ed un leggero mormorio che
riuscì a tradurre come "...e da allora ha continuato come un
motorino".
<<
Come dici? >> domandò la donna che concentrata com'era sulla
figlia non capì bene il mormorio.
<<
Dicevo che Shiho di mesi ne ha solo otto >> mentì volutamente
l'uomo.
<<
Molte ricerche hanno dimostrato che i bambini iniziano la
lallazione a quattro mesi e che quindi ad otto sono già capaci di
parlare >>
<<
Ti posso portare centinaia di ricerche che avvalorano anche la mia
teoria
>>
Rei
guardava quella scenetta in assoluto silenzio seduto sopra il suo
sgabello mentre fingeva di studiare.
I
due non si comportavano così all'interno del laboratorio quando
erano insieme, soprattutto davanti a quelle
persone sembravano essere
due semplici colleghi.
Ma dentro le mura della stanza riservata a loro erano più
rilassati e si lasciavano trasportare da comportamenti un po' più
dolci.
Col
tempo il ragazzino aveva idealizzato quella relazione e si era
convinto che tutte le coppie sposate si comportassero così.
<<
...forse dovresti dare una sistemata alla tua scrivania, sempre che
tu non voglia annoverare i giocattoli di Shiho tra gli strumenti di
ricerca >> disse il dottore alla moglie risvegliando Rei dai
suoi pensieri.
Si
riferiva al fatto che qualche giorno prima un pupazzetto era caduto per
sbaglio
dentro un becher
riempito da una soluzione gialla.
Elena,
dopo un impercettibile momento di riflessione, si limitò a fare
spallucce.
<<
Beh non è una cattiva idea. L'altro giorno abbiamo innescato la
reazione più velocemente >>
Rei
trattenne una risata.
Atsushi
si
limitò ad annuire con molta lentezza.
<<
Ehi ragazzo >>
Il
bambino alzò la testa di scatto col timore di essere stato beccato.
<<
Si signore >>
L'uomo
alzò l'indice vicino al suo naso.
<<
Tieni a mente le mie parole: le donne vanno sempre assecondate >>
Lo
disse con un tono così serio che il ragazzino non capì se era una
battuta o un reale consiglio.
<<
Si... signore >> li limitò a rispondere un po' confuso.
Finalmente
Elena si decise a staccare gli occhi dalla piccola e si girò verso
il marito.
<<
Smettila di traviare il mio assistente e torna in laboratorio >>
disse dandogli una piccola spinta con la punta delle dita e poi si
rigirò nuovamente.
<<
Si cara >> rispose con tono morbido e poi guardò Rei come a
dirgli "Vedi? È così che si fa"
Il
ragazzino lo seguì con lo sguardo finché non lo vide chiudere la
porta.
Forse
non era poi così serioso.
*
<<
Questo è un ombrello >>
<< Prrr >>
La
donna alzò un sopracciglio.
<<
Questo è un gattino >>
<<
Gnè! Prrr! >>
La
donna poggiò le schede sulle sue gambe.
<<
Sai dire "mamma"? >>
Si
avvicinò scandendo meglio le cinque lettere.
<<
M-a-m-m-a >>
La
piccola la fissò per due lunghi istanti.
<<
Prrr >>
La
donna sbuffò.
<<
Rei non avresti dovuto insegnargli a fare le pernacchie. È un brutto
vizio per una bambina >>
Lui
portò un dito sul viso.
<<
Ma è così carina quando le fa. Gonfia le guance... >> tentò
di giustificarsi.
<< Rei... >> disse la donna
a mo' di monito.
Il
ragazzino annuì ed alzò le mani.
<< Va bene... niente
più pernacchie giuro >>
<< Bene. Senti, mi allontano
pochi minuti, devo controllare le cavie >> avvicinò il viso a
quello di Shiho strofinando il naso col suo << E tu amore mio
fa la brava >>
<< Prrr >>
Elena
portò le mani sui fianchi con aria contrariata.
Il ragazzino mise una mano
in faccia per coprire il rossore sul viso.
*
Rimasti
soli Rei staccò Shiho dalle cinghie del seggiolino e la prese in
braccio camminando avanti ed indietro per la stanza.
La
piccola sgambettò felice guardandosi intorno, soprattutto puntando
la piccola finestra.
<< Shiii... ho! >>
<<
Prrr >>
Rei
sospirò.
Fantastico.
Elena lo avrebbe guardato storto a vita.
<<
No.. no no >> provò a dire mentre la cullava.
<< Prrr
>>
Cocciuta!
<<
Proviamo a fare il gioco della mamma >> disse sperando di
distrarla.
Prese
le schede plastificate dalla scrivania/disastro-post-uragano e si
sedette sul letto con le gambe incrociate facendo poggiare la
testolina di Shiho sul suo petto mentre con le braccia la circondò
in modo da non farla cadere.
Alzò
una scheda a caso mettendogliela davanti al viso.
<<
Questo è un cane... c-a-n-e >>
<< Mh... >>
disse inclinando la testolina.
Il
ragazzino aveva notato che la piccola sembrava un po' più
interessata quando le si presentavano schede raffiguranti animali.
<<
Questo è difficile: coniglio >>
La
piccola fece una serie di piccoli suoni.
<<
A-p-e... >>
La
bambina avvicinò la manina dando dei colpetti sulla scheda.
<<
Ranocchio >>
<< R...ei >>
<< ... >>
La
piccola poggiò la testa sul suo petto cercando di alzare la testa
finché i loro occhi si incrociarono.
<<
Rei >>
Un
breve suono, sembrava quasi un saluto, un "R-hei" appena
più deciso.
Forse
a forza di fare pernacchie era riuscita ad articolare meglio quella
lettera solitamente un po' più difficile da pronunciare.
Il
ragazzino rimase a bocca aperta.
La
girò in modo da poterla guardare meglio e poi domandò a voce
bassa:
<< Chi sono io? >>
<< Rei >>
Sorrise.
Sembrava
la cosa più naturale del mondo.
*
<<
Tutto ok Rei? >>
Il
ragazzino era in piedi vicino la finestra con in braccio Shiho.
<<
Si... sisi >> disse frettolosamente non appena sentì la voce
della donna.
<< Ok... >> si mise di fronte la figlia e
le fece un dolce sorriso << ... allora tesoro ricominciamo?
>>
La
piccola mosse le gambine e agitò le mani.
<<
Dai vieni dalla mamma >>
La
piccola si agitò ulteriormente tra le braccia del ragazzino e poi
fece un piccolo sorriso.
<< Ma...ma... >>
Elena
batte le palpebre molto velocemente fissando la bambina che
continuava a muoversi tutta allegra.
<<
Mama >>
La
donna portò le mani sul viso.
<< Oh... bravissima tesoro! >>
fece un gran sorriso ed iniziò a gongolare << Rei hai sentito?
La sua prima parola! >>
Il
ragazzino annuì sorridendo.
<< Si... Shiho è davvero una
bimba intelligente >>
Si
avvicinò alla donna in modo che potesse prendere in braccio e cullare
la sua
bambina, poi si mise a sedere sullo sgabello fissando quella dolce
scenetta.
Decise
di non raccontarle quello che era successo pochi minuti prima: Elena
era così entusiasta che avrebbe tenuto quel segreto per se.
|