ricicli
Preparations
***
Jackie guardò nello
specchio del dojo la nuova uniforme.
Sapendola provenire da un maestro di arti marziali avrebbe dovuto
aspettarselo.
Non era aderente e leggera come l'uniforme di un ninja, quello era vero.
Paradossalmente, però, nonostante il colore scuro, la mise era abbastanza sgargiante,
vistosa.
Ricalcava alla perfezione lo stile dello Zi Quan, il che suonava
strano, essendo regalo di un giapponese.
- Come le sembra?
La riconoscibile voce di Splinter lo aveva fatto sobbalzare. E,
prevedibilmente, aveva già capito le domande che covavano nel cuore di
Jackie.
- Vecchio regalo di un vecchio amico. - Spiegò misteriosamente. - Lo
accettai, ma mai ho avuto occasione di indossarlo. Su di lei invece è
perfetto.
Jackie si rimirò di nuovo allo specchio.
Un tradizionale camicione cinese, in lino, un penetrante colore blu
scuro, lunga sul di dietro fino alle ginocchia.
Le maniche larghissime cadevano sulle braccia fino a coprire i polsi,
limitate da un lieve risvolto che faceva intravedere le maniche bianche
della camicia di sotto, anch'essa larga e bianca, portata fuori dai
pantaloni.
Questi ultimi erano semplici calzoni, sempre di lino, che terminavano
con un paio di mocassini infilati dentro calze bianche.
Sembrava un vero praticante di Tai chi, come quelli che si vedono
danzare a centinaia in film o documentari.
Provò ad alzare una gamba, il ginocchio sul petto, una mano, con indice
e medio uniti, vicino alla testa, e l'altra tesa in avanti, con pollice
ed indice posizionati a formare una C.
Improvvisò un kata, e tornò nella posizione normale, le braccia distese
lungo i fianchi.
- Allora mr. Chan, che ne dice?
- Beh, sicuramente è un bel vestito...
- No, non intendevo questo. - Puntualizzò Splinter. - Che ne dice di
uno sparring?
- Vuole scherzare? - Esclamò Jackie, esterrefatto.
- Perché dovrei? - Rispose il maestro, genuinamente sorpreso.
- Ma lei è un maestro ninja. Finirei al tappeto in pochi secondi!
- Come può dirlo?
Jackie si chiese cosa nascondesse quella bizzarra richiesta.
- Mettiamo il caso, - Ipotizzò Chan, allungando un braccio verso
Splinter. - Che voglia colpirla in questo modo...
Finì, come da previsione, al tappeto in pochi secondi.
***
In un luogo imprecisato, al
largo delle acque territoriali che si affacciano sulla costa orientale
degli Stati Uniti.
Una gigantesca nave volante, simile ad una corazzata, stava
viaggiando sospesa nel vuoto.
Nascosta da sistemi stealth inconcepibili per le attuali conoscenze
tecnologiche, la grossa massa metallica si confondeva con il
paesaggio.
Solo una temibile e gigantesca ombra si proiettava sulla superficie
increspata dell'Oceano.
In una stanza dall'aspetto tetro e cupo, assistito da due ninja
manutentori, Sektor stava seduto sulla poltroncina, mentre il processo
di riparazione continuava il suo corso.
Pur essendo in parte macchina, il maestro ninja trovava sempre molto
noiose le procedure che lo costringevano immobile, tra rumori di
avvitatori e punte di saldatrici.
Sporadiche scintille partivano da un punteruolo che gli stava
risistemando i punti della schiena.
Tubi attaccati ai fianchi gli stavano restituendo le quantità di
lubrificante perso durante l'attacco di prima.
I pugni, ben saldi sui braccioli, tremavano per la frustrazione.
Aveva rischiato il tutto per tutto per impossessarsi di una delle
reliquie, e poi se l'era vista sparire sotto i suoi occhi, svanendo
chissà dove.
Se non fosse stato per l'intervento di quel maledetto Jax delle Special
Forces, tutto sarebbe filato liscio come l'olio. Invece, di quell'olio
c'era solo il nero del suo umore.
Tentativo fallito.
E sapeva che le cose potevano solo peggiorare.
A un certo punto una porta automatica si aprì, e un cyborg di colore
giallo entrò in scena.
In quella nave, dove la maggioranza dell'equipaggio era rosso come il
fuoco dell'inferno, quello era una nota stonata, come un sole spuntato
all'improvviso nelle viscere della terra.
Nella semioscurità della stanza, interrotta solo da freddi neon verdi o
violacei, quel giallo agli occhi di Sektor poteva sembrare di volta in
volta oro zecchino o stupido rame.
Tutto dipendeva dall'esito delle notizie che il sottoposto voleva
portargli.
Il cyborg giallo avanzò a grandi passi, poi si voltò verso Sektor, in
attesa.
Il capo ninja guardò entrambi i manutentori. - Interrompete.
Riprenderemo dopo.
I tecnici si congedarono con un inchino e uscirono con passo marziale
dalla stanza.
Finalmente soli, Sektor guardò a lungo il cyborg giallo, in attesa di
ordini.
- Automazione disattivata.
Alle parole di Sektor, il sottoposto cambiò la mano in sega circolare,
e gli si fiondò contro.
Ma prima che potesse raggiungerlo, il rosso, immobile, pronunciò una
sola parola.
- Blocco.
L'attentatore si fermò all'istante, come una statua di ghiaccio.
La sega tuttavia continuava a roteare all'impazzata, e gli occhi del
giallo brillavano di una luce verde più intensa che mai.
- Scomodo dover obbedire a un programma di automazione. - Lo canzonò
Sektor, con tono ilare. - Dico bene, Cyrax?
Non ricevette risposta. Non avrebbe potuto. Ma il maestro ninja sapeva
bene che quegli occhi smeraldo brillavano di una luce chiamata odio.
Non sapeva se considerarlo stupido o una vittima.
Vittima del processo di cibernetizzazione che avevano fatto di loro
due delle micidiali macchine da guerra.
Cyrax si era opposto con tutte le sue forze. Aveva persino disertato,
pur di sfuggire al suo destino.
Lo stesso Sektor era stato costretto a combatterlo, uscendone poi
sconfitto, davanti all'incarico di riportare indietro il compagno di un
tempo.
Stupido perché Cyrax a tutti i costi non voleva rinunciare alla carne
ma soprattutto all'anima.
E adesso soffriva in una prigione di ferro, vittima della sua
maledizione.
Stupido anche perché non riusciva a capire che quella non era una
maledizione, ma un dono.
Il dono di poter essere forti.
Infatti, lui, Sektor, per quella trasformazione era stato il primo
volontario.
Il prototipo, il numero uno.
Lo aveva chiesto di persona all'uomo che aveva deciso tutto questo.
Il Grande Maestro dei Lin Kuei.
Suo padre.
Il suo stesso sangue.
Magari molta gente avrebbe trovato aberrante il fatto di un uomo in
grado di sacrificare un figlio in favore del progresso.
Ma Sektor era di un'idea differente. Suo padre gli aveva fatto un
grande dono.
E volle ricambiarlo, a modo suo.
Lo uccise, prendendone il posto come capo.
Ma poi arrivò quel dannato Sub-Zero che lo sconfisse a sua volta e lo
scacciò.
Da allora era andato nella Terra del Sol Levante per creare la sua
armata, il suo esercito, la sua setta: i Tekunin.
Guardare quella statuina congelata a rimirarlo con odio gli metteva
un'insolita aura di allegria.
Ma il piccolo momento di divertimento era finito.
- Automazione attivata.
Cyrax disattivò la sega, poi si mise sull'attenti, un braccio sul petto
e la mano stretta a pugno, in segno di saluto militare.
Una prova inconfondibile di lealtà. Se non della sua anima, perlomeno
della gabbia cibernetica che l'avvolgeva.
- Allora, com'è andata la ricerca degli Occhi del Drago?
Il silenzio calò sulla scena. Un silenziò che spazzò via il precedente
buonumore da Sektor.
- Fallita, vero?
Il maestro si alzò, i cavi attaccati si staccarono. Il tubo dell'olio
cominciò a schizzare via un viscido liquido nero.
- Forse non sei poi così infallibile, dopotutto!
Cyrax restò immobile come un soldatino di latta.
Sektor aprì il compartimento dello stomaco, un missile pronto a partire.
- Dovrei farti a pezzi come il bastardo che eri e che sei!
Nessuna risposta. Quel programma di automazione era persino fin troppo
efficiente. Comprese le direttive aggiuntive che gli aveva fatto
programmare per farlo diventare un fedele sottoposto.
Avrebbe desiderato che come ninja fosse stato migliore, però.
Improvvisamente, la sirena d'allarme risuonò in tutta la nave.
Il missile nella pancia di Sektor rientrò, lo scompartimento si
richiuse.
- Che succede? - Urlò.
- Siamo sotto attacco, signore! - Risuonò una voce metallica,
proveniente da un cicalino.
Un enorme schermo spento si accese, rivelando una telecamera esterna.
Vi era un oggetto in avvicinamento, che stava schivando le cannonate
della corazzata, già in assetto da battaglia, con una facilità
impressionante.
- Sono le Special Forces? - Domandò.
- Negativo, signore. - Ripeté l'interfono. - Sembrerebbe una figura
umana. Anzi, un automa. Dotato di Jetpack.
- Un Lin Kuei?
- Negativo, signore. Ma esso presenta caratteristiche totalmente
differenti, ma che non trovano alcun riscontro nel nostro database.
- Non importa, anzi... - Diede un'occhiata al cyborg giallo. Soppesò
per un attimo la situazione, poi espresse il suo giudizio.
- Cyrax, vecchio mio, ti si è appena presentata l'occasione di
riscattare il tuo precedente fallimento...
Conosci il tuo fandom.
Cyrax, di Mortal Kombat. Finalmente
esce fuori il nome del tanto temuto
cyborg giallastro che tanto ha scheggiato sul guscio del Don.
Buono? Cattivo? Giusto? Giustificato?
Troppe domande e poche risposte, per
ora. La sua storyline l'ho già raccontata nel capitolo, quindi evito di
aggiungere altro. |