Crossover
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Autore: ToraStrife    08/11/2017    0 recensioni
[Ninja Turtles / Le avventure di Jackie Chan / Double Dragon Neon / Mortal Kombat] + (marginali cameo di Killer Instinct)
Una squadra di mutanti ninja e i loro amici umani. Un archeologo acrobatico ed esperto di arti marziali. Due fratelli in cerca della loro amica rapita. Una setta di ninja malvagi e crudeli che trama nell'ombra.
E ancora, oscuri artefatti, minacce da altri piani di realtà, e lo scenario di fondo, lei, la Grande Mela.
Tutto ciò può significare solo una cosa: azione e botte!
A metà tra il cinema di Hong Kong e "Grosso Guaio a Chinatown", ci si prepara a una lotta senza esclusione di colpi in... "Operazione Doppio Drago".
Genere: Azione, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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 Preparations


***

Jackie guardò nello specchio del dojo la nuova uniforme.
Sapendola provenire da un maestro di arti marziali avrebbe dovuto aspettarselo.
Non era aderente e leggera come l'uniforme di un ninja, quello era vero.
Paradossalmente, però, nonostante il colore scuro, la mise era abbastanza sgargiante, vistosa.
Ricalcava alla perfezione lo stile dello Zi Quan, il che suonava strano, essendo regalo di un giapponese.

- Come le sembra?

La riconoscibile voce di Splinter lo aveva fatto sobbalzare. E, prevedibilmente, aveva già capito le domande che covavano nel cuore di Jackie.

- Vecchio regalo di un vecchio amico. - Spiegò misteriosamente. - Lo accettai, ma mai ho avuto occasione di indossarlo. Su di lei invece è perfetto.

Jackie si rimirò di nuovo allo specchio.
Un tradizionale camicione cinese, in lino, un penetrante colore blu scuro, lunga sul di dietro fino alle ginocchia.
Le maniche larghissime cadevano sulle braccia fino a coprire i polsi, limitate da un lieve risvolto che faceva intravedere le maniche bianche della camicia di sotto, anch'essa larga e bianca, portata fuori dai pantaloni.
Questi ultimi erano semplici calzoni, sempre di lino, che terminavano con un paio di mocassini infilati dentro calze bianche.
Sembrava un vero praticante di Tai chi, come quelli che si vedono danzare a centinaia in film o documentari.
Provò ad alzare una gamba, il ginocchio sul petto, una mano, con indice e medio uniti, vicino alla testa, e l'altra tesa in avanti, con pollice ed indice posizionati a formare una C.
Improvvisò un kata, e tornò nella posizione normale, le braccia distese lungo i fianchi.

- Allora mr. Chan, che ne dice?

- Beh, sicuramente è un bel vestito...

- No, non intendevo questo. - Puntualizzò Splinter. - Che ne dice di uno sparring?

- Vuole scherzare? - Esclamò Jackie, esterrefatto.

- Perché dovrei? - Rispose il maestro, genuinamente sorpreso.

- Ma lei è un maestro ninja. Finirei al tappeto in pochi secondi!

- Come può dirlo?

Jackie si chiese cosa nascondesse quella bizzarra richiesta.

- Mettiamo il caso, - Ipotizzò Chan, allungando un braccio verso Splinter. - Che voglia colpirla in questo modo...

Finì, come da previsione, al tappeto in pochi secondi.

***

In un luogo imprecisato, al largo delle acque territoriali che si affacciano sulla costa orientale degli Stati Uniti.
Una gigantesca nave volante, simile ad una corazzata,  stava viaggiando sospesa nel vuoto.
Nascosta da sistemi stealth inconcepibili per le attuali conoscenze tecnologiche, la grossa massa metallica si confondeva con  il paesaggio.
Solo una temibile e gigantesca ombra si proiettava sulla superficie increspata dell'Oceano.

In una stanza dall'aspetto tetro e cupo, assistito da due ninja manutentori, Sektor stava seduto sulla poltroncina, mentre il processo di riparazione continuava il suo corso.
Pur essendo in parte macchina, il maestro ninja trovava sempre molto noiose le procedure che lo costringevano immobile, tra rumori di avvitatori e punte di saldatrici.
Sporadiche scintille partivano da un punteruolo che gli stava risistemando i punti della schiena.
Tubi attaccati ai fianchi gli stavano restituendo le quantità di lubrificante perso durante l'attacco di prima.
I pugni, ben  saldi sui braccioli, tremavano per la frustrazione.
Aveva rischiato il tutto per tutto per impossessarsi di una delle reliquie, e poi se l'era vista sparire sotto i suoi occhi, svanendo chissà dove.
Se non fosse stato per l'intervento di quel maledetto Jax delle Special Forces, tutto sarebbe filato liscio come l'olio. Invece, di quell'olio c'era solo il nero del suo umore.
Tentativo fallito.
E sapeva che le cose potevano solo peggiorare.

A un certo punto una porta automatica si aprì, e un cyborg di colore giallo entrò in scena.
In quella nave, dove la maggioranza dell'equipaggio era rosso come il fuoco dell'inferno, quello era una nota stonata, come un sole spuntato all'improvviso nelle viscere della terra.
Nella semioscurità della stanza, interrotta solo da freddi neon verdi o violacei, quel giallo agli occhi di Sektor poteva sembrare di volta in volta oro zecchino o stupido rame.
Tutto dipendeva dall'esito delle notizie che il sottoposto voleva portargli.
Il cyborg giallo avanzò a grandi passi, poi si voltò verso Sektor, in attesa.

Il capo ninja guardò entrambi i manutentori. - Interrompete. Riprenderemo dopo.

I tecnici si congedarono con un inchino e uscirono con passo marziale dalla stanza.

Finalmente soli, Sektor guardò a lungo il cyborg giallo, in attesa di ordini.

- Automazione disattivata.

Alle parole di Sektor, il sottoposto cambiò la mano in sega circolare, e gli si fiondò contro.
Ma prima che potesse raggiungerlo, il rosso, immobile, pronunciò una sola parola.

- Blocco.

L'attentatore si fermò all'istante, come una statua di ghiaccio.
La sega tuttavia continuava a roteare all'impazzata, e gli occhi del giallo brillavano di una luce verde più intensa che mai.

- Scomodo dover obbedire a un programma di automazione. - Lo canzonò Sektor, con tono ilare. - Dico bene, Cyrax?

Non ricevette risposta. Non avrebbe potuto. Ma il maestro ninja sapeva bene che quegli occhi smeraldo brillavano di una luce chiamata odio.
Non sapeva se considerarlo stupido o una vittima.
Vittima del processo di cibernetizzazione che avevano fatto di loro due  delle micidiali macchine da guerra.
Cyrax si era opposto con tutte le sue forze. Aveva persino disertato, pur di sfuggire al suo destino.
Lo stesso Sektor era stato costretto a combatterlo, uscendone poi sconfitto, davanti all'incarico di riportare indietro il compagno di un tempo.
Stupido perché Cyrax a tutti i costi non voleva rinunciare alla carne ma soprattutto all'anima.
E adesso soffriva in una prigione di ferro, vittima della sua maledizione.
Stupido anche perché non riusciva a capire che quella non era una maledizione, ma un dono.
Il dono di poter essere forti.
Infatti, lui, Sektor, per quella trasformazione era stato il primo volontario.
Il prototipo, il numero uno.
Lo aveva chiesto di persona all'uomo che aveva deciso tutto questo.
Il Grande Maestro dei Lin Kuei.
Suo padre.
Il suo stesso sangue.
Magari molta gente avrebbe trovato aberrante il fatto di un uomo in grado di sacrificare un figlio in favore del progresso.
Ma Sektor era di un'idea differente. Suo padre gli aveva fatto un grande dono.
E volle ricambiarlo, a modo suo.
Lo uccise, prendendone il posto come capo.
Ma poi arrivò quel dannato Sub-Zero che lo sconfisse a sua volta e lo scacciò.
Da allora era andato nella Terra del Sol Levante per creare la sua armata, il suo esercito, la sua setta: i Tekunin.

Guardare quella statuina congelata a rimirarlo con odio gli metteva un'insolita aura di allegria.
Ma il piccolo momento di divertimento era finito.

- Automazione attivata.

Cyrax disattivò la sega, poi si mise sull'attenti, un braccio sul petto e la mano stretta a pugno, in segno di saluto militare.
Una prova inconfondibile di lealtà. Se non della sua anima, perlomeno della gabbia cibernetica che l'avvolgeva.

- Allora, com'è andata la ricerca degli Occhi del Drago?

Il silenzio calò sulla scena. Un silenziò che spazzò via il precedente buonumore da Sektor.

- Fallita, vero?

Il maestro si alzò, i cavi attaccati si staccarono. Il tubo dell'olio cominciò a schizzare via un viscido liquido nero.


- Forse non sei poi così infallibile, dopotutto!

Cyrax restò immobile come un soldatino di latta.

Sektor aprì il compartimento dello stomaco, un missile pronto a partire.

- Dovrei farti a pezzi come il bastardo che eri e che sei!

Nessuna risposta. Quel programma di automazione era persino fin troppo efficiente. Comprese le direttive aggiuntive che gli aveva fatto programmare per farlo diventare un fedele sottoposto.
Avrebbe desiderato che come ninja fosse stato migliore, però.

Improvvisamente, la sirena d'allarme risuonò in tutta la nave.
Il missile nella pancia di Sektor rientrò, lo scompartimento si richiuse.

- Che succede? - Urlò.

- Siamo sotto attacco, signore! - Risuonò una voce metallica, proveniente da un cicalino.

Un enorme schermo spento si accese, rivelando una telecamera esterna.
Vi era un oggetto in avvicinamento, che stava schivando le cannonate della corazzata, già in assetto da battaglia, con una facilità impressionante.

- Sono le Special Forces? - Domandò.

- Negativo, signore. - Ripeté l'interfono. - Sembrerebbe una figura umana. Anzi, un automa. Dotato di Jetpack.

- Un Lin Kuei?

- Negativo, signore. Ma esso presenta caratteristiche totalmente differenti, ma che non trovano alcun riscontro nel nostro database.

- Non importa, anzi... - Diede un'occhiata al cyborg giallo. Soppesò per un attimo la situazione, poi espresse il suo giudizio.

- Cyrax, vecchio mio, ti si è appena presentata l'occasione di riscattare il tuo precedente fallimento...


Conosci il tuo fandom.




Cyrax, di Mortal Kombat. Finalmente esce fuori il nome del tanto temuto cyborg giallastro che tanto ha scheggiato sul guscio del Don.
Buono? Cattivo? Giusto? Giustificato?
Troppe domande e poche risposte, per ora. La sua storyline l'ho già raccontata nel capitolo, quindi evito di aggiungere altro.
  
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