Seconda classificata al concorso
indetto su FaceBook dal gruppo "Le Migliori FanFiction della Saga di
Twilight"!
Titolo:
Cuore
Autore: Shona
Personaggi: Isabella Marie
Swan, Edward Anthony Masen Cullen, Carlisle Cullen
Rating: Verde
Bella
Non ho mai potuto correre o giocare
come tutti gli altri
bambini.
Le mie giornate venivano scandite dal
rumore del tempo che
passava e dal dolce pensiero di due occhi dorati che avrei tanto voluto
incontrare.
Quando avevo 3 anni mi fu diagnostica
una malattia
incurabile al cuore. Da allora non è passato giorno che io
non abbia passato
dentro questa stanza dalle pareti verdi.
La mia vita iniziò a
cambiare qualche anno dopo quando un
nuovo dottore mi prese in cura.
Aveva i capelli dorati, dello stesso
colore erano anche gli
occhi e la pelle era candida.
La prima volta che lo vidi pensai che
fosse un angelo venuto
a prendermi per portami in cielo.
Era gentile con me e mi regalava
sempre tanti sorrisi, non
era come gli altri che si limitavano a scrivere dati sulle loro
cartelle.
Quando poteva veniva sempre a
trovarmi e mi raccontava tante
cose divertenti sui suoi figli.
La notte sognavo sempre di poter
giocare con loro.
Sognavo mia madre e mio padre che mi
avevano abbandonata nel
vecchio ospedale.
Sognavo che Carlisle mi portasse a
casa con se da Esme e i
suoi figli per farmi rimanere con loro.
Era ormai sera inoltrata quando
Carlisle, finito il suo giro
di visite, mi venne a trovare.
Quella sera venni a conoscenza del
suo segreto. Anche se il
dubbio che ci fosse qualcosa di strano nel mio angelo custode dal
camice bianco
si era già insinuata da tempo nel mio cuore.
<< Lo sapevo che eri un
vampiro Doc! Sono malata non
stupida. Ma ora che lo so rimarrai il mio dottore, vero?
>>
La paura di perderlo era tanta, come
quando fui trasferita
contro la mia volontà in una nuova città. Per
fortuna il mio dottore era
tornato da me.
Sdraiata nel mio letto
d’ospedale ascoltavo rapita il
racconto di Doc.
Suo figlio Edward aveva composto una
nuova melodia.
Chiudendo gli occhi cercavo di
immaginare le lunghe dita
bianche sui tasti d’avorio del pianoforte.
<< Vorrei tanto poterlo
vedere. >>
Fu in quel momento che dalla tasca
del camice Carlisle tirò
fuori una foto.
Un angelo seduto al piano che
sorrideva verso l’obbiettivo.
Gli occhi dorati mi fissavano come a volermi leggere dentro.
Il mio cuore matto prese a battere
forsennato.
<< Potrei innamorarmi
di lui… >> le mie dita
tracciarono il contorno del suo viso sulla carta lucida.
<< Se mi innamoro di
lui avrò una ragione per
vivere.>>
Da quel giorno passarono cinque anni
ed ogni anno, per il
mio compleanno, Carlisle mi portava una foto del mio angelo dagli occhi
dorati.
<< Ehi Doc! Questo
sarà l’ultimo compleanno che
festeggio, me lo sento! Che ne dici se stavolta mi porti
l’originale invece di
una foto? >>
Il giorno prima
d’incontrarlo ero così nervosa che avevo
paura che il cuore non mi reggesse.
<< Carl sono sicura che
se incontrassi Edward il mio
cuore non reggerebbe per l’emozione! Ed io non voglio
sparire! Voglio poterlo
incontrare e parlare con lui! Fare una passeggiata e guardare
l’alba insieme! E
voglio potergli dire che mi piacerebbe tanto potermi innamorare di lui!
>>
In lacrime mi buttai fra le braccia
di quello che
consideravo mio padre.
Quando Edward varcò la
porta di camera mia, il cuore mi
perse un battito. La creatura più meravigliosa
dell’intero universo era davanti
a me e mi sorrideva.
<< Tu credi nel colpo
di fulmine? >>
Da quel giorno non passò
minuto che non pensassi a lui.
La mattina mentre lui era a scuola io
lo pensavo e leggevo i
libri che mi portava in dono.
Il pomeriggio lo passavamo insieme a
parlare di tutto quello
che ci passava per la mente.
Il mio cuore malandato ormai batteva
solo per lui. Fu così
che decisi di rivelarglielo.
Con una scusa lo feci avvicinare a me
quel tanto che bastava
per riuscire a posare le mie labbra sulle sue fredde, ma
incredibilmente
morbide.
<< Io l’avevo
detto a Carl che mi sarei innamorata di
te, sai? >>
I suoi occhi sorpresi mi fecero
sorridere ed iniziai a
prenderlo in giro per alleggerire la tensione.
Infondo non serviva a niente tenersi
tutto dentro. Ed io non
avevo tempo per aver rimpianti.
Il giorno dopo una rosa rossa fece
capolino dalla porta
seguita dal sorriso di Edward.
Sedutosi vicino mi guardava con i
suoi occhi dorati capaci
di farmi arrossire ogni volta che si posavano nei miei.
Con delicatezza mi
accarezzò una gota e le sue labbra
sfiorarono le mie.
In quel momento il mio cuore
accelerò i battiti. Se sono
riuscita a resistere al suo amore, pensai, riuscirò a vivere
ancora a lungo.
Ma si sa, il destino è
beffardo.
Durante una notte di pioggia il mio
cuore decise che il suo
tempo era arrivato.
Come ultima cosa decisi di
ringraziare il mio angelo dal
camice bianco.
Se non fosse stato per lui la mia
vita non avrebbe mai avuto
un senso.
Non avrei mai potuto conoscere la
felicità e l’amore.
<< Sai Doc che ti
voglio bene? Da quando sei arrivato
è come se avessi trovato la famiglia che mi è
sempre mancata. Quando non ci
sarò più ti prometto che veglierò
sempre sulla tua famiglia e su di te… Papà.
>>
Per l’ultima volta il
pensiero di Edward attraversò la mia
mente lasciando che un sorriso si dipingesse sulle mie pallide labbra.
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Carlisle
Ho sempre amato il mio lavoro. Se non
lo amassi non credo
che avrei resistito due secoli dentro gli ospedali.
Successe tutto dieci anni fa. Con la
mia famiglia ci eravamo
trasferiti nell’ennesima città perennemente
coperta dalle nuvole.
L’ ultima paziente del mio
primo giorno di lavoro era una
bambina dal sorriso triste.
La piccola Isabella era la bimba
più dolce che avessi mai
incontrato. Da quando era nata aveva vissuto praticamente tutta la sua
vita in
una camera d’ospedale. Il suo cuore malato non le permetteva
una vita normale.
<< Dottore
perché sei così bello? Lo sai che sei
l’unico da cui mi faccio visitare? Gli altri non sono bravi
come te! >>
Ogni volta che l’andavo a
trovare il suo sorriso conquistava
un pezzo del mio cuore ormai fermo da tempo.
Spesso mi ritrovavo a parlare con lei
e a raccontarle della
mia famiglia solo per sentire la sua risata gioiosa.
<< Dottore dottore! Ho
fatto un disegno per te! Questo
sei tu e questa è Esme! Dici che le somiglia? Vorrei che la
mia mamma fosse
come lei e non mi lasciasse sempre da sola. Davvero avete cinque figli?
Se non
fossi malata vorresti anche me? Mi vorresti bene come ad una figlia? >>
Dolce piccola Isabella sempre sola. I
suoi genitori
l’avevano praticamente abbandonata a noi dottori.
Un’unica volta riuscii a
vederli. La prima ed unica volta
che li vidi fu per far firmare loro i fogli per l’affidamento
per la mia
piccola bambina.
<< Doc! Doc
perché? Io voglio che continui ad essere
tu il mio dottore! Non voglio trasferirmi! Non voglio lasciarti sei il
mio
unico amico! Io ho solo te! >>
<< Dottore cosa ci fai
qui? Guarda che sono ancora
arrabbiata con te per avermi fatto trasferire. Ma se mi prometti che
non mi
lasci più allora ti perdono! >>
Isabella non l’ha mai
saputo. Era la mia sesta figlia. La
mia più preziosa figlia.
Quando fu abbastanza grande per
capire le svelai il nostro
segreto. I suoi occhi si illuminarono e le sue piccole braccia mi
strinsero a
lei.
<< Lo sapevo che eri un
vampiro Doc! Sono malata non
stupida. Ma ora che lo so rimarrai il mio dottore, vero?
>>
Per il suo dodicesimo compleanno
decisi di regalarle un
altro pezzo della mia famiglia.
Le sue piccole mani tenevano con
reverenza la foto del mio
Edward.
In quel momento le parole sussurrate
dalla mia bambina mi
strinsero il cuore.
<< Potrei innamorarmi
di lui… Se mi innamoro di lui
avrò una ragione per vivere.>>
<< Così
questo è Edward! È davvero bellissimo! Sono
sicura che gli piacerei anch’io! Hai detto che le belle
vampire non gli
piacciono! La piccola umana malata riuscirebbe a farlo innamorare
sai?!?
>>
Da quel momento passarono cinque
anni, nei quali non riuscì
a trovare una cura per la mia Isabella.
<< Ehi Doc! Questo
sarà l’ultimo compleanno che
festeggio, me lo sento! Che ne dici se stavolta mi porti
l’originale invece di
una foto? >>
Tornato a casa raggiunsi il mio
primogenito, per tutta la
sera gli mostrai i ricordi della mia bambina.
Passammo così anche parte
della notte finché Edward non mi
lasciò da solo in attesa della sua risposta.
Quando Edward tornò a casa
mi rese felice con la sua
risposta. La settimana seguente sarebbe andato a trovare Bella per il
suo
compleanno.
Quando lo dissi alla mia bambina il
suo sorriso fu il più
bello che mi avesse mai rivolto.
Il giorno prima del loro incontro la
trovai singhiozzante
nel suo letto.
<< Carl sono sicura che
se incontrassi Edward il mio
cuore non reggerebbe per l’emozione! Ed io non voglio
sparire! Voglio poterlo
incontrare e parlare con lui! Fare una passeggiata e guardare
l’alba insieme! E
voglio potergli dire che mi piacerebbe tanto potermi innamorare di lui!
>>
La strinsi forte a me dicendole che
il suo cuore desiderava
troppo il loro incontro per tradirla così.
Dal loro primo incontro
passò un mese. Tutti i giorni Edward
l’andava a trovare portandole un fiore diverso ogni volta.
La dolcezza della mia bambina era
riuscita a conquistare
anche il cuore di Edward.
La felicità era diventata
la mia compagna preferita in quel
periodo.
<< Ehi Doc! Te
l’avevo detto che la piccola umana
sarebbe riuscita a far innamorare il bel vampiro, no? >>
Purtroppo la mia felicità,
così come quella di mio figlio,
ebbe vita breve.
Era notte. Fuori dalla finestra gocce
di pioggia giocavano a
rincorrersi nel cielo illuminate dai lampi.
<< Sai Doc che ti
voglio bene? Da quando sei arrivato
è come se avessi trovato la famiglia che mi è
sempre mancata. Quando non ci
sarò più ti prometto che veglierò
sempre sulla tua famiglia e su di te… Papà.
>>
La mano che leggera carezzava il mio
volto freddo e
stravolto dal dolore si posò piano sulle coperte e gli occhi
sempre pronti a
rivolgermi uno sguardo d’affetto si chiusero per
l’ultimo sonno.
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Edward
Da qualche anno a questa parte mio
padre era cambiato.
Era diventato più attento
a tutti i nostri bisogni.
Spesso lo trovavo immerso nei suoi
pensieri, spesso popolati
dal sorriso da bambola di una delle sue pazienti. La più
piccola e dolce umana
con cui abbia mai avuto a che fare.
Per rispettare la sua privacy cercavo
di non intromettermi
nei suoi pensieri, ma certe volte i suoi ricordi mi bussavano
insistenti alla
mente.
Per diversi anni rimanemmo in quella
piccola cittadina
piovosa, ma quando il sospetto iniziò ad insinuarsi fra gli
umani dovemmo
trasferirci per l’ennesima volta.
Nuova città, nuovo inizio,
stessa storia.
Inaspettatamente la piccola umana a
cui mio padre si era
tanto affezionato venne trasferita nell’ospedale della nostra
nuova residenza.
Spesso mia madre Esme preparava dei
dolci che Carlisle
portava alla bambina. I sorrisi che gli regalava riuscivano a scaldare
un po’
il mio cuore di ghiaccio anche attraverso i ricordi di mio padre.
Altri anni passarono e la
curiosità di conoscere il piccolo
miracolo di papà mi logorava.
Una sera di settembre Carlisle mi
chiamò a parlare nel suo
studio.
La sua bambina, come la chiamava lui
nei suoi pensieri,
aveva espresso il desiderio d’incontrarmi.
Per la prima volta da quando Isabella
era entrata nella sua
vita, mio padre mi fece regalo dei suoi ricordi più preziosi
di quella piccola
umana.
I grandi occhi marroni sorridevano
ogni volta che si
posavano sulla figura di mio padre. Il suo sorriso sempre pronto ad
essere
donato in cambio di un gesto d’affetto. La sua risata allegra
e cristallina
quando mio padre le racconta aneddoti divertenti sulla nostra famiglia.
Le sue gote rosse nel vedere una mia
foto e le sue dita
tremule che tracciano i contorni della mia immagine.
<< Così
questo è Edward! È davvero bellissimo! Sono
sicura che gli piacerei anch’io! Hai detto che le belle
vampire non gli
piacciono! La piccola umana riuscirebbe a farlo innamorare sai?!?
>>
Una risata mal nascosta mi nasce
spontanea a questo ricordo
di qualche anno fa.
E per ultimo il ricordo
più recente
<< Ehi Doc! Questo
sarà l’ultimo compleanno che
festeggio, me lo sento! Che ne dici se stavolta mi porti
l’originale invece di
una foto? >>
Lasciai mio padre da solo ed uscii
nella foresta per pensare
un po’.
Il desiderio di conoscerla era
prepotente in me. Decisi così
di andare a vederla per la prima volta.
Mi ricordava un po’
Biancaneve con la sua pelle bianca come
la più preziosa delle perle, le sue labbra rosse come
ciliegie mature d’estate
e i suoi boccoli scuri che la sfioravano come tenere carezze fatte dal
più
dolce degli amanti.
Restai con lei tutta la notte.
I miei occhi non
l’abbandonarono fino a quando un coraggioso
raggio di sole baciò le sue gote rosee.
Tornato a casa riferii a Carlisle che
il giorno del suo
compleanno sarei andato a trovare la sua piccola umana.
Mi recai in ospedale accompagnato da
17 rose bianche. Una
per ogni anno della sua giovane vita.
Quando mi vide le sue guance
raggiunsero un delizioso tono
di rosso e le sue labbra rosse si piegarono in un sorriso carico di
felicità.
<< Tu credi nel colpo
di fulmine? >>
Una margherita, un iris, una camelia,
una bocca di leone…
ogni giorno un fiore diverso per quel piccolo miracolo chiamato Bella.
Le ore passate in sua compagnia erano
le più liete mai
passate in tutto il mio secolo di vita.
I sorrisi che mi regalava, la voce
dolce che mi chiamava, le
mani calde che mi sfioravano il viso.
Le sue labbra che un giorno decisero
di posarsi sulle mie.
Il suo amore che fece battere il mio
cuore dopo cento anni.
Non riuscii a dirle nulla dopo quel
bacio così fu lei a
parlare.
<< Io l’avevo
detto a Carl che mi sarei innamorata di
te, sai? >>
Così come mi
riportò in vita, con le sue parole mi mandò
dritto in paradiso.
L’indomani mi presentai da
lei con una rosa rossa. Rossa
come le sue gote che si imporporarono quando le mie labbra sfiorarono
le sue.
Mai in tutta la mia
eternità proverò più queste sensazioni.
Le sue mani calde che mi accarezzano
leggere e il suo cuore
malato che batteva per me.
Cuore crudele che smise di battere in
una notte di pioggia.
Mentre anche il cielo piangeva il mio piccolo miracolo.
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Stravolto dal dolore il Dottor
Carlisle Cullen decise di
cambiare ospedale perché il ricordo della sua bambina era
troppo forte.
Non si fece più rivedere
in quella sperduta cittadina
piovosa.
Questo è quello che tutti
sanno.
Quello che nessuno sa è
che ora nella sua casa la sua
bambina l’aspetta con un sorriso sulle labbra stretta fra le
braccia del suo
amore pronta per dirgli << Bentornato Papà!
>>
The
End
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