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Autore: Shona    24/06/2009    24 recensioni
II° classificata al concorso indetto su FaceBook dal gruppo "Le Migliori FanFiction della Saga di Twilight"!
Quando Edward varcò la porta di camera mia, il cuore mi perse un battito.
La creatura più meravigliosa dell’intero universo era davanti a me e mi sorrideva.
« Tu credi nel colpo di fulmine? »
Da quel giorno non passò minuto che non pensassi a lui.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Seconda classificata al concorso indetto su FaceBook dal gruppo "Le Migliori FanFiction della Saga di Twilight"!



Titolo: Cuore

Autore: Shona

Personaggi: Isabella Marie Swan, Edward Anthony Masen Cullen, Carlisle Cullen

Rating: Verde



Bella


Non ho mai potuto correre o giocare come tutti gli altri bambini.

Le mie giornate venivano scandite dal rumore del tempo che passava e dal dolce pensiero di due occhi dorati che avrei tanto voluto incontrare.

Quando avevo 3 anni mi fu diagnostica una malattia incurabile al cuore. Da allora non è passato giorno che io non abbia passato dentro questa stanza dalle pareti verdi.

La mia vita iniziò a cambiare qualche anno dopo quando un nuovo dottore mi prese in cura.

Aveva i capelli dorati, dello stesso colore erano anche gli occhi e la pelle era candida.

La prima volta che lo vidi pensai che fosse un angelo venuto a prendermi per portami in cielo.

Era gentile con me e mi regalava sempre tanti sorrisi, non era come gli altri che si limitavano a scrivere dati sulle loro cartelle.

Quando poteva veniva sempre a trovarmi e mi raccontava tante cose divertenti sui suoi figli.

La notte sognavo sempre di poter giocare con loro.

Sognavo mia madre e mio padre che mi avevano abbandonata nel vecchio ospedale.

Sognavo che Carlisle mi portasse a casa con se da Esme e i suoi figli per farmi rimanere con loro.

Era ormai sera inoltrata quando Carlisle, finito il suo giro di visite, mi venne a trovare.

Quella sera venni a conoscenza del suo segreto. Anche se il dubbio che ci fosse qualcosa di strano nel mio angelo custode dal camice bianco si era già insinuata da tempo nel mio cuore.

<< Lo sapevo che eri un vampiro Doc! Sono malata non stupida. Ma ora che lo so rimarrai il mio dottore, vero? >>

La paura di perderlo era tanta, come quando fui trasferita contro la mia volontà in una nuova città. Per fortuna il mio dottore era tornato da me.

Sdraiata nel mio letto d’ospedale ascoltavo rapita il racconto di Doc.

Suo figlio Edward aveva composto una nuova melodia.

Chiudendo gli occhi cercavo di immaginare le lunghe dita bianche sui tasti d’avorio del pianoforte.

<< Vorrei tanto poterlo vedere. >>

Fu in quel momento che dalla tasca del camice Carlisle tirò fuori una foto.

Un angelo seduto al piano che sorrideva verso l’obbiettivo. Gli occhi dorati mi fissavano come a volermi leggere dentro.

Il mio cuore matto prese a battere forsennato.

<< Potrei innamorarmi di lui… >> le mie dita tracciarono il contorno del suo viso sulla carta lucida.

<< Se mi innamoro di lui avrò una ragione per vivere.>>

Da quel giorno passarono cinque anni ed ogni anno, per il mio compleanno, Carlisle mi portava una foto del mio angelo dagli occhi dorati.

<< Ehi Doc! Questo sarà l’ultimo compleanno che festeggio, me lo sento! Che ne dici se stavolta mi porti l’originale invece di una foto? >>

Il giorno prima d’incontrarlo ero così nervosa che avevo paura che il cuore non mi reggesse.

<< Carl sono sicura che se incontrassi Edward il mio cuore non reggerebbe per l’emozione! Ed io non voglio sparire! Voglio poterlo incontrare e parlare con lui! Fare una passeggiata e guardare l’alba insieme! E voglio potergli dire che mi piacerebbe tanto potermi innamorare di lui! >>

In lacrime mi buttai fra le braccia di quello che consideravo mio padre.

Quando Edward varcò la porta di camera mia, il cuore mi perse un battito. La creatura più meravigliosa dell’intero universo era davanti a me e mi sorrideva.

<< Tu credi nel colpo di fulmine? >>

Da quel giorno non passò minuto che non pensassi a lui.

La mattina mentre lui era a scuola io lo pensavo e leggevo i libri che mi portava in dono.

Il pomeriggio lo passavamo insieme a parlare di tutto quello che ci passava per la mente.

Il mio cuore malandato ormai batteva solo per lui. Fu così che decisi di rivelarglielo.

Con una scusa lo feci avvicinare a me quel tanto che bastava per riuscire a posare le mie labbra sulle sue fredde, ma incredibilmente morbide.

<< Io l’avevo detto a Carl che mi sarei innamorata di te, sai? >>

I suoi occhi sorpresi mi fecero sorridere ed iniziai a prenderlo in giro per alleggerire la tensione.

Infondo non serviva a niente tenersi tutto dentro. Ed io non avevo tempo per aver rimpianti.

Il giorno dopo una rosa rossa fece capolino dalla porta seguita dal sorriso di Edward.

Sedutosi vicino mi guardava con i suoi occhi dorati capaci di farmi arrossire ogni volta che si posavano nei miei.

Con delicatezza mi accarezzò una gota e le sue labbra sfiorarono le mie.

In quel momento il mio cuore accelerò i battiti. Se sono riuscita a resistere al suo amore, pensai, riuscirò a vivere ancora a lungo.

Ma si sa, il destino è beffardo.

Durante una notte di pioggia il mio cuore decise che il suo tempo era arrivato.

Come ultima cosa decisi di ringraziare il mio angelo dal camice bianco.

Se non fosse stato per lui la mia vita non avrebbe mai avuto un senso.

Non avrei mai potuto conoscere la felicità e l’amore.

<< Sai Doc che ti voglio bene? Da quando sei arrivato è come se avessi trovato la famiglia che mi è sempre mancata. Quando non ci sarò più ti prometto che veglierò sempre sulla tua famiglia e su di te… Papà. >>

Per l’ultima volta il pensiero di Edward attraversò la mia mente lasciando che un sorriso si dipingesse sulle mie pallide labbra.

 

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Carlisle

 

Ho sempre amato il mio lavoro. Se non lo amassi non credo che avrei resistito due secoli dentro gli ospedali.

Successe tutto dieci anni fa. Con la mia famiglia ci eravamo trasferiti nell’ennesima città perennemente coperta dalle nuvole.

L’ ultima paziente del mio primo giorno di lavoro era una bambina dal sorriso triste.

La piccola Isabella era la bimba più dolce che avessi mai incontrato. Da quando era nata aveva vissuto praticamente tutta la sua vita in una camera d’ospedale. Il suo cuore malato non le permetteva una vita normale.

<< Dottore perché sei così bello? Lo sai che sei l’unico da cui mi faccio visitare? Gli altri non sono bravi come te! >>

Ogni volta che l’andavo a trovare il suo sorriso conquistava un pezzo del mio cuore ormai fermo da tempo.

Spesso mi ritrovavo a parlare con lei e a raccontarle della mia famiglia solo per sentire la sua risata gioiosa.

<< Dottore dottore! Ho fatto un disegno per te! Questo sei tu e questa è Esme! Dici che le somiglia? Vorrei che la mia mamma fosse come lei e non mi lasciasse sempre da sola. Davvero avete cinque figli? Se non fossi malata vorresti anche me? Mi vorresti bene come ad una figlia?  >>

Dolce piccola Isabella sempre sola. I suoi genitori l’avevano praticamente abbandonata a noi dottori.

Un’unica volta riuscii a vederli. La prima ed unica volta che li vidi fu per far firmare loro i fogli per l’affidamento per la mia piccola bambina.

<< Doc! Doc perché? Io voglio che continui ad essere tu il mio dottore! Non voglio trasferirmi! Non voglio lasciarti sei il mio unico amico! Io ho solo te! >>

<< Dottore cosa ci fai qui? Guarda che sono ancora arrabbiata con te per avermi fatto trasferire. Ma se mi prometti che non mi lasci più allora ti perdono! >>

Isabella non l’ha mai saputo. Era la mia sesta figlia. La mia più preziosa figlia.

Quando fu abbastanza grande per capire le svelai il nostro segreto. I suoi occhi si illuminarono e le sue piccole braccia mi strinsero a lei.

<< Lo sapevo che eri un vampiro Doc! Sono malata non stupida. Ma ora che lo so rimarrai il mio dottore, vero? >>

Per il suo dodicesimo compleanno decisi di regalarle un altro pezzo della mia famiglia.

Le sue piccole mani tenevano con reverenza la foto del mio Edward.

In quel momento le parole sussurrate dalla mia bambina mi strinsero il cuore.

<< Potrei innamorarmi di lui… Se mi innamoro di lui avrò una ragione per vivere.>>

<< Così questo è Edward! È davvero bellissimo! Sono sicura che gli piacerei anch’io! Hai detto che le belle vampire non gli piacciono! La piccola umana malata riuscirebbe a farlo innamorare sai?!? >>

Da quel momento passarono cinque anni, nei quali non riuscì a trovare una cura per la mia Isabella.

<< Ehi Doc! Questo sarà l’ultimo compleanno che festeggio, me lo sento! Che ne dici se stavolta mi porti l’originale invece di una foto? >>

Tornato a casa raggiunsi il mio primogenito, per tutta la sera gli mostrai i ricordi della mia bambina.

Passammo così anche parte della notte finché Edward non mi lasciò da solo in attesa della sua risposta.

Quando Edward tornò a casa mi rese felice con la sua risposta. La settimana seguente sarebbe andato a trovare Bella per il suo compleanno.

Quando lo dissi alla mia bambina il suo sorriso fu il più bello che mi avesse mai rivolto.

Il giorno prima del loro incontro la trovai singhiozzante nel suo letto.

<< Carl sono sicura che se incontrassi Edward il mio cuore non reggerebbe per l’emozione! Ed io non voglio sparire! Voglio poterlo incontrare e parlare con lui! Fare una passeggiata e guardare l’alba insieme! E voglio potergli dire che mi piacerebbe tanto potermi innamorare di lui! >>

La strinsi forte a me dicendole che il suo cuore desiderava troppo il loro incontro per tradirla così.

Dal loro primo incontro passò un mese. Tutti i giorni Edward l’andava a trovare portandole un fiore diverso ogni volta.

La dolcezza della mia bambina era riuscita a conquistare anche il cuore di Edward.

La felicità era diventata la mia compagna preferita in quel periodo.

<< Ehi Doc! Te l’avevo detto che la piccola umana sarebbe riuscita a far innamorare il bel vampiro, no? >>

Purtroppo la mia felicità, così come quella di mio figlio, ebbe vita breve.

Era notte. Fuori dalla finestra gocce di pioggia giocavano a rincorrersi nel cielo illuminate dai lampi.

<< Sai Doc che ti voglio bene? Da quando sei arrivato è come se avessi trovato la famiglia che mi è sempre mancata. Quando non ci sarò più ti prometto che veglierò sempre sulla tua famiglia e su di te… Papà. >>

La mano che leggera carezzava il mio volto freddo e stravolto dal dolore si posò piano sulle coperte e gli occhi sempre pronti a rivolgermi uno sguardo d’affetto si chiusero per l’ultimo sonno.

 

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Edward

 

Da qualche anno a questa parte mio padre era cambiato.

Era diventato più attento a tutti i nostri bisogni.

Spesso lo trovavo immerso nei suoi pensieri, spesso popolati dal sorriso da bambola di una delle sue pazienti. La più piccola e dolce umana con cui abbia mai avuto a che fare.

Per rispettare la sua privacy cercavo di non intromettermi nei suoi pensieri, ma certe volte i suoi ricordi mi bussavano insistenti alla mente.

Per diversi anni rimanemmo in quella piccola cittadina piovosa, ma quando il sospetto iniziò ad insinuarsi fra gli umani dovemmo trasferirci per l’ennesima volta.

Nuova città, nuovo inizio, stessa storia.

Inaspettatamente la piccola umana a cui mio padre si era tanto affezionato venne trasferita nell’ospedale della nostra nuova residenza.

Spesso mia madre Esme preparava dei dolci che Carlisle portava alla bambina. I sorrisi che gli regalava riuscivano a scaldare un po’ il mio cuore di ghiaccio anche attraverso i ricordi di mio padre.

Altri anni passarono e la curiosità di conoscere il piccolo miracolo di papà mi logorava.

Una sera di settembre Carlisle mi chiamò a parlare nel suo studio.

La sua bambina, come la chiamava lui nei suoi pensieri, aveva espresso il desiderio d’incontrarmi.

Per la prima volta da quando Isabella era entrata nella sua vita, mio padre mi fece regalo dei suoi ricordi più preziosi di quella piccola umana.

I grandi occhi marroni sorridevano ogni volta che si posavano sulla figura di mio padre. Il suo sorriso sempre pronto ad essere donato in cambio di un gesto d’affetto. La sua risata allegra e cristallina quando mio padre le racconta aneddoti divertenti sulla nostra famiglia.

Le sue gote rosse nel vedere una mia foto e le sue dita tremule che tracciano i contorni della mia immagine.

<< Così questo è Edward! È davvero bellissimo! Sono sicura che gli piacerei anch’io! Hai detto che le belle vampire non gli piacciono! La piccola umana riuscirebbe a farlo innamorare sai?!? >>

Una risata mal nascosta mi nasce spontanea a questo ricordo di qualche anno fa.

E per ultimo il ricordo più recente

<< Ehi Doc! Questo sarà l’ultimo compleanno che festeggio, me lo sento! Che ne dici se stavolta mi porti l’originale invece di una foto? >>

Lasciai mio padre da solo ed uscii nella foresta per pensare un po’.

Il desiderio di conoscerla era prepotente in me. Decisi così di andare a vederla per la prima volta.

Mi ricordava un po’ Biancaneve con la sua pelle bianca come la più preziosa delle perle, le sue labbra rosse come ciliegie mature d’estate e i suoi boccoli scuri che la sfioravano come tenere carezze fatte dal più dolce degli amanti.

Restai con lei tutta la notte.

I miei occhi non l’abbandonarono fino a quando un coraggioso raggio di sole baciò le sue gote rosee.

Tornato a casa riferii a Carlisle che il giorno del suo compleanno sarei andato a trovare la sua piccola umana.

Mi recai in ospedale accompagnato da 17 rose bianche. Una per ogni anno della sua giovane vita.

Quando mi vide le sue guance raggiunsero un delizioso tono di rosso e le sue labbra rosse si piegarono in un sorriso carico di felicità.

<< Tu credi nel colpo di fulmine? >>

Una margherita, un iris, una camelia, una bocca di leone… ogni giorno un fiore diverso per quel piccolo miracolo chiamato Bella.

Le ore passate in sua compagnia erano le più liete mai passate in tutto il mio secolo di vita.

I sorrisi che mi regalava, la voce dolce che mi chiamava, le mani calde che mi sfioravano il viso.

Le sue labbra che un giorno decisero di posarsi sulle mie.

Il suo amore che fece battere il mio cuore dopo cento anni.

Non riuscii a dirle nulla dopo quel bacio così fu lei a parlare.

<< Io l’avevo detto a Carl che mi sarei innamorata di te, sai? >>

Così come mi riportò in vita, con le sue parole mi mandò dritto in paradiso.

L’indomani mi presentai da lei con una rosa rossa. Rossa come le sue gote che si imporporarono quando le mie labbra sfiorarono le sue.

Mai in tutta la mia eternità proverò più queste sensazioni.

Le sue mani calde che mi accarezzano leggere e il suo cuore malato che batteva per me.

Cuore crudele che smise di battere in una notte di pioggia. Mentre anche il cielo piangeva il mio piccolo miracolo.

 

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Stravolto dal dolore il Dottor Carlisle Cullen decise di cambiare ospedale perché il ricordo della sua bambina era troppo forte.

Non si fece più rivedere in quella sperduta cittadina piovosa.

 

Questo è quello che tutti sanno.

 

Quello che nessuno sa è che ora nella sua casa la sua bambina l’aspetta con un sorriso sulle labbra stretta fra le braccia del suo amore pronta per dirgli << Bentornato Papà! >>

 

The End

   
 
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