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Ehilà!
Ebbene sì, sono ancora viva.
Vi chiedo immensamente scusa per questo enorme ritardo, ma ho avuto un
periodo al lavoro talmente pesante che quando finalmente tornavo
a casa l'unica cosa che ero in grado di fare era mettermi il pigiama e
andare a letto.
Sì, lo so che molti di voi pensavano di non vedermi più, ma ormai non manca molto alla fine, perciò lasciarvi a 3/4 proprio adesso non avrebbe senso. Abbiate fede, io finirò questa storia. E' una promessa.
Detto ciò vi lascio al
capitolo (che sarà più corto del solito - #sorry - ma se
volevo pubblicare e non lasciarvi a bocca asciutta ancora a lungo ho
dovuto tagliare. Mi rifarò col prossimo!).
Buona lettura! ;)
Riassuntino delle puntate precedenti:
- nel 2022 il ramo inglese dei Grimm, dopo aver letto il diario di
Jacob, decide di recarsi in Germania, inoltre Eleonore chiede alla sua
vecchia compagna di scuola Virginia di ricreare il mantello di
Cappuccetto Rosso, visto che, dopo secoli che erano andate perdute, le
istruzioni sono state ritrovate proprio in mezzo al diario del suo
antenato.
- nel 1803 sono tutti tornati a Durmstrang dopo la fine delle vacanze
primaverili: durante queste ultime, Jacob riporta Sascha da suo padre e
le svela le sue vere origini; Livvy inizia a sentire delle voci che la
costringerebbero a passare "al lato oscuro" e l'unico al quale riesce a
confidare tutto è Liam; Bianca e Willhelm riescono a convicere
Elijah a cambiare il contratto, in modo da potersi sposare; Heidi
scopre che il fidanzamento che riteneva sicuro è stato mandato
all'aria dalla matrigna e Trystifer scopre che Mike è un
farshee.
Intanto gli studenti continuano a sparire e manca pochissimo alla Terza Prova del Torneo Tremaghi.
- Tremotino -
giugno 2022, Londra, Villa Grimm
"Hans?"
Eleonore stava attraversando il corridoio quando aveva intercettato con
la coda dell'occhio la figura del fratello: Hansel si trovava davanti
all'albero genealogico dei Grimm, apparentemente intento a scrutarlo.
Intuendo i pensieri del ragazzo, la Corvonero lo raggiunse,
abbracciandolo in vita e appoggiandogli la testa sulla spalla destra,
mettendosi così a sua volta a fissare il punto che - almeno
presumeva - ne aveva attirato l'attenzione.
"Stavo pensando a come il destino, a volte, sembri prendersi gioco
della realtà." Osservò l'ex Serpeverde, sfiorando con la
mano un determinato punto dell'albero genealogico e dando così
conferma alla sorella della veridicità delle sue intuizioni.
I nomi e i volti di Jacob ed Erika Grimm erano proprio lì,
davanti a loro, uniti con la tipica doppia linea che indicava il
matrimonio. E sotto di loro si trovava il nome della loro unica figlia,
Eleanor, nata parecchi anni dopo la sua celebrazione.
"Non che ci abbia mai fatto caso più di tanto, ma me lo sono
chiesto, almeno una volta o due, da dove cavolo fosse uscito quel nome.
Eleanor non era un nome tipico della famiglia Grimm, prima del 1800."
Continuò Hansel, ancora assorto nei suoi pensieri.
"Sul serio con tutti i problemi che abbiamo avuto negli anni, hai perso
tempo a scervellarti su un nome?" Scherzò lei, cercando
così di alleggerire l'atmosfera.
"Ma certo Elly. In fondo quel nome è anche il tuo." Rispose lui
"Papà l'ha soltanto 'inglesizzato' visto che Eleanor è
tedesco. E questo ci riporta al mio
ragionamento iniziale: il destino si è divertito parecchio a
prenderci per il culo. E a ribaltare tutto quanto."
Dal momento che la ragazza non commentò nulla, il cacciatore si
sentì in diritto di continuare. "La sorella di papà, la
zia che non abbiamo mai conosciuto, Eleanor Grimm: uccisa da un lupo
mannaro quando sapeva a malapena camminare. La stessa creatura che ha
utilizzato Jakob per uccidere nostra madre." Continuò stringendo
i pugni "Poi ha cercato di uccidere te utilizzando il medesimo trucco.
Ed ecco il triangolo Jacob -
lupi - Eleanor si ripropone. Senza contare che..." Continuò con
un sorriso strano "Beh, lo sai anche tu che papà è sempre
stato un po' ribelle: il nome Gretel l'ha scelto consapevolmente, in
fondo. Con il tuo voleva soltanto rendere omaggio alla sorella..."
"Ma io ho continuato la strada mettendomi con Daniel." Continuò
la sorella, iniziando a capire il senso del discorso del fratello e
sorridendo appena. "Di nuovo: Grimm, Eleanor e sondereith."
"Ma non il primo." Confermò Hansel "In fondo qualche anno prima era toccato a James, no? E cos'è James, se non la versione inglese del nome Jacob?"
Dopo quell'ultima affermazione, per qualche secondo i due fratelli
restarono in silenzio, intenti a scrutare l'albero genealogico della
loro famiglia, quasi come aspettandosi che quest'ultimo iniziasse a
sputare fuori tutti i segreti che aveva racchiuso negli ultimi secoli.
Poi, di punto in bianco, Eleonore scoppiò a ridere. "E dire che
Jakob era così fiero del suo nome! Se solo avesse saputo il vero
significato nascosto dietro alla fiaba! Non un inno al cacciatore che
uccide il lupo, come abbiamo sempre pensato, ma una metafora: tolta la pelliccia, la lupa torna ad essere una ragazza normale. Come qualunque altra."
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1 maggio 1803, Castello dei Welfenbuttel
Data l'ora tarda e il buio pesto
che ormai filtrava dalle grandi finestre che si trovavano un po' in
tutto il castello, Sascha, dopo aver consumato una cena in compagnia di
alcuni elfi domestici, aveva deciso di recarsi nelle sue stanze per
andare a dormire.
Peccato che, una volta arrivata lì, avesse trovato il suo letto già occupato.
Sbuffando apertamente, la ragazza si avvicinò a Jacob,
intenzionata a fare di tutto per svegliarlo - e anche a farlo
velocemente sloggiare.
"Jacob! Svegliati!"
Peccato che non avesse fatto i conti con il sonno pesante del ragazzo,
che continuò a dormire profondamente, incurante delle sue leggere scrollate.
Finalmente, dopo un bel po' di tempo, il Grimm si decise ad aprire
pigramente gli occhi, rispondendole con un borbottio indefinito che a
lei risuonò più come un grugnito. Seguito dallo
sprofondare nuovamente del suo volto dentro al cuscino. "Sono stanco maledizione! Voglio dormire."
"Beh si da il caso che lo voglia fare anch'io." Rispose Sascha arrabbiata, incrociando le braccia al petto. "Peccato che..."
"E allora mettiti a dormire anche tu, accidenti!" La interruppe irritato il cacciatore.
"Ma ci sei tu nel letto!"
"E allora?" Ribattè lui "Non mi dai mica fastidio!"
Mentre Sascha sgranava gli occhi per quella risposta, arrossendo,
boccheggiando e cercando un modo per ribattere, il ragazzo
approfittò di quell'attimo di smarrimento per alzare il braccio
destro e rilasciare una piccola ondata di energia che la fece crollare
sul letto accanto a lui.
Poi, ignorando sia i goffi tentativi della lupa di opporsi alla cosa
che le sue proteste, la afferrò per la vita per trascinarla al
suo fianco, coprendo entrambi con la pesante coperta e zittendo ogni
mugugno con un bacio.
"Dormi e basta Eleanor. Non è così difficile: basta chiudere gli occhi. Buonanotte."
Pochi secondi dopo, nonostante il corpo rigido della ragazza al suo fianco, si era di nuovo addormentato.
*-*-*-*-*-*
A
un mugnaio con una bellissima figlia capitò un giorno di parlare
con il re e, per darsi delle arie, gli raccontò, mentendo, che
sua figlia sapeva trasformare la paglia in fili d'oro.
Tanto disse e tanto fece che, avendolo reputato convincente, il re alla fine gli credette.
Patton
veva iniziato a strillare come un'aquila, urlando a Camille di mettersi
in salvo e che ci avrebbe pensato lui a proteggerla.
Poi
aveva iniziato a farneticare qualcosa inerente al complotto delle
piante e sul fatto che lui avrebbe dovuto pensarci prima che i libri erano fatti di carta.
Pertanto, secondo la sua modesta opinione, il libro li stava attaccando.
E per quel motivo lui si era sentito autorizzato a dare fuoco, dopo di lui, all'intera biblioteca.
(da cap. 27, Cenerentola)
30 aprile 1803, Durmstrang
"Visto Livvy? Non è necessario avere fantasmi che ti perseguitano per provare istinti omicidi."
Sentendo quelle parole, la tuonoalato deglutì sonoramente,
combattuta tra la voglia di scoppiare a ridere e la reazione che quella
frase sussurratale all'orecchio da Liam - e destinata soltanto a lei - le aveva appena scatenato.
Così come Tyler - che si trovava a poca distanza e che osservare
la scena con occhi sgranati - anche loro erano stati attirati in
quella saletta dalle urla di Camille.
La ragazza infatti, ormai completamente fuori di sè, teneva
stretto Patton - che era piegato su se stesso a causa della forte
differenza di altezza - per il nodo della cravatta e gli puntava la
bacchetta contro mentre gli urlava addosso.
"QUELLO ERA IL MIO LIBRO!"
"Ma Cammie! Ci stava attaccando!"
"MA QUALE ATTACCO! SONO STATA IO!"
"Parli così perchè ti ha confuso con..."
"IL LIBRO NON ERA VIVO! HO UTILIZZATO IO UN INCANTESIMO DI LOCOMOZIONE PER ESERCITARMI, EMERITO IDIOTA!"
"Cammie, tu pensi di aver utilizzato quell'incantesimo, ma in realtà..."
"NON CI PROVARE NEANCHE! NON CI PROVARE NEANCHE A GIUSTIFICARE LE TUE STRONZATE! HAI APPENA BRUCIATO UN LIBRO! IL MIO LIBRO! E VUOI FARE LO STESSO ANCHE CON L'INTERA BIBLIOTECA! TU-SEI-PAZZO!"
"Secondo voi bisogna intervenire?" Domandò a quel punto Tyler in un sussurro preoccupato, incerto su come agire.
"Naaa, Camille se la sta cavando egregiamente anche da sola." Lo
bloccò Liam, sistemandosi meglio sulla poltrona per godersi lo
spettacolo e allungando il braccio per attirare Livvy a sè e
farla sedere sulle sue gambe.
"Veramente intendevo per aiutare Patton." Lo contraddisse il magicospino.
"Scherzi? E togliermi così tutto il divertimento?"
Replicò il wampus mentre le labbra di Livvy, davanti a quello
scambio di battute, si incurvavano in un leggero sorriso. "Lo sai quante volte ho sognato di poterlo fare io?" Continuò Liam abbassando di nuovo la voce ad un sussurro, in modo che solo lei potesse sentirlo "E adesso che lo sta facendo Camille, voglio soltanto godermi lo spettacolo. "
*-*-*-*-*-*
"Ok, adesso basta."
Reyna era appena rientrata nella sua stanza dopo essere stata a lezione
quando si era ritrovata a sbottare infastidita quella frase.
Era uscita quella mattina, lasciando una Heidi sonnolenta nel letto. Ed
era rientrata nel pomeriggio, ritrovando la compagna di stanza nella
medesima posizione, come se il tempo per lei non fosse minimamente
trascorso.
E infatti, nonostante avesse decretato quelle parole con un tono di
voce abbastanza alto, Heidi non si era premurata neanche di alzare la
testa.
"Guarda che sto parlando con te." Continuò imperterrita la
Black, avvicinandosi con convinzione al letto dove l'amica era
sprofondata in uno stato comatoso ormai da giorni, sottraendole con uno
scatto deciso la coperta e le lenzuola. "Non ne posso più di
vederti in quel letto, quindi tirati su, alzati, scegli un vestito da
mettere al posto di quella camicia da notte e, soprattutto, vai a farti un bagno.
Magari non te ne sarai minimamente accorta, visto come sei presa ad
autocommiserarti ma, se non te ne sei accorta tu, lascia che te lo dica
io: tu puzzi."
"Carino da parte tua farmelo notare." Commentò piatta Heidi,
alzando però finalmente la testa per gettarle un'occhiata
perplessa.
"La tua situazione è alquanto orribile e posso soltanto
immaginare come ti senti, ma se non sarai tu la prima a provare a
reagire per cercare di uscirne, di sicuro le cose non si sistemeranno
da sole." Continuò imperterrita Reyna, già considerando
un buon risultato essere finalmente riuscita ad ottenere la sua
attenzione "E di certo restare qui a piangerti addosso non
servirà a nulla. Quindi abbandona quel letto e alzati."
"E tu dici che farmi un bagno mi aiuterà?" Rispose sarcasticamente l'alastyn.
"Ovviamente no. Ma di sicuro aiuterà me a restare in questa
stanza, tanto per cominciare." Replicò l'inglese, ormai decisa
ad ottenere il suo scopo. "Poi, quando sarai pulita e profumata,
potremo provare a pensare a qualcosa. In fondo si sa: due
cervelli sono meglio di uno. Su forza, andiamo: ho allertato prima gli
elfi domestici, quindi la vasca sarà già sicuramente
pronta." Concluse il discorso, tirandola quasi su a forza e
iniziando a spintonarla verso il bagno, senza lasciarle la minima
possibilità di replica.
*-*-*-*-*-*
"Ecco Powell, tieni pure la tua preziosa lettera e completala! Secondo me manca solo il paragrafo dove ti vanti di avere inventato la pietra filosofale!" Lo derise Liam un'ultima volta, prima di dileguarsi velocemente dalla camera da letto.
(da cap. 25, Vacanze primaverili)
Il
re condusse la fanciulla in una stanza piena di paglia, la mise davanti
al filatoio e disse: "Se in tutta la notte, fino all'alba, non fai di
questa paglia oro filato, dovrai morire."
Poi la porta fu chiusa ed ella rimase sola.
La povera figlia del mugnaio se ne stava là senza sapere come
salvarsi, poiché non aveva la minima idea di come trasformare la
paglia in oro.
Fu così che finì per scoppiare in un pianto disperato.
Tu sei pazzo.
Tu sei pazzo.
Tu sei pazzo.
Tu sei pazzo.
Era da ore che Patton se ne restava completamente immobile,
apparentemente intento a fissare la parete bianca davanti a lui, senza
però vederla davvero.
Era da quando Camille gli aveva urlato quella frase che aveva perso completamente il senso della realtà.
Dopo quelle quattro parole, non aveva più registrato nulla di
tutto ciò che era uscito dalla bocca della Serpecorno.
E neanche di ciò che gli stava accadendo intorno.
Non aveva notato l'espressione stupita di Tyler, non aveva visto quella
divertita di Livvy e neanche il ghigno soddisfatto di Liam, felice che
finalmente qualcuno avesse agito al suo posto.
Non aveva neanche fatto caso alla figura del Preside Hartnell il quale,
probabilmente attirato dal trambusto, si era profilato improvvisamente
davanti alla porta.
Nel momento in cui quelle parole
erano uscite dalla bocca della ragazza, ogni discussione e ogni cosa
aveva perso improvvisamente importanza per lui.
Tu sei pazzo.
TU
SEI
PAZZO
Tre parole.
Erano bastate tre parole e improvvisamente Patton Powell aveva smesso di sentirsi completamente invincibile.
Lui non aveva poteri magici che lo rendevano speciale perchè,
come aveva scoperto sin troppo presto, non era l'unico a possederli. Soltanto uno dei tanti.
Non aveva capacità particolari, perchè c'erano persone molto più capaci di lui.
Non aveva un cervello sopraffino, perchè non riusciva neanche a
ricordarsi le regole più basilari della grammatica.
Non aveva un cervello sopraffino, perchè non riusciva a
sbrogliare il mistero che avvolgeva la scuola da quando vi avevano
messo piede.
Non aveva un cervello sopraffino, perchè nonostante tutti i suoi
poteri magici non era mai riuscito a far diventare suo padre ricco come
meritava. L'unico che poteva ringraziare per averlo tolto dalla miseria
era il suo magnanimo Preside.
Lui non era in grado di trasformare la paglia - o qualsiasi altra cosa - in oro,
anche se era ciò che aveva fatto credere ai suoi compagni
schiavi, quando era tornato per la prima volta a casa, dopo il primo
anno passato ad Ilvermony.
Lui era solo un pazzo.
Un piccolo, povero e pazzo ex schiavo che si era soltanto montato la testa.
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Spero
vivamente che il legame tra Patton e la favola di Tremotino sia chiaro:
non è il personaggio di Tremotino che mi interessava, in questo
caso, ma più la questione della povertà del mugnaio, che
però è in grado di sparare bugie abbastanza convincenti
da convincere anche il re.
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