1
Angolo
Autrice:
Ciao
a tutti!
Immagino
che, dato che non ho più aggiornato, vi stavate chiedendo che fine
avessi fatto... ebbene... mi dispiace tantissimo non aver più
pubblicato i capitoli che avevo nel pc ma, purtroppo, ho avuto dei
mesi davvero... di m***a.
Ad
Ottobre hanno dovuto rioperare mia madre con estrema urgenza ed è
stato un periodo davvero faticoso sia dal punto di vista fisico ma
soprattutto, mentale.
Davvero,
se avessi potuto obliviarlo... lo avrei fatto senza ripensamenti.
In
più ho avuto vari problemi anche nella vita privata (ad iniziare
dall'università dove ho avuto la bella idea di cambiare da Scienze
Politiche a Lettere)...
Comunque
per la mia lunga assenza vi chiedo immensamente scusa.
Spero
che possiate perdonarmi e che il capitolo possa ripagarvi (in minima
parte) dell'attesa.
Altri
“misteri” verranno svelati in quello successivo (che è il
conclusivo e poi ci sarà l'epilogo) e se non vi è chiaro qualcosa
non esitate a chiedere.
Buona
lettura
Baci
Vic
:)
CAPITOLO
14:
“La
Fine per Te”
Inghilterra,
intorno all'anno 1000...
L'aria
era fredda e pungente, tipica di un grigio giorno di metà febbraio.
La natura circostante sembrava aver perso la propria linfa vitale,
tant'era l'oscurità che l'avvolgeva, quasi a farla sembrare priva di
vita, esattamente come lo erano gli occhi cristallini del ragazzo che
se ne stava in attesa in mezzo alla radura.
Avvolto
nel suo mantello blu notte, mentre brandiva fra le mani la sua
bacchetta, il giovane attendeva con impazienza l'arrivo degli altri
invitati che aveva fatto convocare con estrema urgenza: i rampolli di
tutte le più famose, ed illustri, famiglie di maghi purosangue di
quell'epoca.
Non
era certo che tutti loro si sarebbero presentati, così come non lo
era il fatto che avrebbero accettato la sua proposta, eppure il
ragazzo non aveva indugiato un'istante di più e si era deciso ad
agire, anche se le probabilità di successo si erano rivelate
piuttosto scarse.
Il
Santo Graal doveva essere nascosto e tenuto al sicuro, prima che
qualche forza oscura cercasse di impadronirsene esattamente come
aveva fatto Morgana mesi addietro.
Un
simile oggetto di valore come quello non poteva e non doveva
finire in mani sbagliate. E lui, Merlino, ne era più che
consapevole.
“Guarda
un po' chi ha portato il vento”
L'ex
serpeverde si mosse in direzione di quella voce cristallina con un
sorrisetto stampato sulle labbra e, sforzandosi di non ridere,
rispose alla provocazione:
“Potrei
dire la stessa cosa, Aqua”
“Tesoro,
sei tu che ci hai convocato ricordi? Era naturale che venissi. Fossi
in te non mi stupirei più di tanto”
La
ragazza si liberò del cappuccio nell'esatto istante in cui si
avvicinò al suo più caro amico e, nel giro di pochi istanti, anche
un'altra figura incappucciata prese forma accanto a lei.
“Aqua,
ti avevo detto di aspettarmi! Sei sempre la solita!”
La
ragazza sbuffò all'affermazione del suo gemello e, sistemandosi
meglio i capelli, rispose a tono alla sua affermazione:
“Sei
tu che sei sempre il solito, Aquarius. Sempre a fare le cose
con una calma esasperante... Non ce l'ho fatta ad aspettarti, sei
così dannatamente irritante!”
“Io?
TU, piuttosto, non fai altro che mettermi ansia!”
“Se
non reggi il confronto non è mica colpa mia, fratellino”
“Figuriamoci,
io sono sempre il top. Ricordatelo, sempre, sorellina”
“Sì,
sì, come vuoi”
Merlino
scoppiò a ridere di punto in bianco, dopo aver assistito a quella
scena, catturando fin da subito l'attenzione dei fratelli Black.
“Beh?
Che hai da ridere?” domandò, con una punta di irritazione,
Aquarius al suo migliore amico.
“Niente,
solo che, gli anni passano ma voi due siete sempre gli stessi
ragazzi”
“E
meno male, aggiungerei!”
“Ovviamente,
Aqua. E, fidati, che ciò non può che farmi piacere”
Incrociando
lo sguardo di entrambi, Merlino tornò serio in volto e si girò più
volte su se stesso alla ricerca di qualcosa. O di qualcuno.
“Immagino
che ti starai chiedendo dove sono gli altri, non è vero?”
“Esattamente,
Aqua. Ma, data la loro assenza, devo dedurre che oltre a voi non
verrà nessun altro, vero ragazzi?”
Merlino
si rabbuiò non appena ebbe terminato la frase ma fu costretto a
ricredersi dopo aver sentito le parole di Aquarius:
“Verranno,
tranquillo amico, hanno solo avuto qualche problema con le loro
famiglie. Ma arriveranno, abbi fede, è solo questione di tempo”
“Lo
spero proprio, Aquarius. Lo spero davvero”
Le
sue iridi brillarono in netto contrasto con l'oscurità che lo
circondava.
Sentiva
il suo immenso potere, scorrergli prepotente nelle vene nell'attesa
di essere liberato.
E
Farley non ci pensò una seconda volta.
In
pochi istanti, le oscure nuvole furono scacciate violentemente dalla
volta del firmamento, per far spazio a qualcosa di più significativo
e potente: il Sole.
Il
Sole e la sua luce splendente.
I
raggi luminosi ricoprirono tutto lo scenario fino a raggiungere le
profondità del sottosuolo.
E
a quel punto, fu un attimo.
Adelaide
dovette coprirsi il volto con entrambe le mani, per quanta luce
scaturì dal buio.
Era
notte fonda, perciò come aveva fatto il Cavaliere del Capricorno a
far apparire il sole di punto in pianto?
Come
era possibile che sole e luna coesistessero nello stesso spazio,
nello stesso istante, alla stessa altezza?
E,
soprattutto, cos'era quel bruciore che le scorreva nelle vene in quel
momento?
“Brucia!”
La
grifondoro si portò velocemente le mani al capo. Sentiva come se la
testa le stesse scoppiando mentre percepiva una sorta di energia
mentale che mai aveva provato in vita sua. E poi... cos'erano tutte
quelle scritte in arabo che non facevano che figurarlesi nella mente?
“Ada!”
Leila,
rinvigorita di energia da quella strana luce quasi artificiale, si
affrettò a raggiungere l'amica con aria preoccupata seguita a ruota
da Keith.
“Ada,
andrà tutto bene. Non agitarti” tentò di rincuorarla il corvonero
ma nulli furono i suoi sforzi... Sbattendo le mani sul terreno ed
iniziando a graffiarlo con le unghie, Adelaide non poté fare a meno
di scattare la testa a destra ed a sinistra in preda al dolore.
“BRUCIA!”
A
quel punto, agitato, Keith si rivolse a Leila:
“Che
sta succedendo? Perché si comporta così?”
“Io...
Keith, io... io non lo so e... le sue mani!”
“Cosa?”
“Le
sue mani... stanno comparendo delle scritte sulle sue mani... ed
anche sulle tue, Keith!”
Il
ragazzo spostò la sua attenzione su quella parte del suo corpo e, se
poco prima era riuscito a mantenere un minimo di lucidità, a quel
punto fu preda dell'ansia. E come Adelaide prima di lui, anche Keith
sentì uno strano bruciore pulsargli nelle vene ma, a differenza
della ragazza, lui non provava dolore.
No,
per niente.
“Forse
credo di capire, quello che ci sta succedendo Leila”
Lui
provava una sorta di esaltazione.
Sì.
Un'
esaltazione mista ad adrenalina.
Una
sensazione che pensava di conoscere da migliaia di anni e, in un
certo senso, era più o meno così.
“E
cosa ci sta succedendo?”
Uno,
due, tre, quattro, cinque...
Ad
uno ad uno, dieci di loro – compresi Iris, Ted, Nox ed Eric - si
ritrovarono più o meno nella stessa situazione in cui si trovavano
lui ed Adelaide. Lo si capiva da come si reggevano gli avambracci,
quasi urlando dal dolore, o dalle scritte che gli erano apparse sulla
pelle.
“MA...
cosa... BRUCIAAA!”
Undici,
se si aggiungeva anche Kiyomaro in quel preciso istante, e dodici se
si contava anche Leila.
Dodici,
come i segni zodiacali...
“MALEDETTI
MOCCIOSI!”
Tredici,
se si contava anche Shade sotto forma di dissennatore.
E,
in poco tempo, tutto gli fu chiaro come l'acqua.
Mabel
guardò la scena, accovacciata per terra, mentre anche Shade iniziava
a dimenarsi sotto i suoi occhi nel vano tentativo di cancellare con
le mani le scritte luminose che gli erano apparse su quasi tutto il
corpo.
Non
dodici, bensì tredici.
Esattamente
come i membri che avrebbero dovuto comporre l'ordine originariamente!
Ecco
perché quella Chloe Shafiq si era guardata bene dal far cacciare
Frederick dall'ordine il prima possibile.
Ecco
perché aveva insistito affinché il membro più anziano dei vecchi
cavalieri, esperto di astronomia, fosse allontanato.
Ecco
perché aveva insistito, fino a manipolare il vecchio Cavaliere
Reggente, affinché cambiasse il numero di posti da tredici a dodici.
Quello
era il Vero Potere che possedevano i Cavalieri degli Ordini.
E
più scrutava fra i ricordi della coscienza di Frederick, e più la
verità non faceva che palesarlesi di fronte.
L'Armonia
dello Zodiaco.
L'antico
potere che legava un cavaliere all'altro amplificandone le
potenzialità.
L'arma
letale dei secoli che si tramandava di generazioni in generazioni ad
ogni successivo cavaliere e che era andata perduta nell'esatto
istante in cui Frederick era stato allontanato.
Ed
ora, grazie a Farley, erano riusciti a ritrovarla.
Dovevano
solo trovare la giusta maniera di canalizzarla.
Kiyomaro
quasi ringhiò non appena percepì il Potere dell'Armonia scorrergli
sotto la pelle.
Aveva
letto di un qualcosa di simile quando era piccolo, in uno dei libri
appartenenti alla famiglia di sua madre, gli Shimizu. E, sebbene in
tenera età si fosse elettrizzato al solo pensiero di un evento del
genere, esserne partecipe era decisamente un'altra cosa. Ma la cosa
gli piaceva.
Oh,
eccome se gli piaceva.
Per
questo non indugiò oltre, non appena lo sentì salirgli fin sopra il
collo e, come liberato da delle pesanti catene d'acciaio, si decise a
liberarlo e lasciarlo scorrere nell'aria.
Una
nube oscura lo avvolse da capo a piedi, mentre una maschera di
scheletro, con due corna appuntite ed un sorriso da malato
psicopatico, prese forma sul volto del giapponese davanti agli occhi
allibiti di Kendra.
Fulmini
e saette si librarono in cielo, generate dalle mani tremanti del
ragazzo, in attesa di essere scagliate contro il suo avversario.
Il
cielo si tinse di rosso misto a scintille dorate.
Se
non l'avesse visto con i suoi occhi, probabilmente non ci avrebbe mai
creduto. Eppure la scena era lì, davanti a lei, più vera che mai.
Ed
anche se il dolore e la paura che sentiva in corpo erano tali da
farla impazzire e terrorizzare, Kendra mantenne lo sguardo con
fierezza davanti a quella scena uscita dall'Apocalisse di San
Giovanni.
Farley,
ormai sommerso dalla luce da lui generata, le rivolse un'occhiata
complice come se si aspettasse una qualsiasi mossa da parte sua. Un
sorriso sghembo si allargò sul suo volto quando quelle iridi
violacee incontrarono le sue gelide come il ghiaccio.
“E'
ora di finirla, una volta per tutte, Kendra”
Un
altro urlo si levò dalle labbra di Adelaide, posizionata proprio
dietro di lei.
Sdraiata
sulla schiena, continuando a reggersi gli avambracci con le mani, la
grifondoro non faceva che dimenarsi sotto gli occhi di Keith e Leila,
graffiandosi ripetutamente la pelle con le proprie unghie.
Kendra
scosse la testa senza parole.
Eppure
tutti gli altri non davano l'idea di star soffrendo, come invece
stava succedendo alla mora.
Che
cosa le stava succedendo da farla soffrire in quel modo?
“E'
perché lei, in fondo, non ha mai accettato i propri poteri”
Come
se le avesse appena letto nel pensiero, Farley le si affiancò
continuando a tenere lo sguardo fisso su Adelaide.
“Cosa?”
“E'
così, la percepisco. Forse è per via di questo strano potere ma
sento come se, una parte di me, fosse legata a quelle di tutti voi.
E' come se fossimo connessi, in qualche maniera. E la sento
chiaramente in Adelaide”
In
effetti, ora che ci faceva caso, era rimasta talmente esterrefatta
dal susseguirsi di tutti quegli eventi che Kendra non si era
focalizzata a sufficienza su quello che stava succedendo dentro di
lei.
Si
voltò a guardarsi la mano destra mentre strane scritte continuano a
ronzarle di fronte, senza sosta, variando continuamente ogni secondo
che passava.
All'inizio
aveva pensato che si trattasse di una qualche tipologia di arabo ma,
più lo guardava e più era convinta che si trattasse di qualcosa di
più... antico? Non sapeva neanche lei cosa fosse ma, qualsiasi cosa
stesse accadendo in quel momento, anche lei non faceva che percepire
onde magiche che non le appartenevano.
Sentiva
scorrere il potere dentro le sue vene eppure, in qualche maniera,
sapeva che non era solo il suo quello che riusciva a captare.
Mosse
lo sguardo in direzione di Kiyomaro, guardandolo attentamente come
aveva fatto poco prima.
Potere.
Ecco
cosa percepiva in lui.
Potere
misto ad esaltazione per quello che stava provando.
Poco
dopo si girò in direzione di Kyla e si focalizzò sulle sue
sensazioni.
Stupore,
ecco cosa sento in lei.
E,
inconsciamente, fece lo stesso anche su di Ian mentre si affrettava a
raggiungere Kyla proprio di fronte a lui.
Preoccupazione
misto a... sollievo? O, per lo meno, qualcosa di simile.
E,
ad uno ad uno, il suo sguardo vagò sulle tredici persone colpite da
quella sorta di incantesimo antico.
Tutti,
ognuno di loro, le stava dando qualcosa senza neanche rendersene
conto. Ed anche Adelaide, mentre giaceva supina in preda al dolore,
inconsciamente le stava mandando qualcosa.
“Resistenza..”
le parole le uscirono in un sussurro, ma Farley riuscì a sentirle
ugualmente.
“Esatto,
lei sta resistendo ai suoi poteri. Per questo sente così tanto
dolore”
“Ma
è terribile”
“Già,
anche perché abbiamo bisogno di lei affinché il potere funzioni nel
verso giusto. Senza di lei...”
Le
parole gli morirono in gola come se avesse timore di pronunciarle e
Kendra capì al volo cosa il moro stesse cercando di dire.
“Senza
di lei...” continuò lei, facendosi coraggio mentre il cuore non
faceva che batterle all'impazzata per la paura.
“...
non vinceremo mai questa guerra”
Non
vinceremo mai questa guerra.
Le
parole le risuonarono nella testa per quella che le parve un'eternità
senza fine.
Ok,
forse 'un'eternità senza fine' era a dir poco un'esagerazione, ma
proprio non riusciva a fare a meno di ripetersi quelle parole nella
testa.
Senza
di lei, non vinceremo mai questa guerra.
“LURIDI
RAGAZZINI SCHIFOSI! INGHIOTTIRO' QUESTO MONDO CON LA MIA OSCURITA' E
CREPERETE FRA LE FIAMME DELL'INFERNO, PAROLA MIA!”
Le
urla disumane di Shade sovrastarono l'aria ed interruppero il flusso
dei suoi pensieri riportandola alla realtà.
Ancora
non aveva capito bene cosa avesse fatto di preciso Farley ma una cosa
era certa: nel momento esatto in cui lei aveva riportato “alla
vita” (se così possiamo dire) la coscienza di Frederick, tutto
aveva iniziato a muoversi. Ed anche se era Shade quella che
presenziava al posto del suo padrone, in quel momento, la situazione
poteva definirsi una vera e propria botta di fortuna.
Avevano
una sola possibilità e Mabel non aveva intenzione di sprecarla.
Senza
contare il fatto che Shade aveva appena minacciato di inghiottire il
mondo nelle tenebre e, da quello che riusciva a percepire da quella
sotto specie di spettro, non stava scherzando per niente.
No,
non l'avrebbe mai permesso!
Si
alzò di scatto dal terreno e, con una carica che quasi non le
apparteneva, si affrettò a raggiungere Kyla ed Ian.
“E'
il nostro momento” le sussurrò l'americana non appena la
raggiunse.
“Abbiamo
una sola possibilità” continuò Ian posizionandosi al suo fianco,
stringendo forte la mano di Kyla nella sua.
Una
folata d'aria improvvisa scompigliò i capelli (ormai arruffati) di
entrambe le ragazze poco prima che una voce roca e profonda iniziasse
a parlare:
“E
non possiamo permetterci di sprecarla”
Gli
occhi di Mabel incrociarono quelli di Kiyomaro non appena si voltò a
guardarlo mentre, al suo fianco, si posizionarono anche Kendra e
Farley.
Ognuno
di loro era una persona diversa e con una propria personalità.
Eppure in quel momento un solo sentimento non faceva che infiammare
le iridi di tutti loro.
Determinazione.
Volevano
vincere e dovevano vincere.
E
loro avrebbero vinto se avessero unito le forze, ne era sicura.
Ian
si voltò a guardare Kyla mentre, con il pollice, disegnava piccoli
cerchi immaginari sul dorso della mano della ragazza.
Forse
questa potrebbe essere l'ultima volta che la guardo.
L'inglese
si morse il labbro inferiore proprio mentre i suoi occhi incrociarono
lo sguardo dell'americana.
Il
cuore di Kyla batteva all'impazzata mentre teneva lo sguardo fisso di
fronte a lei su quella sorta di dissennatore. Sapeva cosa sarebbe
successo da lì a breve e, proprio mentre cercava di rilassarsi con
respiri profondi, delle emozioni che non le appartenevano iniziarono
a pizzicare lo strato superiore della sua pelle generandole una
sensazione irritante.
Avvertendo
un leggero brivido di paura, si girò alla sua sinistra incrociando
lo sguardo muschiato del ragazzo che le teneva la mano.
I
suoi occhi si soffermarono, poco dopo, sulle sue labbra leggermente
inumidite dai suoi stessi denti ed un morsa al cuore le attorcigliò
lo stomaco.
Trasformando
la sua collana in un'arma, con l'altra mano libera, Kyla strinse più
forte quella del ragazzo poco prima di attirarlo a sé e baciarlo
appassionatamente sotto lo sguardo di tutti gli altri ragazzi.
Ma
degli altri, a dire il vero, non gliene poteva fregare assolutamente
niente per questo approfondì quel contatto portando entrambe le sue
braccia al collo di lui.
Restarono
così per quelle che parvero ore e si staccarono solo quando il
bisogno d'aria nei polmoni fu necessario ad entrambi.
Ian
portò la sua mano sulla guancia di Kyla accarezzandola leggermente.
Non
avevano bisogno di parole, dato che gli occhi di entrambi parlavano,
talmente erano carichi di emozioni.
Trascinando
la mano verso il suo fianco, Ian appoggiò la sua fronte su quella di
lei poco prima che scariche di elettricità prendessero forma,
all'esterno del suo pugno, attorcigliandosi per tutto il braccio.
Un
altro generato da Shade ed entrambi tornarono alla realtà.
“Tocca
a noi” gridò forte Farley preparandosi per la battaglia.
“Come
facciamo con Adelaide? Abbiamo bisogno di lei”
“Ci
penserò io a lei, Kyla, voi occupatevi di Shade” rispose Mabel
senza staccare gli occhi di dosso alla mora che ancora se ne stava
stesa per terra fra Leila e Keith.
Nessuno
di loro disse niente.
Posizionati
tutti su una fila orizzontale, ognuno di loro richiamò a sé tutte
le energie necessarie.
Poi,
come destati da un sogno, i muscoli di tutti loro si mossero
all'unisono, esattamente come i battiti dei loro cuori.
Mentre
Farley, Ian, Kyla e Kiyomaro schizzarono in avanti verso Shade, Mabel
si affrettò a raggiungere Adelaide mentre il cuore minacciava di
schizzarle via dal petto.
In
un attimo fu al suo fianco e, nella stessa frazione di secondo, le
sue mani furono sulle sue tempie.
Inspirò
profondamente e chiuse gli occhi poco prima di lasciar fluire il suo
potere nella ragazza.
Infine,
fu nella sua testa proprio mentre il primo fulmine si schiantò sul
terreno accanto a Kiyomaro.
Adelaide
fluttuava, sospesa in un vortice di pensieri e ricordi, nella parte
più profonda del suo io.
Il
dolore che percepiva fino a poco prima era completamente svanito nel
nulla ed ora si sentiva in pace con la realtà che la circondava,
esattamente come quando era piccola ed i suoi genitori la portavano
al mare durante le vacanze estive.
A
quei tempi il suo unico pensiero era quello di dover creare delle
piccole sculture con la sabbia, mentre si alternava fra un tuffo in
acqua ed il calore dei raggi solari sulla propria pelle.
Adorava
andare al mare. Ed ancor più adorava quando, dopo aver fatto una
bella nuotata spezza braccia, si ritrovava a riposare sulla
superficie facendo il così detto “morto a galla”, allargando le
braccia e le gambe e rivolgendo i palmi in direzione del cielo. In
quel momento si sentiva come se niente avesse mai potuto farla
sprofondare nell'oscurità degli abissi proprio sotto di lei. Si
sentiva leggera, libera e senza alcuna preoccupazione al mondo. E lei
adorava quella sensazione di serenità.
Con
gli occhi ancora chiusi, mentre immaginava la densità dal mare sotto
le sue mani, uno schianto ruppe il silenzio e la calma che l'avevano
invasa.
Un
rumore secco, assordante e potente che la fece ridestare dall'abisso
in cui era stata trascinata dalla sua stessa paura di affrontare i
suoi poteri.
In
un attimo recuperò i ricordi delle azioni appena accadute. Si
ricordò di Farley, della luce, di Shade e degli sguardi di Keith e
di Leila su di lei mentre si dimenava dal calore che le infiammava le
vene.
Il
dolore.
A
quell'ultimo ricordo sussultò rannicchiandosi su se stessa.
Ora
non fluttuava più nel nulla ed il suo corpo era premuto contro un
gelido e solido pavimento colore dell'ossidiana.
“Adelaide,
Ada mi senti?”
La
domanda le arrivò come se risuonasse in lontananza da chissà quale
parte del suo cervello.
“Ada,
abbiamo bisogno di te, ti prego riprenditi”
Non
vedeva nessuno, da quella misera prospettiva, se non la distesa
infinita del pavimento sotto di sé. E, ad essere sinceri, non ci
teneva neanche a starla a sentire.
“Ada,
ti prego, ti supplico...”
Un
altro schianto fece sussultare la grifondoro e riuscì a farla
smuovere leggermente da quella posizione.
L'aveva
visto chiaramente e, nello stesso istante in cui era guizzato davanti
ai suoi occhi, non aveva fatto che ripetersi “che cosa ci fa qui un
fulmine?”
E
la sua domanda aveva trovato risposta quando la realtà attorno a lei
aveva iniziato a riaffiorare, piano piano, sotto i suoi occhi.
Terrorizzata
da quella visione, proprio mentre riusciva a percepire di nuovo
quell'energia opprimente nelle sue vene, la ragazza si portò le
braccia a copertura degli occhi.
Aveva
paura.
Aveva
paura di quella forza che non faceva che urlare prepotentemente di
essere liberata da ogni singolo poro della sua pelle.
Lei,
che per causa dei suoi poteri, non aveva fatto che isolarsi dal resto
del mondo per anni ed anni.
Ora
lo ricordava. Era per quello scherzo di cattivo gusto che il Pilastro
della Magia le aveva tirato che non aveva fatto altro che vivere anni
di solitudine.
La
stessa solitudine che l'aveva allontanata dall'avere delle amicizie
stabili ed un amore stupido come tutte le altre ragazze della scuola
che avevano la sua stessa età.
Un
amore...
Uno
strano calore, completamente diverso da quello che le bruciava nelle
vene, si espanse dentro di lei. Partì dallo stomaco fino a
raggiungere ogni angolo del suo corpo, facendo sì che abbassasse le
braccia fino alla pancia, come se stesse abbassando le proprie
difese.
“Ada...”
Questa
volta la voce non era la stessa che l'aveva chiamata prima. No, era
maschile. Molto più decisa, ma incredibilmente più dolce rispetto
alla prima. Ed Adelaide l'avrebbe riconosciuta anche tra un milione
di voci confuse.
“Ada”
L'immagine
di Eric prese forma proprio davanti a lei mentre, tornata
all'oscurità precedente, iniziava a tendere la mano verso di lei.
Un
sorriso caldo e sincero, come lo era sempre stato il suo padrone.
Se
non avesse avuto quel fattore plus probabilmente Adelaide non avrebbe
mai incontrato Eric. Forse non sarebbe mia uscita fuori da quella
specie di depressione che l'aveva avvolta per così tanti anni. Non
avrebbe mai conosciuto Leila, che l'aveva aiutata quando si era
trattato di uscire con Eric la prima volta, oppure Keith che, non si
sa per quale motivo, aveva fiducia in lei e nelle abilità. E così
pure Mabel con la quale era riuscita a sbloccare la coscienza di
Frederick, liberando Scorpius dalla morsa di Shade. Ed anche tutti
gli altri ragazzi che speravano che lei si riprendesse il prima
possibile per poterli aiutare in quella battaglia.
Non
li vedeva ma li sentiva.
E
sentiva che erano impazienti di averla con loro su quel campo di
guerra.
Se
lei non fosse così lei tutto questo non sarebbe mai potuto
accadere e la verità di quelle parole le accecò la vista in
quell'angolo oscuro del proprio inconscio.
“Adelaide”
Non
riusciva più a vedere niente, tant'era la luce che la circondava,
eppure quel dettaglio non le interessava.
Voleva
solo afferrarla con tutte le sue forze e non lasciarla mai più
andare.
E,
senza neanche sapere come, fu esattamente ciò che fece.
In
pochi istanti tutto attorno lei fu inondato di luce.
Adelaide
non poté che esserne più felice.
Nell'esatto
istante in cui Adelaide aprì gli occhi, elargendo la sua energia,
anche gli altri ragazzi sentirono la forza aumentare a dismisura
dentro di loro.
Ora
erano tutti dentro l'Armonia dello Zodiaco. Tutti loro ora potevano
definirsi quasi come una sola anima ed anche se, dentro quel cerchio,
Shade era considerata il tredicesimo cavaliere – e quindi godeva
anche lei di quel potere – la cosa perse quasi del tutto valore
agli occhi di Farley.
Alzò
gli occhi al cielo mentre, battendo con forza le mani sopra la sua
testa, sprigionò ancora di più il suo potere.
Il
sole si tinse di nero mentre la luna si tinse di rosso.
Sole
Nero e Luna Rossa, esattamente come il nome degli ordini che
costituivano i cavalieri.
Farley
sogghignò non appena la sua mente generò quel pensiero.
Ma
tu guarda, ecco perché si chiamano così.
Kiyomaro
accanto a lui scattò non appena Shade fu nella sua traiettoria.
Con
un urlo disumano, facendo scattare le braccia verso il basso, due
fulmini gli si posizionarono nelle mani e, come se fosse una versione
in miniatura di Zeus, li scagliò in direzione della sua avversaria.
Shade
si portò entrambe le braccia a copertura del volto ed uno scudo di
oscurità inghiottì i fulmini del ragazzo.
Ridacchiando
dietro la coltre oscura, con gli occhi scintillanti, si rivolse al
giapponese in tutta la sua arroganza:
“Tutto
qui quello che sai fare? Da un discendente del vecchio cavaliere del
Cancro, mi aspettavo di meglio. D'altronde...” fece un passo avanti
non appena la nuvola svanì fra lei e Kiyomaro “... è stato
proprio quel grandissimo bastardo a relegarmi nell'Oltretomba”
continuò la sua avanzata senza che alcun segno di paura le contrasse
il volto “L'ho già sistemato quel grandissimo stronzo ma niente mi
vieta di sistemare anche te, questa volta”.
Una
sorta di serpente oscuro le si attorcigliò sul braccio sinistro poco
prima che lo lasciasse andare e prendesse le dimensioni di un'enorme
frusta di oscurità.
Cavolo,
quella tizia ne aveva di fantasia per creare una cosa del genere.
Shade
la scoccò sul terreno accanto a lei prima di indirizzarla verso
Kiyomaro.
Il
ragazzo fece per proteggersi ma, poco prima che l'arma potesse
abbattersi su di lui, un fendente la spezzò a mezz'aria, facendola
precipitare sotto i suoi occhi.
“MA
COSA...”
Leila
ridacchiò non appena il suo sguardo incontrò quello di Shade, in
preda all'ira.
“Desolata
di averti rovinato la festa, ma tu...” agitando velocemente le
braccia, incrociandole al suo petto, Leila materializzò le due
scimitarre d'acqua che aveva creato proprio sopra la sua testa.
Aguzzò
gli occhi, mentre questi iniziarono a brillare di un innaturale
colorazione ramata, ed affermò:
“...Tu
non farai proprio niente a nessuno di loro”
Shade
urlò, ancor più fuori di sé dalla rabbia, prima di precipitarsi in
direzione della strega di Salem.
Leila
portò le braccia in avanti mentre, muovendo le gambe, si preparava
in una posizione di difesa. Le lame si spiegarono accanto a lei in
segno di protezione ma, poco prima che Shade potesse anche solo
avvicinarsi, la ragazza fu spinta alla sua sinistra da una strana
scarica di elettricità color cobalto.
Leila
si girò dalla parte dove provenivano quelle scariche ed incrociò lo
sguardo perlescente di Ian.
Accanto
a lui, Kyla impugnò la sua lancia nella mano destra e, con un agile
colpo del polso, la lanciò dritta contro di Shade in direzione del
suo torace.
Leila
sperava davvero di vederla impalata, nel giro di due secondi, quella
sorta di spettro. Purtroppo, si era dimentica di quello che la
ragazza era in grado di fare.
Pochi
istanti prima che la lama le trafiggesse il torace, Shade mutò nel
dissennatore con la maschera. Prese l'arma nella sua mano con una
facilità impressionante e la spezzò proprio sotto gli occhi della
sua proprietaria.
“Merda”
A
Kyla gli si accapponò la pelle mentre vedeva la sua lancia cadere
per terra, dopo essere stata spezzata con una facilità
impressionante.
Shade
lesse il terrore negli occhi di tutti loro mentre, lentamente,
iniziavano ad indietreggiare trattenendo il fiato.
“E'
la vostra fine cavalieri” sfoderando un sorriso malefico, la
ragazza si decise a rimutare nella sua forma 'umana' e si preparò ad
attaccare richiamando a sé l'oscurità.
Stava
proprio ricreando i tentacoli di poco prima quando, di colpo, le sue
mani furono bloccate ed inchiodate al terreno.
Le
radici degli alberi si mossero fino a raggiungere il suo collo, nel
tentativo di piegarla completamente verso il terreno.
“Ma
non penso proprio!” la voce di Kendra riecheggiò in quella parte
del giardino mentre, grondando sudore dalla fronte, si concentrava
per tenerla fissa verso il basso.
“Ada,
Mabel. Adesso!”
Shade
ebbe come una sorta di deja-vù quando vide entrambe le ragazze
avanzare nella sua direzione e, se poco poco prima pensava di avere
tutto sotto controllo, ora non ne era più così sicura.
I
suoi occhi, dai quali si riusciva a scorgere chiaramente il terrore,
si focalizzarono sugli astri nel cielo.
Fin
che il sole nero e la luna rossa fossero stati presenti, tutti loro
avrebbero goduto dell'Armonia dello Zodiaco. Di conseguenza i poteri
di tutti loro si sarebbero amplificati se tutti e tredici i membri
fossero stati presenti nello stesso istante, nello stesso spazio
vitale.
Queste
erano le regole che avevano imposto Merlino ed i suoi amici il giorno
in cui avevano creato gli ordini. E lei le conosceva a mena dito,
esattamente come conosceva alla perfezione il modo per bloccare tutto
quell'insulso teatrino in cui lei, alla fine, era diventata la
vittima.
Sapeva
che doveva distruggere o il sole o la luna per porre fine alla sue
sofferenze. Voleva poterlo fare e doveva farlo assolutamente. Eppure,
quando tentò di rilasciare l'oscurità dal suo corpo – affinché
raggiungesse o uno o l'altro – i suoi tentativi furono vani.
Scattò
la testa verso il basso, ringhiando come un animale in gabbia, non
appena Adelaide si insinuò nella sua mente ed iniziò a manipolarla.
“Non
ci pensare neanche”
Affermò,
a denti stretti, la mora non appena capì le intenzioni di Shade.
La
battaglia stava per giungere al termine. Ormai era palese ad ognuno
di loro ma Shade non era intenzionata a perdere. Non aveva perso quel
giorno contro i vecchi cavalieri e non avrebbe perso, oggi, con
quelli nuovi.
Ne
era certa. E fu solo per uno strano miracolo che riuscì ad alzarsi
in piedi, liberando il suo potere, e liberandosi dalla stretta di
Kendra.
Mutò,
di nuovo, il suo corpo in quello del dissennatore quando l'onda
d'urto si riversò su ognuno di loro, cogliendo l'attimo a suo
favore.
Richiamando
a sé tutta l'oscurità necessaria, levò le braccia al cielo mentre
sentiva le sue vene sul punto di esplodere per lo sforzo. Se avesse
continuato di questo passo, probabilmente, sarebbe morta per via
dello sforzo ma se comparava questo gesto folle al fatto che,
sicuramente, se non avesse fatto niente sarebbe morta lo stesso...
beh. Non ci pensò due volte a caricarsi come una sorta di bomba
umana.
Se
devo morire, moriranno anche tutti loro. E se morirò potrò comunque
continuare a vivere nell'Oltretomba grazie alla mia maschera. E,
forse potrò tornare di nuovo, un giorno, su questo mondo. Nessuno
potrà fermarmi. Nessuno!
Un
tornado prese forma nell'aria mentre Shade continuava, e continuava
senza sosta, nella sua folle impresa. La maschera kabuki le volò via
dal volto senza che neanche se ne rendesse conto. E quello fu proprio
un errore imperdonabile da parte sua.
Spalancando
le mostruose fauci per rilasciare l'ennesimo urlo disumano, brandelli
del suo corpo iniziarono a spargersi tutti intorno a loro.
Luce
ed ombra coesistettero fino a che Farley continuò a reggere, con non
poca fatica, entrambi gli astri nel cielo.
Poi,
quando ormai tutto sembrava perduto, una voce si levò dietro quella
dei cavalieri.
“Expecto
Patronus”
Il
serpente di luce generato, tuttavia, non raggiunse mai il suo
avversario a causa della troppa debolezza del suo padrone. Si
affievolì e svanì nell'aria.
Reggendosi
a mala pena in piedi sulle proprie gambe, Scorpius tentò il
possibile con la sua bacchetta.
Gli
occhi di Lily, sbarrati, si voltarono verso la direzione del ragazzo
chiedendogli cosa stesse cercando di fare.
“E'
un dissennatore no?”
“Non
è proprio un dissennatore, non so se c'hai fatto caso”
“Lo
so, Lily, ma tu hai un'idea migliore di questa? Almeno sto tentando
di fare qualcosa io e si tratta comunque di un qualcosa di oscuro.
Quindi... tanto vale tentare. Expecto Patronus!”
Il
serpeverde ci provò di nuovo e questa volta, a differenza di prima,
l'animale di luce raggiunse Shade e la trafisse ad una spalla
distraendola dal suo operato.
Per
un nano secondo tutto sembrò bloccarsi sotto gli occhi di tutti
loro, per poi ricominciare non appena Shade si riprese dal colpo
subito.
A
quel punto, però, la speranza si riaccese di nuovo in ognuno di loro
e fu quella che spinse anche i giovani Potter a produrre l'incanto
Patronus.
Prendendo
fra le mani Samantha, anche Killian prese la sua bacchetta e produsse
lo stesso incantesimo.
Il
giardino fu sempre più inondato di luce e questo spinse ognuno di
loro a dare il meglio di sé mentre l'anima di Shade iniziava a
sgretolarsi sempre di più.
Quando
anche l'ultimo animale luminoso l'ebbe trafitta al torace, in preda
al panico ed allo stremo delle forze, Shade tentò la fuga.
“No,
non è possibile” continuò a ripetere mentre, svolazzando di qua e
di là, tentava di raggiungere la Porta dell'Inferno del Castello.
“Fermatela!”
urlò Farley accasciandosi al suolo a causa del troppo sforzo.
Ruppe
la connessione con gli altri, mentre il sole lasciava lo spazio alla
luna nel cielo e le scritte iniziavano a svanire sulla sua pelle.
Kendra
richiamò a sé le sue ultime energie e fece materializzare dei tuoni
alati nel cielo che generarono fulmini, scagliandoli senza sosta sul
corpo di Shade.
Kiyomaro
colse l'occasione per massacrarla anche lui con il suo potere e lo
stesso fece Ian al suo fianco.
Adelaide
la costrinse a rimanere bloccata a terra grazie anche all'aiuto di
Sam che non faceva che impartire ordini verbali. Mentre Ada la
torturava nella testa, Sam la massacrava all'esterno con ordini che i
suoi muscoli non potevano obiettare. Ed anche se era rimasta
incosciente per gran parte del suo tempo, all'ultimo sentì il
bisogno di essere d'aiuto ai cavalieri esattamente come avevano fatto
Killian, Albus, Lily e Scorpius.
Ma
il colpo finale fu decisamente per merito di Lavi.
I
suoi occhi brillarono quando richiamò a sé le sue energie ed anche
se il desiderio precedente gli era costato un enorme fatica fisica,
niente lo fermò dall'esprimere la sua sentenza verso la giovane
donna che aveva davanti.
Respirò
a fondo prima di riuscire a rialzarsi.
Camminò
lentamente nella sua direzione, alzando il braccio sinistro mentre
stringeva il pugno fra le mani.
Il
battito del suo cuore rallentò e si bloccò per un attimo prima di
pronunciare le fatidiche parole e poi... E poi...
“Sparisci
dalla faccia di questa Terra...” il cuore riprese a battere con un
suono sordo nel suo torace “...non fare mai più ritorno...”
Shade si contorse sotto le scariche dei fulmini mentre le parole
risuonarono chiaramente all'interno della sua testa. In tutto quel
delirio non avrebbe dovuto neanche sentirle eppure erano lì,
impresse nella sua testa, e scandite con una precisione incredibile.
“...
e lascia riposare in pace il tuo padrone, una volta per tutte”.
L'ultima
frase risuonò nell'aria come il gong di un orologio alla mezza
notte.
Shade
si bloccò, spalancando le braccia verso l'alto e alzando la testa.
Luce.
Ormai
vedeva solo la luce.
Non
sapeva neanche più se i fulmini si stessero ancora scagliando su di
lei e, a quel punto, la cosa non gli importò assolutamente.
Si
sentiva in pace, quasi come liberata da un peso che l'aveva tenuta
inchiodata sulla Terra per tutti quegli anni. Eppure era strano
perché quella era una sensazione che sapeva che non gli apparteneva.
“Ma
certo...” inspirò profondamente, inalando il suo ultimo respiro.
“...
queste emozioni sono le tue vero, Frederick?” reclinò la testa di
lato. Gli occhi divennero vitrei mentre qualsiasi segno di vita non
fece che abbandonarla.
Il
suo corpo iniziò a sgretolarsi sotto gli occhi di tutti loro mentre
delle piccole luci presero a fluttuare in aria, staccandosi da esso.
Per
un attimo queste si unirono fra di loro proprio sopra di lei e la
paura si impossessò nuovamente del volto dei ragazzi, come se si
aspettassero il peggio.
Ma
ormai il peggio era passato.
Frederick
riacquistò le sue sembianze nell'esatto istante in cui di Shade non
rimase più niente. Gli smeraldi del ragazzo incrociarono quelli di
tutti loro mentre sul suo volto si levava in sorriso sereno. I suoi
occhi indugiarono un attimo in più su quelli di Leila, proprio
mentre accanto a lui si realizzava una forma di una ragazza identica
a Kyla.
Bluebell
gli prese la mano e gli rivolse un sorriso carico d'amore, quel tipo
di sentimento che solo una sorella sa dare ad un fratello. Ed anche
se non erano fratelli di sangue, era come se lo fossero sempre stati.
Frederick
la prese in braccio e la fece volteggiare in aria come Leila aveva
visto fare alle due figure nella sua visione, quelle che erano uscite
dal carillion. Poi, fra una risata ed un'altra, i due se ne andarono
librandosi nell'aria sotto forma di tante piccole luci luminose.
Era
finita.
To
Be Continued...
Piccola
noticina per voi che siete SOPRAVVISSUTE A BEN 15 PAGINE DI CAPITOLO:
Davvero,
ragazze, mi complimento con voi e, se devo essere sincera, mi sono
immaginata per tutto il tempo le vostre facce mentre affermavate:
“Ma
questa Shade non crepa mai?!” xD
Comunque,
vi chiedo ancora scusa per il ritardo e spero che il capitolo vi sia
piaciuto.
Il
prossimo sarà lo special su Leila.
Baci
^^
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