Leila
Angolo
Autrice:
Ciao
a tutte, ecco a voi lo special su Leila ^^
Ci
ho messo un po' per pensare a cosa scrivere su di lei e volevo fare
un qualcosa che mettesse in evidenza il suo carattere forte,
competitivo e la sua testardaggine.
Spero
di essere riuscita nell'intento e che vi piaccia.
Il
prossimo special sarà quello su Lavi e, per ultimo, ho deciso di
regalare a due autrici uno “special-dello-special” per risolvere
una piccola questione rimasta in sospeso.
Vi
ho incuriosito un pochino? Spero di sì.
Buona
lettura :)
Baci
Vic
P.S.
Da oggi
aggiornerò un capitolo ogni due/tre giorni.
Quindi
il prossimo arriverà sicuramente o mercoledì o giovedì sera.
Questa
storia doveva già finire da mesi quindi alla fine ho deciso di
chiuderla, definitivamente, entro marzo.
CAPITOLO
SPECIAL 9:
“Leila”
Gutta
cavat lapidem – La goccia scava la pietra
(Lucrezio)
Il
gelo di Londra le penetrò attraverso la pelle fin dentro le ossa,
costringendo una piccola Leila di appena sette anni a stringersi
maggiormente dentro il suo cappotto color rosso fragola.
L'aria
era fredda e nebbiosa e si può dire che la nostra dolce Leila non
fosse proprio un'amante dell'inverno. Anzi, se avesse avuto la
facoltà di variare le stagioni, probabilmente avrebbe imposto
l'estate 365 giorni l'anno.
Ma,
anche se mesi prima era riuscita a far levitare i biscotti che sua
madre le nascondeva sul ripiano più alto della cucina, purtroppo
dubitava seriamente di poterci riuscire. Il ricordo della fatica che
aveva fatto per prendere quel barattolo, ancora le faceva accapponare
la pelle.
Forse
con l'aiuto di suo padre ci sarebbe riuscita.
Certo
Erwin Redmund sapeva fare delle magie strabilianti, d'altronde era
proprio da lui che aveva ereditato questa capacità, ma, in fondo in
fondo conoscendo il carattere di suo padre dubitava seriamente che
l'avrebbe mai aiutata in una cosa del genere.
Avrebbe
rifilato il solito discorso sulla sicurezza magica e blablabla. Un
copione che Leila conosceva fin troppo bene per avere appena sette
anni.
“Allora
tesoro, sei pronta per la partenza?”
Una
donna slanciata, dai lunghi capelli color cioccolato, si inginocchiò
di fronte a lei per sistemarle meglio la zip del cappotto e la
sciarpa al suo interno. Poi, con fare affettuoso, le accarezzò la
guancia con le sue lunghe dita affusolate, prima di scoccarle un
bacio sulla nuca.
“Sì,
mamma”
Sua
madre, Rose Hendort in Redmund, a differenza del padre, era una
normale donna americana che si era trasferita a Londra dopo gli studi
universitari. Poco dopo aveva trovato lavoro presso un'azienda di
fama internazionale e, dopo aver incontrato Erwin casualmente al bar
sotto il suo ufficio, si era sposata con un mago inglese ed era
rimasta in Inghilterra per tutto quel tempo.
Ma
ora, a distanza di anni, aveva ricevuto una generosa offerta di
lavoro in America, ad Orlando per la precisione, e mai come in quel
periodo la donna si era scoperta desiderosa di tornare in patria.
La
vita a Londra era stata davvero generosa con lei ma, come si dice,
non c'è posto migliore di casa propria. E, per una donna abituata a
vivere a due passi dal mare, il clima nebbioso della capitale inglese
era davvero un'agonia senza eguali.
Motivo
per cui, dopo averne parlato col marito, Rose aveva deciso di
accettare il lavoro in Florida e portare Leila con sé.
Erwin,
d'altro canto, aveva affermato che avrebbe continuato a vederle nel
week end utilizzando una passaporta e, visto che il lavoro per l'uomo
si stava facendo sempre più impegnativo, aveva preso bene la notizia
della moglie. Anche se poteva sembrare un po' burbero e rozzo, era
una persona dalla mentalità aperta e che rispettava molto le scelte
della moglie. Ed era proprio per quell'aspetto del suo carattere che
Rose si era innamorata di lui e non ne era rimasta intimidita quando
aveva scoperto che era un mago.
“Mamma”
“Dimmi
amore”
“Ma
perché dobbiamo prendere per forza questo... aereo, e non possiamo
usare una passaporta come fa papà?”
Rose
sorrise mentre prendeva per la mano sua figlia, indirizzandola ad
oltrepassare il gate, per raggiungere l'aereo che le avrebbe portate
in America.
“Perché
papà ha dei poteri che mamma non ha, amore mio, per questo ci tocca
l'aereo come a tutte le persone normali”
“Uff...
Che pizza”
Rose
ridacchiò al broncio di Leila.
“Già,
è proprio vero, che pizza”,
“E
quindi quando arriveremo là?”
“Fra
tante, tante, ma proprio tante ore”
“E
lì sarà come qui? Voglio dire... piove sempre come qui, lì?”
“No
tesoro mio, come dice un detto, ad Orlando c'è il sole tutto l'anno”
“Il
sole tutto l'anno?”
“Sì,
il sole tutto l'anno” Leila iniziò a saltellare a
quell'affermazione. Che qualcuno lassù gli avesse letto nel pensiero
e l'avesse accontentata? Non lo sapeva ma, chissà perché, dopo aver
saputo una notizia del genere non vedeva l'ora di raggiungere la
tanto famosa America.
L'estate
stava per giungere al termine, e quella era l'ultima settimana di
vacanza prima che ricominciassero le lezioni. Poi, dal primo
settembre, avrebbe ricominciato a riandare a scuola come ogni anno e
non avrebbe più avuto modo di rivedere il suo amore: il mare.
Per
questo, voleva godersi quella settimana e viverla come se non ci
fosse un domani.
Perché,
nella sua testa, era come morire quando stava lontano dall'acqua. E
la cosa non le piaceva affatto.
“Leeiiiiilaaaaaa,
ti sei incantata o ti decidi a venire?”
Leila
distolse lo sguardo dal cielo privo di nuvole per rivolgerlo in
direzione della sua migliore amica, Bambi Huckleberry, che se ne
stava spaparanzata sulla sua tavola da surf a metri e metri di
distanza da lei, sventolando una mano nella sua direzione.
“Oppure
non mi vorrai dire che hai paura?” continuò la bionda.
Paura?
Ma chi, lei?
Di
Leila si poteva dire qualsiasi cosa tranne che fosse una codarda e,
per una ragazza determinata come lei, quella gara di surf che avevano
inscenato quella mattina era niente paragonato alla passione che le
riempiva il petto ogni volta che cavalcava le onde.
Bambi
l'aveva praticamente buttata giù dal letto alle sette di mattina,
tanta era la voglia di surfare. E se si pensi che non era solo la sua
migliore amica ma anche la sua vicina di casa, non era impossibile
immaginarsi altre volte in cui era accaduta la stessa scena.
Come
il copione che suo padre le recitava di continuo, ogni volta che
tornava dal lavoro durante il week end, lo stesso lo si poteva dire
delle azioni di Bambi. E, anche se non era una strega come lei, Leila
apprezzava più di gran lunga la sua compagnia che non quella delle
sue compagne di scuola, tutte figlie di maghi purosangue.
Non
che si sentisse inferiore rispetto a loro, anzi, solo che lei era una
persona competitiva, orgogliosa, studiosa, testarda e difficilmente
si lasciava intimidire da delle galline la cui unica particolarità
fosse quella di possedere un patrimonio che neanche sapevano gestire.
No,
decisamente non invidiava la loro vita ma preferiva di gran lunga la
sua, con sua madre, suo padre e la sua migliore amica. Che non fosse
una strega, poi, beh non aveva molta importanza.
“Allora?
Ti decidi a venire o no? Guarda che fra mezz'ora è ora di pranzo ed
io sto morendo di fame, sappilo, quindi non ci penserò due volte a
mollarti qui per raggiungere il mio cibo!”
Iniziando
a nuotare nella sua direzione, e ridendo a più non posso, Leila
raggiunse velocemente la sua amica prima di focalizzare la sua
attenzione sulle onde del mare.
“Sempre
la solita mangiona”
“Sempre
la solita lentona. Ma dico io, ma cosa facevi a Londra senza di me?!”
“Ah,
guarda, me lo domando spesso anch'io. Sta' tranquilla”
“Lo
so, lo so, non c'è bisogno che tu me lo dica. Anzi no, continua ad
elogiarmi dalla mattina alla sera, sai, sono una persona insicura io.
Ho bisogno di attenzioni”
Leila
scoppiò a riderle in faccia mentre, seduta sulla sua tavola da surf,
continuava a sentire l'acqua scorrerle sotto i polpastrelli.
Quanto
amava sentire la consistenza dell'acqua sulla sua pelle.
“Tu
insicura? Ma non farmi ridere”
“Tecnicamente,
lo stai già facendo”
Leila
ridacchiò ancora.
“Sì,
sì, come vuoi. Senti, piuttosto, direi di concludere la nostra gara
ed andare a mangiare. Anche io sto morendo di fame. A quanto stiamo?”
“Siamo
pari quindi a maggior ragione, direi che questa è l'ultima della
giornata”
“Bene,
allora vado io per prima ok?”
“Prego,
Vostra Maestà”
“Grazie
ma ti prego, risparmia gli applausi per dopo”
“Se,
se, come no. Vai su, ti aspetto qua”
E
Bambi si avviò per raggiungere l'onda e cavalcarla.
Certo
era che, per essere una che era nata come lei in un luogo freddo e
umido, la sua amica se la cavava bene. Anche FIN TROPPO bene, per i
suoi gusti.
E
poi... che erano tutti quei reentry (*)
che stava facendo in quel momento? Se avesse continuato così avrebbe
vinto sicuramente la gara. E la parola “perdente” non rientrava
proprio nel vocabolario di Leila.
Così,
all'ennesimo reentry della bionda, la strega di Salem agitò
leggermente la mano sinistra, sulla superficie dell'acqua, e fece sì
che l'onda inghiottisse Bambi.
La
sua migliore amica riemerse dall'acqua poco dopo e subito le si
rivolse contro.
“Pensi
che non ti abbia vista eh? Traditrice, come hai osato?!”
“Con
tutto il dovuto rispetto, Vostra Altezza”
“Sì
Altezza un cazzo, hai barato! Mi autoproclamo vincitrice! E tu sei
squalificata!”
“Non
detti mica te le regole!”
“Eh
invece oggi sì, motivo per cui mi mangerò anche quello che mia
nonna ha cucinato per te, così impari a barare!”
Leila
scoppiò a ridere, reggendosi la pancia e con le lacrime agli occhi.
“Ridi,
ridi, che dopo piangerai e mi IMPLORERAI per avere la tua razione di
cibo e sai io che farò? Eh? Vuoi saperlo?!”
Ormai
Bambi aveva quasi raggiunto la riva quando Leila le domandò che cosa
avrebbe fatto, sempre continuando a ridere come un'ossessa.
“Niente,
ti lascerò morire di fame Redmund! Costi quel che costi!”
A
quel punto Leila, che era in piena crisi da risate, mosse nuovamente
la mano e, accidentalmente, creò un'onda che inghiottì –
di nuovo - l'amica, facendole sbattere la faccia nella sabbia.
“LEILAAAAAA!!!!”
l'urlo stridulo di Bambi non tardò ad arrivare e, senza ritegno,
Leila reclinò la testa all'indietro continuando a ridere, tenendosi
lo stomaco con le braccia.
In
vita sua, essere in grado di manipolare l'acqua non era mai stato
tanto divertente come in quel momento.
Dopo
le selezioni...
“Ehm...
ragazzi? Credo che Leila si sia impazzita di botto”
Lavi
irruppe nella stanza che avevano nominato come “sala professori”
e, incrociando lo sguardo di Adelaide, Nox e Kiyomaro, avvisò gli
altri cavalieri di ciò che stava accadendo nel campo da quidditch.
La
mora fu la prima a parlare, alzando gli occhi dalla sua scopa,
prestando attenzione alle parole di Lavi.
“In
che senso? Spiegati”
“Più
che spiegare veramente... dovreste venire a vedere quel che sta
accadendo lì fuori. E' difficile da spiegare a parole”
I
tre cavalieri si guardarono fra loro con sguardi curiosi.
Leila,
fra tutti e dopo che avevano aperto la scuola ad altri ragazzi come
loro, era l'unica che si era proposta come supplente - data l'assenza
della professoressa che avevano assunto per insegnare Quidditch ai
loro studenti – per l'esame di quella materia di quella settimana.
E, ora che ci riflettevano, la cosa suonava veramente strana. Se
consideriamo, poi, che l'ambizione del Cavaliere dello Scorpione era
sempre stata quella di lavorare al Ministero nell'Ufficio per la
Cooperazione Magica Internazionale, come suo padre, la cosa aveva
ancor più dell'incredibile.
“Vabbè,
cosa starà facendo mai di male?”
Kiyomaro
intervenne a difesa della sua ragazza ma, comunque, la cosa stava
insospettendo anche lui.
“Seriamente,
forse è il caso che veniate a vedere”
“Ok,
allora andiamo”
Nox
si alzò per primo, seguito a ruota dagli altri due, con l'idea che
forse il rosso stesse solo esagerando e che Leila non stesse facendo
niente di male. Ma, quando giunse al campo di Quidditch, la mascella
quasi toccò per terra per via dello stupore.
“Non
ci credo”
“Ve
l'avevo detto, credo che Leila sia impazzita di botto”
“Avanti,
lavorate pigroni! Cosa sono questi culi mosci che vedo? Avanti,
avanti, sù!”
Leila
sedeva, su una tavola da surf incantata, sopra tutti gli altri
ragazzi proprio al centro del campo.
Sotto
di lei, partendo dal prato, aveva creato una sorta di bolla d'acqua
gigante ed aveva sostituito le scope degli allievi con delle tavole
da surf incantate come la sua.
Urlando
e sbraitando incitava tutti loro a cavalcare le onde, schivare gli
ostacoli che aveva disseminato (bolidi inclusi), e a lanciarsi le
pluffe per fare punti nei cerchi che aveva posizionato più in basso
del normale.
Ovviamente,
poi, il tutto utilizzando l'incantesimo testabolla per permettere a
tutti loro di respirare sott'acqua.
Un'esame
faticoso è dire poco.
“Ma...
professoressa questo è il massimo che riusciamo a fare!”
“Sciocchezze!
Non vi state impegnando come si deve. L'attività fisica fa bene al
corpo ed alla mente e se il corpo non sta bene è perché la mente,
anche, non sta bene. Quindi avanti, voglio vedere il sudore scendere
dalle vostre fronti sotto forma di tante piccole goccioline!”
“Ma
se stiamo immersi nell'acqua, come pretende di vedere il sudore?”
“Invece
di contestare le mie scelte, pensate a superare l'esame. Io vi
avviso, se non acchiappate il boccino d'oro entro la fine della
giornata, vi boccio. VI BOCCIO TUTTI! E dovrete ripetere l'esame fino
a che non acchiapperete quella sfera dorata! Avanti, marche!”
Adelaide
guardò la scena trattenendosi a stento dalle risate, esattamente
come Nox e Kiyomaro.
Lavi,
invece, era quasi impaurito dalla tenacia che dimostrava Leila
nell'imporre le sue scelte agli allievi.
“Secondo
voi dovremmo fermarla in questa follia?”
“Lo
sai, Lavi, che quando Leila si mette in testa qualcosa è difficile
fermarla. Anche se si stratta di fare una pazzia, lei persiste nel
suo obiettivo”
“E
poi...” Adelaide continuò la frase subito dopo le parole di
Kiyomaro “... vogliamo seriamente metterci contro di lei? In questo
momento?”
Il
silenzio si impossessò di ognuno di loro e la risposta fu unica per
tutti.
“Lasciamola
fare, prima o poi si stancherà da sola”
“Ma
sì, quando volete che andrà avanti questa storia?”
“E
non credo proprio che boccerà TUTTI i nostri alunni, oggi,
quindi...”
“Lasciamola
fare”
Inutile
dire che, quel giorno, Leila bocciò TUTTI e li costrinse a ripetere
l'esame altre otto volte ciascuno.
The
End
NOTA:
(*)
= Allora... la nota ci sta per il semplice motivo che, non
avendo mai fatto surf in vita mia, non sapevo neanche come si
chiamassero le “mosse” di questo sport. Quindi le ho prese da
questo sito :
http://www.nonsolofitness.it/sport/surf/tecnica-surf.html.
Ve
lo metto nel caso qualcuno volesse sapere a quale azione mi stessi
riferendo nel testo.
Piccolo
Spazio “pubblicitario” : Per chi volesse, e per le
poche anime pie che leggono ancora questa storia, ho deciso di
pubblicare una nuova interattiva (dove sicuramente allungherò la
data per inviare le schede, prolungandola fino a fine marzo).
Ve
lo dico, così... nel caso abbiate voglia di dare un'occhiata
:)
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