1
Il
capitolo è lunghissimo (ben 20 pagine) ma vi prego di non maledirmi
e di arrivare fino alla fine, visto che è il finale.
Fra
due giorni vi posterò l'ultimo Special e poi il tanto agognato
Epilogo.
Buona
fortuna e buona lettura <3
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CAPITOLO
15:
“Giunti
al Termine...”
“ADELAIDE!”
Eric
irruppe nella sala, dove si stava svolgendo la cerimonia delle
investiture, con la delicatezza di un elefante in una cristalleria.
Seduta
sulla poltrona bordeaux, la grifondoro si voltò di scatto nella sua
direzione non appena sentì pronunciare il suo nome dalla sua
voce.
Anche
se era un fascio di nervi a causa dell'emozione del momento, la sua
attenzione venne completamente catturata dal francese non appena le
porte sbatterono sulle pareti.
Eric
si reggeva in piedi a mala pena - lo si poteva capire da come si
aggrappava all'uscio della porta –, aveva il fiatone e delle
goccioline di sudore non facevano che scendergli dalle tempie.
Si
era alzato dal letto della sua stanza, non appena aveva avuto modo di
riprendersi, dopo essere stato soccorso dalla battaglia, ed il suo
primo pensiero era andato subito nella direzione della mora.
Il
biondo non ci aveva pensato un secondo di più, si era alzato in
piedi ed aveva iniziato a correre in direzione della ragazza: si era
concentrato quel tanto che bastava per capire in che stanza si
trovasse Adelaide e nel giro di poco l'aveva raggiunta.
Che
la sala fosse piena di gente, poi, quella era tutta un'altra storia
ma Eric non ci fece nemmeno troppo caso.
“Adelaide!”
ripeté più indirizzato verso se stesso che non alla persona che
portava questo nome, quasi come ad evidenziare il fatto che fosse
reale proprio di fronte a lui.
“Adelaide”
Le
braccia gli ricaddero lungo i fianchi mentre il suo fiato iniziò, a
poco a poco, a regolarizzarsi.
“Adelaide...”
continuò ancora con un sussurro di voce.
A
quel punto, vista l'insistenza del biondo, Adelaide si decise ad
alzarsi:
“Eric
ma cosa ci fai in piedi? Dovresti stare a letto e riposare”
“Adelaide...”
ma Eric non accennava minimamente ad ascoltarla tanto era preso dai
suoi pensieri.
Non
appena si era ridestato, aveva iniziato ad immaginare il peggio del
peggio: urla, sangue, disperazione e morte. Insomma, la sua
fantasia aveva galoppato a dismisura nel giro di pochi minuti e,
tanta era l'ansia che anche una sola cosa di quest'elenco fosse
successa, che aveva trovato la forza di alzarsi solo per assicurarsi
con i suoi occhi che nulla fosse accaduto.
Ed
ora la sua Adelaide stava lì, in piedi, viva e vegeta e con le
guance leggermente arrossate per via della preoccupazione e
dell'imbarazzo.
Eric
espirò profondamente mentre un sorriso iniziava ad allargarsi ed il
sollievo prendeva il posto dell'angoscia, all'interno del suo cuore.
Ignorando
qualsiasi altra parola che fuoriuscì dalla ragazza, ignorando le
espressioni confuse di tutti i presenti e la presenza stessa degli
altri ragazzi attorno a lui, Eric iniziò a correre verso Adelaide.
Il
cuore gli galoppava nel petto come cavalli impazziti all'ippodromo
mentre i suoi arti fremevano per l'emozione.
A
pochi passi da Adelaide, le braccia iniziarono a tremargli così come
le mani iniziarono a prudergli.
Sì,
prudergli.
Perché
in realtà...
Merlino,
quanto vorrei toccarla.
“Ada...”
E,
poco prima che la grifondoro potesse anche solo rendersi conto di ciò
che stava accadendo, si ritrovò con le labbra di Eric premute sulle
sue e le sue mani premute delicatamente sulle sue guance.
Fischi
e urla di incitamento risuonarono nella stanza da parte di tutti i
ragazzi mentre, lentamente, la realtà iniziò a prendere forma nella
mente della ragazza.
Percependo
il battito del cuore di Eric, attraverso il suo corpo, Ada sbatté
più volte gli occhi prima di cingergli il collo con le proprie
braccia.
A
quel punto fu tutta una danza di labbra, lingue e sguardi. Carezze e
passione mischiate assieme. E, ignorando tutto ciò che si scava
scatenando attorno, Eric ed Adelaide continuarono a baciarsi come se
si fossero appena ritrovati, dopo un lungo sonno durato anni. Come se
si stessero aspettando da sempre, per sempre.
Ed
in un certo senso, era proprio quello che era successo.
“Pensavi
davvero di potermi battere, insulso mago giapponese dei miei
stivali?”
Takao
strinse la morsa sulla mano di Shade mentre, con le gambe, cercava di
liberarsi dalla stretta della ragazza.
Anche
se poteva sembrare priva di alcun tipo di forza, vista la sua figura
esile e minuta, purtroppo non era quello il suo caso. Nonostante
fosse alta poco più di un metro e cinquanta, nella sua forma umana,
la ragazza possedeva una stretta d'acciaio in grado di strangolarti
la gola con la sola forza del pensiero. Ed ora proprio quello che lei
stava tentando di fare col Cavaliere del Cancro.
“Da
quando in qua sei razzista, Shade?”
“Da
quando hai avuto la bella idea di trasportarmi negli Inferi,
maledetto Shimizu!”
Il
volto di Takao si tirò in un sorriso sghembo mentre la ragazza
continuava a stringergli la morsa attorno alla giugulare.
Certo
essere nominato come Guardiano di una delle Porte degli Inferi, sul
mondo terreno e per via del proprio potere, era stata decisamente una
vera botta di fortuna, nel suo caso.
Aveva
escogitato un piano perfetto: doveva battersi con Shade, aggrapparla
per bene, trasportarla negli Inferi, lasciarla là dentro a marcire
come un condannato qualsiasi e ritornare sulla Terra grazie alla
maschera kabuki che Rune gli aveva costruito. Difatti era proprio per
via di quell'oggetto che riusciva a tornare indietro ogni volta,
senza di esso i suoi poteri non sarebbero stati facili da controllare
e lui sarebbe rimasto là dentro insieme a quell'abominio che aveva
preso controllo del corpo di Frederick.
E,
purtroppo per lui, stava accadendo proprio questo.
Poco
prima che riuscisse a fuggire da quel posto maledetto, la nanetta
aveva pensato bene di riprendere la propria forma umana, svicolando
così dalla morsa di Takao, e rubargli la maschera kabuki dal volto
proprio nell'attimo in cui si era distratto.
Poteva
essere stato più sfortunato di così in vita sua?
Ne
dubitava.
Ed
ora Shade lo teneva in pugno, alzato per il collo con una sola mano
mentre con l'altra si rigirava la sua maschera immacolata.
“Sai
una volta Frederick ha ascoltato una conversazione fra te ed il tuo
amichetto dell'acquario, Rune giusto?”
Takao
deglutì a fatica.
“Giusto”
Nessuno
all'interno dei cavalieri sapeva che aveva dei problemi a controllare
il suo potere e che la maschera gli serviva per equilibrarlo. Nessuno
eccetto il creatore della maschera. Quindi Shade non avrebbe dovuto
saperlo che gli serviva per tornare indietro, no?
Eppure
Takao sentì il panico crescere nel suo petto non appena continuò ad
ascoltare il monologo della ragazza.
“Comunque
non era sua intenzione ascoltare di nascosto, diciamo che quel giorno
è stato più preso dalla curiosità che non dalla voglia di farsi i
cazzi propri. Sai, Freddy è un ragazzo così curioso, e tu non
mostri quasi mai il tuo volto senza questa maschera. Comunque sto
divagando, il fatto è che ha sentito il perché non ti separi
mai da questo oggetto e...”
Il
cuore di Takao perse un battito.
Quindi
lei sapeva?
Dannazione!
Shade
esplose in una risata malvagia non appena vide il terrore negli occhi
del giapponese.
“Quindi
è vero Takao? Hai davvero dei problemi di equilibrio interiore?
Da te, se devo essere sincera, non me lo sarei mai aspettato”
Merda,
merda, merda!
“Quindi
questa maschera serve per tornare sulla Terra da questo luogo
infernale” Shade focalizzò la sua attenzione su quell'oggetto come
se fosse Gollum con l'anello del potere.
Era
stregata ed affascinata in una maniera tale che, si può dire, le
brillarono quasi gli occhi per la gioia.
“Sai
penso proprio che me la terrò io, allora”
Si
girò verso di lui e strinse maggiormente la presa sulla sua gola. La
strinse così forte che Takao iniziò ad annaspare.
“Non...
non...”
“Come
scusa? Credo di non riuscire a sentire le tue parole. Forse dovresti
prendere un po' d'aria per pronunciarle meglio”
Brutta
stronza che non sei altro.
Queste
furono le parole che avrebbe voluto pronunciare, purtroppo per lui
però non era nella condizione per poterle emettere dalla gola.
“Non...
funziona... su-gli... altri”
Shade,
a quel punto, si accigliò ed allentò di poco la presa quel tanto,
però, da permettergli di prendere aria all'istante.
“Come
sarebbe a dire che con gli altri non funziona?”
“E'...
la verità... è stata progettata solo per me e, solo per me,
funziona”
Ok,
diciamo che se dovesse morire con addosso la mia maschera, la sua
anima sarebbe solo rispedita negli Inferi. Ma questo è un dettaglio
che posso benissimo evitare di riferire.
In
un impeto di rabbia, Shade urlò una bestemmia e scaraventò il
giapponese dietro di lei, sull'orlo di un precipizio.
Takao
rotolò più volte su se stesso e, per miracolo, si fermò poco prima
della caduta.
“MALEDIZIONE!”
Ormai
fuori come una pazza scatenata, Shade non lo degnò di alcuna
attenzione, troppo presa a fare avanti ed indietro per via della
rabbia.
Takao
respirò profondamente, più volte, mentre continuava ad assistere a
quella scena.
Ora
come ora, era distratta. E, se davvero non lo stava più calcolando,
forse avrebbe potuto prenderla alla sprovvista ed ucciderla con un
gesto secco del polso.
Istintivamente
si portò la mano alla caviglia, dove nascondeva un pugnale affilato,
e quando constatò che, nella caduta, non l'aveva perso il suo cuore
iniziò a martellare forte per l'emozione.
Un
colpo. Un solo misero colpo e tutto questo sarà finito.
I
suoni attorno a lui iniziarono a diminuire per poi cessare nel giro
di pochi istanti.
Il
fiato si fece più corto e pesante mentre il battito sul suo cuore
sostituiva le urla di Shade, all'interno della sua testa.
Un
colpo. Solo uno.
Takao
si alzò in piedi ed iniziò a raggiungerla.
Un
colpo e tutto questo finirà.
Nel
frattempo Shade si era fermata e gli dava le spalle.
Forse
la fortuna aveva ricominciato ad assisterlo e, ripetendo a più non
posso il suo nuovo mantra, Takao prese quel gesto come un aiuto del
destino: tirò fuori dal suo stivale il pugnale e la lama scintillò
sotto la luce delle fiamme degli Inferi.
Uccidila,
recupera la maschera e vattene.
I
suoi piedi si mossero più in fretta, quasi animati da un antico
spirito guerriero.
La
sua mano si strinse sull'elsa del pugnale.
I
muscoli si contrassero ed il cuore accelerò per l'ansia.
Uccidila,
recupera la maschera e vattene.
Caricò
il colpo a due passi dalla schiena della ragazza e si focalizzò
sulla scapola sinistra, con lo scopo di colpire il cuore alla prima
botta.
Era
a pochi centimetri da lei.
Poteva
quasi percepire il calore della sua pelle.
Ed
anche se trafiggere lei voleva dire trafiggere Frederick, l'avrebbe
fatto ugualmente per ristabilire la pace.
Ma,
anche se potremmo elencare tutta una serie di motivazioni, Takao non
arrivò mai a colpire Shade.
Così
come la lama non trafisse mai il suo corpo.
Con
uno scatto fulmineo, poco prima che il pugnale toccasse la carne
della ragazza, Shade si girò su se stessa, ricreò una spada con
l'oscurità degli Inferi e trafisse Takao prima che lui potesse fare
lo stesso.
“Credevi
davvero che non avessi considerato una tua possibile rivalsa,
cavaliere?”
Takao
sputò sangue dalla bocca non appena Shade gli rigirò la sua lama
nel petto.
Il
pugnale gli cadde dalla mano mentre la vita, negli occhi e nel corpo
di lui, iniziavano ad abbandonarlo.
“Anche
se non credevo che fossi così stupido da tentare l'impossibile. Hai
perso, rassegnati”
La
spada fu estratta dal corpo di Takao con una violenza inaudita.
Takao
barcollò all'indietro prima di cadere sulle proprie ginocchia e
ritrovarsi, faccia a faccia, con il nemico.
“Ho
perso sì...” le ultime parole gli uscirono dalle labbra assieme
agli ultimi aliti di vita “... ma hai perso anche tu Shade”
“Che
dici? Tu vaneggi, ti ho ucciso! Ho vinto!”
La
ragazza si irrigidì all'istante mentre un sorrisetto insolente
dipinse il volto di Takao.
“Oh,
puoi pure avermi ucciso.... ma hai perso... non c'è modo di uscire
da qui... ti ho condannato per bene, dolcez-AH!”
Prima
che potesse terminare la frase, una lancia di oscurità lo trafisse
dalla clavicola in giù. E poi un'altra sulla coscia, ed un'altra sul
braccio, e un'altra ancora sulle mani, fino a che tutto il suo corpo
non fu ben impiantato al terreno.
La
vita lo abbandonò, una volta per sempre, già alla prima lancia ma
Shade lo massacrò fino a che la sua ira non si fu placata un poco.
Era
vero: aveva vinto su di lui ma aveva perso rimanendo segregata negli
Inferi.
E
per lei non c'era più alcuna via di ritorno.
Urlò
con tutto il fiato in corpo. Urlò per ore, giorni, settimane, chi
può dirlo.
Ma
di lei non si seppe più niente per secoli fino a che una delle Porte
dell'Inferno, non fu aperta di nuovo...
“Giornata
di fuoco in tutto il mondo, oggi, 3 Ottobre 2025.
Buongiorno
a tutti, telespettatori, qui è Mary-Anne Smith che vi parla in
diretta da Buckingham Palace.
Dopo
lo strano fenomeno notturno in cui il sole pare essere sorto nel bel
mezzo della notte, nonostante la luna fosse già alta nel cielo,
secondo diverse indagini abbiamo riscontrato problemi di varia natura
in tutto il mondo. Ad iniziare dalla Cina, luogo in cui il sole
sarebbe dovuto sorgere correttamente.
E’
qui con me la Dott.ssa Charles, esperta di fisica astronomica, che
insieme a noi cercherà di far luce sul mistero che ha colpito il
nostro pianeta. Dottoressa, prego, a lei la parola.”
“Buongiorno
Mary e grazie per avermi contattato per svelare questo fenomeno
paranormale che ha scombussolato le nostre esistenze”
“Grazie
a lei per aver accettato, Dottoressa, ma ora ci dica: è mai
successo, nella storia del nostro pianeta, un evento del genere? E se
sì, a quale linea temporale può essere ricollegato? E’ una cosa
che potrebbe riaccadere in futuro o si tratta solo di un mistero
irrisolto, come la città di Atlantide?”
“Beh,
guardi, dalle mie conoscenze posso solo affermare che questa non è
la prima volta che accade un evento simile”
“Davvero?”
“Davvero.
Abbiamo riscontrato, e messo a confronto, parecchi dati significativi
presi da antiche scritture in lingua celtica del nostro patrimonio
culturale. E pare che numerosi eventi di questo genere si siano
verificati, di continuo, in un determinato lasso di tempo: da circa
l’anno mille fino alla seconda metà del Trecento”
“Quindi
dal Quattrocento in poi, non abbiamo più alcun tipo di
testimonianze?”
“Precisamente.
La mia teoria è che, a ritmi ciclici e regolari, il Sole, che è la
stella più grande del nostro sistema solare, una volta ogni
determinati anni, vari la traiettoria dei pianeti che gli orbitano
attorno. Generando, di conseguenza, il fenomeno di coesione con la
luna in un determinato luogo geografico. Quindi, piuttosto che un
mistero irrisolto, potremmo affermare che si tratti più di un
qualcosa ‘a cadenza regolare’ che ricorda al nostro pianeta, come
agli altri, che è possibile il verificarsi di tale evento”
“Intende…
Come una sorta di ricordo della Terra?”
“Sì,
diciamo di sì. In maniera molto romanzata ma il senso è quello”
“Ricordo
della Terra? Ma per favore. Nox vedi di spegnere al più presto
questo stupido aggeggio elettrico”
“Suvvia,
Iris, è divertente sapere cosa si inventano i babbani ogni volta che
noi maghi combiniamo un qualcosa di anomalo nel mondo. Mi fa sentire
molto supereroe in un universo di formiche. E la cosa mi esalta”
Nox
accavallò la gamba, stravaccandosi meglio sul divano lussuoso della
sala da pranzo, mentre un sorrisetto compiaciuto gli si dipinse sul
volto.
Iris,
in piedi e dietro di lui, levò gli occhi al cielo prima di tirargli
uno scappellotto in testa. Poi, si piegò in avanti per afferrare il
telecomando e spegnere quella stupida televisione.
“Ehy!”
“Scusami
Blacknite, Ma questa strana scatola parlante mi irrita”
Nox
ridacchiò davanti l’ammissione di Iris.
“Ma
va? Non l’avrei mai detto… dimmi cosa non lo fa, piuttosto?”
“Sei
sempre il solito!”
Lanciando
il telecomando addosso al ragazzo, nel tentativo di farlo tacere
viste le sue risate, Iris si incamminò verso la direzione della
porta.
“Ehy,
dove vai?”
“A
farmi un giro” l’ex grifondoro non fece neanche in tempo a
replicare, che la russa se la richiuse appresso di scatto, poco dopo
averla varcata.
Ne
aveva abbastanza di tutte le strampalate ipotesi dei babbani, che era
stata costretta ad ascoltare per tutto il tempo che aveva fatto
compagnia a Nox, per questo aveva deciso di fare due passi per
schiarirsi le idee.
Dopo
aver sconfitto Shade, lei, Ted, Eric ed il piccolo piromane di
miglior amico che si ritrovava, si erano svegliati poco dopo la fine
di tutto.
Da
quel che aveva capito, erano rimasti incoscienti per quasi tutta la
battaglia e i ragazzi erano riusciti a portare a casa una vittoria
schiacciante anche senza il loro aiuto.
Sotto
sotto un po’ quella situazione la irritava ma poi se rifletteva su
quello che gli era accaduto in quei giorni, anche se non l’avrebbe
mai ammesso, era grata a tutti loro per aver scongiurato
l’Apocalisse.
Ripensando
a Mirax ed alla sua bella visitina dal futuro, Iris non faceva che
chiedersi cosa sarebbe successo ora nel tempo da cui proveniva
la ragazza. Avendo variato il suo presente, avrebbe dovuto
variare anche il suo futuro. E, in cuor suo, sperava davvero
che ciò fosse successo.
Ma
ora come ora, doveva solo impegnarsi a vivere al meglio il presente.
Tutto
il resto, ormai, era solo il passato.
Un
raggio di luce quasi l’accecò quando si ritrovò davanti l’enorme
porta finestra del corridoio.
Fuori
era pomeriggio inoltrato ed il sole stava calando, regalando
sfumature rossastre e dorate su tutto il paesaggio.
Una
cosa da togliere il fiato.
Per
questo Iris non ci pensò due volte e, spalancando le finestre, si
mise ad osservare il tramonto seduta sul cornicione di marmo del
balcone.
Le
fontane del castello erano state incantante da alcuni maggiordomi a
servizio della famiglia Baskerville e gli schizzi d'acqua, uniti alla
luce del tramonto, regalavano giochi armoniosi tutti attorno ai verdi
prati e roseti del giardino.
Colori
oro e rame si mescolavano, senza neanche farlo di proposito, in quel
maestoso scenario, talmente tanto da renderlo quasi incantato.
E,
in un certo senso, era proprio come se il sole avesse animato tutta
la flora circostante.
“Ehy,
come va?”
Iris
si girò di scatto non appena una figura maschile si sedette accanto
a lei. Era stata talmente presa ad osservare il panorama che non si
era resa conto del suo arrivo.
Lavi
la guardò con un sorriso sereno stampato sul volto. Gli occhi,
screziati di verde, erano messi ancor più in risalto dai caldi raggi
solari e, mentre attendeva una risposta dalla russa, allungò la mano
sinistra offrendogli un ghiacciolo dalla strana colorazione color
puffo. (*)
Ormai
non aveva più timore della ragazza come il primo giorno che l'aveva
conosciuta e, in qualche maniera, la battaglia con Shade aveva
incrementato la sua autostima. E poi... aveva delle domande che gli
frullavano nella testa fin da quella mattina, da quando avevano
nominato Kiyomaro Cavaliere dell'Ariete ed Adelaide Cavaliere della
Bilancia, e tutti loro erano stati reclamati o dalla Luna Rossa o dal
Sole Nero per unirsi ai rispettivi ordini. E, ne era più che certo,
che l'unica persona che potesse dargli delle risposte esaustive,
fosse proprio di fronte a lui.
Per
questo cercò di rendersi amichevole fin dal principio.
Iris
guardò quella sorta di gelato leggermente scettica ma, alla fine, si
convinse ad afferrarlo ed iniziò a stringerlo fra le mani.
Poi,
poco dopo e ciondolando le gambe nel vuoto, parlò:
“Bene
grazie. Tu piuttosto, tutto bene sì?”
“Bene,
bene. Grazie” il rosso girò la testa verso il tramonto e continuò
il suo discorso:
“Vorrei
farti una domanda, se non ti spiace”
Iris
ridacchiò mentre si portava il ghiacciolo alle labbra.
“Solo
una?”
Lavi
trattenne un risolino ironico.
“Sì”
“Certo,
allora spara!”
“Ecco...
non mi è chiara una cosa: oggi Ted, durante la cerimonia di
investitura, blaterava su un qualcosa riguardo una strana pozione
chiamata Ambrosia ed un certo Graahl – o una cosa del
genere. Puoi darmi qualche spiegazione? Credo di non aver capito
appieno...”
Lavi
iniziò ad assaporare, anche lui, il suo ghiacciolo e, focalizzando
la sua attenzione in direzione del tramonto, attese la risposta della
russa, che non tardò ad arrivare:
“Allora,
partiamo dal principio...” Iris raddrizzò le spalle e si schiarì
la voce prima di continuare “.... Il Sole Nero e la Luna Rossa
furono fondati intorno all'anno mille da Merlino ed alcuni suoi ex
compagni di scuola, nel tentativo di proteggere il calice dorato dove
voi tutti avete bevuto quella strana pozione luccicante. Ecco, quel
calice in realtà è il Santo Graahl.
Varie
leggende ruotano attorno a quell'oggetto ma si può dire che, in
generale, esso abbia la facoltà di donare i poteri a coloro che ne
sono sprovvisti. Maghi o babbani, non fa alcuna differenza.
Ovviamente, nel primo caso, si limiterà ad accresce le facoltà
magiche donando a colui, o colei che berrà in quel calice, quello
che noi abbiamo chiamato “fattore plus” il primo giorno delle
selezioni. In entrambi i casi, comunque, garantirà questo
particolare codice genetico a tutti i discendenti che sono riusciti a
bare da esso. Ma questo potrà avvenire, appunto, solo nel caso in
cui il mago in questione – o babbano – non abbiamo alcun sintomo
di fattore plus. In tutti gli altri casi, è il Pilastro della Magia
che elargisce il suo potere in eccesso e lo dona al mago o alla
strega.
Comunque
secoli or sono Morgana tentò di impossessarsene per ampliare i suoi
poteri e Merlino e gli altri riuscirono a fermarla prima che fosse
troppo tardi.
Il
motivo, però, per cui lei tentò un'azione così folle... non ci è
stato mai tramandato...”
Iris
addentò quel pezzo di ghiaccio, riflettendo sulla storia che Rune le
aveva raccontato più di un secolo prima, intristendosi poco dopo.
Nonostante
fossero passati tanti anni, pensare a Rune la faceva ancora star
male.
Ed
avrebbe continuarlo a farle male per sempre, visto che secondo lei-
ancora una volta – non era riuscita a salvare una persona per cui
provava un affetto immenso.
“E
l'Ambrosia che c'entra? E' quella pozione che abbiamo dovuto bere
prima, tutti noi, dopo le varie investiture degli altri cavalieri?”
La
domanda di Lavi la obbligò a tornare alla realtà circostante
mentre, come lei, anche lui addentava il suo ghiacciolo dal colore
bizzarro.
“Sì
Lavi, è quella pozione che avete bevuto stamattina. Quello è un
antico intruglio d'origine egizia il cui compito è quello di donare
l'immortalità. Ma, per far sì che ciò avvenga, è assolutamente
necessario diluirlo nel Santo Graahl e berlo prima dello
scadere di un'ora dalla sua creazione. Senza seguire queste precise
istruzioni, è solo una normale pozione sbrilluccicante”
Lavi
la guardò intensamente ripensando alle parole appena pronunciate.
Ecco
perché Ted si era affrettato a far bere quell'intruglio, a tutti
loro, dopo lo smistamento nei due ordini. In effetti, riflettendoci,
Ted aveva versato l'Ambrosia poco prima dell'apertura della
cerimonia, sotto gli occhi di tutti loro, e questa si era portata via
più di mezz'ora per la nomina ufficiale di otto cavalieri.
Ora
che ci pensava, i conti tornavano tutti.
“Hai
altro da chiedermi Lavi o è tutto chiaro?”
Il
rosso scosse velocemente la testa con fare negativo.
“No,
grazie Iris ora ho capito tutto”
“Bene,
sono felice per te perché io invece credo di non aver capito una
cosa relativa a questa sorta di ghiacciolo geneticamente modificato”
Lavi
rise di gusto a quell'affermazione e, immaginando già quale fosse la
domanda della russa, la incitò a continuare:
“E
sarebbe?”
“Ecco...
sì, insomma... sono io che ho le ghiandole salivari che non
funzionano, o questo gelato ha davvero un gusto dolce e salato
allo stesso tempo?!”
Il
grifondoro scoppiò a riderle in faccia senza ritegno.
“Che
c'é? Che ho detto di male? Aspetta, non dirmelo... mi sono giocata
le mie papille gustative, non è vero?! Di sicuro c'entra
quell'abominio di Shade e quei suoi tentacoli maledetti! A forza di
risucchiarmi energia, deve avermi anche risucchiato la capacità di
percepire i gusti! Mannaggia a lei ed alle sue manie di grandezza!”
“No,
Iris...” il rosso si portò una mano sotto l'occhio sinistro,
asciugandosi una lacrima sfuggitagli a causa del troppo ridere “...
QUESTO ghiacciolo ha esattamente il sapore che dici tu: dolce e
salato. Non a caso si chiama ghiacciolo al sale marino. Quindi, mi
dispiace dirtelo, ma Shade non c'entra niente”
Iris
assottigliò gli occhi guardandolo di traverso.
“E
cosa aspettavi a dirmelo?”
“Volevo
vedere fin dove ti avrebbe portata la tua immaginazione e, se devo
essere sincero, non me la sono sentita di rovinarti la storia”
“Rovinarmi
la storia? Mi stai forse dicendo che mi faccio i film mentali?”
“Tecnicamente,
sei tu che lo stai dicendo. Non io”
Merlino
sedeva rigido, su quel tavolo circolare, scrutando negli occhi di
ognuno dei presenti.
Si
dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, e forse è
proprio per questo motivo che l'ex serpeverde continuava in
quell'azione.
Forse,
indirettamente, cercava di leggere le anime dei suoi amici ed anche
se conosceva l'opinione di molti di loro dubitava che alcuni
l'avrebbero mai supportato in quella richiesta.
“Allora,
ricapitoliamo...” Elaine Crowlee rivolse un'occhiata gelida alla
ragazza seduta accanto a lei dopo averla sentita sospirare.
Era
risaputo che Nefertiti Blackwood non fosse il massimo della simpatia
e, se fosse dipeso da lei, avrebbe proprio evitato di invitarla. Ma,
purtroppo, le sue abilità magiche erano risultate fondamentali nella
lotta contro Morgana, per questo Merlino si era deciso a convocarla.
Anche se, avrebbe giurato la giovane Crowlee, fosse stato quasi
costretto a farlo visto che gli aveva quasi salvato la vita.
Elaine
comunque si schiarì la voce e continuò il suo discorso:
“Stavo
dicendo... quindi ricapitolando, vuoi fondare un sorta di
confraternita per proteggere il Santo Graahl per evitare che qualcun
altro voglia impossessarsene. Ho capito bene?”
“Benissimo,
Elly”
“Ed
hai chiamato tutti i presenti perché vuoi il nostro aiuto per la
creazione di questo ordine, giusto?” rincarò la dose, Aqua.
“Giusto”
A
quel punto fu Nefertiti a parlare:
“Ammesso
e non concesso che ti appoggiassimo in questo scelta... propongo di
creare due differenti ordini e non uno solo”
Leonard
Polaris, a quelle parole, espresse il suo disappunto:
“E
sentiamo per quale motivo dovremmo crearne due e non uno solo?”
“E'
per differenziare i possessori del fattore 'plus', mi sembra ovvio.
Non possiamo permettere che dei mediocri proteggano il Santo Graahl
al pari di coloro che ne sono più degni”
“Questo
è razzismo, Blackwood! Come le discriminazioni fra coloro che sono
purosangue e coloro che non lo sono. E la cosa mi fa vomitare” Aqua
esplose, sbattendo le mani sul tavolo, non appena intuì le
intenzioni di Nefertiti.
“Questa
è la realtà, Black, e tu meglio di chiunque altro dovresti sapere
che i purosangue non sono come i mezzosangue o i nati babbani. Motivo
per cui direi di creare due ordini fra chi ha davvero il potere
e chi invece ne è solo portatore sano”
“Ma
ti ascolti quando parli?” Aquarius intervenne a favore della
gemella, indurendo la mascella.
“I
vostri cugini sono della mia stessa opinione, Black, siete voi
il ramo della famiglia che non comprende”
“Disse
la sotto categoria della famiglia Black” Aqua assottigliò gli
occhi mentre un sorrisetto malefico le incorniciava il volto per la
battutina sagace che la sua mente aveva appena procreato.
Nefertiti
si irrigidì all'istante ma, poco prima che potesse ribattere, una
voce maschile la sovrastò:
“Io
credo che la proposta di Nefertiti sia piuttosto ragionevole”
Lennox
King appoggiò, come da copione, la proposta della sua migliore amica
e, rivolgendo lo sguardo verso Merlino, aggiunse:
“Inutile
dire che avrai l'appoggio di entrambe le nostre casate solo a queste
condizioni”
Leonard
ed Aquarius si alzarono entrambi di scatto:
“QUESTO
E' UNO SPORCO RICATTO!”
“DOVRESTE
VERGOGNARVI ANCHE SOLO AD AVENZARE SIMILI RICHIESTE!”
“E
voi dovreste imparare a moderarvi!” ringhiò di rimando Lennox.
Merlino
sospirò pesantemente, portandosi una mano sulla fronte.
Ma
cosa cavolo gli aveva detto il cervello nel radunarli tutti sotto un
unico tetto? Si era illuso se sperava che, dopo la battaglia con
Morgana, avessero iniziato ad andare d'amore e d'accordo.
E,
ora più che mai, si rendeva conto di essersi sbagliato.
Nessuno
di loro sarebbe mai cambiato, né ora né mai.
“Cosa
dicono i cugini Baskerville?” Elaine si rivolse a loro nel
tentativo di placare la disputa in corso.
Zeph
e Reuben Baskerville si girarono entrambi nella sua direzione dopo
essersi scambiati uno sguardo complice. Poi Zeph, parlò:
“Credo
che quella di creare due ordini non sia una cattiva idea”
“Dio
ti ringrazio!”
“Ma
non per il motivo che elencavi prima, Nefertiti” aggiunse appresso
Reuben dopo l'estasi della ragazza.
“Spiegati
meglio Zeph” commentò Merlino come rianimato.
“L'ideale
sarebbe creare due ordini differenti, solo per depistare maggiormente
eventuali nemici. Creando due differenti categorie la gente potrebbe
non capire chi ha davvero il Santo Graal nelle proprie mani e chi,
invece, è posto solo alla sua difesa”
“Interessante”
“E
potrebbe essere un ulteriore soluzione creare anche delle sotto
categorie di questi ordini, giusto per differenziare le abilità di
ciascuno dei componenti, tipo se esiste un guaritore posizionarlo in
un determinato ordine e via dicendo”
Aqua
si raddrizzò sulla sedia e si rivolse al suo migliore amico: “Così
ha decisamente più senso, credo sia una buona idea”
“Ah,
ora la mia idea ti piace Black?! Tanto valeva darmi ragione fin da
subito!”
“La
tua motivazione non aveva molto senso, Blackwood, la loro
motivazione, invece, regge molto di più”
Lennox
intervenne, nuovamente, a difesa dell'amica:
“E
come li chiamiamo, allora, questi ordini? Sentiamo”
“Stavo
pensando alle eclissi” Reuben si avvicinò a Lennox ed iniziò a
parlare:
“Essendo
due facce della stessa medaglia, trovo che sia un'ottima idea
chiamarli come i due tipi di eclissi che si possono verificare nel
cielo: la Luna Rossa ed il Sole Nero...” il giovane Baskerville
quasi saltellò sulla sedia dopo aver espresso la sua idea. Quindi
continuò:
“Allora?
Che dite?”
Tuttavia
l'entusiasmo di Reuben si affievolì non appena il silenzio si
impossessò della stanza e ciò non fece che renderlo più nervoso
del solito.
Che
avesse proposto un'idea tanto bizzarra e strampalata come suo solito?
Eppure
non gli sembrava proprio campata in aria ma, viste le facce torve
degli altri ragazzi del tavolo, stava proprio iniziando a ricredersi.
“Non...
non vi piace... l'idea?”
“E'
grandiosa, Reu, sei un genio!” Aqua esplose, come era solita fare,
in un'esclamazione energica.
“Grazie
Aqua, ma non esageriamo” Reuben distolse lo sguardo dalla sua cotta
storica, arrossendo leggermente mentre lei continuava ad elogiarlo.
“Oh,
Reu, tu e la tua solita modestia. Non preoccuparti assolutamente”
“Oh,
Reu, tu e la tua solita modestia. Bleah, ma ti prego”
“Problemi
Blackwood?”
“Sì,
problemi Black dato che stanno per sanguinarmi le orecchie a causa di
tutta questa mielosità”
“Comunque
la trovo un'idea geniale” continuò Aqua, rivolgendosi a Merlino,
ignorando bellamente Nefertiti “Tu che ne pensi?”
Merlino
annuì con la testa, sorridendo leggermente, in segno positivo.
“Anch'io
la trovo un'ottima idea se pensiamo, poi, che avevo intenzione di
seguire i segni zodiacali come impostazione iniziale dell'ordine...
direi che calza a pennello”
“Ottimo!
Allora possiamo passare alla fase successiva”
Elaine
corrugò la fronte. Guardò prima Aqua e poi Merlino con aria confusa
prima di aggiungere:
“E
sarebbe? Scusate”
L'ex
serpeverde si alzò dalla sedia e, con un sorriso smagliante,
affermò:
“Beh,
ora che gli ordini sono decisi. Penso che possiamo procedere con le
selezioni. Invieremo delle lettere a tutti i maghi e streghe, al di
sopra dei 17 anni, in tutto il mondo chiedendogli di partecipare. A
quel punto dovremmo solo aspettare chi si presenta e poi procederemo
con delle prove. Siamo tutti d'accordo...?” Guardò uno per uno
tutti i presenti prima di aggiungere “... fondatori?”
Tutti
acconsentirono senza ulteriori discussioni e, da quel giorno, vennero
fondati i due ordini del Sole Nero e della Luna Rossa.
“Allora,
siamo tutti d'accordo?”
Kiyomaro
scrutò, con le sue iridi color carbone, uno ad uno tutti ed undici i
cavalieri.
Erano
quasi le due del pomeriggio e, a dire il vero, non vedeva l'ora che
quell'assurda discussione giungesse al termine...
Si
erano rintanati nella Torre d'Astronomia del loro nuovo Castello la
mattina alle nove per discutere riguardo un'idea che era venuta a
Farley il giorno prima e, dopo tante ore, ancora non ne erano venuti
a capo.
Insomma,
trovare il nome per la scuola che volevano fondare non doveva essere
un problema insormontabile ma alcuni soggetti, seduti a quel
tavolo circolare, non avevano fatto che fare i guasta feste fin dal
principio.
E
persino in quel momento, continuavano incessabilmente.
“Io
persisto nei miei ideali”
“Ancora,
Iris? Non chiameremo la scuola Iris'Academy. Mettitelo bene in testa”
La
strega tamburellò le dita della sua mano destra sul tavolo liscio,
con aria quasi seccata, mentre assottigliava lo sguardo in direzione
di Ian che l'aveva appena contraddetta.
“Sempre
meglio che Strangler's Academy”
“Ragazzi,
siamo in dodici a decidere. E la scuola non può certo portare il
nome di un solo fondatore” Leila ruppe la guerra di sguardi che il
Cavaliere dei Gemelli e quello del Cancro avevano appena iniziato e,
voltandosi verso Kiyo, continuò affermando:
“Io
credo che l'idea di Kiyo sia quella più ragionevole”
“Ragionevole
sì, per carità, ma non vedo proprio come possa essere fattibile”
“In
che senso Kyla?”
L'americana
rivolse uno sguardo dubbioso in direzione alla sua connazionale,
alzando leggermente un sopracciglio.
“Nel
senso...” Kyla si sistemò meglio sulla sedia e, alzando
leggermente il mento con fare fiero, proseguì:
“Trovo
che l'idea di Kiyo di chiamare la scuola come un qualcosa che
rappresenti tutti noi, sia davvero una buona idea” I suoi occhi
incrociarono quelli Kiyo, nell'esatto istante in cui pronunciò il
suo nome.
Dove
voleva arrivare il nuovo Cavaliere del Toro?
“Ma,
insomma, siamo realisti ragazzi! Non possiamo mica chiamare la scuola
con i nomi di tutti noi! Verrebbe fuori una storpiatura immane!”
“Io
non ho mai detto di chiamare la scuola con i nostri nomi, Kyla”
“Ok,
Kiyo, allora cosa intendevi con la frase qualcosa che ci
rappresenti”
Adelaide
si intromise nella discussione solo per esporre il proprio parere:
“Potremmo
adottare un qualcosa di simbolico”
“Simbolico?”
“Sì,
Kendra, simbolico!”
La
corvonero guardò la grifondoro con aria penetrante mentre il suo
cervello già stava elaborando una soluzione con i dati appena
ricevuti dai suoi colleghi.
Pensierosa
si portò la mano sotto il mento e, fissando le varie mappe sparse
per il tavolo, un'idea le balenò nella testa.
“Penso
che Ada abbia ragione! Dovremmo affidarci a un qualcosa di simbolico”
“Qualche
idea a riguardo?”
Keith
si sporse leggermente in avanti in modo da poter vedere meglio la sua
compagna di casa.
Nel
frattempo, fra lui e Kendra, Farley continuava a sfogliare il libro
sulle stelle che aveva iniziato a leggere da quando aveva capito che
la discussione si sarebbe protratta per un bel po' di ore.
E
fu proprio quel libro a dare lo spunto a Kendra.
“Sì,
Keith, potremmo decidere un nome che fa riferimento al cielo
stellato!”
“Non
ti seguo” Nox aggrottò le sopracciglia e si sistemò dei ciuffi
ribelli che gli erano caduti sul viso, in modo da guardare meglio
Kendra.
La
ragazza espirò pesantemente.
“Voglio
dire: noi siamo i cavalieri di una costellazione, giusto? Ognuno di
noi occupa un ruolo all'interno dello zodiaco. Zodiaco che è ripreso
dalle stelle e dai segni zodiacali. A mio parere, dovremmo chiamare
la scuola facendo un riferimento alle nostre posizioni”
“Intendi
dire un qualcosa tipo: Stars' Academy o qualcosa del genere?”
“Non
proprio questo nome, Ted, ma sì. Pensavo un qualcosa del genere, per
questo credo che l'idea di Ada sia la più sensata che abbia sentito
in tutta la mattinata”
“Sono
d'accordo!” affermò Eric un po' troppo energicamente.
Adelaide
gli rivolse un sorriso smagliante, non appena il biondo si girò a
guardarla, e, abbassando leggermente lo sguardo, rispose un flebile
“Grazie Eric” che ebbe l'effetto di far sorridere di rimando
anche il ragazzo.
A
tutto quello scambio di effusioni mal celate, Kyla alzò gli occhi al
cielo palesemente seccata ma quando li ribassò trovò quelli
muschiati di Ian a fissarla divertiti.
Imbarazzata,
l'americana girò la testa in direzione di Kendra e continuò per
evitare di farsi prendere dal panico solo perché Ian l'aveva
fissata.
Sembro
una ragazzina alla sua prima cotta.
“Potremmo
chiamarla un qualcosa tipo... Galaxia” aggiunse poi, nel
tentativo di calmarsi.
“Merlino,
ti prego no!”
“Qualcosa
da ridire Leila?”
“Suona
tanto la storpiatura di una serie tv babbana!”
La
strega di Salem la guardò stralunata.
“Una
cosa?”
“Una
serie tv babbana! Sai tipo The Vampire Diares, Pretty Little
Liars...”
Kyla
guardò l'americana come se fosse un alieno appena atterrato sulla
Terra, con la sua astronave.
Leila
le scoppiò a ridere in faccia.
“Che
ridi?”
“Già,
scusa, dimenticavo: una purosangue da generazioni è praticamente
impossibile che guardi la televisione babbana”
“Cos'è
questa televirione?”
Adelaide
e Kendra scoppiarono a ridere all'unisono, unendosi alle risate di
Leila, non appena sentirono la parola uscire dalle labbra di Kyla.
“E'
televisione, non televirione!”
Anche
Ian iniziò a ridacchiare procurando altro nervosismo al Cavaliere
del Toro.
“Vabbè,
quello che è! E comunque stavamo parlando del nome della scuola!”
“Ma
guardatela come cambia discorso dopo la figuraccia che ha appena
fatto?”
“Vuoi
forse morire Meghetos? E comunque, dato che sembri tanto saccente ed
erudito, perché non proponi TU qualcosa di decente?”
Keith
smise di ridere ed un silenzio quasi tombale si impossessò della
stanza.
Kyla
sfruttò subito quel momento per cercare di sfottere il corvonero ma
non ebbe neanche il tempo di terminare la frase, intrisa di
cattiveria, che il biondo la stupì non poco.
“Potremmo
provare un qualcosa tipo Stellarium o giù di lì. Insomma, i
segni non sono altro che un ammasso di stelle portate a formare una
determinata figura. Potremmo tentare con qualcosa del genere”
Farley
bloccò di botto la lettura del suo libro. Un'idea stava prendendo
forma nella sua testa e, forse, avrebbe potuto mettere la parola
'fine' a questa storia.
Kiyomaro
guardò il biondo quasi senza parole. E pensare che l'aveva sempre
reputato un mezzo idiota.
Stava
ricredendosi e non di poco.
“Però,
niente male amico!”
Ian
si affrettò a battere il pugno al suo migliore amico il quale, con
questa uscita geniale, era riuscito ad azzittire tutti i presenti.
“Lo
so, lo so. Modestamente sono un genio”
“Ora
non esagerare, Meghetos”
La
voce profonda di Farley arrivò, ad ognuno di loro, come un fulmine a
ciel sereno.
Il
Cavaliere del Capricorno se n'era stato in disparte per tutte quelle
ore, preso a contemplare il suo libro e minimamente interessato alla
discussione. Eppure, adesso, non faceva che guardali, uno per uno,
con quei suoi occhi penetranti.
Si
soffermò leggermente di più su Kendra, Adelaide e Keith e,
chiudendo di scatto il tomo fra le mani, affermò con fermezza:
“Io
dico di chiamarla Planetarium”
“Planetarium?”
“Esatto,
Kiyo, Planetarium. Pensateci...” e nel dire ciò si rivolse ad
ognuno dei presenti “... Come si chiama il posto babbano dove si
possono osservare le stelle quando più ti aggrada? Il Planetario!
Cerchiamo un qualcosa di simbolico e che ci rispecchi dato che siamo
i fondatori di questa scuola, allora per quale motivo non
chiamarla in un nome che ricordi, agli altri, costantemente della
nostra esistenza?!”
Iris
lo guardò quasi senza parole.
“Sono
d'accordo con Farley!” rispose alla fine risoluta e, scattando di
lato, si rivolse anche lei agli altri cavalieri:
“Obiezioni?”
“Secondo
me il nome Stellarium era più figo”
E
ti pareva che Ian non aveva da ridire?
Intuendo
la disapprovazione di Iris, all'affermazione del ragazzo, Kiyo decise
di intervenire per fare da paciere:
“Mettiamolo
ai voti. Credo sia la soluzione più semplice e diplomatica. Alzi la
mano chi è a favore del nome Stellarium?”
Tuttavia,
oltre Ian e Keith, nessun altro decise di appoggiare quel nome come
decisione finale.
Al
contrario, quando fu chiesto chi fosse a favore del nome Planetarium,
quasi tutti i presenti espressero la loro preferenza.
“Bene...”
constatò, il giapponese, quasi con soddisfazione “....direi che
abbiamo una soluzione. Ora possiamo andare a mangiare, sto morendo di
fame!” scatenando le risate di tutti i presenti.
Settembre,
Salem...
Samantha
passeggiava, per i corridoi della scuola di Salem, quasi con
un'andatura titubante e con l'aria del condannato che sta per andare
al patibolo.
Killian,
accanto a lei, non faceva che guardarla di sottecchi, divertito da
tutta quella situazione, ridacchiando a bassa voce.
“Guarda
che ti sento, è inutile che tenti di trattenerti!”
“Suvvia,
Sam, rilassati. Dobbiamo solo trovarla e convincerla ad iscriversi
alla Planetarium. Nessuno ti ucciderà, puoi starne certa”
“Lo
so, lo so, ma ho paura. E se non si ricorda di me? Come posso sapere
se Ted ha obliviato solo il tempo passato nel castello dei
Baskerville o anche la nostra amicizia? Anzi, no: e se si ricordasse
di me e mi odiasse perché pensasse che l'ho abbandonata?”
La
bionda si bloccò di botto ed iniziò a prendersi la testa fra le
mani.
“Tutto
vorrei tranne che la gente pensasse che non sono leale! Penso che non
lo sopporterei se mi chiamassero approfittatrice o sfruttatrice!”
Killian
la guardò di sottecchi.
“Per
quale motivo una persona dovrebbe chiamarti con certi epiteti?”
“Non
è questo il punto, il fatto è che io sono sempre un po' insicura di
quello che faccio e penso che non ci sia niente di più brutto nel
tradire qualcuno che crede in te”
“Io
credo in te” Killian la girò in modo da poterla guardare dritta
negli occhi. Le prese le mani nelle sue e, abbassandosi lentamente,
le depositò un leggero bacio sulle labbra.
Dopo
averle portato una mano sul volto, le accarezzò una guancia con fare
affettuoso e poi si ritrasse leggermente.
Aprì
gli occhi e, mentre Sam tentava di riprendersi da quello che era
appena successo, vide passare Erin proprio di fronte a lui.
Lei
lo guardava come se lo conoscesse ma aveva l'aria di chi stava
vivendo una sorta di conflitto interiore, per questo non si mosse a
salutarlo e rimase ferma a fissarlo.
Killian
sorrise e si abbassò all'altezza di Sam per sussurrarle qualcosa:
“E'
proprio dietro di te, ora vai e attacca tigre!”
1°
Settembre, Brasile...
“Sei
sicuro che il tuo amico si sia trasferito proprio in questa parte del
globo?”
Kiyomaro
continuava a tenere lo sguardo fisso sulla cartina fra le sue mani
mentre il pugnale di Rune parlava chiaro: William Dandelion si
trovava a Castelbruxo ed era uno dei ragazzi col fattore plus.
Non
c'erano dubbi.
Per
questo suo padre gli aveva impedito di partecipare alle selezioni, un
anno prima, e l'aveva portato su un altro continente.
Peccato
che la mappa indicasse solo il continente, la scuola, ma non la
posizione esatta di dove si potesse trovare il ragazzo.
Insomma,
il vecchio cavaliere dell'acquario quando l'aveva creata poteva anche
aggiungere le coordinate ai lati no?
Will,
vecchia carogna, dove ti sei cacciato?
“Kiyo,
mi stai ascoltando?”
“Sì,
Leila, scusa ma ero talmente assorto nei miei pensieri che mi sono
dimenticato di risponderti. Comunque: sì, dovrebbe essere da queste
parti”
Il
giapponese arrotolò velocemente la mappa e la ripose nella tasca dei
suoi pantaloni.
Castelbruxo
era stata impegnativa da trovare ma, finalmente, Kiyo e Leila erano
riusciti nel loro intento ed ora la scuola si stagliava proprio sotto
i loro piedi.
Una
folata di vento scompigliò i lunghi capelli color cioccolato di
Leila.
“Allora
non ci resta che atterrare e cercarlo” l'americana si sistemò una
ciocca di capelli dietro l'orecchio ed iniziò la sua ascesa,
indirizzando la scopa verso il basso.
Solo
a metà, fra Kiyomaro e la scuola, Leila si voltò a guardarlo.
“Allora?
Andiamo? Immagino che fremi dalla voglia di rivedere il tuo amico,
non è vero?”
E
gli rivolse un sorriso smagliante che fece perdere un battito al
cuore del giapponese.
Dopo
aver preso finalmente una decisione sull'incertezza del suo cuore,
avvicinandosi a lei, le si affiancò e le sistemò meglio i capelli.
“Immagini
bene”
“Allora
andiamo, non vedo l'ora di conoscerlo! Spero solo di piacergli”
“Gli
piacerai, stai tranquilla”
“E
come fai a dirlo?”
“Perché
a me tu piaci, e non credo che ad uno dei miei migliori amici tu
possa risultare antipatica”
Fu
il gesto più naturale del mondo ma il cuore di Leila iniziò a
battere all'impazzata.
Sfoderando
un dolce sorriso, la ragazza prese la mano del ragazzo e la strinse
forte nella sua.
“Ti
ringrazio”
All'ennesimo
sorriso della castana, Kiyo non riuscì più a resistere e, con un
gesto veloce, l'avvicinò a sé e la baciò con ardore.
Si
staccarono, dopo diversi minuti, solo per riprendere fiato e, a quel
punto, William passò in secondo piano fra i pensieri di Kiyomaro.
Ora
come ora, c'erano solo lui e lei.
E
nessun altro.
Settembre,
Hogwarts...
“Però,
gli anni passano ma Hogwarts è sempre la stessa”
Ada
ridacchiò all'affermazione del biondo e, prendendolo per mano, lo
trascinò oltre le porte del castello in direzione della Sala Grande.
Dietro
di loro, come se si trovassero in un mondo a parte, Mabel e Lavi non
facevano che guardarsi attorno alla ricerca delle persone che erano
venuti a cercare.
“Lavi,
sei sicuro che Erwin sia tornato ad Hogwarts dopo essersi defilato
dalla competizione senza dire niente a nessuno?”
“Sicurissimo,
mi sono messo in contatto con un mio amico qui dentro e pare che sia
tornato ad essere il solito sbruffone di sempre. Forse anche più di
prima, stando a quanto afferma lui nella lettera”
“E
Mallory?”
“Secondo
le mie fonti, anche lei è tornata a scuola come se nulla fosse.
D'altronde, lei era stata obliviata”
Mabel
annuì con la testa mentre le sue iridi grigio ferro continuarono a
scrutare i ragazzi presenti nella Sala Grande.
“E
notizie di Jennifer?”
“A
quello ci ho pensato io”
Ada
si girò verso di loro con una strana energia in corpo.
Se
da un lato la questione del possedere il fattore plus l'aveva buttata
giù, dopo quello che era accaduto si può dire che ciò le aveva
donato una nuova forza interiore che le aveva restituito il sorriso.
E
poi, non c'era da dimenticare il fattore Eric.
Da
quando si erano messi insieme, quei due non facevano che sorridersi
dalla mattina alla sera.
Una
cosa stomachevole, a detta di molti, ma Mabel era convinta di non
aver mai visto Ada sorridere in quella maniera prima d'ora.
E
non poteva che essere felice per la sua amica.
Parlando
di Jennifer, la ragazza fece il suo ingresso proprio sotto gli occhi
dei cavalieri e ben presto fu stritolata in un abbraccio spacca ossa
della mora.
Mallory
sedeva, invece, composta e pacata al tavolo dei corvonero. Ed Erwin
si pavoneggiava, come suo solito, a quello dei grifondoro.
Stava
giusto per fare uno scherzo ad un ragazzino al tavolo dei serpeverde,
quando il sorriso gli scomparve dal volto.
Li
aveva visti.
Li
aveva visti e se la stava facendo sotto dalla paura.
Con
molta nonchalance si alzò dalla panca e si affrettò a raggiungere
il corridoio più vicino, alla sua sinistra.
“Che
sta facendo?”
“Mi
sembra ovvio Lavi, il codardo tenta la fuga”
“Beh,
se è questo il suo intento credo proprio che fra poco gli verrà un
infarto. Farley non aveva detto che avrebbe perlustrato quel
corridoio?”
“Ooooh
sì, eccome se lo ha detto!”
Mabel
iniziò a sghignazzare.
“Accidenti,
pagherei oro pur di vedere la sua faccia quando incontrerà Farley!”
Delle
urla di aiuto, con un leggero acuto femminile, si propagarono proprio
da quella direzione.
Evidentemente,
Erwin doveva già averlo incontrato.
“Scommetto
che varcherà l'arco e tornerà in Sala Grande in meno di 15 secondi”
“Secondo
me Farley non lo fa proprio tornare”
“Scommettiamo,
Mabel?”
“Tieni
pronti i soldi, Lavi”
Alla
fine la selezione si era conclusa e niente obbligava più il ragazzo
a restare in quel posto maledetto. O, almeno, lui lo reputava tale
dopo tutti quegli avvenimenti.
Dopo
essere stato utilizzato come 'pupazzo' di quella matta psicopatica,
Scorpius era arrivato alla conclusione che non ne poteva proprio più
di tutta quella storia: di fattori 'plus', di antiche anime rilegate
negli Inferi e Cavalieri Reggenti che compaiono e scompaiono quando
più gli aggrada.
Ed
il fatto di possedere un potere legato all'oscurità non lo rendeva
felice per niente.
No.
Proprio
no.
Non
voleva neanche più sentir parlare di Luna Rossa o Sole Nero in vita
sua, piuttosto avrebbe bruciato qualsiasi pagina di qualsiasi libro
di testo di astronomia che portasse anche solo le lettere eclissi.
Voleva
solo continuare a vivere una stupida vita normale, come un qualsiasi
ragazzo di Hogwarts.
Questa
era la sua volontà e questo avrebbe fatto della sua esistenza. Non
si discuteva.
E
basta.
“Quindi...
è vero che te ne vai?”
Lily
aprì leggermente la porta socchiusa ed entrò nella stanza del
ragazzo.
Il
suo sguardo si focalizzò sui vestiti fluttuanti in aria e sul suo
baule spalancato sul letto.
Suo
fratello Albus le aveva accennato la decisione del suo migliore amico
di abbandonare il castello e tornare a condurre un'esistenza normale
ad Hogwarts, ma mai avrebbe pensato che, anche solo una parola di
quello che gli aveva riferito, fosse priva di menzogna.
Eppure
quel baule era un evidente segno di quanto si era sbagliata.
“Sì,
e non resterò un minuto di più qua dentro” continuò il biondo,
agitando velocemente la bacchetta, facendo ripiegare i vestiti prima
di posizionarli nel baule. Poi si girò verso di lei e continuò:
“E
tu ed Al? Che avete deciso di fare?”
Lily
sbuffò appoggiandosi alla parete accanto la porta.
Già,
loro due cosa avrebbero fatto?
Aveva
avuto modo di parlare anche di quell'argomento con suo fratello e sia
lui che i loro genitori insistevano sul fatto che fosse meglio
prima finire la scuola e poi essere membri integranti degli ordini.
Che
poi, detto da suo padre - Harry Potter – che neanche aveva
terminato gli studi, era tutto dire.
Ciononostante
questo suggerimento non le era sembrato proprio privo di senso, per
questo aveva deciso assieme ad Albus di tornarsene a scuola il giorno
dopo.
“Ce
ne andiamo anche noi” disse alla fine sospirando quasi afflitta.
“Davvero?”
Scorpius si voltò di scatto verso di lei con uno strano luccichio
negli occhi.
Che
fosse contento della sua pseudo resa?
Probabile.
Forse
internamente stava già pregustando il fatto di come lei avesse
abbandonato così facilmente l'idea di far parte degli ordini.
E'
vero che Keith era stato nominato Cavaliere dei Pesci al posto suo,
ma Ted e gli altri avevano subito aggiunto, che tutti quelli che non
erano riusciti ad essere nominati cavalieri, potevano contribuire
alla costruzione del loro nuovo quartier generale e restare per
migliorare le proprie capacità.
Comunque
quel sorrisetto non accennava a svanire dalla faccia del serpeverde e
ciò fece ritrovare, in Lily, parecchia della sua grinta.
“Davvero
e non per chissà quale insulso motivo che pensi!”
Scorpius
incrociò le braccia, ridacchiando leggermente.
“A
sì? E a cosa starei pensando? Avanti, su, sono tutto orecchi”
“Speri
di fregarmi in qualche maniera, Malfoy? Sappi che con me non
attacca!” rispose la rossa con tutta la determinazione che le
apparteneva.
A
quel punto Scorpius smise di sorridere. Si portò una mano dietro la
nuca e si avvicinò a due palmi dal naso da Lily. Poi, accarezzandole
leggermente una ciocca dei suoi capelli rossi fuoco, si attorcigliò
l'estremità sul suo dito indice e disse:
“Sei
sicura di quello che fai, Lily? Potresti non rivedere più il tuo
amato Baskerville. Sei disposta a rinunciare a lui?”
Le
iridi del biondo ricaddero sulle labbra socchiuse della rossa,
scatenando la conseguenza di far inumidire le proprie a quella
visione.
Lily
se ne rese conto subito e deglutì a fatica.
Cosa
c'entrava ora Farley?!
“Non
sono una che molla facilmente...” sussurrò lievemente “... non
mi è mai piaciuto arrendermi”
Scorpius
sorrise a quella confessione perché... cavolo, era proprio la parte
che più preferiva di Lily! Quel lato del suo carattere testardo,
ostinato e combattivo. Sì. Era proprio grazie a queste qualità che
si era innamorato di lei.
E
non l'avrebbe ceduta così facilmente ad un discendente del demonio
quale era Farley Alister Baskerville.
Nossignore,
mai e poi MAI.
Lasciando
scorrere la ciocca di capelli, Scorpius si allontanò da Lily e si
affrettò a chiudere il suo baule.
“Anche
io non sono uno che molla facilmente” recuperò il suo mantello
nero come la pece ed indossò i suoi occhiali da sole grigi
specchiati, giusto per darsi un tono da figo.
“E
non ti lascerò facilmente nelle mani di quel Baskerville,
d'altronde...” tirò via gli occhiali verso la fronte e,
guardandola dritta negli occhi, continuò “... io sono Scorpius
Hyperion Malfoy. Ed i Malfoy ottengono sempre ciò che
vogliono” fece l'occhiolino alla ragazza e, nel giro di un attimo,
si volatilizzò dalla stanza, lasciando una Lily alquanto stordita e
confusa.
Piccola
noticina di fine capitolo:
(*)
= il
ghiacciolo color puffo e la scena del tramonto sono stati ripresi,
tali e quali, da un “pezzo storico” di Kingdom Hearts! In
particolare di KH 365/2 days. Spero vi sia piaciuto.
Phebe,
questo è per te xD
|