1
CAPITOLO
SPECIAL FINALE:
“Quando
tutti i nodi vengono al pettine”
Dopo
le selezioni, un giorno nei corridoi di Planetarium...
Mabel
camminava, svogliatamente, per i lunghi corridoi di Planetarium.
Leila
l'aveva convocata con estrema
urgenza
per consultare insieme le lista di tutti i ragazzi col fattore plus
che erano riusciti a scovare e, per quanto la cosa potesse
elettrizzarla, non riusciva a capire il motivo per cui avesse dovuto
convocarla alle sei e mezza del mattino.
Anche
se non era riuscita a diventare il cavaliere del suo segno, assieme a
Lavi e gli altri, le era stato detto che avrebbero fatto meglio a
rimanere uniti “tutti sotto lo stesso tetto”.
Per
questo le avevano dato una stanza in cui alloggiare e libero accesso
a tutte le ali del castello.
E
poi, se doveva dirla tutta, non fremeva proprio dalla voglia di
ritornare a casa.
Chissà
che avrà di così urgente da dirmi.
Presa
dai suoi pensieri, intenta a raggiungere Leila il prima possibile, un
bagliore violaceo le sfrecciò a due millimetri dal naso facendole
prendere un colpo.
“Ma
che ca- ah, scusa Ma-belle, ti sei fatta male?”
“MERLINO!
Meghetos, hai appena attentato alla mia vita forse?”
Con
un sorriso divertito, Keith si appoggiò allo stipite della porta
della sua stanza, intento a guardarla. Dopodiché scoppiò a riderle
in faccia senza ritegno.
“Ti
diverti forse?”
“Veramente,
se devo essere sincero: sì, la tua faccia è impagabile!”
“Ah,
ma davvero? Vedremo quanto ti divertirai quando ti avrò cancellato
il ricordo di questo incontro dalla memoria!”
Mabel
agitò velocemente la mano nella sua direzione, con l'intento di
instaurarsi nella sua mente prepotentemente ma qualcosa andò storto
e lei si ritrovò di fronte al nulla.
Dov'era
finito Keith?
“Sono
qui, dolcezza”
Esattamente
dietro di lei, e nella medesima posizione di prima, il corvonero se
la rideva sfacciatamente.
E
ciò fece imbestialire Mabel ancora di più.
Perseverando
nel suo intento, la ragazza continuò a provare ad instaurare una
connessione col suo cervello per farlo bloccare all'istante.
Ma
il fatto che il biondo potesse apparire e scomparire come gli pareva,
stava creando una situazione decisamente di stallo.
“Sono
qui” affermava un secondo prima ed il secondo dopo continuava con
un “O forse qui”.
Davvero
seccante.
Alla
fine, Mabel si decise ad attuare la più vecchia tattica di tutti i
tempi.
Se
non riusciva a fermarlo con i poteri l'avrebbe fermato con le mani.
Intercettando
il suo “compari-appari”, non appena il ragazzo si materializzò
al centro della stanza di fronte, Mabel gli si gettò addosso
facendolo cadere di schiena dolorante.
“AAAAH!
Che dolore, un rinoceronte ha appena incontrato la mia strada! Morirò
fra ATROCI agonie me lo sento!”
“MA
PIANTALA! Non sono mica così pensate come dici!” rossa in volto,
come un peperone, Mabel tentò di difendersi come meglio poté. Ma
Meghetos era comunque un avversario temibile. E, sotto sotto, stava
iniziando a piacerle il modo in cui si tiravano quelle fossette ai
lati della sua bocca mentre sorrideva.
Per
non parlare di quei profondi occhi color verde smeraldo.
Che
poi, occhi del genere non li aveva mai visti in vita sua.
Sono
verdi all'esterno mentre all'interno prendono una colorazione dorata,
quasi ramata.
Davvero
begli occhi.
“Beh?
Ti sei imbambolata Ma-belle? Troppo presa a contemplare il mio viso
perfetto ed i miei lineamenti aggraziati?!”
A
quelle parole, Mabel si ritrasse di scatto e si voltò in direzione
del muro.
Imbarazzata
come non mai in vita sua, sperava quasi che un fulmine passasse di lì
e la incenerisse... giusto per non dare soddisfazione a quel
Meghetos.
Ma,
non appena il suo sguardo incrociò il dipinto davanti a lei, tutti
quei pensieri si dissolsero nell'aria lasciando spazio ad una
domanda:
“Cos'è
questo?”
Keith
si alzò da terra e le si affiancò, iniziando a guardare anche lui
di fronte a sé.
“Questo
è l'albero genealogico della mia famiglia”
“E
perché si trova qua?”
“In
teoria, questa sarebbe la mia stanza e dato che a casa mia ce ne è
dipinto uno... ho pensato di fare la stessa cosa anche qui”
La
corvonero si avvicinò al muro ed alzando lievemente un mano iniziò
a seguire le linee verdognole che lo componevano.
Christopher...
Nathaniel... Michael... Cornelia...
Uno
ad uno esaminò tutti quei volti fino ad arrivare quasi in cima e,
una volta che l'ebbe raggiunta, si fermò di colpo.
“Alkab
Black”
Dove
l'aveva già sentito?
“Sei
imparentato con la famiglia Black?”
Di
scatto si voltò verso il biondo, inarcando un sopracciglio.
Sistemandosi
meglio la maglietta, Keith si alzò velocemente da terra e la
raggiunse con poche falcate.
“A
dire il vero non è proprio il ramo “principale” della famiglia
Black”
“Il
ramo “principale”? Che vuol dire, che esistono anche dei rami
secondari della famiglia Black?”
Keith
annuì senza distogliere lo sguardo dalla pergamena col nome dipinta
sul ramo; portò la sua mano sinistra proprio nel punto in cui si
leggeva Alkab Black e, agitando la bacchetta nell'altra mano,
sussurrò uno strano incantesimo in una lingua che Mabel riconobbe
subito come...
Tedesco?
Come fa a conoscere il tedesco?
Voleva
chiederglielo, ma la domanda gli morì in gola quando vide tante
linee sottili colorate partire da quel nome e dispiegarsi sulla
parete accanto, alla loro destra, che era ancora perfettamente
bianca.
Sotto
ogni linea, poi, altri nomi di altri maghi appartenenti alla famiglia
di Keith iniziarono a prendere forma.
Solo
la voce del ragazzo la distolse da quella magia.
“Durante
le generazioni molti membri della famiglia Black sono stati
dimenticati e cancellati dall'albero genealogico solo per aver
compiuto gesti che i loro genitori ritenevano “indegni” ed
inaccettabili per un membro di quella famiglia”
Mabel
sbatté gli occhi sorpresa a quell'affermazione: “Davvero? Non ne
avevo idea”
“Già.
Ma il bello è che bastava davvero pochissimo per essere “espulso”
dalla famiglia. Prendiamo il mio antenato, Alkab, per esempio. Guarda
qua, la vedi questa linea orizzontale proprio accanto a lui?”
Keith
allungò il braccio e, con un dito, iniziò a seguire la linea
violacea fino a che non incontrò un'altra pergamena con su scritto
un nome quasi impronunciabile.
“Kliemhilde
Liesbeth Magnus?”
“Esattamente.
Il mio antenato fu cancellato dall'albero della famiglia Black solo
perché decise di sposare una nobildonna tedesca piuttosto che
inglese. Ed il fatto che anche lei fosse una strega purosangue non
servì a molto quando i miei tris-tris-tris-tris- nonni decisero di
diseredare il loro primogenito. Per questo non discendo proprio dal
ramo principale della famiglia Black, bensì da quel ramo che ha
deciso di proseguire, portandosi comunque il nome di quel casato, per
una propria direzione. Alkab amava Kliemhilde più della sua stessa
vita, più della fama che il suo nome gli aveva procurato nei secoli
e non ci pensò due volte ad abbandonare tutto per sposare la donna
che amava”
“Che
cosa romantica”
“Già,
lo penso anch'io”
Minuti
di silenzio si protrassero dopo il discorso, appena concluso, del
biondo e Mabel era talmente presa da tutta quella storia che, nel
frattempo, si era dimenticata di un particolare FONDAMENTALE che
girava attorno a tutta quella faccenda.
Kliemhilde
Magnus.
Magnus.
Aspetta,
oh cazzo, QUEL casato Magnus?!?!?!
Mabel
indietreggiò quasi di scatto mentre continuava a leggere quel nome
illuminato nella parete.
“Ehi,
tutto bene?”
Keith
se ne rese conto fin da subito e, con sguardo interrogativo, si
avvicinò alla ragazza.
“Che
hai, Mabel?”
“Ho
una domanda da farti”
“Oooook”
il biondo inclinò la testa di lato, sempre più confuso, dopo aver
sentito la freddezza delle parole che la corvonero aveva appena
pronunciato “Spara”
“Kliemhilde
Magnus” Mabel inspirò ed espirò lentamente prima di ripetere il
cognome della donna “Magnus... che tu sappia, esistono altre
famiglie di maghi e streghe che portano il cognome Magnus in
Germania?”
Keith
aggrottò la fronte.
“Come
mai questa domanda?”
“Rispondi
e basta”
“Beh...
veramente no. Di famiglia Magnus ne è sempre esistita una sola, in
Germania, e l'ultima discendente appartenente a quel casato fu
proprio Kliemhilde”
“Quindi
mi stai dicendo che...”
“Che,
dato che era l'unica figlia femmina in vita, il casato si è estinto
secoli or sono quando ha deciso di sposare un Black. Tutti i loro
figli hanno ereditato il nome del padre e, da quel che ne so, non ci
sono più Magnus in vita da secoli, ormai”
“Quindi,
facendo due conti veloci, l'unico discendente diretto, ancora in
vita...”
Gli
occhi azzurri della ragazza incrociarono quelli color smeraldo di lui
e, deglutendo pesantemente, pronunciò la frase che le ronzava in
testa da un po ':
“...
sei tu?”
“Esattamente,
vivo ed in carne ed ossa!”
Il
biondo le regalò un sorriso a trentadue denti prima che, purtroppo
per lui, Mabel gli tirasse un destro sullo zigomo.
Keith
cadde a terra esterrefatto.
“Ma
dico sei scema? Ora che ti ho fatto?!”
“Questo
è per aver rovinato per sempre la vita della mia famiglia!”
“COSA?!
IO non c'entro proprio niente?! E che cosa avrei fatto mai alla tua
famiglia sentiamo?!”
Mabel
urlò, con occhi iniettati di sangue, contro al ragazzo con tutte le
energie in corpo prima di affermare: “La famiglia Magnus, la TUA
FAMIGLIA-”
“Ehy,
io sono un MEGHETOS, non dare colpe che non mi appartengono-”
“Fa
lo stesso! La TUA famiglia maledisse LA MIA secoli fa e, ad ogni
generazione, ogni donna del casato Crowlee è destinata a perdere per
sempre ciò che più ama al mondo, per uno stupido litigio avvenuto
fra i nostri antenati!”
“Uh...”
Keith si irrigidì all'istante “brutta storia...”
“Già,
davvero brutta”
Il
ricordo di quello che avvenne anni prima con sua nonna, e la
predizione che quest'ultima le aveva fatto, le gelarono il sangue.
All'epoca
era solo una bambina ma già aveva avuto modo di conoscere la
sofferenza che aleggiava nella sua famiglia. E tutte quelle emozioni
negative: la paura negli occhi di suo padre quando sua madre l'aveva
quasi ammazzato quel giorno, la rabbia di sua madre e di sua nonna
costrette a vivere delle vite che non le appagavano e, per ultimo, il
dolore di suo nonno... il dolore che Louis era stato costretto ad
accettare nello sposare una donna che non lo reputava quasi neanche
un uomo ma che, nonostante tutto, lui continuava ad amare anche se
non ricambiato. Così come aveva imparato ad amare anche la sua unica
figlia e la sua unica nipote.
Suo
nonno era l'unica brava persona esistente in quella famiglia di
pazzi. Pazzi resi tali per via di un'insulsa maledizione che si
portavano avanti da generazioni. E la chiave per rompere una volta
per tutte quel legame col passato, era proprio lì. Davanti a lei.
Vivo e vegeto e col respiro affannato, probabilmente per via
dell'odio che stava emanando in quel momento la ragazza.
E
niente l'avrebbe fermata dall'imporre al ragazzo di spezzare la
maledizione!
Con
un sorrisetto malvagio si avvicinò al biondo, che ancora non si era
deciso ad alzarsi da terra, e, piegandosi sulle ginocchia, iniziò a
guardarlo dritto negli occhi con uno strano luccichio.
“Quindi,
dato che tu sei l'unico discendente di quella famiglia che ha
maledetto la mia, TU mi aiuterai a spezzare l'incantesimo”
Keith
sbatté gli occhi più volte.
Aveva
capito bene? La corvonero voleva che LUI, che a mala pena sapeva di
essere imparentato con quella famiglia, spezzasse una maledizione
che, a quel punto era ovvio, nessuno era mai stato in grado di
infrangere per tutti quei secoli?!
Doveva
essere impazzita per davvero.
“Scusa,
quando hai detto che è stata lanciata questa fantomatica
maledizione?”
“Intorno
all'anno 1000, circa”
Coosaaaa?!
“E
tu ti aspetti che io possa aiutarti ad annullare una maledizione così
antica?!”
Mabel
parve pensarci su per un attimo, ma in realtà quella scena era tutta
una finta perché già sapeva quale era la risposta esatta.
“Sinceramente,
sì”
Keith
si alzò di scatto quasi indignato.
“Ma
non penso proprio invece” e tentò di lasciar cadere là quella
conversazione ma era ovvio che Mabel non avesse intenzione di cedere.
“Aspetta,
dove vai? Non puoi lasciarmi così?!”
“Oh,
sì che posso”
“Ed
invece NO!”
“Per
chi mi hai preso? Non sono mica Merlino IO? Ammesso che trovassimo il
grimorio del mio antenato, in chissà quale dei dieci castelli che
possediamo solo in Germania, IO non credo di essere capace ad
infrangere un incantesimo del genere. Quindi, scusa, ma no”
Keith
fece altri passi in direzione della porta ma la corvonero gli si parò
di fronte e, più determinata che mai, continuò:
“Hai
idea di quello che la mia famiglia abbia mai potuto subire per colpa
di quella maledizione?!”
“Fammi
indovinar-”
“Te
lo dico IO” Mabel non lo fece neanche terminare di parlare che le
parole le uscirono dalle labbra come un fiume in piena “E' stato
l'Inferno. E' sempre stato così fin da quando sono nata! Sai che
cosa vuol dire essere una bambina e percepire la negatività nella
tua stessa casa? Vivere con delle persone, che poi sono i tuoi
genitori dannazione, che non fanno altro che urlarsi contro dalla
mattina alla sera? Ed in tutto questo tu che fai? Ti rintani in dei
piccoli spazi bui, perché ormai l'unico su cui puoi fare affidamento
è solo il buio che non ti tradisce mai, sperando che qualcuno venga
a salvarti e puntualmente...” la voce le tremò leggermente mentre
la vista iniziò ad appannarsi “.... e puntualmente... non arriva
quasi mai nessuno. E tu stai lì, che piangi e ti rialzi solo quando
senti che il suono dei cocci sbattuti al muro ha smesso di propagarsi
per la casa...” Mabel deglutì a fatica mentre cercava, in vano, di
trattenere le lacrime che già avevano iniziato a rigarle il volto.
“Quindi
ti prego, anche se non sei capace, ti prego... almeno proviamoci
perché io non voglio continuare a vivere una vita infelice” alzò,
finalmente, lo sguardo ed i suoi occhi si incrociarono nuovamente con
quelli del biondo “Keith, ti sto implorando. Ti prego”
Keith
sostenne lo sguardo della ragazza per tutto il tempo, metabolizzando
ogni singola parola che aveva appena pronunciato.
La
sua vita, se paragonata a quella di Mabel, era sempre stata il
Paradiso: i suoi parenti gli volevano bene, lo sostenevano in
qualsiasi sua assurda decisione e non gli avevano mai fatto percepire
la freddezza del buio che Mabel era stata costretta a percepire.
Anche
se erano purosangue, la sua era una famiglia incentrata su degli
antichi valori che Alkab Black stesso aveva fatto mettere nero su
bianco il giorno in cui si era spostato con la discendente dei
Magnus.
Non
a caso il motto di famiglia era l'antica frase latina “Omnia vincit
amor et nos cedamus amori” e, sempre non per caso, i suoi genitori
si erano sposati solo ed esclusivamente per amore. E, sotto sotto,
anche lui sperava di sposarsi, un giorno, perseguendo questo ideale.
Omnia
vincit amor et nos cedamus amori. L'amore vince tutto e noi cediamo
all'amore.
E
se lui amava Mabel anche solo un decimo di quello che gli piaceva
ammettere, l'avrebbe aiutata a spezzare la maledizione. L'avrebbe
fatto per lei e per nessun altro. Ed è quello che si ripromise
quando le rispose di sì, alla fine.
“Ok,
ti aiuterò Mabel”
A
quasi un anno da quella promessa...
“Starà
bene, sì?”
“Sì,
tranquilla Mabel, ha perso molto sangue ma starà bene”
“Sei
sicuro Kiyo? Mi sembra un po'... non so... intontito”
Kiyomaro
ridacchiò al commento della corvonero mentre, con attenzione,
ripuliva la sua bacchetta dal sangue del Cavaliere dei Pesci.
Keith,
sdraiato supino su uno dei letti dell'infermeria, non faceva che
sbattere le palpebre ripetutamente con l'intento di mettere a fuoco
la scena.
Aveva
perso i sensi durante il rituale, ne era più che sicuro. Così come
lo era del fatto che per poco non moriva dissanguato nel tentativo di
sciogliere quella stupida maledizione imposta dal suo antenato.
Che
dico, poi... ma come cazzo gli è venuta in mente una maledizione del
genere? Non poteva imporre tutti figli maschi ad una famiglia di sole
donne, giusto per interrompere la discendenza?! No, lui doveva fare
lo STRONZO fino alla fine. Maledetto quel Magnus che mi ha quasi
ucciso oggi, per colpa del suo stupido orgoglio!
“Beh,
Mabel, per rompere la maledizione si è dovuto tagliare le vene dopo
essere entrato in un cerchio magico apposito. Sfiderei chiunque a non
sembrare intontito quando si è stati ad un passo dalla morte. Roba
che forse solo Dean Winchester sarebbe riuscito a fare”
“E
chi è questo Dean, scusa?”
“Lascia
stare, non capiresti. Sappi solo che è colpa di Leila e delle sue
serie tv babbane”
“Ooooook”
“Sta
parlando di Supernatural... Mabel...”
Dalle
profondità della Terra, quasi come tornato alla vita, Keith si
inserì nella conversazione col suo solito spirito e sorriso sghembo
che lo faceva apparire affascinante a tutte le pulzelle di Hogwarts.
O,
almeno, ci provò fino a quando un colpo di tosse non gli rovinò la
scena.
“Keith!
Meno male che ti sei svegliato. Ero così in pena per te”
“Ti
sono mancato, eh piccola?”
All'ennesimo
tentativo, mal riuscito, del ragazzo di rimpossessarsi della sua
“posa da figo”, Mabel scoppiò a ridergli in faccia divertita da
quella situazione. Una risata che mai e poi mai si era concessa in
tanti anni di agonia e sofferenza. Ed ora era libera, libera come
l'aria.
Ora
poteva ridere, poteva affrontare la vita senza più sentire il peso
della maledizione gravare sulle sue spalle.
Ora
poteva vivere.
E
tutto per merito di un invasato dagli occhi color smeraldo.
Istintivamente
si protrasse verso di lui e con slancio gli portò le braccia al
collo mentre le parole le uscirono, sole, dalle labbra:
“Ci
puoi scommettere, baby”
A
Keith venne un colpo.
“Baby?
BABY?!” la afferrò per le braccia e la allontanò da lui,
in modo che potesse vederla per bene negli occhi “Baby, proprio NO,
eh?!”
Mabel
iniziò a ridere senza ritegno.
“A
no?”
“No.
No. NO” l'espressione di Keith era serissima eppure la corvonero
non accennava a smettere di ridere.
“E
se ti chiamassi...” tentò di dire fra una presa d'aria e l'aria
“... cucciolo?”
“Oh
Merlino santissimo”
Keith
ricadde sul letto con un tonfo, portandosi entrambi i palmi delle
mani sugli occhi.
Baby...
cucciolo... Salazar riportami nell'Oltretomba.
“Suvvia,
cucciolo non è così male” lo sfotté Kiyomaro, unendosi alle
risate di Mabel.
Adesso
Salazar, ora o mai più!
“Comunque
anche baby non era male” la voce di Ian, il suo migliore amico, gli
fece drizzare le orecchie.
“No,
Ian, anche tu NO”
Tutti
i presenti risero a crepa pelle e, solo quando le acque parvero
essersi calmate un pochetto, Keith riuscì a cambiare completamente
discorso.
“Comunque
Mabel, dato che mi sono quasi fatto ammazzare direi che è il caso
che mi meriti un premio”
Mabel
lo guardò con uno strano luccichio negli occhi, ghignando
leggermente a quella richiesta.
“A
sì? E cosa vorresti mai, sentiamo?”
Keith
fece finta di pensarci su ma la risposta arrivò anche fin troppo
velocemente:
“Bah...
direi che un bacio possa essere una degna ricomp-” ma non ebbe
neanche il tempo di terminare la frase che fu zittito dalle labbra
della ragazza premute sulle sue.
Keith
sbattè gli occhi più volte, quasi come a voler credere di non star
sognando. Eppure Mabel era lì, in carne ed ossa, e lo stava
baciando!
Gli
girò appena la testa quando la lingua di lei gli inumidì il labbro
superiore e, il suo cuore perse un battito quando questa si scontrò
con la sua.
Per
essere stata una ragazza sempre in disparte e all'angolo, in tutti
quegli anni di scuola, la ragazza ci sapeva fare!
E
solo quando furono entrambi bisognosi d'aria decisero di staccarsi
per respirare,.
“Io
non pensavo lo facessi sul serio” dichiarò secco Keith,
guardandola insistentemente negli occhi cristallini.
“Ti
dovevo una risposta ad una dichiarazione no?” rispose Mabel
accarezzando dolcemente le cicatrici sui pulsi del ragazzo.
A
dire il vero erano mesi che non faceva che pensare intensamente a
Keith.
Ogni
giorno, ad ogni ora del giorno, anche quando erano insieme.
All'inizio
si era detta che non faceva che pensare a lui solo per il semplice
fatto che la stesse aiutando con la maledizione di famiglia. Eppure,
più i giorni passavano e più sentiva come una sorta di bisogno
della sua presenza nella sua vita. E quel giorno, quando aveva
rischiato di perderlo per sempre, si era detta che sì. Lei amava
Keith indipendentemente dal fatto che l'aiutasse o meno.
Ed
ammetterlo a se stessi era stato più facile che fingere che ciò non
fosse vero.
“Quindi
ora io e te stiamo insieme?”
“Beh...
ora insieme è un parolone”
“Ma
mi hai appena baciato e mi hai confessato il tuo amore!”
Mabel
alzò gli occhi al cielo, sorridendo.
Com'era
melodrammatico.
“Ho
detto che ti dovevo una risposta alla tua dichiarazione”
“E
non è la stessa cosa che dire che mi hai confessato il tuo amore?”
“Iniziamo
ad uscire, per ora” Mabel strinse le sue mani attorno a quelle del
ragazzo e, senza alcun segno di esitazione, continuò:
“Ci
frequentiamo, come tutte le persone normali, e poi pensiamo dopo
se stiamo insieme o meno. Che ne dici? Affare fatto?”
“Affare
fatto che sì, baby!”
The
End!
NOTE
FINALI:
Ebbene
siamo giunte anche allo “Special dello Special”.
Io
e Gin avevamo pensato a questo finale, per la dolce Mabel, fin da
quando abbiamo ricevuto la sua scheda (insomma, io sono una di quelle
persone che adora l'happy ending ed anche Gin non era molto felice di
non regalarlo anche a lei) e la creatrice di Keith aveva scritto
nella sua scheda che era imparentato con i Black.
Quindi,
manco a farlo apposta, il tutto calzava a pennello, noi abbiamo
aggiunto solo il pezzo del mago tedesco Magnus (grazie ancora Phebe
per i dettagli).
Ovviamente,
avendo spezzato la maledizione, la visione che le fece la nonna
quando era piccola (ovvero che la dinastia si sarebbe estinta con
lei e che Mabel avrebbe vissuto un futuro fatto d'oscurità) NON
AVVERRA' MAI!
Beh,
è tutto. Buon “Special Finale” a tutte ^^
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