Ossessione & Follia

di Attendre et esperer
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“Per favore, insegnami”, disse il prigioniero, le sue parole scosse da un brivido – tremando tra i singhiozzi e al freddo dell’angusta prigionia nella quale era costretto – dubbioso e spaventato. “Per favore, insegnami” esclamò nuovamente, attirando l’attenzione del longevo, il quale smise di scavare per concedere uno sguardo rassegnato, per poi ritornare al proprio lavoro. La richiesta venne ripetuta, quasi pregata, un’ennesima volta, in un lamento, dall’oscurità di quel piccolo angolo in cui lui tremava, rannicchiato a sé.

“Insegnarti cosa?” chiese l’abate con voce stanca.
“A perdonare” ansimò Edmond – miserabile, tormentato, senza più nessuna speranza.
Faria lo osservò ancora e scosse la testa, così sconsolato che Edmond singhiozzò di nuovo.

“Non posso insegnarti ciò che non sei disposto ad imparare” ed Edmond non poté far altro che piangere e tremare come se un freddo gelido e pungente gli trapassasse le ossa, nella colpevolezza e vergogna che quelle parole erano riuscite a provocare in lui.
Il prete lo osservò attentamente, come era solito fare, con quello sguardo calmo e giudizioso, mentre Edmond continuava a scavare, gesti automatici e scatti veloci – gli occhi fissi sulle proprie mani, lucidi e persi nell’ignoto dei pensieri, disperati e rabbiosi; le sue labbra strettamente serrate, il corpo rigido e teso – emanando un’aura di puro odio, la mente occupata da spietati pensieri di vendetta.
Questi provocavano molto più dolore di quanto avrebbe mai potuto descrivere a parole, un’ossessione che aveva trovato salde radici nel cervello, strillando al suo interno di giorno e nei suoi incubi di notte – nemmeno un momento di pace sembrava voler concedere, non importava quanto ci provasse: come demonio che lo cacciava dalle tenebre delle ombre, braccandolo durante gli scavi, nel suo letto, mentre studiava.

“Devi perdonare” disse Faria con voce morbida, paterna, talmente tanto che Edmond smise all’istante ciò che per ore lo stava tenendo occupato, respiri ansimanti ed irregolari sorsero immediatamente come un lamento. “Se non puoi dimenticare, devi almeno riuscire a perdonare”
“Non posso” rispose il più giovane stringendo i denti, sudando nell'aria calda e soffocante della cella “Tu non capisci, non puoi capire”
“No?”
Dantès lo guardò solo per un attimo, breve eppure intenso, per poi chinare la testa e proseguire col suo lavoro.
“Devi perdonare” disse ancora una volta, ricevendo in risposta solo una scossa del capo da parte dell’altro, violenta ed ostinata “Figlio mio – “
“Non defraudarmi del mio odio!” Edmond gridò, la voce rotta da brividi e spasmi “E’ tutto ciò che ho! Tutto ciò che mi permette di essere ancora vivo”
“Davvero è questo?”
Edmond inchiodò lo sguardo al suo, arrossendo d’infamia – lo strumento da lavoro scivolò dalla sua mano e cadde con suono sordo sul terreno di quella spoglia prigione, mentre la calura asfissiante lo soffocava assieme alle sue stesse lacrime.





Angolo della Traduttrice: A chiunque sia giunto fin qui a leggere, grazie di cuore.
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