-Non è cambiato assolutamente nulla, Shin. Non
so… almeno da bere dobbiamo darglielo!
Kirino aveva appena finito di dare una rapida occhiata a Matatagi. Il
taglio sul ginocchio era pulito… non si doveva trattare di
un infezione. Scottava di febbre e dormiva ancora.
Il Sole era sorto da poco… dovevano essere poco meno delle
otto, o giù di lì. Era una giornata bellissima, e
il canto dei passerotti rendeva il tutto ancora più
sarcastico. Una natura viva in una città morta.
-Ok Ran… prendiamo una bottiglietta e usiamola solo per lui.
Dobbiamo andare sul sicuro, no?
Il rosa sorrise. Prese una bottiglietta da mezzo litro dalla
scaffalatura sulla quale avevano appoggiato il loro bottino del giorno
prima e la aprì. Con qualche goccia inumidì il
panno sulla fronte del blu, quindi gli alzò delicatamente il
capo.
-Ehi… Mat? Ehi… mi senti?
Il moro aprì lentamente gli occhi. Tremava e sembrava
confuso. -Dove… Dove sono…
-Al sicuro, tranquillo. Siamo qui con te…
Il moro si riebbe di colpo. Di punto in bianco sembrava essersi
ricordato di tutto… strinse i denti. -Ragazzi…
scusate per questa situazione. Non… non so che abbia, ma non
sono infetto, credetemi! Sono pienamente lucido… vedete?
Shindou si chinò al fianco del ragazzo e di
Kirino. -Certo… tranquillo. Ora però
bevi un po’… non puoi stare una notte intera senza
bere.
Matatagi annuì debolmente mentre Kirino gli accostava la
bottiglietta alle labbra.
-Ehi!!
Il rosa fermò la mano e spostò la bottiglia. Fece
aprire la bocca al blu e gli esaminò la gola con la torcia
del telefono.
-Ran… sai quanta batteria consuma quella cosa? Che hai visto?
-Aanaaru… he hiavolo ai faendo on la mia hola? -Il blu
proprio non capiva.
Il rosa spense la torcia sorridendo soddisfatto. -Shin… ha
le tonsille ricoperte di pus… è una semplice
tonsillite! Niente infezioni zombificanti!!
Il castano tirò un sospiro di sollievo, ridendo. -Grazie a
Dio… sei contento, Mat? Con il mal di gola non sentirai
nemmeno i morsi della fame!
Il blu, benchè debole, sorrise sarcastico. -Simpaticoni! Ora
però datemi quell’acqua, che mi sto trasformando
nel deserto del Sahara!
-Bene! Ricapitolando… avete provato a far sviluppare
questa… cosa in coltura?
Manabe, interamente ripreso e rinfrancato da una notte di sonno tutto
sommato tranquillo, se ne stava in piedi vicino ad un tavolo di
laboratorio con indosso un bellissimo camice bianco che lo faceva
sentire ancora più spaventosamente intelligente. Minaho, al
suo fianco, ridacchiava vedendolo pavoneggiarsi come un bambino.
Il dottor Matakawa aveva mostrato ad entrambi i ragazzi il laboratorio
che avevano adattato nel reparto di psichiatria. Niente di troppo
professionale, ma avevano raccattato reagenti chimici e macchine a
sufficienza per poterci fare qualcosina. Insieme a loro
c’erano altri due dottori del reparto di infettivologia.
Tsurugi e Tenma erano rimasti a riposare ancora un
po’… la giornata precedente gli aveva portato via
troppe persone care.
-Ovviamente. -Il medico anziano sorrise. -Non sapendo esattamente come
trattarlo, abbiamo prima di tutto provato a svilupparlo in capsula come
un batterio… non ci crederai. Inizialmente sembrava incapace
di riprodursi rapidamente… non capivamo perché!
Eppure sapevamo che si diffondeva nelle persone a velocità
spaventose… qualcosa non quadrava. Allora abbiamo provato a
cambiare i terreni di coltura…
Gli occhi di Manabe si illuminarono. -E… e cosa avete visto?
Il medico sospirò. -Inizialmente nulla… fluoro,
calcio, potassio… quel maledetto non reagiva con nulla!
Poi… poi abbiamo provato un substrato proteico. A base di
ubiquitina e glucosio…
-Sono… sono i componenti di base di tutte le cellule umane!!
-Minaho spalancò la bocca. Anche lui sapeva muoversi nel
campo della biologia!
-Esatto… e a quel punto… è esploso! Ha
iniziato a replicare sé stesso con una velocità
mostruosa… pazzesca! Lui… lui vuole noi. Solo
l’uomo è un’ospite ideale per la sua
sopravvivenza. Può anche attaccare gli animali,
ovviamente… ma noi siamo le sue prede preferite. Inoltre
abbiamo scoperto qualcosa che ci ha lasciato assolutamente sconvolti.
-Cosa? -Manabe non era mai stato così interessato. Quella
cosa era terribile e miracolosa insieme.
-Sapete come si riproducono gli organismi unicellulari, ragazzi?
-Certo… -Risposero all’unisono. -Per scissione
binaria. È come una mitosi… ogni cellula si
divide in due generando due “figli” identici alla
cellula madre.
-Bravi! Ebbene… tenetevi forte. Questi fanno la meiosi! O
meglio… qualcosa che le assomiglia. Non solo si duplicano,
ma mischiano ogni volta il loro DNA e lo trasmettono in modo diverso a
ciascuna cellula figlia… così diventano
mostruosamente veloci a diffondersi, resistenti a ogni
farmaco… è totalmente diverso da qualunque cosa
vista sul nostro pianeta. Certo… esistono casi di virus
rapidi a mutare o evolversi ma… ma non questo! Questo
è diverso…
Manabe era senza parole, e l’arancione con lui.
-Ma… Ma gli unicellulari non fanno nulla di
simile…
Il medico si sedette pulendosi gli occhiali nella manica. -È
questo il bello. Se isoli questa cosa… si comporta come un
unicellulare. Come un batterio, per intenderci…
ma… ma se li sviluppi in colonia, agiscono come un
pluricellulare, come un organismo unico! Sono come uno sciame di
vespe… un formicaio! Non ho mai visto nulla di simile.
-È… è assurdo!
-Man ha ragione… come può essere? -Minaho era
confuso.
Il dottore guardò i colleghi e sospirò. -Non ne
abbiamo ancora idea. Noi.. Noi lo abbiamo
chiamato… abbiamo chiamato questa cosa
“La legione”.
-Ragazzi… che diavolo sta succedendo fuori? Il fetore
è insopportabile… cos’è
questa puzza invereconda?
Matatagi era decisamente disgustato. La febbre non si era abbassata di
una virgola, però aveva provato ad alzarsi e mettersi
seduto. Shindou e Kirino andarono a guardare fuori dalla finestrella
che dava sulla strada.
-Mat… hai presente quando si dice “poteva andare
peggio, poteva piovere” e immediatamente si mette a piovere?
-Ehm… Shindou? Che cosa significa questa frase sibillina?
-Beh… poteva andare peggio? Ho una bella notizia…
un camion della nettezza urbana si è rovesciato davanti al
cancello, e ora i netturbini si sono uniti al gruppo di amici che
barcollano davanti alla porta!
-Ecco cos’era quel tanfo aberrante! Siamo pure sommersi di
immondizia quindi! Di bene in meglio…
Kirino rise.
-Eddai… poteva andate pegg…
-NON DIRLO!!! -Shindou e Matatagi zittirono l’amico
all’unisono.
-Ehi!!! Guardate ragazzi! Un messaggio!!
Morimura era riemersa dalla coperta in un istante, eccitata.
-Davvero? Mano ai telefoni! Abbiamo internet!! -Tetsukado
ringraziò il cielo che la ragazza fosse così
timorosa da vivere con il cellulare in mano. Il condominio era anche
fornito da un generatore ausiliario, essendo molto grande, e la
corrente per ora non era un problema.
Anche Ibuki e Sakura tirarono fuori i cellulari, fiondandosi su
Whatsapp. Era vero! Avevano ricevuto un messaggio. Aprirono
immediatamente la chat… era Kariya, il ragazzo amante degli
scherzi che avevano conosciuto nei pochi giorni prima del
Risveglio… un compagno di squadra di Tenma.
Il messaggio era abbastanza lungo… evidentemente non aveva
paura di sprecare batteria. Il verde doveva aver trovato un modo di
ricaricare il cellulare.
-Ragazzi… felice di vedervi vivi. La situazione qui
è stabile. Sono con Hamano e Hayami a scuola…
eravamo andati a cercare dei libri in biblioteca…
sapete… a volte anche a me tocca studiare! Per fortuna
è estate, e così non c’era nessuno a
scuola che si potesse trasformare… ci siamo accorti di cosa
stesse succedendo all’uscita, quando una vecchietta ha
provato ad assaggiarmi un braccio! Siamo tornati dentro e siamo
barricati… niente provviste, ma Ryoma è uscito a
cercare qualcosa. Vi teniamo aggiornati… dobbiamo riunirci
tutti, vecchi e nuovi, il prima possibile. Anche noi abbiamo sentito
dell’aeroporto… è passato un blindato
con l’altoparlante ieri. Dopo una notte qui iniziamo ad avere
fame e sete… voi in come situazione siete?
Tetsukado rispose immediatamente, temendo la caduta della linea, mentre
gli amici intorno a lui si affollavano per dirgli cosa scrivere.
-Qua ancora tutto bene… la scuola non è lontana
né da noi, né dell’ospedale. Dobbiamo
trovare un modo di riunirci.
Ora era il turno di Minaho.
-Internet! Alleluia! Tenma ora sta meglio… Tsurugi
è ok. Manabe è stato molto male ma ora
è guarito… grazie a Dio siamo in un ospedale.
Comunque Tetsukado ha ragione… dobbiamo riunirci e provare
ad arrivare all’aeroporto. Ragioniamo logicamente…
il punto più sicuro dove vederci è il parco. Ci
siamo già stati ed è aperto e controllabile. Noi
ancora non possiamo muoverci… Manabe deve riposare.
Il lilla interruppe la conversazione, seguito a ruota da Minaho.
-Ehi! Io sto bene!!
-Man! Chi è il più grande qui? Devi ascoltarmi!
-Ma hai solo quattordici giorni più di me!
-E ti pare poco? Dicevo… direi di aspettare il pranzo.
Ognuno mangi e beva quanto può… ci serviranno
energie. Vediamoci tutti vicino al lago, sotto i ciliegi…
lì decideremo che fare insieme, ok?
Tetsukado si consultò rapidamente con gli amici. Tutti erano
eccitati.
-Ok! Noi ci stiamo!
Kariya era invece più dubbioso.
-Noi ci proviamo… anzi, che dico! Noi ci riusciamo!
Ranmaru? Razza di barbie rosa, vedi di farti trovare li!
Shindou e Kirino, che avevano seguito la conversazione dallo scantinato
in un misto di divertimento e ansia, non sapevano come fare.
-Noi siamo bloccati… proveremo a inventarci qualcosa.
In quel momento cadde la linea, lasciando tutti pieni di speranze e
confusione.
-Ok… cosa sappiamo?
Ibuki prese una matita. Erano passati nemmeno cinque minuti dalla loro
conversazione su Whatsapp con gli amici, ma si erano già
messi in moto. In effetti l’inattività era una
delle cose più brutte di tutta la situazione.
L’albino si era immediatamente precipitato in camera,
lasciando i suoi compagni nella più totale confusione.
È vero… tutti erano bramosi di lavorare a un
piano per raggiungere i loro amici, ma non avevano idea di cosa il loro
amico si fosse messo in testa di fare.
Dalla stanza da letto si iniziarono ad udire forti rumori, come di
qualcuno che metteva tutto sottosopra. Di punto in bianco un tonfo come
di qualcosa di pesante che cadeva al suolo, seguito da un urlo di
dolore e dai gemiti di Ibuki. I ragazzi scattarono in piedi, ma non si
erano ancora resi conto esattamente di cosa fosse successo che Ibuki
era uscito dalla stanza, saltellando su una gamba sola, gli occhi pieni
di lacrime ma un grosso sorriso sul volto. In mano aveva una mappetta
della città.
-M…ma che hai combinato?
-A…a…abbiamo sentito dei…
rumori… -Morimura era arrossita e si fissava le mani.
Ibuki ridacchió, dolorante. -Ma… Ma
nulla… mi è… mi è solo
caduto un cassetto su un piede e… ed era…
ehm… pieno! Però… però
guardate che ho trovato! Adesso possiamo pensare ad un piano!
-Man, sicuro di stare bene ora?
Il lilla si voltò verso il suo ragazzo, sbuffando. -Min, ma
basta! Ti ho già detto almeno mille volte che va tutto bene!
-Sorrise, come per stemperare la sua reazione precedente che ora gli
sembrava esagerata. Sapeva per esperienza personale cosa significasse
l’ansia per una persona a cui si voleva bene.
-Senti… tu invece come stai?
Minaho rimase per un attimo interdetto. -I…io? Io
sto… sto bene! Ma… ma perché me lo
chiedi, Man?
Il lilla sospirò sorridendo dolcemente. Accarezzò
con un dito la guancia del suo ragazzo. -Min… sono ore che
ti preoccupi per me… questa situazione però ci
coinvolge tutti. Io ho paura… so che ne hai anche
tu… ne abbiamo tutti. Sei il mio eroe,
però… però io da qui voglio uscirne
con te. Devi pensare a tutelare anche la tua vita… non solo
la mia. Mi prometti che mi farai questo regalo? Quando saremo fuori di
qui, magari ci andremo a fare una bella vacanza insieme…
solo noi due! Che ne dici?
L’arancione sorrise, cercando di nascondere la commozione.
-Man… certo che te lo prometto! Voglio rimanere sempre con
te… sempre. Vedrai… sono convinto che
sarà questione di pochi giorni… il mondo si
starà muovendo. Li hai visti anche tu gli aerei
militari… esiste ancora un mondo, là fuori.
Dobbiamo solo raggiungerlo… e lo faremo insieme, con tutti i
nostri amici!
Il lilla abbracciò il suo amico, che ricambiò.
Per un istante resero insieme, felici. Fu Tsurugi a interromperli,
facendo arrossire scandalosamente l'arancione.
-Ehi… ragazzi? Disturbo un momento speciale? Tenma si
è svegliato… adesso credo stia meglio. Che ne
dite di pensare tutti insieme alla prossima mossa?
Minaho e Manabe si guardarono sospirando, quindi sorrisero al moro.
Risposero all’unisono.
-Ok… andiamo!
-Il caldo è insopportabile… non conviene aprire
almeno un minimo la finestrella? È minuscola.. nessuno
può entrare!
-C… caldo? Kirino… io ho…
ho… fr… freddissimo… -Matatagi
sospirò stringendosi di più nella coperta. La
febbre aveva ripreso a salire.
Shindou, che stava origliando dietro alla porta, distaccò
l’orecchio e si buttò a sedere sul pavimento.
-Ran… potremmo farlo, ma fuori fa più caldo che
dentro… e poi l’odore dI questa massa di abomini
barcollanti si sente anche così… non so se mi
spiego.
Il rosa fece un gesto disperato. -Ho capito… siamo
condannati a questa sauna! Shin… che hai sentito dietro la
porta? Com’è la situazione?
Il castano scosse la testa. -Non so… i rumori sono
diminuiti, ma alcune di quelle cose sono ancora lì fuori.
Poi… anche se riuscissimo ad uscire dal palazzo, come
arriveremmo fino alla strada? Ci saranno almeno trenta mostri,
lì fuori, e non sono diminuiti molto rispetto a
ieri… anzi, a volte mi sembrano anche di più. Per
ora abbiamo cibo e acqua… vedrai, verranno a prenderci.
Speriamo anche di riuscire a prendere internet nel
pomeriggio… potremmo mandare ai nostri amici la nostra
posizione, così. -Il castano sembrava più sicuro
del rosa, ma nemmeno lui era tranquillo. -Dannazione a me e quando ho
voluto mettermi questo stupido completino da elegantone per
uscire… la camicia è troppo calda, e queste
dannate scarpe mi stanno distruggendo i piedi!
Kirino sorrise. Il suo ragazzo era carino anche quando si
lamentava… cosa comune, vista la sua particolare
sensibilità. -Shin… ma toglile, no? Se ti vengono
le vesciche quando usciremo di qui come diavolo farai a correre? Anche
la camicia ti impiccia troppo… guarda che per uscire con me
potermi metterti una maglietta!
Il castano sorrise scuotendo la testa. -Quando usciremo…
beh, hai ragione. Aspetta… -Shindou si precipitò
a slacciare le scarpe di pelle e se le tolse con un sospiro di
sollievo, sistemandole ben ordinate alla sua destra.
-Ahhhhh… grazie al cielo… ora va
meglio… non mi sento più i piedi! -Fatto
ciò si tolse anche la camicia. Scalzo e a torso nudo, si
sedette sul pavimento allineando i piedi sul marmo freddo in cerca di
un po’di sollievo, mugolando di dolore.
Il rosa ridacchiò.
-Forza Shin, dai qua i piedi. Contrlliamo la situazione. -Kirino prese dolcemente i piedi del castano. -Via subito questi calzini! Hai i piedi bollenti,Shin...
Kirino liberò i piedi di Shindou dai calzini ormai logori e controllò la situazione. Quelle scarpe erano davvero troppo strette. Shindou non era molto alto, ma aveva i piedi abbastanza grandi e larghi. Kirino esaminò le piante del suo ragazzo ed iniziò a soffiarci sotto. -Shin, hai decisamente i piedi fuori uso. Hai i polpastrelli in avaria... hai bisogno di un massaggio. Ci penso io... -Kirink iniziò a massaggiare i piedi nudi di Shindou.
-Senti… come va la batteria del cellulare?
Il castano sospirò. -Cinquantatrè per
cento… regge. Oggi dovremmo riuscire a contattare ancora gli
altri se tutto va bene.
-Speriamo… prima sono passati degli aerei militari. Non
so… è un bene, no? Significa che questa cosa non
è diffusa dappertutto. Sono certo che ci verranno a prendere
in fretta.
Shindou sorrise, puntellandosi sui gomiti. -Anche io ci credo. Usciremo
da qui in pochissimo tempo… sicuro! Ehi…
aspetta… -Il castano si immobilizzò.
-Che… che cosa sono questi rumori?
Il rosa ingoiò rumorosamente la saliva. Qualcosa di grosso
si stava palesemente muovendo fuori dalla porta della
cantina… e gemeva.
-O… o mio Dio!
-Ehi Ten… come… come va?
Minaho e Manabe erano entrati nell’ambulatorio al fianco del
laboratorio di biologia, guidati da Tsurugi. Il castano era seduto su
un lettino, i capelli spettinati e gli occhi leggermente rossi. La
stanza era molto luminosa, avendo una finestra che dava
direttamente sulla parte più verde del parco.
-Potrebbe… potrebbe andare meglio, temo.
Era stato Tsurugi a rispondere. Tenma aveva solo alzato gli
occhi… erano bagnati di lacrime.
-Io… io… lui… lui è morto
per… per colpa mia…
-Ma no… Ten, non è colpa di nessuno
se… -Manabe aveva provato ad avvicinarsi al ragazzo e a
mettergli una mano sulla spalla.
-No!! Io… io sono stato troppo… troppo
rumoroso… sono rimasto indietro… lui…
lui mi ha seguito… è… è
stata colpa mia! Era… era il mio migliore amico!
Minaho ebbe una fitta alla coscienza. Anche Manabe era il suo migliore
amico, oltre che il suo ragazzo… grazie a dio stava bene ed
era lì con lui. Immaginava il dolore di Tenma. Decise di
dire qualcosa.
-Ten… lui non ti darebbe nessuna colpa. Magari…
magari presto troveremo una cura. Magari potremo farli tornare come
prima, no?
L’arancione purtroppo credeva molto poco alle sue stesse
parole, però… chissà. Nessuno aveva
pensato a quella possibilità. Una cura… sembrava
un sogno.
-Minaho ha ragione. -Manabe si alzò in piedi, parlando
seriamente. -Questa non è fantascienza, non è una
serie TV. Questa è scienza. Il fatto che venga da un altro
pianeta non significa che non sia alla nostra portata…
mentre parliamo il governo starà sicuramente lavorando a una
cura.
Tsurugi sorrise debolmente. Aveva appena perso il fratello, e non era
di certo di buon umore… eppure non poteva lasciarsi andare,
non finché Tenma era con lui. Aveva una sola cosa che gli
toglieva il sonno… un solo pensiero.
-Ragazzi… io devo andare a recuperare le cose di mio
fratello. Non posso assolutamente tornare da mamma e papà
senza almeno un suo ricordo… sarebbe troppo per tutti.
-Coooosa? -Minaho spalancò gli occhi. -Ma è
impossibile! Il reparto di lungodegenza è infetto!
È troppo pericoloso!
-Minaho ha ragione, Tsu! -Tenma si era riscosso dal torpore in un
istante. -Tuo fratello non avrebbe mai voluto…
-Lascia stare mio fratello! -Il moro aveva alzato la voce.
-È una cosa che devo fare, punto. Stai tranquillo,
tornerò prima ancora che tu ti sia accorto della mia
partenza. Sarò svelto, e basteranno una decina di minuti.
-Tsurugi… io vengo con te. Posso essere utile…
credo di essere quello che sa più cose su questi mostri.
Manabe aveva parlato quasi senza accorgersene. Minaho lo fissava
sconvolto, nel panico.
-Non ti azzardare ad andare fuori di qui senza di me! Vengo pure io!
-Ragazzi… non voglio obbligare nessuno…
-Lascia stare… lo facciamo volentieri. Tenma… tu
non ti muovere. Ora come ora devi riposare se vuoi essere in forze per
arrivare all’aeroporto e per andare a cercare i nostri amici.
Torneremo in un lampo.
Ogni tentativo di Tenma di dissuadere il suo ragazzo e i suoi amici era
stato inutile. Il gruppetto era uscito dal reparto silenziosamente, i
coltelli in mano. Tsurugi era in testa, seguito da Minaho e Manabe che
si tenevano d’occhio a vicenda, stando attenti ad ogni rumore
e ad ogni movimento sospetto nel corridoio.
Per raggiungere il reparto di lungodegenza avrebbero dovuto scendere le
scale, raggiungere l’atrio e imboccare il lungo corridoio
vetrato che li avrebbe condotti alla palazzina dal lato opposto del
cortile. Sapevano che era pieno di quelle cose, ma contavano di
riuscire a passare senza essere visti… in fondo
l’ospedale era labirintico e pieno di nascondigli!
Raggiungere l’atrio non fu troppo difficile.
L’esplosione di qualcosa, forse un’automobile o un
autobus, appena fuori dal giardino dell’ospedale aveva
attratto contro la recinzione buona parte di quelle creature,
sgombrando il passo.
-Man… non posso credere alla nostra fortuna! -Minaho fece
l’occhiolino a Manabe.
-Era anche ora! Benissimo… dubito che saremmo riusciti a
passare così facilmente altrimenti… questi
corridoi sono stretti!
Appena il lilla finì di parlare, come per una bizzarra presa
un giro, qualcosa di rumoroso attirò la loro attenzione
verso un ambulatorio.
-Ragazzi… avete sentito? -Tsurugi si immobilizzò.
-Dobbiamo… dobbiamo nasconderci subito! -Il lilla
iniziò a guardarsi intorno alla disperata ricerca di un
nascondiglio. Minaho gli prese la mano.
-Aspetta Man… sentite! Sono colpi regolari… e
sembrano provenire da quello sgabuzzino delle scope! Ma che
diavolo… Tsu? Qualcosa non va?
Il moro era sbiancato. -Ragazzi… qui… qui
è dove abbiamo perso di vista Shinsuke. Qui…
è dove lo hanno preso.
Il lilla e l’arancione ebbero un tuffo al cuore. -E
ora… ora che si fa? Non possiamo comunque rimanere fermi qui
a lungo… è troppo pericoloso!
-Man… e se ci fosse un sopravvissuto dentro quello
sgabuzzino? Non possiamo andarcene così!
-Ma controllare sarebbe troppo pericoloso! -Il lilla era nel panico.
-Non possiamo!
-Minaho, Manabe ha ragione… non è il caso
di… ehi! Minaho! Fermo!!
L’arancione aveva appena appoggiato l’orecchio alla
porta. Il rumore era davvero regolare… ignorò gli
sguardi allibiti dei suoi amici e… si mise a battere con il
pugno sulla porta, molto piano.
-Ehi… ehi! C’è qualcuno? Ditemi che non
siete mostri pure voi vi prego… non voglio morire qui dentro!
Calò un silenzio incredulo. Minaho, Manabe e Tsurugi si
guardarono senza parole… lì dentro
c’era davvero qualcuno di vivo! Immediatamente
l’arancione spalancò la porta…
rimanendo poi letteralmente spiazzato.
-S…Shinsuke!!!!!
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