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Autore: ROW99    07/07/2018    2 recensioni
-Dio… Shindou, chi avrebbe pensato una cosa del genere… ieri. Come ci siamo ridotti, maledizione.
Kirino, le mani nelle tasche di una felpa strappata in più punti, si puntellò sui gomiti alzandosi dal tavolo dove fino a poco prima aveva riposato. Si guardò intorno. -Dannata cantina puzzolente! Odio questo posto…
Shindou scosse la testa, sistemandosi i capelli con la mano. Anche lui era sporco e la sua camicia era strappata e macchiata.
-Kirino… nessuno poteva pensare a una cosa del genere. Nessuno. Io non credo che ne usciremo, ma se lo facessimo niente sarà più come prima.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Manabe Jinichirou, Matsukaze Tenma, Minaho Kazuto, Tsurugi Kyousuke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Non è cambiato assolutamente nulla, Shin. Non so… almeno da bere dobbiamo darglielo!
Kirino aveva appena finito di dare una rapida occhiata a Matatagi. Il taglio sul ginocchio era pulito… non si doveva trattare di un infezione. Scottava di febbre e dormiva ancora.

Il Sole era sorto da poco… dovevano essere poco meno delle otto, o giù di lì. Era una giornata bellissima, e il canto dei passerotti rendeva il tutto ancora più sarcastico. Una natura viva in una città morta.
-Ok Ran… prendiamo una bottiglietta e usiamola solo per lui. Dobbiamo andare sul sicuro, no?
Il rosa sorrise. Prese una bottiglietta da mezzo litro dalla scaffalatura sulla quale avevano appoggiato il loro bottino del giorno prima e la aprì. Con qualche goccia inumidì il panno sulla fronte del blu, quindi gli alzò delicatamente il capo.
-Ehi… Mat? Ehi… mi senti?
Il moro aprì lentamente gli occhi. Tremava e sembrava confuso. -Dove… Dove sono…
-Al sicuro, tranquillo. Siamo qui con te…
Il moro si riebbe di colpo. Di punto in bianco sembrava essersi ricordato di tutto… strinse i denti. -Ragazzi… scusate per questa situazione. Non… non so che abbia, ma non sono infetto, credetemi! Sono pienamente lucido… vedete?
Shindou si chinò al fianco del ragazzo e di Kirino.  -Certo… tranquillo. Ora però bevi un po’… non puoi stare una notte intera senza bere.
Matatagi annuì debolmente mentre Kirino gli accostava la bottiglietta alle labbra.
-Ehi!!
Il rosa fermò la mano e spostò la bottiglia. Fece aprire la bocca al blu e gli esaminò la gola con la torcia del telefono.
-Ran… sai quanta batteria consuma quella cosa? Che hai visto?

-Aanaaru… he hiavolo ai faendo on la mia hola? -Il blu proprio non capiva.
Il rosa spense la torcia sorridendo soddisfatto. -Shin… ha le tonsille ricoperte di pus… è una semplice tonsillite! Niente infezioni zombificanti!!
Il castano tirò un sospiro di sollievo, ridendo. -Grazie a Dio… sei contento, Mat? Con il mal di gola non sentirai nemmeno i morsi della fame!
Il blu, benchè debole, sorrise sarcastico. -Simpaticoni! Ora però datemi quell’acqua, che mi sto trasformando nel deserto del Sahara!


-Bene! Ricapitolando… avete provato a far sviluppare questa… cosa in coltura?
Manabe, interamente ripreso e rinfrancato da una notte di sonno tutto sommato tranquillo, se ne stava in piedi vicino ad un tavolo di laboratorio con indosso un bellissimo camice bianco che lo faceva sentire ancora più spaventosamente intelligente. Minaho, al suo fianco, ridacchiava vedendolo pavoneggiarsi come un bambino.
Il dottor Matakawa aveva mostrato ad entrambi i ragazzi il laboratorio che avevano adattato nel reparto di psichiatria. Niente di troppo professionale, ma avevano raccattato reagenti chimici e macchine a sufficienza per poterci fare qualcosina. Insieme a loro c’erano altri due dottori del reparto di infettivologia. Tsurugi e Tenma erano rimasti a riposare ancora un po’… la giornata precedente gli aveva portato via troppe persone care.
-Ovviamente. -Il medico anziano sorrise. -Non sapendo esattamente come trattarlo, abbiamo prima di tutto provato a svilupparlo in capsula come un batterio… non ci crederai. Inizialmente sembrava incapace di riprodursi rapidamente… non capivamo perché! Eppure sapevamo che si diffondeva nelle persone a velocità spaventose… qualcosa non quadrava. Allora abbiamo provato a cambiare i terreni di coltura…
Gli occhi di Manabe si illuminarono. -E… e cosa avete visto?
Il medico sospirò. -Inizialmente nulla… fluoro, calcio, potassio… quel maledetto non reagiva con nulla! Poi… poi abbiamo provato un substrato proteico. A base di ubiquitina e glucosio…

-Sono… sono i componenti di base di tutte le cellule umane!! -Minaho spalancò la bocca. Anche lui sapeva muoversi nel campo della biologia!
-Esatto… e a quel punto… è esploso! Ha iniziato a replicare sé stesso con una velocità mostruosa… pazzesca! Lui… lui vuole noi. Solo l’uomo è un’ospite ideale per la sua sopravvivenza. Può anche attaccare gli animali, ovviamente… ma noi siamo le sue prede preferite. Inoltre abbiamo scoperto qualcosa che ci ha lasciato assolutamente sconvolti.
-Cosa? -Manabe non era mai stato così interessato. Quella cosa era terribile e miracolosa insieme.
-Sapete come si riproducono gli organismi unicellulari, ragazzi?
-Certo… -Risposero all’unisono. -Per scissione binaria. È come una mitosi… ogni cellula si divide in due generando due “figli” identici alla cellula madre.
-Bravi! Ebbene… tenetevi forte. Questi fanno la meiosi! O meglio… qualcosa che le assomiglia. Non solo si duplicano, ma mischiano ogni volta il loro DNA e lo trasmettono in modo diverso a ciascuna cellula figlia… così diventano mostruosamente veloci a diffondersi, resistenti a ogni farmaco… è totalmente diverso da qualunque cosa vista sul nostro pianeta. Certo… esistono casi di virus rapidi a mutare o evolversi ma… ma non questo! Questo è diverso…

Manabe era senza parole, e l’arancione con lui. -Ma… Ma gli unicellulari non fanno nulla di simile…
Il medico si sedette pulendosi gli occhiali nella manica. -È questo il bello. Se isoli questa cosa… si comporta come un unicellulare. Come un batterio, per intenderci… ma… ma se li sviluppi in colonia, agiscono come un pluricellulare, come un organismo unico! Sono come uno sciame di vespe… un formicaio! Non ho mai visto nulla di simile.
-È… è assurdo!
-Man ha ragione… come può essere? -Minaho era confuso.
Il dottore guardò i colleghi e sospirò. -Non ne abbiamo ancora idea. Noi.. Noi lo abbiamo chiamato…  abbiamo chiamato questa cosa “La legione”.


-Ragazzi… che diavolo sta succedendo fuori? Il fetore è insopportabile… cos’è questa puzza invereconda?
Matatagi era decisamente disgustato. La febbre non si era abbassata di una virgola, però aveva provato ad alzarsi e mettersi seduto. Shindou e Kirino andarono a guardare fuori dalla finestrella che dava sulla strada.
-Mat… hai presente quando si dice “poteva andare peggio, poteva piovere” e immediatamente si mette a piovere?
-Ehm… Shindou? Che cosa significa questa frase sibillina?
-Beh… poteva andare peggio? Ho una bella notizia… un camion della nettezza urbana si è rovesciato davanti al cancello, e ora i netturbini si sono uniti al gruppo di amici che barcollano davanti alla porta!
-Ecco cos’era quel tanfo aberrante! Siamo pure sommersi di immondizia quindi! Di bene in meglio…
Kirino rise.
-Eddai… poteva andate pegg…
-NON DIRLO!!! -Shindou e Matatagi zittirono l’amico all’unisono.



-Ehi!!! Guardate ragazzi! Un messaggio!!
Morimura era riemersa dalla coperta in un istante, eccitata.
-Davvero? Mano ai telefoni! Abbiamo internet!! -Tetsukado ringraziò il cielo che la ragazza fosse così timorosa da vivere con il cellulare in mano. Il condominio era anche fornito da un generatore ausiliario, essendo molto grande, e la corrente per ora non era un problema.
Anche Ibuki e Sakura tirarono fuori i cellulari, fiondandosi su Whatsapp. Era vero! Avevano ricevuto un messaggio. Aprirono immediatamente la chat… era Kariya, il ragazzo amante degli scherzi che avevano conosciuto nei pochi giorni prima del Risveglio… un compagno di squadra di Tenma.
Il messaggio era abbastanza lungo… evidentemente non aveva paura di sprecare batteria. Il verde doveva aver trovato un modo di ricaricare il cellulare.
-Ragazzi… felice di vedervi vivi. La situazione qui è stabile. Sono con Hamano e Hayami a scuola… eravamo andati a cercare dei libri in biblioteca… sapete… a volte anche a me tocca studiare! Per fortuna è estate, e così non c’era nessuno a scuola che si potesse trasformare… ci siamo accorti di cosa stesse succedendo all’uscita, quando una vecchietta ha provato ad assaggiarmi un braccio! Siamo tornati dentro e siamo barricati… niente provviste, ma Ryoma è uscito a cercare qualcosa. Vi teniamo aggiornati… dobbiamo riunirci tutti, vecchi e nuovi, il prima possibile. Anche noi abbiamo sentito dell’aeroporto… è passato un blindato con l’altoparlante ieri. Dopo una notte qui iniziamo ad avere fame e sete… voi in come situazione siete?

Tetsukado rispose immediatamente, temendo la caduta della linea, mentre gli amici intorno a lui si affollavano per dirgli cosa scrivere.
-Qua ancora tutto bene… la scuola non è lontana né da noi, né dell’ospedale. Dobbiamo trovare un modo di riunirci.
Ora era il turno di Minaho.
-Internet! Alleluia! Tenma ora sta meglio… Tsurugi è ok. Manabe è stato molto male ma ora è guarito… grazie a Dio siamo in un ospedale. Comunque Tetsukado ha ragione… dobbiamo riunirci e provare ad arrivare all’aeroporto. Ragioniamo logicamente… il punto più sicuro dove vederci è il parco. Ci siamo già stati ed è aperto e controllabile. Noi ancora non possiamo muoverci… Manabe deve riposare.

Il lilla interruppe la conversazione, seguito a ruota da Minaho.
-Ehi! Io sto bene!!
-Man! Chi è il più grande qui? Devi ascoltarmi!
-Ma hai solo quattordici giorni più di me!
-E ti pare poco? Dicevo… direi di aspettare il pranzo. Ognuno mangi e beva quanto può… ci serviranno energie. Vediamoci tutti vicino al lago, sotto i ciliegi… lì decideremo che fare insieme, ok?

Tetsukado si consultò rapidamente con gli amici. Tutti erano eccitati.
-Ok! Noi ci stiamo!
Kariya era invece più dubbioso.
-Noi ci proviamo… anzi, che dico! Noi ci riusciamo! Ranmaru?  Razza di barbie rosa, vedi di farti trovare li!
Shindou e Kirino, che avevano seguito la conversazione dallo scantinato in un misto di divertimento e ansia, non sapevano come fare.
-Noi siamo bloccati… proveremo a inventarci qualcosa.
In quel momento cadde la linea, lasciando tutti pieni di speranze e confusione.


-Ok… cosa sappiamo?
Ibuki prese una matita. Erano passati nemmeno cinque minuti dalla loro conversazione su Whatsapp con gli amici, ma si erano già messi in moto. In effetti l’inattività era una delle cose più brutte di tutta la situazione.
L’albino si era immediatamente precipitato in camera, lasciando i suoi compagni nella più totale confusione. È vero… tutti erano bramosi di lavorare a un piano per raggiungere i loro amici, ma non avevano idea di cosa il loro amico si fosse messo in testa di fare.
Dalla stanza da letto si iniziarono ad udire forti rumori, come di qualcuno che metteva tutto sottosopra. Di punto in bianco un tonfo come di qualcosa di pesante che cadeva al suolo, seguito da un urlo di dolore e dai gemiti di Ibuki. I ragazzi scattarono in piedi, ma non si erano ancora resi conto esattamente di cosa fosse successo che Ibuki era uscito dalla stanza, saltellando su una gamba sola, gli occhi pieni di lacrime ma un grosso sorriso sul volto. In mano aveva una mappetta della città.
-M…ma che hai combinato?
-A…a…abbiamo sentito dei… rumori… -Morimura era arrossita e si fissava le mani.
Ibuki ridacchió, dolorante. -Ma… Ma nulla… mi è… mi è solo caduto un cassetto su un piede e… ed era… ehm… pieno! Però… però guardate che ho trovato! Adesso possiamo pensare ad un piano!


-Man, sicuro di stare bene ora?
Il lilla si voltò verso il suo ragazzo, sbuffando. -Min, ma basta! Ti ho già detto almeno mille volte che va tutto bene! -Sorrise, come per stemperare la sua reazione precedente che ora gli sembrava esagerata. Sapeva per esperienza personale cosa significasse l’ansia per una persona a cui si voleva bene. -Senti… tu invece come stai?
Minaho rimase per un attimo interdetto. -I…io? Io sto… sto bene! Ma… ma perché me lo chiedi, Man?
Il lilla sospirò sorridendo dolcemente. Accarezzò con un dito la guancia del suo ragazzo. -Min… sono ore che ti preoccupi per me… questa situazione però ci coinvolge tutti. Io ho paura… so che ne hai anche tu… ne abbiamo tutti. Sei il mio eroe, però… però io da qui voglio uscirne con te. Devi pensare a tutelare anche la tua vita… non solo la mia. Mi prometti che mi farai questo regalo? Quando saremo fuori di qui, magari ci andremo a fare una bella vacanza insieme… solo noi due! Che ne dici?
L’arancione sorrise, cercando di nascondere la commozione. -Man… certo che te lo prometto! Voglio rimanere sempre con te… sempre. Vedrai… sono convinto che sarà questione di pochi giorni… il mondo si starà muovendo. Li hai visti anche tu gli aerei militari… esiste ancora un mondo, là fuori. Dobbiamo solo raggiungerlo… e lo faremo insieme, con tutti i nostri amici!
Il lilla abbracciò il suo amico, che ricambiò. Per un istante resero insieme, felici. Fu Tsurugi a interromperli, facendo arrossire scandalosamente l'arancione.

-Ehi… ragazzi? Disturbo un momento speciale? Tenma si è svegliato… adesso credo stia meglio. Che ne dite di pensare tutti insieme alla prossima mossa?
Minaho e Manabe si guardarono sospirando, quindi sorrisero al moro. Risposero all’unisono.
-Ok… andiamo!


-Il caldo è insopportabile… non conviene aprire almeno un minimo la finestrella? È minuscola.. nessuno può entrare!
-C… caldo? Kirino… io ho… ho… fr… freddissimo… -Matatagi sospirò stringendosi di più nella coperta. La febbre aveva ripreso a salire.
Shindou, che stava origliando dietro alla porta, distaccò l’orecchio e si buttò a sedere sul pavimento. -Ran… potremmo farlo, ma fuori fa più caldo che dentro… e poi l’odore dI questa massa di abomini barcollanti si sente anche così… non so se mi spiego.
Il rosa fece un gesto disperato. -Ho capito… siamo condannati a questa sauna! Shin… che hai sentito dietro la porta? Com’è la situazione?
Il castano scosse la testa. -Non so… i rumori sono diminuiti, ma alcune di quelle cose sono ancora lì fuori. Poi… anche se riuscissimo ad uscire dal palazzo, come arriveremmo fino alla strada? Ci saranno almeno trenta mostri, lì fuori, e non sono diminuiti molto rispetto a ieri… anzi, a volte mi sembrano anche di più. Per ora abbiamo cibo e acqua… vedrai, verranno a prenderci. Speriamo anche di riuscire a prendere internet nel pomeriggio… potremmo mandare ai nostri amici la nostra posizione, così. -Il castano sembrava più sicuro del rosa, ma nemmeno lui era tranquillo. -Dannazione a me e quando ho voluto mettermi questo stupido completino da elegantone per uscire… la camicia è troppo calda, e queste dannate scarpe mi stanno distruggendo i piedi!
Kirino sorrise. Il suo ragazzo era carino anche quando si lamentava… cosa comune, vista la sua particolare sensibilità. -Shin… ma toglile, no? Se ti vengono le vesciche quando usciremo di qui come diavolo farai a correre? Anche la camicia ti impiccia troppo… guarda che per uscire con me potermi metterti una maglietta!
Il castano sorrise scuotendo la testa. -Quando usciremo… beh, hai ragione. Aspetta… -Shindou si precipitò a slacciare le scarpe di pelle e se le tolse con un sospiro di sollievo, sistemandole  ben ordinate alla sua destra. -Ahhhhh… grazie al cielo… ora va meglio… non mi sento più i piedi! -Fatto ciò si tolse anche la camicia. Scalzo e a torso nudo, si sedette sul pavimento allineando i piedi sul marmo freddo in cerca di un po’di sollievo, mugolando di dolore.
Il rosa ridacchiò.
-Forza Shin, dai qua i piedi. Contrlliamo la situazione. -Kirino prese dolcemente i piedi del castano. -Via subito questi calzini! Hai i piedi bollenti,Shin...
Kirino liberò i piedi di Shindou dai calzini ormai logori e controllò la situazione. Quelle scarpe erano davvero troppo strette. Shindou non era molto alto, ma aveva i piedi abbastanza grandi e larghi. Kirino esaminò le piante del suo ragazzo ed iniziò a soffiarci sotto. -Shin, hai decisamente i piedi fuori uso. Hai i polpastrelli in avaria... hai bisogno di un massaggio. Ci penso io... -Kirink iniziò a massaggiare i piedi nudi di Shindou. -Senti… come va la batteria del cellulare?
Il castano sospirò. -Cinquantatrè per cento… regge. Oggi dovremmo riuscire a contattare ancora gli altri se tutto va bene.
-Speriamo… prima sono passati degli aerei militari. Non so… è un bene, no? Significa che questa cosa non è diffusa dappertutto. Sono certo che ci verranno a prendere in fretta.
Shindou sorrise, puntellandosi sui gomiti. -Anche io ci credo. Usciremo da qui in pochissimo tempo… sicuro! Ehi… aspetta… -Il castano si immobilizzò. -Che… che cosa sono questi rumori?
Il rosa ingoiò rumorosamente la saliva. Qualcosa di grosso si stava palesemente muovendo fuori dalla porta della cantina… e gemeva.
-O… o mio Dio!


-Ehi Ten… come… come va?
Minaho e Manabe erano entrati nell’ambulatorio al fianco del laboratorio di biologia, guidati da Tsurugi. Il castano era seduto su un lettino, i capelli spettinati e gli occhi leggermente rossi. La stanza era molto luminosa,  avendo una finestra che dava direttamente sulla parte più verde del parco.
-Potrebbe… potrebbe andare meglio, temo.
Era stato Tsurugi a rispondere. Tenma aveva solo alzato gli occhi… erano bagnati di lacrime.
-Io… io… lui… lui è morto per… per colpa mia…
-Ma no… Ten, non è colpa di nessuno se… -Manabe aveva provato ad avvicinarsi al ragazzo e a mettergli una mano sulla spalla.
-No!! Io… io sono stato troppo… troppo rumoroso… sono rimasto indietro… lui… lui mi ha seguito… è… è stata colpa mia! Era… era il mio migliore amico!

Minaho ebbe una fitta alla coscienza. Anche Manabe era il suo migliore amico, oltre che il suo ragazzo… grazie a dio stava bene ed era lì con lui. Immaginava il dolore di Tenma. Decise di dire qualcosa.
-Ten… lui non ti darebbe nessuna colpa. Magari… magari presto troveremo una cura. Magari potremo farli tornare come prima, no?
L’arancione purtroppo credeva molto poco alle sue stesse parole, però… chissà. Nessuno aveva pensato a quella possibilità. Una cura… sembrava un sogno.
-Minaho ha ragione. -Manabe si alzò in piedi, parlando seriamente. -Questa non è fantascienza, non è una serie TV. Questa è scienza. Il fatto che venga da un altro pianeta non significa che non sia alla nostra portata… mentre parliamo il governo starà sicuramente lavorando a una cura.

Tsurugi sorrise debolmente. Aveva appena perso il fratello, e non era di certo di buon umore… eppure non poteva lasciarsi andare, non finché Tenma era con lui. Aveva una sola cosa che gli toglieva il sonno… un solo pensiero.
-Ragazzi… io devo andare a recuperare le cose di mio fratello. Non posso assolutamente tornare da mamma e papà senza almeno un suo ricordo… sarebbe troppo per tutti.
-Coooosa? -Minaho spalancò gli occhi. -Ma è impossibile! Il reparto di lungodegenza è infetto! È troppo pericoloso!
-Minaho ha ragione, Tsu! -Tenma si era riscosso dal torpore in un istante. -Tuo fratello non avrebbe mai voluto…
-Lascia stare mio fratello! -Il moro aveva alzato la voce. -È una cosa che devo fare, punto. Stai tranquillo, tornerò prima ancora che tu ti sia accorto della mia partenza. Sarò svelto, e basteranno una decina di minuti.
-Tsurugi… io vengo con te. Posso essere utile… credo di essere quello che sa più cose su questi mostri.

Manabe aveva parlato quasi senza accorgersene. Minaho lo fissava sconvolto, nel panico.
-Non ti azzardare ad andare fuori di qui senza di me! Vengo pure io!
-Ragazzi… non voglio obbligare nessuno…
-Lascia stare… lo facciamo volentieri. Tenma… tu non ti muovere. Ora come ora devi riposare se vuoi essere in forze per arrivare all’aeroporto e per andare a cercare i nostri amici. Torneremo in un lampo.


Ogni tentativo di Tenma di dissuadere il suo ragazzo e i suoi amici era stato inutile. Il gruppetto era uscito dal reparto silenziosamente, i coltelli in mano. Tsurugi era in testa, seguito da Minaho e Manabe che si tenevano d’occhio a vicenda, stando attenti ad ogni rumore e ad ogni movimento sospetto nel corridoio.
Per raggiungere il reparto di lungodegenza avrebbero dovuto scendere le scale, raggiungere l’atrio e imboccare il lungo corridoio vetrato che li avrebbe condotti alla palazzina dal lato opposto del cortile. Sapevano che era pieno di quelle cose, ma contavano di riuscire a passare senza essere visti… in fondo l’ospedale era labirintico e pieno di nascondigli!
Raggiungere l’atrio non fu troppo difficile. L’esplosione di qualcosa, forse un’automobile o un autobus, appena fuori dal giardino dell’ospedale aveva attratto contro la recinzione buona parte di quelle creature, sgombrando il passo.

-Man… non posso credere alla nostra fortuna! -Minaho fece l’occhiolino a Manabe.
-Era anche ora! Benissimo… dubito che saremmo riusciti a passare così facilmente altrimenti… questi corridoi sono stretti!
Appena il lilla finì di parlare, come per una bizzarra presa un giro, qualcosa di rumoroso attirò la loro attenzione verso un ambulatorio.
-Ragazzi… avete sentito? -Tsurugi si immobilizzò.
-Dobbiamo… dobbiamo nasconderci subito! -Il lilla iniziò a guardarsi intorno alla disperata ricerca di un nascondiglio. Minaho gli prese la mano.
-Aspetta Man… sentite! Sono colpi regolari… e sembrano provenire da quello sgabuzzino delle scope! Ma che diavolo… Tsu? Qualcosa non va?
Il moro era sbiancato. -Ragazzi… qui… qui è dove abbiamo perso di vista Shinsuke. Qui… è dove lo hanno preso.

Il lilla e l’arancione ebbero un tuffo al cuore. -E ora… ora che si fa? Non possiamo comunque rimanere fermi qui a lungo… è troppo pericoloso!
-Man… e se ci fosse un sopravvissuto dentro quello sgabuzzino? Non possiamo andarcene così!
-Ma controllare sarebbe troppo pericoloso! -Il lilla era nel panico. -Non possiamo!
-Minaho, Manabe ha ragione… non è il caso di… ehi! Minaho! Fermo!!
L’arancione aveva appena appoggiato l’orecchio alla porta. Il rumore era davvero regolare… ignorò gli sguardi allibiti dei suoi amici e… si mise a battere con il pugno sulla porta, molto piano.
-Ehi… ehi! C’è qualcuno? Ditemi che non siete mostri pure voi vi prego… non voglio morire qui dentro!

Calò un silenzio incredulo. Minaho, Manabe e Tsurugi si guardarono senza parole… lì dentro c’era davvero qualcuno di vivo! Immediatamente l’arancione spalancò la porta… rimanendo poi letteralmente spiazzato.
-S…Shinsuke!!!!!
   
 
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