Epilogo
- Waiting
for the prodigal brother's return -
[In
diretta esclusiva da Mogliano ^^.
Dedicato a tutti quelli che sono qui: Michela, Nicholas, Stefania,
Gioele,
Jacopo, Martino, Michele, Luca, Elisa, Erika.
Di tutti questi, solo Michela sa dell'esistenza di questa storia.
Grazie a tutti voi. Vi voglio bene.]
[I wish I
could fix you
And I wish you could fix
me
The Offspring - Fix You]
I
due bambini giocavano nelle vigne. Era settembre e i grappoli, gonfi di
succo violaceo, pendevano dai rami, decorati da pampini verdissimi e
attorcigliati. Erano un maschio e una femmina. Lui era biondo e aveva
gli occhi verde cupo; lei aveva lo sguardo smeraldino come il fratello,
ma più tendente all’azzurro e i capelli lisci e
rossi come una fiamma.
- Da chi
avrà preso? - si chiedeva spesso sua madre, toccandosi i
capelli rosa.
- Non lo so -
rispondeva il padre, facendo spallucce - Forse dalla nonna materna.
La
bambina, sebbene fossero così strani, andava fiera di quei
capelli e
tutte le mattine li spazzolava con una cura quasi maniacale.
I
due correvano tra i filari, cercando di catturare il loro gatto. I loro
piedi, che calzavano sandali estivi, solcavano veloci le zolle di
terra. Il ragazzino si tirava su le maniche della maglietta per
galoppare più liberamente e la bimba si teneva il vestito,
che
svolazzava al vento. Avevano all’incirca tra i sei e i nove
anni.
Arrivarono
alla fine del vigneto. Davanti a loro si stagliava il panorama
mozzafiato delle Langhe, con le sue montagne azzurrine in lontananza e
le colline verdi e lussureggianti. Ma loro avevano fretta: se non
riacchiappavano il gatto prima che calasse il sole, sarebbe rimasto
fuori tutta la notte. I raggi arancioni del tramonto dipingevano le
case e gli specchi d’acqua.
D’un
tratto la bambina si fermò.
- Minato!
Minato!
Minato
Fugaku Uzumaki, sempre sollecito verso la sua sorellina,
tornò indietro
dopo qualche esitazione, facendo attenzione a non mettere i piedi
dentro le buche. Il gatto scomparve tra i campi.
- Che
c’è, Mikoto? Guarda, lo hai fatto scappare! Ora
chi lo riacchiappa più?
La bambina
indicò un punto con il dito. Il fratello maggiore lo
seguì con lo sguardo, ancora un po’ seccato.
Sulla
dimessa strada di campagna c’era qualcuno che camminava. Il
sole
accarezzava la pelle chiara e i capelli mori, senza però
intaccarne il
pallido chiarore. Si avvicinava lentamente, curvo, come oppresso da un
peso invisibile.
I
ragazzini osservarono in silenzio quello sconosciuto. Quando capirono
che si stava dirigendo verso di loro, corsero via e tornarono a casa.
- Mamma,
mamma! - gridava Mikoto.
- Cosa
c’è? - chiese Sakura, allarmata.
- Un estraneo
sta venendo qui!
Quando il
viaggiatore raggiunse il casolare, la famiglia al completo era pronta
ad accoglierlo sulla porta.
Rimasero
in silenzio, gli uni davanti all’altro. Minato osservava
incuriosito il
bambino di fronte a lui, che stava fissando con intensità le
proprie
scarpe impolverate e consunte. Doveva avere la sua età.
Però,
differentemente da lui, era solo. Non c’era nessuno che gli
stringesse
la spalla, come stava facendo suo padre in quel momento.
- Come ti
chiami? - chiese Sakura, con voce dolce.
- Nekoshiro -
mormorò il ragazzino, senza guardarla in faccia.
-Come sei
arrivato da noi?
-
È stato mio padre. Mi ha detto di venire qui.
- Chi
è tuo padre?
- Sasuke
Uchiha - affermò, alzando lo sguardo. Sakura
provò un brivido.
Era
la fotocopia precisa di Sasuke, un equilibrio perfetto di bianco e
nero. I lineamenti delicati, il corpo gracile e apparentemente
fragile…
C’era solo un tratto diverso: gli occhi, non i due pezzi di
carbone
rovente che Sakura era abituata a vedere, ma due perle bianche
incastonate nel viso, vuote, spente, ma che, pronunciando il nome del
padre, si erano accese come due stelle. Sulle spalle, reggeva una
piccola sacca di tela floscia, che probabilmente conteneva tutti i suoi
averi. Minato vide i suoi genitori scambiarsi uno sguardo; suo padre
circondò le spalle di sua madre, mentre lei nascondeva il
volto nella
sua spalla.
- Come mai
sei da solo? Tuo padre dov’è? - chiese Naruto, con
un’espressione indecifrabile.
-
L’hanno portato via due uomini - raccontò
Nekoshiro, con una scintilla
di rancore - Quando l’hanno preso, mi ha detto di andare qui.
Ha detto
che sarei stato bene…
L’uomo
tacque, sopraffatto dai ricordi...
I
loro compagni, cedendo all’amicizia verso Naruto e
Sakura,avevano
rimesso a loro qualsiasi decisione riguardo Sasuke. Naturalmente,
sapevano che loro non avrebbero mai accettato di condannare il ragazzo.
-
Allora? Rimarrai qui? - domandò Sakura, rivolta a suo
fratello. Lui
aveva lo sguardo perso, pensieroso. Lo distolse e lo posò
sul viso di
sua sorella, guardandola con un’aria grave.
- No.
Andrò altrove.
-
Perché? - esclamò Sakura, sconvolta - La tua casa
è qui e noi ti…
- No, casa
mia non è più questa - la interruppe.
- Ma che
dici! Tu rimani qui e…
- Sakura - la
fermò Naruto con sua grande sorpresa - Basta. Lascialo
partire.
La ragazza lo
guardò con occhi furiosi.
- Ma sei
rimbecillito anche tu?
- Grazie -
disse l’Uchiha, chiudendo gli occhi.
L’amico
sorrise.
- Fai buon
viaggio.
-
Trattala bene - lo redarguì il ragazzo dai capelli mori,
indicando sua
sorella - Se, quando torno, la trovo infelice, te le suono per le
feste, Testa Quadra.
Naruto
strinse le spalle della sua promessa sposa.
- Devi solo
provarci - sogghignò.
Sasuke
annuì e poi fece una carezza alla sorella.
- Buona
fortuna - le augurò - Addio.
Lo
osservarono insieme mentre spariva dietro la strada. Avanzava piano,
come se in fondo fosse restio ad abbandonare il luogo dov’era
nato.
Scrutava i monti, i colli, così familiari, così
accoglienti; quindi
affrettò il passo e riprese la sua strada, imponendosi di
non guardarsi
indietro.
Quando non lo
videro più, Sakura si sciolse dal suo
abbracciò e lo fissò, inviperita.
- Ora mi dici
perché l’hai lasciato andare! - lo
aggredì.
Naruto chiuse
gli occhi.
- Sai meglio
di me
com’è fatto tuo fratello: ha un orgoglio
impossibile.
Restare con noi sarebbe stata un’umiliazione, per lui.
- Ma
è una sciocchezza!
- Vai e
spiegaglielo - brontolò il ragazzo.
Sakura
sapeva che Naruto aveva ragione. Tornò a guardare il punto
nel quale
suo fratello era scomparso, come se sperasse di vederlo riapparire. Ma
quel giorno, non riapparve nessuno, su quella strada.
- Stai
tranquilla - le sussurrò Naruto - Vedrai. Prima o poi
tornerà. Ne sono certo…
Ora,
osservando il figlio del suo migliore amico, suo nipote, Naruto
sentì
un groppo alla gola che lo soffocava. Deglutì, riprendendo
possesso di
sé.
“Brutto
bastardo. Hai detto che saresti tornato per controllare Sakura. Devi
mantenere la promessa, dannazione!”
- E tua
madre? - domandò ancora il giovane, per allontanare i brutti
pensieri.
- Mia madre
si chiama Hinata.
- Ora
dov’è?
- Non lo so -
rispose, guardando altrove - Hanno catturato anche lei. Solo io sono
riuscito a fuggire.
Naruto
socchiuse gli occhi e strinse le labbra in una smorfia amara.
- Non hai
più nessuno? - domandò.
-
Sì! -
esclamò energicamente Nekoshiro - Ho mio padre e mia madre!
Hanno detto che torneranno. Dicevano la verità, vero?
Sakura
strinse con più forza l’orlo della camicia del
marito. Con il cuore infranto e sanguinante, Naruto sorrise.
Sasuke
gli aveva mandato suo figlio perché lui lo accudisse in
attesa del suo
ritorno. Ciò significava che si sarebbero rivisti? O avrebbe
infranto
la parola data?
Non lo
sapeva, ma il fatto che gli avesse affidato suo figlio lo rendeva
contento.
- Certo che
torneranno. Però ora andiamo dentro: tra poco
comincerà a far freddo.
Il
bambino varcò la soglia. Osservò i suoi nuovi
cugini e notò che quello
biondo aveva all’incirca la sua età. Era sempre
stato un ragazzino
timido quando si relazionava con gli altri, anche se sapeva essere
freddo e scostante quando si sentiva escluso. Per quello, sua madre
diceva che somigliava tutto al padre.
Anche
in quel momento, l’orgoglio Uchiha manteneva alte le sue
difese.
Tenendosi sulle sue, varcò esitante la soglia di casa, per
posare il
suo modesto bagaglio a terra.
- Piacere! Io
sono Minato.
Nekoshiro
si voltò, sorpreso. Il bambino gli tendeva la mano, con un
sorriso
radioso stampato in faccia. Non lo conosceva affatto: come faceva ad
essere così amichevole? Spalancò gli occhi,
arrossì leggermente e poi
strinse con poca decisione la mano del cugino. Lui, da parte sua, la
ghermì con la forza di un cucciolo vivace.
- Nekoshiro -
mormorò, piantando gli occhi a terra.
-
Questa è mia sorella Mikoto Kushina - esordì il
suo coetaneo, per nulla
intimidito dalla sua reticenza - I miei genitori si chiamano Naruto e
Sakura. Vedrai che ti troverai bene qui.
Nekoshiro
sbirciò per l’ultima volta fuori dalla porta: il
sole era
definitivamente tramontato e il cielo si tingeva già di blu
scuro. Si
preannunciava una serata serena.
Si
voltò e,
accompagnato dalla cuginetta più piccola, entrò
in
cucina, per mangiare ciò che la zia aveva preparato per cena.
FINE
Epilogo. Eh
già. Un po' delusa, perchè nello scorso capitolo
ho ricevuto pochissime recensioni, ma alla fine va bene
così. Spero almeno che adesso qualcuno in più
recensisca l'epilogo.
Aggiungerò un altro capitolo per i ringraziamenti. Spero che
vi sia piaciuto, l'accenno felino ^^.
Black Cats rulez :D!
Cleo92: Non
si sa cosa sia successo a Sasuke, infine ^^. Finale libero: vuoi
ucciderlo o salvarlo? xD
Fallen Star:
Va be', dai! Anch'io ero Mosca Nera, prima. Poi ho visto che Shikamaru
stava bene un po' con tutte. Così adesso sono Mosca Grigia
(lo ShikaShiho, però, non mi piace >.<).
Però prediligo il Bianco ^^. Della serie
"ma-che-me-ne-frega".
Pai: Nah,
l'epilogo è questo ^^! Spero ti siano piaciuti i due
pargoletti **. Io adoro Minato **.
simonachan90:
Hidan ce l'ho infilato all'improvviso, in realtà ^^'.
All'inizio doveva esserci... un soldato sconosciuto, poi Kisame (?).
Però non mi piaceva, così sono ricorsa ad Hidan
(che, al contrario di te, non sopporto ^^' Si dà troppe
arie...). Grazie mille per i complimenti **.
Cavolo, questa long mi ha fatto tornare voglia di altri capitoli. Mi
dispiace, ma la storia è così. Continuarla
significherebbe forzarla. Però, se va tutto bene, pubblico
uno spin-off su Shikamaru e Ino ^^. Statemi dietro, non si sa mai...
Bacioni!
Marti
|