Quando
Amy si svegliò, fuori era buio. La casa era in assoluto
silenzio. Probabilmente la madre non era ancora rientrata.
Sollevò
il capo dal cuscino, e lo sentì pesante. Aveva dormito
troppo poco, forse, ma il risultato era comunque che si sentiva peggio
di prima. Si sforzò di alzarsi, spossata, e solo lo
stiracchiarsi le fece venire il fiatone.
Neanche
a dirlo, il solito incubo. Sempre più vivido. E Amy era
sempre più spaventata.
Si
alzò e, brancolando nel buio, si diresse a tentoni verso la
finestra, dietro la cui tenda si celava l'interruttore della luce. Ma
quando lo premette, non accadde nulla. "Accidenti, ci mancava questa"
pensò, avvicinandosi alla porta della camera. La
aprì e si trovò nel corridoio, ma anche
lì l'interruttore non funzionava. Un blackout?
Amy
sentì all'improvviso qualcosa di caldo e peloso contro la
gamba. Fece un salto all'indietro prima di rendersi conto che era solo
il gatto. - Midnight! Mi hai spaventata!
Il
micio la fissò nel buio, con quei grandi occhi verdi che
sembravano fari e che si vedevano anche nella penombra.
Soffiò.
La
ragazza gli lanciò uno sguardo interrogativo. Midnight
soffiò ancora, sgusciando tra le gambe di Amy per scattare
verso la sua stanza.
Amy
fece spallucce e scese cautamente le scale, ai piedi della quale
trovò il suo cellulare che ronzava allegramente. Forse le
era caduto mentre andava a sistemarsi la ferita. Era ancora sul
silenzioso.
Lo
raccolse: numero privato. Premette il tasto verde. - Pronto?
-
Pronto, tesoro? - era Rachel. Il segnale arrivava molto disturbato,
così Amy capì poco o nulla. - Mamma?
-
Sì... asc... erò... rdi... - la ragazza non
capiva nulla.
-
Mamma, ascolta, credo ci sia un blackout e...
-
Ai... tr... lla...
Amy,
spazientita, troncò la chiamata. Odiava stare al telefono,
figurarsi se in più non capiva nulla.
Si
infilò il cellulare in tasca e si avvicinò alla
finestra. Scostò la tenda di pizzo bianco che odiava tanto
per guardare fuori. Le luci c'erano, almeno dai suoi vicini.
Per
assicurarsi di essere sveglia, tentò di nuovo di accendere
la luce e, quando non ci riuscì, si diede parecchi
pizzicotti. O erano saltate tutte le lampadine, o qualcuno aveva
staccato la corrente a casa sua.
Era
più probabile che fossero saltate tutte le lampadine. Stava
decisamente diventando paranoica.
Ma
se non era così, perché aveva la sensazione che
qualcuno la stesse fissando?
***
Quando
Rachel entrò in casa, trovò sua figlia sul
divano, con una candela quasi del tutto consumata tra le mani e lo
sguardo fisso nel vuoto. - Tesoro? - la chiamò, come a
risvegliarla. Infatti Amy fece un piccolo salto e la guardò
spaventata. - Eh?
-
Tutto bene? Perché la casa è al buio?
Entrambe
erano domande a cui Amy non sapeva rispondere. Si limitò a
fare spallucce, come aveva fatto qualche ora prima con Midnight.
Aveva
visto cose così spaventose che nemmeno lei credeva di essere
sana mentalmente. Non era sicura di stare bene.
Ma
non si sentiva male. Solo... strana.
Un
momento prima era più debole e il momento dopo molto
più forte. Sapeva che le sue visioni c'entravano qualcosa,
ma non sapeva cosa e fino a che punto.
E
ora questo.
Le
due ore più brutte della sua vita.
Aveva
brancolato nel buio fino a trovare una candela bianca simile a un cero
da chiesa e l'aveva acceso. Poi, aveva vagabondato per casa,
irrequieta. Vedeva strane ombre, si sentiva osservata. Forse era parte
di un film dell'orrore e non lo sapeva.
Tutte
quelle visioni, nel buio, le facevano ancora più paura. A
volte, persino una risata malvagia si diffondeva per casa, incurante
dei gemiti della ragazza. Amy si era portata le mani alle orecchie ed
era scivolata a terra, quasi piangendo, convinta di essere pazza.
Appena apriva gli occhi si vedeva davanti quelli rosso sangue, e la
risata la perseguitava. A un certo punto aveva anche spento la candela,
poiché essa proiettava ombre spaventose sul muro.
Aveva
cercato a tentoni il divano e si era raggomitolata lì, con
le lacrime agli occhi, senza muoversi per due ore.
Rachel
la guardò e si avvicinò, porgendole le mani per
aiutarla ad alzarsi, ma Amy le rispose con uno sguardo indifferente,
come se lei non fosse stata lì. Sua madre dovette prenderla
per le spalle per spostarla dal divano. Le sue gambe, immobili da
troppo tempo, si rifiutarono di eseguire il comando ed il corpo della
ragazza sarebbe caduto sul pavimento se non fossero intervenute le
braccia di Rachel.
-
Tesoro ma che succede? - chiese quest'ultima, preoccupata.
-
Mamma... - finalmente Amy si era decisa a parlare. Ma non le piacque
ciò che stava dicendo. - Cosa puoi dirmi di papà?
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