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Autore: WrongHysteria    19/07/2009    1 recensioni
Se ne stava nella sua stanza, Amy, in silenzio. Era come al solito seduta sul davanzale della finestra e scrutava il cielo nero, illuminato solo dalla luna piena. Il vento le scompigliava l'ampia gonna e i lunghi capelli neri e viola, simili a piume di corvo. Era bello guardare il mondo addormentato, a tarda notte. Sapere che era l'unica sveglia, l'unica viva. La faceva sentire normale. Era quello l'unico momento in cui Amy si sentiva davvero felice. Quando era sola. Perché con gli altri doveva sempre nascondere quelle cose che nessuno avrebbe mai visto.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Amy si svegliò, fuori era buio. La casa era in assoluto silenzio. Probabilmente la madre non era ancora rientrata.
Sollevò il capo dal cuscino, e lo sentì pesante. Aveva dormito troppo poco, forse, ma il risultato era comunque che si sentiva peggio di prima. Si sforzò di alzarsi, spossata, e solo lo stiracchiarsi le fece venire il fiatone.
Neanche a dirlo, il solito incubo. Sempre più vivido. E Amy era sempre più spaventata.
Si alzò e, brancolando nel buio, si diresse a tentoni verso la finestra, dietro la cui tenda si celava l'interruttore della luce. Ma quando lo premette, non accadde nulla. "Accidenti, ci mancava questa" pensò, avvicinandosi alla porta della camera. La aprì e si trovò nel corridoio, ma anche lì l'interruttore non funzionava. Un blackout?
Amy sentì all'improvviso qualcosa di caldo e peloso contro la gamba. Fece un salto all'indietro prima di rendersi conto che era solo il gatto. - Midnight! Mi hai spaventata!
Il micio la fissò nel buio, con quei grandi occhi verdi che sembravano fari e che si vedevano anche nella penombra. Soffiò.
La ragazza gli lanciò uno sguardo interrogativo. Midnight soffiò ancora, sgusciando tra le gambe di Amy per scattare verso la sua stanza.
Amy fece spallucce e scese cautamente le scale, ai piedi della quale trovò il suo cellulare che ronzava allegramente. Forse le era caduto mentre andava a sistemarsi la ferita. Era ancora sul silenzioso.
Lo raccolse: numero privato. Premette il tasto verde. - Pronto?
 - Pronto, tesoro? - era Rachel. Il segnale arrivava molto disturbato, così Amy capì poco o nulla. - Mamma?
 - Sì... asc... erò... rdi... - la ragazza non capiva nulla.
 - Mamma, ascolta, credo ci sia un blackout e...
 - Ai... tr... lla...
Amy, spazientita, troncò la chiamata. Odiava stare al telefono, figurarsi se in più non capiva nulla.
Si infilò il cellulare in tasca e si avvicinò alla finestra. Scostò la tenda di pizzo bianco che odiava tanto per guardare fuori. Le luci c'erano, almeno dai suoi vicini.
Per assicurarsi di essere sveglia, tentò di nuovo di accendere la luce e, quando non ci riuscì, si diede parecchi pizzicotti. O erano saltate tutte le lampadine, o qualcuno aveva staccato la corrente a casa sua.
Era più probabile che fossero saltate tutte le lampadine. Stava decisamente diventando paranoica.
Ma se non era così, perché aveva la sensazione che qualcuno la stesse fissando?

***

Quando Rachel entrò in casa, trovò sua figlia sul divano, con una candela quasi del tutto consumata tra le mani e lo sguardo fisso nel vuoto. - Tesoro? - la chiamò, come a risvegliarla. Infatti Amy fece un piccolo salto e la guardò spaventata. - Eh?
 - Tutto bene? Perché la casa è al buio?
Entrambe erano domande a cui Amy non sapeva rispondere. Si limitò a fare spallucce, come aveva fatto qualche ora prima con Midnight.
Aveva visto cose così spaventose che nemmeno lei credeva di essere sana mentalmente. Non era sicura di stare bene.
Ma non si sentiva male. Solo... strana.
Un momento prima era più debole e il momento dopo molto più forte. Sapeva che le sue visioni c'entravano qualcosa, ma non sapeva cosa e fino a che punto.
E ora questo.
Le due ore più brutte della sua vita.
Aveva brancolato nel buio fino a trovare una candela bianca simile a un cero da chiesa e l'aveva acceso. Poi, aveva vagabondato per casa, irrequieta. Vedeva strane ombre, si sentiva osservata. Forse era parte di un film dell'orrore e non lo sapeva.
Tutte quelle visioni, nel buio, le facevano ancora più paura. A volte, persino una risata malvagia si diffondeva per casa, incurante dei gemiti della ragazza. Amy si era portata le mani alle orecchie ed era scivolata a terra, quasi piangendo, convinta di essere pazza. Appena apriva gli occhi si vedeva davanti quelli rosso sangue, e la risata la perseguitava. A un certo punto aveva anche spento la candela, poiché essa proiettava ombre spaventose sul muro.
Aveva cercato a tentoni il divano e si era raggomitolata lì, con le lacrime agli occhi, senza muoversi per due ore.
Rachel la guardò e si avvicinò, porgendole le mani per aiutarla ad alzarsi, ma Amy le rispose con uno sguardo indifferente, come se lei non fosse stata lì. Sua madre dovette prenderla per le spalle per spostarla dal divano. Le sue gambe, immobili da troppo tempo, si rifiutarono di eseguire il comando ed il corpo della ragazza sarebbe caduto sul pavimento se non fossero intervenute le braccia di Rachel.
 - Tesoro ma che succede? - chiese quest'ultima, preoccupata.
 - Mamma... - finalmente Amy si era decisa a parlare. Ma non le piacque ciò che stava dicendo. - Cosa puoi dirmi di papà?
   
 
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