Capitolo 30
Il
mattino fu
presto sostituito dal primo pomeriggio e Elizabeth invitò tutti
a pranzare da
lei: Jo e James accettarono di buon grado ma Danielle non se la
sentì: con gli occhi gonfi e addolorati dalla recentissima
perdita, si sentiva molto debole e poco prima aveva avuto anche un
mancamento. Jo nutriva una profonda tristezza ma la madre si era fatta
promettere da lei che avrebbe passato la giornata felicemente,
perchè era ciò che più si meritava, e di non
preoccuparsi se lei non ci sarebbe potuta essere al funerale del padre:
il dono più bello glielo aveva già fatto ed in un modo o
nell'altro lei sarebbe stata comunque presente benchè lontana. E
dopo un ultimo abbraccio e l'appuntamento a prima del tramonto, madre e
figlia si separarono.
Un pranzo succulento fu preparato in casa del governatore e, pur non
necessitando più il cibo, i due ospiti non rifiutarono nulla di
ciò che era loro offerto, perchè erano molto mancate le
prelibatezze della cucina, il gusto e il sapore del cibo.
Josephine era tornata apparentemente felice e spensierata, ma James
vedeva il velo di cupa tristezza che le velava gli occhi, una
malinconia che era alimentata soprattutto dal ricordo del passato e dei
momenti vissuti con il padre, buoni e brutti, insieme ad un grande
senso di colpa per non essergli potuta stare abbastanza vicino in quei
suoi ultimi anni di vita e per avergli provocato tante sofferenze e
delusioni in passato. Elizabeth si accorse dello sguardo preoccupato
che James rivolgeva a Jo e sorrise: era felice che Jo avesse potuto
realizzare il suo sogno e che James, dall'altra parte, avesse potuto
dimenticare l'amore impossibile che provava per lei e avesse trovato
una moglie perfetta.
Guardò Will e il figlioletto, la sua
famiglia, ciò a cui lei teneva di più e che, sapeva bene,
la sua amica, forse, non avrebbe mai potuto avere: era molto
improbabile che nel Mondo dei Morti avrebbero potuto avere la stessa
felicità che lei e Will, come genitori, avevano avuto; ma non si
poteva mai sapere. Il suo sguardo si soffermò sul figlio:
sembrava proprio che Will junior si fosse
affezionato ai loro ospiti, soprattutto a James Norrington, che
ogni tanto guardava con occhi adoranti. Ridacchiò quando lo
colse in uno di quei momenti: chi l'avrebbe mai detto che si sarebbero
ritrovati tutti insieme, che James Norrington, loro antico nemico,
sarebbe stato accolto tra loro come un vecchio amico e, soprattutto,
che suo figlio lo potesse venerare in quel modo?
- Forse per
tutto ciò che gli ho raccontato di buono su di lui. – pensò la madre guardando
il bambino mangiare e nel frattempo guardare l’uomo.
Il suo silenzio venne subito notato dall'amica, che la scosse per una spalla.
“Perché
sorridi?” chiese Josephine all’amica. Lei si riscosse dai suoi pensieri.
“Oh nulla,
stavo pensando.” Rispose con un gesto della mano. Jo la guardò con occhi
indagatori e incrociando le braccia su petto.
“Non ma la
racconti giusta. Confessa!” le ordinò con un ghigno. Elizabeth ricambiò lo sguardo con una
punta di malizia.
"Se
tu sapessi..." rispose Elizabeth con finta aria sognante. E vedendo che
l'amica continuava a fissarla in attesa, ghignò. "Sto pensando a
quanto è bello tuo marito e a come sono stata sciocca a
lasciarmelo sfuggire." voltò lo sguardo per osservare l'effetto
di quello parole e fu proprio quello sperato: il sorriso si era gelato
sul volto di Jo e i suoi occhi erano di ghiaccio. Nel frattempo,
però, Will e James ridevano di gusto, mentre Will Junior
guardava la madre sorpreso da quell'improvvisa rivelazione. Ma
l'espressione di Jo era talmente buffa, che Elizabeth non potè
trattenere le risa.
"Sto
scherzando, tontolona!" esclamò dandole un buffetto sulla
guancia. Solo a quell'affermazione, il suo volto acuistò di
nuovo colorito e anche lei si unì alle risate. Poi, quando gli
animi si furono calmati, Elizabeth parlò per prima.
“Parlando seriamente, se si può, non ci avete
ancora raccontato di voi.” Disse la ragazza.
Josephine e il marito si guardarono con un sorriso.
“Racconta
tu.” Josephine invitò James. Lui annuì e cominciò a raccontare.
“Ebbene, è
una storia lunga.” Iniziò. “Quando…ehm…Josephine ha raggiunto il Regno degli
Inferi, ha caricato noi defunti sull’Olandese
e da quel momento qualcosa di più profondo ha cominciato a svilupparsi
velocemente in me.”
“Svilupparsi?”
colse subito Elizabeth. Li guardò con un sopracciglio alzato.
“Come come? Vuol dire che c’era già qualcosa tra
voi?” si
guardarono arrossendo.
“Oh no, no!”
esclamarono in coro. “Cioè…” tentò di spiegare Jo. “da parte mia si, lo sai
Liz.”
“E da parte
tua?” domandò Will a James.
“La notte che sono stato ucciso ho capito e ho ammesso a me stesso di non tenere a lei come un semplice
conoscente o, per così dire, amico, ma come qualcosa di più importante e più
forte.” Disse lui.
“Lo sapevo!”
esclamò Liz. Lui la guardò interrogativo. “Ti ho visto sai? Quando la guardavi
di sottecchi.” Esclamò lei. Fu allora che Jo si intromise nel discorso.
“Sai che mi
ha anche spiato?” domandò furbamente Josephine all’amica. Questa la guardò
stupita, avida di sapere. Mentre gli occhi di Norrington la pregavano di non
parlarne, lei ghignò e raccontò. “Mi ha visto mentre Beckett mi baciava, ed era
nascosto nell’ombra.” Spiegò la ragazza. Tutti risero di gusto, mentre James
arrossiva improvvisamente.
“Certo che sei cattiva." la rimproverò. "Ora dovrai farti perdonare.” Ghignò in direzione della
moglie che lo guardava sospettosa. Poi sorrise maliziosamente.
“Quando hai
ragione, hai ragione.” Lo baciò velocemente sulle labbra.
“Non
aspettarti che questo saldi il conto, tesoro.” Commentò lui tornando a
mangiare. Lei sbuffò.
“Io sarò cattiva, ma tu sei insaziabile!” si lamentò. Poi guardò Liz gioiosa.
“Sono senza parole.” Commentò la ragazza. I due amanti risero e si presero
la mano stringendosela. “E il matrimonio?” domandò incuriosita.
“Padre
Jonathan è un sacerdote affogato anni fa. Lo recuperammo insieme
a tutti gli
altri e gli chiedemmo di sposarci. Così ha fatto una cerimonia
improvvisata. E' stato magnifico...” spiegò Jo.
“E gli
anelli?” domandò Will.
“Una vecchia
coppia.” Rispose James. “Ce li hanno dati loro come regalo di nozze.” Elizabeth
sorrideva felice.
“Che bello!”
esclamò. Will Junior, nel frattempo, si era avvicinato a James.
“Signor
Norrington.” Lo chiamò e lui si voltò sorpreso.
“James.” Lo
corresse. “Di cosa hai bisogno?” il bambino arrossì di colpo.
“M-mi
racconti la vicenda della…della…” balbettò
ma non riuscì a finire la frase. Il padre alzò gli occhi
al cielo con un sorriso.
“…della ruota
del mulino.” Finì per lui. James lo guardò interrogativo. “E’
appassionato a quella storia. Non immagini neanche quante volte gliel’ho raccontata.
Migliaia. Ed ogni volta si mette a ridere.” Disse.
James prese
il bambino e lo fece sedere sulle proprie ginocchia. Cominciò a raccontare e il
piccolo Will lo guardava con ammirazione esordendo con qualche esclamazione
sorpresa o qualche risatina. Josephine guardò i due: avrebbe tanto voluto essere madre, ma era
piuttosto impossibile, vista la loro condizione. Si perse, come
sempre, ad osservare i profondi occhi verdi dell’amato marito, rimanendone
ammaliata per l’ennesima volta. Quando James finì il suo racconto, Josephine
propose di raggiungere l’Olandese Volante:
voleva fare una sorpresa sia a Will senior che a James, i quali la guardarono
interrogativi.
“Seguitemi e
vedrete.” Disse enigmaticamente la ragazza. Prese per mano il marito e,
affiancata dall’amica che trascinava Will e suo figlio, si diressero verso il
porto, dove una piccola imbarcazione li attendeva. Vi salirono sopra e
raggiunsero l’Olandese Volante. Sul
ponte, Josephine si staccò da James e lasciò i compagni sbalorditi dietro di
sé. Dopo qualche passo, si fermò e si voltò guardando il piccolo Will.
“Will, potresti venire
con me un secondo?” domandò lei porgendogli la mano. Il ragazzino guardò la madre e il
padre per un cenno di assenso poi seguì la ragazza lungo il ponte. Arrivarono
alla plancia e trovarono il timoniere chino su delle carte: Sputafuoco Bill
Turner. La ragazza lo chiamò e gli presentò il nipote dicendogli soltanto il
nome.
“Lui è Will.”
Disse e il piccolo chinò leggermente il capo verso quello che non sapeva ancora
che fosse suo nonno. Poi Jo si rivolse al piccolo. “Lo accompagni da tuo padre,
per favore? Così glielo presenti.” Lui annuì e precedette l’uomo che guardava
meravigliato il suo capitano.
“Capitano,
cosa…?” lei sorrise e lo invitò a seguire il
ragazzino. Poi si diresse verso la
sua cabina ed entrò: l’aveva decorata con tutto ciò
che aveva trovato durante i suoi
viaggi, dalle cose più strane a quelle normali. A volte erano
doni che le
facevano i passeggeri per ringraziarla del ‘passaggio’
ricevuto: aveva molte
simpatie nell’altro mondo e questo le faceva molto piacere; dalla
ciurma, poi,
era rispettata ed erano tutti molto amichevoli con lei, ligi al dovere
e capaci
di intavolare una conversazione. Una ciurma migliore non poteva
esistere da
nessun’altra parte, aveva pensato spesso, e anche James aveva
ammesso che non aveva mai conosciuto un equipaggio così
affezionato al proprio capitano e ligio al dovere come quello. Quello a
cui si era più affezionata
era proprio Sputafuoco Bill, ed era una
persona che nutriva la massima fiducia del capitano e grande affetto,
quasi quanto quello che una figlia prova per suo padre. Sorrise
nell’entrare in quella cabina, invasa dai ricordi
di dolci momenti passati con il suo amato James Norrington, dove
c’erano solo
lui, lei e nessun altro. Si avvicinò alla cassettiera e si
guardò intorno per
assicurarsi che non ci fosse nessuno, poi aprì un cassetto
segreto alla base
del mobile e prese il suo contenuto: l’oggetto aveva una forma
lunga e
appuntita ed era avvolto in un panno color porpora per ripararlo
dall’umidità e
dagli sguardi dei curiosi. Lo aveva tenuto nascosto per tanto tempo e
gli
doveva tanto, sia in negativo che in positivo: l’aveva sì
allontanata dai
genitori e dai suoi amici di Port Royal, ma le aveva permesso di
ritrovare
quello che ora era l’uomo della sua vita.
Uscì
dalla cabina, nascondendo l'oggetto dietro la schiena, e raggiunse il
gruppetto: Will e suo padre si stavano abbracciando affettuosamente e
il
bambino sorrideva vedendo quel caloroso abbraccio tra il padre e il
nonno che
non aveva mai visto, Elizabeth li osservava commossa e anche lei alla
fine abbracciò il suocero; James, che aveva imparato a
rispettare l’uomo che l’aveva
ucciso e che, in fondo, gli voleva un gran bene, li guardava in
disparte, come se si sentisse di troppo in quel
quadretto famigliare. Quando vide Josephine arrivare, le si
avvicinò e
l’abbracciò teneramente, stringendola a sé e
dandole un leggero bacio sulle
labbra rosee.
“Ho
una cosa per te.” Mormorò la ragazza accarezzandogli la
guancia e
porgendogli l’oggetto avvolto nel panno. Lui lo guardò con
curiosità e lo prese
in mano: era leggero, constatò. Lentamente, tolse il drappo e
sgranò gli occhi. Poi guardò incredulo la giovane che
sorrideva felice.
A-Ah!!!
Tutti in vacanza, eh? Bravi, bravi, in vacanza alle mie spalle! Io,
povera tapina non mi muovo di casa tranne che per gli scout... oh,
wow... campo scuola in arrivo... Aiutatemi!!! Non ho voglia, non ce la
faccio e non ce la posso fare... sigh, sob :'(
Beh, spero che almeno per voi le vacanze stiano andando bene. Ho fatto
che aggiornare (adoro Will Junior!!! **) cos quando tornate ne avrete 2 di capitoli da leggere!!
^^
Baci e abbracci a todos!!!
monipotty
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