Buongiorno! ^^
Per quelli di voi che non si aspettavano di
rivedermi su questi lidi… sì, sono ancora viva. E sì, ho ancora voglia di
scrivere. Anzi, in realtà ho scritto in questi anni: ho pubblicato su Amazon
due libri e ho dovuto accantonare le fan fiction per mancanza di tempo.
Dopo cinque anni dall’ultimo aggiornamento del Capitolo 12, riemergo oggi dalle nebbie (forse erano
quelle di Avalon, non so di preciso) e torno a farmi
viva su EFP con un nuovo capitolo di questa raccolta.
Ho visto che devo restaurare e rispolverare
tutto il mio profilo e anche parecchie storie, perché le immagini e i bannerini di Tinypic sono
spariti. Con calma provvederò.
Ma intanto veniamo a ciò che vi
attende qui sotto. È un capitolo speciale, per farmi perdonare la lunga assenza:
ho unito 11 frammenti in un unico post, sperando che
vi strappi un sorriso in questo brutto periodo.
Non so ancora quando uscirà il prossimo
aggiornamento – la real life mi sta prosciugando – ma
è mia intenzione aggiornare questo lavoro e anche riprendere in estate altre
storie su Merlin, sempre che ci sia ancora qualcuno interessato a leggere i
miei deliri. In tal caso, fatevi sentire, perché un po’ di supporto morale
sarebbe molto apprezzato!
Anche qui valgono le stesse indicazioni dei precedenti
capitoli e, in generale, di tutta la raccolta.
Sostanzialmente abbiamo delle fic modern!AU in cui Arthur deve abituarsi a tutto quello che è
moderno. Alcune storie saranno esplicitamente slash,
altre intese come semplice friendship.
Spoiler! Post 5x13 “The Diamond of
the Day (2)”.
Capitolo dedicato ai vecchi e
ai nuovi lettori.
Grazie.
The Once and Future…
Prat.
Capitolo XIII: Arthur e la dimora stregata
“È stregoneria, Merlin! È stregoneria!”
Sembra essere diventata la frase più gettonata del Re in
Eterno.
Se non corresse il pericolo di riaprire vecchie ferite,
Merlin è tentato di fargli notare come Arthur rischi di sembrare quasi troppo simile
a suo padre. Quella era sicuramente l’asserzione
prediletta del vecchio Uther.
Quantomeno, il suo re non la urla con disprezzo, ma piuttosto
con ingenua e infantile incredulità.
Orsù, come dargli
torto?
Il suo servitore personale lo ha
ripescato dalle acque di Avalon da meno di dodici ore
– o quattro veglie, per dirla al vecchio modo –, mentre delle allegre paperelle
gli giravano attorno, starnazzando.
Arthur puzza ancora di acqua putrida, melma e pesce marcio,
e la prima cosa che hanno fatto, dopo essersi riabbracciati e aver pianto un
po’ (beh, Merlin ha pianto, Arthur giura che era l’acqua del lago incollata
alle ciglia), è stato litigare sul fatto che no, la sua armatura non sarebbe
passata inosservata e che no, non gliel’avrebbe lucidata
seduta stante, per paura che l’umidità l’arrugginisca.
Merlin se l’è trascinato fino a casa, infarcendolo di informazioni – almeno quelle essenziali – che possano
riempire un gap temporale di millecinquecento anni. Ovviamente, l’Asino Reale è
rimasto tale e quale: asino, per
l’appunto.
Arrivati sulla soglia del suo monolocale, il nobile Somaro
si è indignato, esigendo di sapere perché il suo valletto non vivesse più in un
castello e, soprattutto, dove fosse
finito il suo, di castello.
“Millecinquecento anni, Arthur,” gli
ricorda il mago, come se questo spiegasse tutto. Probabilmente diventerà il
nuovo tormentone dell’estate delle sue giornate, ma non ha cuore di
dirgli che di Camelot non
resta più nulla, che è stata rasa al suolo dalle guerre, dal tempo,
dall’incuria della gente, e che è solo leggenda, ora.
Ma lo stregone immortale non ha tempo di cedere alle
riflessioni tristi, perché Sua Maestà intende criticare ogni oggetto del suo
arredamento, con un ritorno in grande stile.
“Merlin! Dormi ancora per terra,
dopo tutto questo tempo?!” si scandalizza il Regal Babbeo, indicando il pavimento della camera da letto.
“È un futon,
Asino! Ed è comodissimo! Provalo!” si difende lui, avvalorando
la propria tesi.
“Certo! Per te, anche le stuoie di paglia erano comode! Ma io non ci penso neppure! Rivoglio il mio letto, con i
tendaggi, le colonne, tutti i cuscini e…”
E dove accidenti lo
avrebbe messo, un letto a baldacchino, in un
monolocale?
***
Presentare il bagno è
una faccenda seria. Capire cosa farne… ancora più drammatica.
“Di questi tempi,” incomincia il
servo, additando i sanitari. “Non usiamo più i vasi da notte.”
“E ci credo bene!” sbotta il re, fermandolo. “Come accidenti
infileresti un pitale sotto al fufon!”
Merlin non perde la speranza e, ignorando l’interruzione, prosegue
il piccolo tour.
“Nel lavandino
ci lavi le mani. Ok? Nient’altro.” Apre e chiude il rubinetto, per far
vedere come miscelare acqua fredda e calda.
“È stregoneria…” borbotta l’Asino, cercando di imparare.
“Questo,”
e indica il water, “sostituisce il vaso da notte, e ci fai quello che devi.”
Arthur si avvicina, guarda dentro alla strana diavoleria.
“Ma non vedi che è rotto?!” si lamenta, considerando quanto sia mentecatto il suo
valletto personale, per non essersene accorto prima, da sé.
“No, no!
È fatto così!” s’affretta a smentirlo Merlin, mentre
la nobile curiosità s’impenna.
“Perché è un pitale col buco?”
“Perché… uhm…” Come spiegargli il
funzionamento delle fosse biologiche? Delle acque nere? Delle tubature nelle
fogne? “Perché quello che produci va nel dimenticatoio,” taglia corto. “Basta che schiacci qui!”
Arthur fa un salto all’indietro
con un piccolo strillo, quando lo sciacquone produce il familiare mulinello e
gorgoglia.
“E se ci perdo dentro la mia virilità?!”
Lo guarda terrorizzato, mentre Merlin per poco non se la fa addosso dal ridere.
“Se mi risucchia nell’oblio, tornerò di nuovo indietro a
picchiarti e finirai alla gogna, sappilo!” lo minaccia il Re del Passato e del
Futuro, puntandogli un dito contro il petto.
Il servitore reale cerca di ricomporsi, e accenna al
sanitario accanto, anche se le reazioni del suo sovrano sono adorabilmente
asinine.
“Il bidet è come una piccola tinozza.
Ci puoi lavare i piedi, e ehm… quello che lavi di
solito nella tinozza…” spiega, sollevando le sopracciglia allusivo.
Ma Merlin avrebbe dovuto sapere che,
con quel babbeo, bisognava essere sottili come i muri di cemento armato. Millecinquecento anni anche per te, Merlin.
E te lo sei scordato.
Così, non ha calcolato di trovare Arthur in ginocchio,
quella sera, mentre cerca di lavarsi i capelli nel bidet, allagando il
pavimento con gli schizzi ovunque.
Ma pazienza, considera Arthur, facendo
pratica. La stregoneria più grossa è quella tinozza grande di ceramica, che
contiene una fontana e cade come una cascata e con la magia fa bollire l’acqua,
perché non è mica fredda quando esce! È
stregoneria per forza, perché poi si svuota da sola… Forse anche quella va a
finire nel dimenticatoio?
***
“Merliiin!” lo chiama il suo re,
annuendo alla volta del soffitto. “Quelle candele magiche come si spengono? Devi arrampicarti fin lassù ogni volta?” esige di sapere.
“Sono lampadine, Arthur,” replica
il mago, indicandogli un piccolo bottone sul muro. “Si accendono e si spengono
da qui,” chiarisce, pigiando l’interruttore con un
esempio pratico. “Fanno luce, come le candele. Ma hanno una
fiamma speciale.”
“E perché non si consumano?”
“Ci passa la corrente elettrica.”
“La corrente che?”
“Magia, Arthur. È magia…”
“L’avevo detto, io,
che questo mondo moderno è tutto stregoneria!” ne
conviene, pomposo.
***
“Muori! Muori! Dannato mostro, muori!”
Merlin corre verso la fonte dello scontro, col cuore in gola,
per scoprire il suo re intento a uccidere, a colpi di radazza, l’aspirapolvere
che ha acceso erroneamente.
“È un serpente magico! Senti come sibila! E si aizzava
contro di me!” ansima il sovrano di Camelot,
colpendo con lo spazzolone il tubo indiavolato. “Stai lontano, Merlin, potrebbe
morderti!”
Ma il suo servo, solito testone,
decide di non ascoltarlo e s’intromette, ammansendo il mostro con un dito premuto
sulla sua schiena. Di colpo, quello smette di muoversi, pare morto e loro hanno
vinto.
Arthur ha il fiatone e si schiaccia un fianco dolorante. È
un po’ fuori allenamento, deve ammetterlo.
“Ho pensato che fosse… che fosse uscito dal dimenticatoio,”
prova a spiegare. “Quel buco è grosso abbastanza per-”
“Non è così grosso, Asino Reale! E tu hai appena accoppato la mia aspirapolvere nuova!”
“Aspi… che?”
“Millecinquecento anni, Arthur”.
“Stregoneria…”
***
“Dobbiamo immortalare il tuo ritorno!” propone Merlin, tutto
felice. “Perché non ci facciamo una foto ricordo?”
Arthur non ha la più pallida idea di cosa intenda dire il
suo vecchio servitore, ma annuisce, mentre lo osserva rovistare in un cassetto
dell’armadio, per uscirsene poi con una scatola nera
che tiene fra le mani.
“Questa è una macchina fotografica, si chiama Polaroid,” gli
spiega, sbucciando lo strato eterno dello strano aggeggio.
Il re lo osserva, moderatamente scettico, mentre l’altro gli
si avvicina e, spalla contro spalla, lo invita a sorridere.
“Di’ ‘cheese’!” È il suggerimento che Merlin segue per primo.
Ma il giovane Pendragon
si scosta da lui, interdetto. “Ma perché mai dovrei pronunciare ‘formaggio’?!”
“È per farti sorridere, Arthur.”
“Ti stai prendendo gioco di me?” ribatte il Babbeo Reale, incrociando
le braccia e rannuvolandosi.
“Neanche per idea!” lo smentisce Merlin, sgranando gli occhi
con espressione sincera.
“E allora perché mai-”
“Millecinquecento
anni, Arthur,” taglia corto il mago, afferrandolo
per la collottola e stringendoselo addosso, prima di accecarli con una luce
improvvisa.
Arthur sta ancora sbattendo le palpebre, imprecando contro
quell’atto vile, quando la diavoleria moderna sputa fuori un foglio, come un
pezzetto di pergamena e Merlin, quell’idiota del suo amico, glielo passa tutto
contento.
“È stregoneria, Merlin! È stregoneria!” urla lui, di riflesso.
“Mi ha rubato l’anima! È qui, vedi?!”
“No, Sire. Questa è soltanto una foto! È come un piccolo quadro,
un arazzo che ti raffigura.”
“Quindi… la mia anima è salva?” si
premura di sapere con certezza. “Perché non sono mica tornato, dopo mille anni,
per farmi fregare!”
“Non so se il mondo moderno te la corromperà, ma per ora è
al sicuro,” lo tranquillizza lo stregone e finalmente
Arthur può godersi il suo piccolo arazzo.
“Posso tenerla?”
A un cenno d’assenso,
un tramestio felice s’agita nella pancia del re.
È ancora troppo presto, è appena tornato e ci sono mille cose rimaste in
sospeso da un’eternità, ma il sorriso di Merlin riesce ancora a scaldarlo come
un tempo.
Arthur guarda la foto
che li ritrae insieme e sente… sente che è dove
dovrebbe essere. Con Merlin.
***
“Quindi… questo è un forno?”
“Sì, questo è tradizionale. Quello, invece, è un microonde,” spiega Merlin, indicando i due
elettrodomestici. “Se devi solo riscaldare qualcosa, il forno a microonde è
molto veloce!”
Ed è così che gli illustra il funzionamento base, per
rendere l’Asino Reale un filino autonomo.
Ma, ovviamente, non c’è mai limite
al peggio.
“Merlin! È una stregoneria!” urla infatti
il nobile Babbeo, tutto allarmato. “Dal microforno escono le fiamme!”
Il mago si batte una mano in faccia.
“Non devi mettere le cose di alluminio lì dentro, non ci
vanno le casseruole!”
“Ma se non posso metterci i tegami, che accidenti di forno è?”
***
La prima volta che sente una caffettiera gorgogliare, Arthur
afferra un mestolo e lo usa a mo’ di spada, balzando sul nemico.
“Stai indietro, Merlin! Questo essere potrebbe essere pericoloso!”
“L’unica cosa pericolosa è la tua idiozia, Arthur,” sbotta il mago, mezzo esasperato e mezzo divertito, poi lo
ferma giusto in tempo, prima che tenti di infilzare la povera moka.
Sotto lo sguardo allucinato dell’Asino Reale, l’ex valletto
versa il liquido scuro in due tazze e gliene porge una, suggerendogli di
zuccherarlo a piacere.
Re Pendragon palesa la sua altera
indignazione con un: “Di grazia, hai intenzione di farmi bere acqua di palude?! È un infuso così torbido che neppure le brodaglie di Gaius erano così fetide!”
“Fidati, assaggia.” Merlin insiste, dando per primo il buon
esempio.
Arthur gli lancia un’altra occhiata perplessa e annusa,
cauto, la sbobba fumante. L’odore
pungente non è affatto incoraggiante.
Vecchi ricordi di
calici avvelenati riaffiorano alla mente… con Ninueh.
E anche intricati
labirinti, unicorni, scommesse e sacerdoti ritornano prepotenti.
Ma il suo servitore ha vuotato la tazzina in
un sol sorso e, se l’ha fatto lui, Arthur non è da meno.
La bevanda calda cola giù nello stomaco, il sapore è
particolare, strano. Strano,
ma buono.
Arthur osserva ora la caffettiera ora il recipiente vuoto.
“Uhm… non mi è chiaro come tu abbia munto quella bestia magica, ma il risultato è soddisfacente”.
***
“Non canzonarmi, Merlin!” erompe il Re del Passato e del
Futuro, fulminandolo con uno sguardo perplesso.
“Ti dico che è così!”
Arthur si rigira nuovamente lo strano oggetto tra le mani, ma
resta scettico. Tasta il cinturino di pelle – bestia pregiata, senza dubbio, e concia
perfetta –, scruta il vetrino tondo e i numeri incisi all’interno. Le due
piccole lance in movimento sono senz’altro stregoneria. Merlin sguazza nel suo
elemento da mattina a sera. Questo mondo
moderno è tutto stregoneria!
“E quindi… questo serve davvero
per segnare le ore?”
“Sì, è come… uhm… una clessidra, all’incirca.”
“E la sabbia dove la metti?”
***
“Questa invece è una sveglia,”
chiarisce lo stregone, sventolandogli davanti al naso un oggetto rettangolare,
sottile e nero. Da un lato, però, è bianco. Anche quello ha le lance che si
muovono per effetto della stregoneria.
“Sembra un orologio…” obbietta il Re in Eterno.
“Beh… è anche un
orologio,” concede il suo vecchio valletto,
grattandosi la testa. Ma questo non aiuta.
“Se è come un orologio, perché non si chiama ‘orologio’?” ribatte il re, perché – da quando si è
risvegliato dal suo lungo sonno – sembra che il mondo si diverta a complicargli
la vita.
“Perché puoi leggere le ore, sì, ma la sua funzione
principale è darti un allarme…”
“Come le campane di Camelot,
quando c’era un pericolo?” tenta il re, raschiandosi la barba, sempre più
dubbioso.
“No, non proprio. Serve a svegliarti a un dato momento che
decidi tu.”
“Uhmm…”
“Tu imposti un allarme, e quello suona quando il tempo è
arrivato.”
“Uhmm…”
“Vedi? Si fa così!”
E d’improvviso un suono terribile, che lacera le orecchie e stritola il
cervello, esplode nell’aria, facendolo saltare fuori dalla propria pelle per lo
spavento.
“Bontà divina!” esclama il monarca, con una mano ancora
schiacciata sul cuore impazzito per colpa di quella stregoneria. “Sono le
trombe dell’inferno!”
***
“Merlin! Merlin! Merli-iiin!” Le urla crescono d’intensità, come l’ansia che trapela da Sua
Maestà.
Il povero mago accorre in aiuto. Non sa ancora se sia per
salvare il suo sovrano o qualche suo elettrodomestico, che ha avuto l’ardire (o
la sfortuna) d’incrociare la strada del Re in Eterno.
“Merlin!” ripete l’Asino Reale, sul punto di una crisi di
nervi, presentandosi attorcigliato attorno al filo del telefono che lo sta
stritolando come un boa constrictor, mentre la cornetta del telefono scodinzola
nel vuoto.
“Quest’essere canaglia mi ha catturato a tradimento!”
inveisce oltraggiato.
“Ne dubito…” borbotta il mago, avvicinandoglisi.
“La bestia magica si è messa a ululare quando le sono
passato vicino!” riprende il re, ignorando il suo commento. “E
allora l’ho colpita e d’improvviso ho sentito una voce provenire dalla sua
pancia, ma non vedo gente! Questo è un incantesimo, Merlin! Devi liberare le persone lì dentro!” gli ordina, con urgenza.
Lo stregone lo aiuta a districarsi e poi ripone la cornetta
sul suo supporto, tacitando la voce preregistrata di qualche offerta
commerciale.
“Ha… smesso,” realizza il Babbeo,
stupefatto.
“Già,” concorda Merlin.
“Ma non sono morti, vero?”
“Credimi, stanno tutti bene.”
“Ma se… E se quel mostro ci attaccasse
di notte e con le sue spire ci soffocasse? Perché accidenti tieni una bestia
così pericolosa in casa?!”
“Millecinquecento anni, Arthur.”
“Oh, dannata stregoneria!”
conclude il nobile Somaro. “Ma,
ti avverto, se lo vedo strisciare verso di me, lo scuoio!”
***
Anche un abbigliamento consono a un re è un compromesso
sfinente.
Merlin si è consumato la pazienza, spiegandogli che no, non può andare in giro
con la sua armatura né con elmo e spada.
Gli stivali che indossava, poi, sono davvero, davvero rovinati e urge un moderno
guardaroba. Ma convincere l’Asino a scegliere tra
indumenti nuovi è cosa ardua… Le felpe sintetiche pungono, queste braghe strane
stringono, quelle camicie sono indecenti. “Merlin,
non vedi che sono quasi trasparenti? Possibile che non ci sia un solo sarto
capace di lavorare?!”
“Arthur, non puoi mettere per sempre i pantaloni della
tuta!”
“Sì che posso! Io sono il re, Merlin!”
“Ma i jeans sono più-”
“Quella tagliola mi
ha quasi evirato, idiota!”
Merlin ride, ignorando l’insulto, mentre lo aiuta a coprirsi
e solleva la cerniera al posto suo.
Arthur lo guarda, mentre lo veste.
“Come ai vecchi tempi,
eh?” ammicca il servo reale.
“Le mie vecchie braghe coi lacci
erano certamente più confortevoli…”
Merlin gli strappa un bacio e Arthur smette di mugugnare.
- Fine
-
Disclaimers: I personaggi di Merlin, citati in questo
racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro da parte mia.
Ringraziamenti:
Un abbraccio alla mia kohai, che subisce le mie
paranoie e mi beta le cose al volo. Ti
lovvo, Giuls! E a Maryluis, per il prezioso supporto!
Note: Okay, forse non tutti
gli inglesi hanno il bidet in casa, ma amen. Merlin ce l’ha! XD
La Polaroid è una cosa sorpassata, ma ce lo vedo
Merlin, da nerd nostalgico, ad usarla ancora.
Ringrazio tutti gli utenti che hanno messo questa
raccolta nei preferiti, seguiti e da ricordare!
Come sempre, grazie a chi si fermerà a lasciare un parere.^^
Per chi fosse interessato a sbirciare cosa mi ha tenuta impegnata in questo lungo tempo, lascio il link del
mio profilo Amazon.
https://www.amazon.it/s?k=elyxyz&i=digital-text&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss_2
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro
recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.
Grazie.
Elyxyz