Ieri ero così tanto agitato che mentre ti portavo
via da scuola per portarti a casa tua che non ho pensato subito che non
so dove abiti: me ne sono reso conto solo dopo aver fatto un paio di
kilometri di corsa, mi sono ritrovato in mezzo ai campi, in quel
momento ho realizzato che, forse era meglio portarti a casa mia e
disturbare la vicina, una vecchia infermiera che mi aveva accolto molto
calorosamente, dicendo che avevo tutta l’aria di un bravo
ragazzo, e anche se sapeva che non ne avrei avuto bisogno, lei aveva
ancora in giro alcune cose per il pronto soccorso. Diamine per fortuna
ho scelto quell’appartamento alla villetta fuori
città in mezzo al nulla che l’agente immobiliare
mi voleva rifilare a tutti i costi: se lo avessi fatto ora forse tu
saresti in un letto d’ospedale con chissà quale
strana coda di parenti che ti augura di guarire presto, e non so se la
cosa ti farebbe piacere, anzi ne dubito proprio. E poi cosa avrei detto
ai medici, ha fatto a pugni con una vampira e non ne è
uscita tanto bene? A vedere solo la faccia che ha fatto la mia vicina
quando si è messa a visitarti, diamine
è un peccato che non l’hai potuta vedere, era la
cosa più esilarante del mondo: ha lavorato riposizionandoti
le ossa con scatti secchi e benedicendo il cielo per fatto che eri
senza sensi, penso che se non eri svenuta ti avrei dovuto dare una
padellata in testa o avresti fatto fuori quella povera donna, comunque
lavorava con questi occhi enormi e liquidi, decisamente da vecchia, e
la bocca leggermente spalancata. Mi avrà chiesto come minimo
trenta volta come hai fatto a ridurti così e la scusa
dell’incidente d’auto non l’ha lasciata
soddisfatta, mi sa che nei prossima giorni tornerà a dare
fastidio. Vedesse però con cosa non vai in giro!
Ieri pomeriggio, appena finite le lezioni sono tornato a scuola a
prendere la tua borsa e a tirare fuori la tuta di ginnastica da lavare
e appena ho aperto il tuo armadietto, cosa molto complicata
perché hai messo una combinazione al lucchetto impossibile,
ci ho messo quasi mezz’ora andando alla MIA
velocità per trovare quella giusta, un casco e un giubbotto
da motociclista mi sono ruzzolati addosso come se cercassero di fuggire
via. Sono uscito in cortile mentre con una mano rovistavo nella tua
borsa per trovare le chiavi della moto e poterla portare via con calma,
mi aspettavo un motorino da nulla lo ammetto al massimo un 125: si
credevo che il giubbotto e il casco integrale servissero solo a fare
scena. Diamine se mi sbagliavo, come fa un esserino come te a portarsi
in giro un mostro di motocicletta come quella! Accidenti non hai
nemmeno l’età giusta per poterla guidare! Persino
io ho preferito portarla in spalla fino a casa e farmela di corsa
anziché usarla per spostarmi, se per sbaglio la polizia mi
avrebbe beccato sai che culo che mi faceva: e dimmi che tu non li hai
mai beccati, e ti hanno fatto andare in giro lo stesso! Sono tutti
pazzi qui!
Mi giro un attimo a guardarti mentre dormi tranquilla sul mio letto:
ora ho capito l’utilità di quest’ultimo
oltre a tenere via molto spazio, diamine vivo in un monolocale e potrei
fare a meno di cucina e letto ricavandone molto posto per roba
più utile quale uno stereo più grande e un
televisore al plasma, si insomma roba vitale capite. Invece ora, mi fa
quasi piacere non aver usato il letto per farci un falò sei
così tenera mentre mugugni nel sonno, chissà a
cosa pensi o cosa sogni? Cosa ti ricorderai di ieri? Perché
per una dannata volta queste cose non te le dico a voce! O ecco ora ti
stai svegliando, poco per volta tenti di aprire gli occhi.
‘Ehi, come va?
Senti male?’
Che scemo, ma secondo te non ha preso antidolorifici e a meno che sia
una masochista convinta e che ami il dolore, ovvio che sente
male! Ma perché esco sempre con queste cose tanto stupide,
mi alzo in piedi e ti vengo vicino non vorrei che ti
prendesse un capogiro proprio ora e finissi lunga distesa per terra.
‘Ah!’
Ecco forse sono comparso troppo in fretta, ti devo aver fatto prendere
un colpo, sei scattata in piedi spalancando gli occhi e come pensavo ti
sei fatta prendere da un capogiro e ora stai volando a terra di nuovo:
Miya ma la gravità ce l’ha a morte con te, vero?
Ti afferro di nuovo al volo e ti porto contro il mio petto, mondo mi
sono dimenticato la maglietta, chissà cosa penserai ora,
lascio che il tuo calore mi sciolga un poco, sto diventando
dipendete da questa sensazione lo sai vero? Mi guardi e provi a
fuggirmi di nuovo come in classe, ma non ci riesci devi essere ancora
molto stanca e la spalla non ti aiuterà di certo.
‘Non fare cose
simili, potresti farti male.’
Che scoperta, ovvio se sbatti il muso per terra ti fai male per forza.
A ragazzo frena il cervello, da quando hai incontrato questa ragazza la
testa non fa altro che andarti a una velocità
soprannaturale, diamine questo l’ho già detto un
sacco di volte: mi hai fatto saltare qualche rotella ragazza,
è così che ammazzi i vampiri li prendi per
sfinimento psicologico? Se è così sei una
splendida e bravissima sicaria: mi sto perdendo di nuovo nei tuoi
occhi, quanto sono belli, questo loro colore così chiaro che
contrasta con il loro calore, forse dovremmo fare a cambio, se i tuoi
fossero color cioccolato sarebbero una cosa unica. Ma no stai benissimo
così, in fondo …
‘Sei una pazza
lo sai, stavi per lasciarci le penne.’
Hai una faccia strana, io mi allontano da te e prendo a parlare, non
capisco nemmeno cosa sto dicendo, sento solo un impulso terribile
dentro che ora come mai prima d’ora mi dice di saltarti
addosso, non riesco a stare fermo devo inventarmi qualcosa per
distrarmi, ti preparo da bere si è la cosa migliore, un the
si, devo averne un po’ in dispensa.
Chiacchieriamo mentre tu, messa un po’ in
difficoltà dal polso fasciato finisci di bere il tuo the:
non mi viene complicato parlare con te, per una volta sento che sono io
a farti venire mal di testa da tutte le domande che ti stai facendo e
non il contrario, dimmi è quella la faccia che avevo io a
scuola, quel misto di sorpreso, amareggiato, preoccupata e …
curioso. Si sicuramente era così anche la mia, ma ci sto
facendo l’abitudine in fretta alle tue stranezze, in fondo
sei umana non hai delle possibilità infinite di cambiare, al
contrario mio naturalmente.
‘Come si
chiamava?’
‘Chi?’
‘La tua amica
no?’
Aspetta un attimo, mi sono perso il discorso stavo immerso nei miei
pensieri per capire cos’altro ti puoi inventare per
spaventarmi: di cosa stavamo parlando, quale amica? Insomma che razza
di storia ho tirato in ballo senza rendermi conto, di cosa ti ho
parlato, di una mia ex o di una mia amica? E se ti avessi parlato di
lei, magari ti ho pure detto che le assomigli tanto senza farci caso e
ciò spiegherebbe la faccia contrariata che hai.
‘Si chiamava
Erica.’
Tanto vale dirti tutto ora no, che senso ha tenertelo nascosto e poi
sento che ti posso dire tutto come se tu mi capissi, come se anche tu
avessi dei ricordi che non vuoi assolutamente riesumare …
Che
bella serata che è stata, una pizza con gli amici e poi
quattro passi da soli, sei la mia migliore amica ho pensato che non
c’è nulla di male se due amici fanno due passi per
conto loro la sera, ma in fondo sento che tu sei più di un
amica per me. Siamo arrivati a piedi fino all’entrata della
nostra scuola dove hai detto ai tuoi di venirti a prendere, devi
prendere un aereo e partire per un viaggio domani sera, starai via
tutt’estate: fortuna che hai il cellulare, anche se sempre
scarico, almeno ci potremo sentire a volte, fuso orario permettendo.
Eppure sento che devo fare una cosa pazza e che importa se per te io
sono solo un amico, per me tu sei di più tu sei tutto, siamo
ancora molto giovani ma un casto bacio a stampo non ha mai ucciso
nessuno: io tuoi però potrebbero ammazzarmi se ci vedono, fa
nulla!. Ti afferro per un braccio e ti bacio, tu hai gli occhi
spalancati il loro azzurro profondo mi incatenano ma sono sorpreso di
vederci non solo un po’ di paura, non ti aspettavi certo una
cosa simile ma anche a te fa piacere questo essere così
vicini, ma ti conosco non sei mai stata bravissima con i sentimenti e
roba simile mi spingi via proprio mentre tuo padre svolta
l’angolo in macchina e ci abbaglia, tu agiti una mano verso
di lui e sorridi, però non è un tuo sorriso di
quelli autentici. Non è stata una buona idea baciarti
proprio ora prima di un viaggio che ti terrà via
così tanto, si domani ci sarai ma sarai immersa nelle
valigie, non avrai tempo.
‘Promettimi
che non mi abbandoni?’
‘Si
ci vediamo ancora domani, te lo prometto.’
‘A
presto Eri.’
‘A
presto ‘Toru.’
‘Toru
ancora mi chiedo perché mi chiami così: tutti gli
altri mi chiamano Sato, Irazawa, Ira, Pirla, beh insomma di tutto ma tu
non eri soddisfatta hai deciso di chiamarmi ‘Toru che non ha
un senso compiuto è solo il mio nome storpiato, ti
è uscito in uno di quei momenti che anche se non hai toccato
alcool sembri ubriaca. Ti allontani e sali in macchina, mi saluti dal
finestrino mentre tuo fratello mi guarda male, non gli vado molto a
genio a lui, tuo padre parte sgommando: nulla tutti gli uomini nella
tua famiglia non mi sopportano invece tu e tua mamma mi adorate,
vedrò di non venire mai a mangiare da te se ci tengo alle
penne.
E il giorno dopo ho visto una foto dove ci siamo io e te e altri amici
sul giornale tra i necrologi, un tir ha investito in pieno la macchina
dove viaggiavi, tua madre e tuo padre sono morti sul colpo, tuo
fratello è in coma, morirà dopo due mesi e
tu… tu sei totalmente scomparsa, non ci sei più.
Sono pure venuto al funerale della tua famiglia sperando di vederti
comparire, nulla, per tutti questi anni nessuno ha saputo
più nulla di te, Eri quanto mi manchi. Ed ora questa
pestifera ragazzina, questa Miya salta fuori così dal nulla,
ha i tuoi stessi occhi ed è pazza come te: infatti ora che
sta facendo, si sta mordendo le bende sul polso e le ha sciolte. Ma,ma
questa è una piccola kamikaze, una masochista convinta, un
iscritta al club degli autolesionisti applicati ! Ora si è
pure tolta il tutore ma che diavolo le passa per la testa. Le vado
vicino e lei mi punta addosso quegli occhi così da togliere
il fiato e noto quel piccolo circolo color oro proprio attorno alla
pupilla, prima non lo avevo mai visto.
‘Ma sei pazza?
Così ti farai male … ti prego rimettiti quel coso
o la spalla te la puoi giocare del tutto.’
‘Che importa,
promettimi che non fai più quella faccia e io mi metto
buona.’
‘Quale
faccia?’
‘Quella che
hai fatto adesso, sembri così triste: tu non la fare
più e io per ora terrò sotto controllo il mio
istinto di prendere a calci quel tutore
d’accordo?’
Oddio mentre ero perso nel flashback devo aver tirato fuori una delle
mie migliori facce da cane bastonato, ma lo avrebbe fatto chiunque con
un simile ricordo che ti passa davanti come un film no: io odio i
flashback …
‘Prometto. Ora
però fatti rimontare ok?’
‘Va
bene.’
Ci sediamo sul letto che, nel tempo in cui ci sei stata coricata, ha
preso il tuo profumo speziato e incomincio a fasciarti di nuovo il
polso: non sono molto abile con queste cose spero solo di non fari
più male di quello che già stai provando, la
parte più complicata però è la spalla
ti devo fasciare il braccio e l’avambraccio a formare un
angolo retto sul petto con la spalla stretta in dentro e ti devo
mettere il tutore in modo che … accidenti io chiamo di nuovo
l’infermiera! È più facile smontare e
rimontare un processore pieno di microchip senza istruzioni che
sistemare questo coso… o guarda ci sono riuscito, non mi
chiedete come, ma ci sono riuscito. Ti squilla il cellulare, lo tiri
fuori dalla tua borsa e io mi sporgo verso di te per ascoltare meglio
la tua chiamata, tanto la sentirei anche da qui sia tu che
l’interlocutrice state urlando come due pazze:
è tua madre ma da come parla sembra per di più
uno dei quei vecchi generali stampo film vecchi e con effetti speciali
schifosi. Problemi con la mammina è, sembri parecchio
arrabbiata. Forse è meglio lavare quella tazza prima che lo
zucchero sul fondo diventi troppo duro per essere tolto con le buone
maniere.
‘Che
hai?’
Caz, sgamato in pieno anche questa volta, come fai a sapere sempre
quando farmi le domane più inopportune, cosa ti dico ora che
sei una scema a trattare così tua madre, che la mamma
è sempre la mamma o un’altra cazzata simile
…
‘Nulla
è solo che hai la fortuna di avere una madre e la tratti
così.’
Ecco l’ho detto, sono proprio un cretino lasciate che lo dica.
‘Non
è mia madre, è una vampira che mi ha adottato
quattro anni fa …’
‘Beh in
qualsiasi caso tua madre.’
‘Ma uffa, non
c’ bisogno che mi fai la paternale: lei mi usa solo per
tenere a posto la sua coscienza.’
Ahi ahi ahi, sei proprio una bella peperina ragazza! Mi viene quasi da
ridere ora, no sai che faccio rido proprio e a fan brodo il contegno e
la paura che devo avere di te!
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Angolo ringraziamenti:
Grazie mille di nuovo per le recensioni, cleo non importa se non mi
lasci un commento su ogni capitolo l'importante è che la
storia ti piaccia! Anna sei una mita grazie mille ancora!
Angolo autrice: Allora ci ho messo una vita a scrivere questo pezzo,
perchè lo scrivevo e lo cancellavo, lo scrivevo e lo
cancellavo, alla fine all'alba delle 00:10 del 13 agosto ho avuto
l'ispirazione xD. Spero vi piaccia!
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