Irresistible012
● In
questa fanfiction, NON
si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a
quello dei fumetti;
● I
personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.
●!! Attenzione, leggere le note a fine capitolo!!
12°
Capitolo.
- Quindi ora state assieme? -
A quel messaggio appena mandato dall'amica, Peter istintivamente si
era grattato la guancia, guardando per un lungo istante la tastiera
del suo cellulare, quasi sperando che il correttore gli consigliasse la
risposta corretta a quella domanda ma... la verità, era che
non
esisteva una vera e propria risposta.
Teoricamente, lui e Wade si erano incontrati, avevano parlato e, anche
se non avevano chiarito del tutto - il moro non aveva avuto nuovamente
il
coraggio di chiedere di quel fantomatico bacio - avevano fatto pace e
ora sembrava tutto tornato alla normalità.
Nonostante ciò, il loro rapporto sembrava profondamente
cambiato
infatti, ad esempio, anche se le scuole erano chiuse per le vacanze
estive, i due si
vedevano piuttosto regolarmente - e con regolarmente intendeva dire che
un giorno sì ed uno no, anche solo per qualche ora, si
vedevano.
Ovviamente, il biondo aveva comunque una vita, usciva con i suoi soliti
amici e lo stesso faceva il newyorkese.
... O almeno, avrebbe voluto dire così.
D'estate Harry partiva col padre all'estero e solitamente passava le
giornate con Mary Jane ma, da dopo la festa, sembrava un po' fredda nei
suoi confronti e aveva iniziato a parlargli un po' di più
solo
recentemente.
Si chiedeva se le avesse fatto qualcosa o, peggio, se fosse successo
qualcosa fra lei e il suo migliore amico per colpa sua ma, ogni volta
che provava a
chiederle qualcosa, evadeva la domanda e gli parlava di tutt'altro e, a
quel punto, Peter aveva iniziato a non chiederle più niente.
Insomma, fra il corvino che era chissà dove in Europa e la
rossa
che si faceva sentire di rado, Wade era l'unica persona con cui uscire,
letteralmente.
Era strano, si era sempre considerato introverso e spesso agognava un
momento di pace, lontano dai problemi ma, ora che passava giornate
intere senza fare niente, se non studiare, senza quasi sentire
qualcuno, lo facevano sentire... solo.
Ovviamente, il minore faceva attenzione a non menzionare la cosa al
canadese, praticamente l'unica persona che sentiva con
regolarità, per paura che si precipitasse e si presentasse
24
ore su 24 sotto casa sua.
Non era giusto, non voleva dipendere troppo da lui e non voleva di
certo che la sua vita ruotasse solo intorno alla sua.
... Al contempo, Peter avrebbe tanto voluto che il maggiore chiudesse i
ponti con le sua amicizie.
Non tanto per ' averlo tutto per sè' , ma più per
la pessima influenza che avevano su di lui.
Da quel che aveva visto la volta del party, non erano per niente delle
brave persone e aveva paura di cosa sarebbe successo al canadese se
avesse continuato a frequentarle.
Wade aveva tanta rabbia dentro di sè, probabilmente per la
situazione familiare, ma aveva come l'impressione che la costante
esperienza di individui del genere non facesse altro che fermentare
questo sentimento e, una piccola parte di sè, aveva paura di
dove questo l'avrebbe portato.
Aveva provato più volte ad affrontare il discorso,
soprattutto
perchè molti dei loro 'incontri' erano causati dal biondo
che
'per puro caso' si ritrovava nelle vicinanze della casa del newyorkese
e, con un
sorriso ebete, gli chiedeva se poteva fargli da infermiere personale,
presentandosi con qualche ferita dovuta a chissà quale lite.
'Non ti preoccupare, sto bene', lo rassicurava prontamente il ragazzo,
ogni volta
'ho avuto i miei buoni motivi per ridurmi in questo stato' e da
lì gli raccontava come aveva menato qualche cretino a fin di
bene e la discussione finiva sempre con un gran sospirone da parte del
minore.
Col tempo, il più piccolo aveva iniziato a fare sempre meno
morali all'altro, in parte perchè non sapeva davvero che
altro
dirgli - Wade era testardo e Peter non era poi tanto sicuro di essere
la persona adatta per convincerlo del contrario - e in parte
perchè iniziava a pensare che avesse ragione.
Nonostante fosse comunque preoccupato che l'altro rischiasse di farsi
male sul serio, doveva ammettere che ammirava sempre più
questo
lato di lui.
Insomma, era una vita che il moro aveva a che fare con la gente
che lo derideva, lo prendeva in giro e lo umiliava e quell'anno, dopo
tutto quello che era successo, era nato dentro di lui un forte
risentimento e
quasi invidiava il canadese che aveva tutta la forza e il coraggio che
a lui mancavano.
A quei pensieri, finiva sempre con avere uno strano broncio combattuto,
mentre magari sistemava qualche benda o simili all'amico e
puntualmente, notando la cosa, il maggiore gli si avvicinava per
scoccargli un piccolo bacio sulla fronte, facendolo arrossire
all'istante.
Infatti, la loro quotidianità non era fatta solo di sgridate
e fasciature ma di carezze, abbracci e coccole in generale.
All'inizio si sentiva stranito di come l'altro, pian piano, si fosse
preso sempre più confidenze e, al contempo, avesse reso la
cosa
così naturale ma, in qualche modo, era riuscito ad abituarsi
-
per quanto questo significasse diventare rosso come un peperone
ogni volta.
Certo, c'erano delle volte che il moro non voleva quel genere di
attenzioni - specie se si trovavano in pubblico - e l'altro non lo
premeva più di tanto ma, appena ne aveva
l'opportunità o
anche solo vedeva Peter più in 'vena', eccolo che lo
abbracciava
o lo riempiva di bacini sulla guancia o se lo prendeva in braccio,
stringendolo forte a sè.
Per quanto, a pensarci era strano perchè, nonostante tutte
quelle effusioni, non aveva più provato a baciarlo sulle
labbra,
neanche una volta.
Ma ancora più strani erano i loro 'appuntamenti'.
Solitamente stavano a casa a giocare a qualche videogioco che il biondo
riusciva a procurarsi o uscivano al parco a mangiare un gelato.
Effettivamente, molte loro uscite erano molto limitate, un po' per il
caldo afoso che faceva passare la voglia di fare qualsiasi cosa ma, in
parte, il newyorkese sentiva che fosse per colpa sua, anche
perchè l'altro sembrava evitare il più possibili
i posti
affollati.
Ma non era questa la cosa strana.
Lo era il fatto che passavano momenti in cui parlavano tantissimo -
Wade aveva provato ad insegnargli addirittura un po' di francese, per
poi smettere alla consapevolezza che l'altro non fosse portato per
niente - a momenti in cui praticamente si ignoravano, facendo ciascuno
un'attività diversa nonostante fossero nella stessa stanza.
Una volta, all'ombra di un albero al parco, dopo aver abbassato il
libro di chimica, aveva guardato timidamente l'altro che stava giocando
da solo con un frisbee, saltando da una parte e l'altra, chiedendogli
se non si annoiasse in sua presenza e quello, molto semplicemente, gli
aveva regalato un sorrisone commentando con 'nah, mi piace la tua
compagnia, anche se facciamo cose diverse. E poi devi studiare tanto se
mi vuoi sposare, aspetto ancora la mia cenetta come proposta di
matrimonio.'
Inutile dire che, da allora, si era rifiutato di chiedergli qualsiasi
cosa, per non morire dall'imbarazzo.
Con un grosso sospiro, Peter spostò momentaneamente il
cellulare,
dopo aver letto almeno un altro milione di volte il messaggio
dell'amica e
accantonò tutti quei pensieri, per posare lo sguardo sul suo
amico, che ora dormiva placidamente per terra.
Da qualche tempo, il minore era riuscito a convincere l'altro a
rimanere qualche volta a dormire da lui anche se il più alto
si
rifiutava di dormire sullo stesso letto perchè
'è meglio così per entrambi, fidati' gli aveva
detto e il
moro non aveva insistito.
Il suo primo pensiero, appena lo vedeva dormire così
tranquillo,
per terra, con un semplice lenzuolo e un cuscino era che, almeno, non
stava sotto lo stesso tetto di quel padre tossico.
L'altro era che fosse il caso, prima o poi, di prendergli una qualche
sorta di materasso per dormire.
Sospirò, constatando sempre di più quanto fosse
strano, tutto troppo
strano quando si trattava di Wade e, a quel punto, decise di rispondere
alla rossa.
- Non lo so. -
****************
"Che ti è arrivato di bello?"
Appena sentì quella voce accompagnata dal tocco di due
braccia
che gli circondarono la vita da dietro, sussultò
imbarazzato,
per poi sfiorare appena i capelli biondi dell'altro, con un mezzo
sorriso.
Solitamente quando riapriva gli occhi la mattina, Wade non c'era quasi
mai, se ne andava prima che lui si svegliasse.
Le rare volte in cui rimaneva, erano le volte che la zia lo
beccava scappare dalla finestra e lo costringeva a tornare a casa, come
quella mattina.
Non si poteva dire di no a zia May, mai.
"La vera domanda è perchè sei in boxer."
borbottò, guardandolo di sottecchi.
"Perchè l'estate da voi è atroce e rischio di
sciogliermi
da un momento all'altro." esclamò con tono teatrale, posando
una
mano sulla fronte e accasciandosi ancora di più al corpo di
Peter che a malapena riusciva a reggerlo.
"... Eppure mi resti appiccicato, nonostante il caldo."
ribattè, arrossendo lievemente.
"Perchè non posso resisterti" rispose, con quel suo tono fra
il
divertito e il malizioso, che non si capiva mai se fosse serio o no
"Poi i tuoi non ci sono e non rischio di scandalizzare nessuno.
Perchè tu per primo, non sei scandalizzato no? Sono
sicurissimo
al 113% che non ti dispiace guardare."
A quel punto, il newyorkese sospirò, prendendo il taglierino
che
era posto sopra il tavolo per aprire il pacco, non avendo
più
voglia di rispondere all'altro.
In parte perchè era inutile ed era quasi stancante trovare
risposte con un senno logico per farlo ragionare e in parte
perchè poteva avere, anche se in minima parte, ragione.
Si staccò quindi dall'altro, inchinandosi per tagliare con
cautela il nastro adesivo che ricopriva l'intera scatola, immaginando
già chi gli avesse spedito il pacco senza neanche leggere il
mittente.
Da principio, vide solo un ammasso di imballaggio e carte poi,
dopo tanto scavare, estrasse da là dentro vari pacchi e
pacchettini contenenti dolci, statuine e quant'altro.
"Cos'è?"
"Souvenir." rispose il moro con un lieve sorriso "Harry, ogni volta che
parte, mi spedisce un pacco contenente cose riguardanti i posti che ha
visto. Gli ho detto che è una spesa inutile ma non ascolta
mai.
Vallo a capire..."
"...Mh" borbottò il maggiore, in modo contrariato
"Perchè quel pacco ha un fiocco sopra?"
"Ah.." mormorò distrattamente Peter, estraendo i pacchettini
rimasti, per poi rimettere apposto e buttare la scatola con all'interno
tutto l'imballaggio da una parte "Ad Harry dispiace saltare il mio
compleanno ogni anno, così mi manda il regalo in anticipo ed
io
lo apro il giorno giusto. Comunque, puoi prendermi un gelato dal
congelatore che-?"
"No aspetta." disse Wade, guardandolo con fare indecifrabile "Cosa hai
appena detto?"
"Eh?" disse il più piccolo, con fare confuso " 'Prendi il
gelato dal congelatore?' "
"No, prima."
"Cosa allora? 'Mi manda un regalo in anticipo'?"
"No! Cioè sì! Cioè- AH! Odio questi
clichè." esclamò il canadese con fare frustrato
"Dicevo.
Sì insomma. Compleanno? Come, dove, quando? E
perchè non
ne sapevo niente?!"
"... Allora, uh." rispose l'altro, abbastanza a disagio "Faccio gli
anni fra qualche settimana, ad agosto e- insomma, non pensavo
ti interessasse."
Ovviamente aveva detto, al solito, la frase sbagliata,
perchè ora l'amico
lo guardava con occhi sbarrati, con uno sguardo abbastanza offeso, come
se l'avessero appena insultato.
"Come osi tu, Peter Parker, osare dire che io, il mago delle feste, il
migliore intrattenitore, il bellissimo ragazzo canadese della porta
accanto, non gli importa della festa compleanno della mia principessa
preferita?"
C'erano molte cose che non gli quadravano nell'affermazione appena
detta da parte dell'altro ma non ebbe il tempo di dire o fare altro
che, il tempo di aprire bocca, Wade prese ed uscì dalla
stanza e successivamente dalla casa, incurante di quello che gli disse
il
newyorkese, nel vano tentativo di fermarlo.
Ritornò indietro giusto quando gli fece notare che era
uscito
dalla casa in mutande, per poi cambiarsi, rubare un gelato ed andarsene
nuovamente, con fare indignato.
****************
Nonostante il loro rapporto fosse mutato drasticamente, c'erano ancora
delle
cose che il moro proprio non riusciva a comprendere dell'altro, in
particolare, come ragionasse.
Non erano passati manco tre quarti d'ora da quando era uscito
di casa, che Wade gli aveva scritto un messaggio lunghissimo - e
scritto molto velocemente, visto tutti gli innumerevoli errori di
battitura - nella quale gli chiedeva il giorno preciso del suo
compleanno, se avesse dei programmi e , nel caso, di prepararsi
psicologicamente perchè avrebbero festeggiato il compleanno
assieme, solo loro due.
Quando gli aveva chiesto un minimo di spiegazioni, il biondo aveva
sbottato con un 'oh andiamo, mi sto impegnando tanto per far finire
questa storia con un happy ending, dammi tregua!'.
Ovviamente, non aveva idea di cosa significasse, sapeva solo che la
sera del suo compleanno era stato costretto a non prendere nessunissimo
impegno, perchè sarebbe passato e gli avrebbe fatto una
sorpresa
- e, conoscendolo, poteva essere qualcosa di stupefacente o
traumatizzante.
Nonostante si fosse ripromesso di non crearsi troppe
aspettative per
non ricascare in situazioni come quella del ballo - che gli aveva
lasciato una ferita ancora aperta - era davvero su di giri per la
serata che avrebbe passato con il maggiore, così tanto che a
malapena mangiò una fetta della sua torta al cioccolato
fatta
dalla zia e aprì frettolosamente il loro regalo, il
microscopio
che tanto voleva.
Si sentiva davvero in colpa per essere un cattivo nipote - specie
pensando a quanto avranno speso per quel regalo - e sapeva che nessun
bacio e abbraccio che aveva dato loro quella sera sarebbe bastato a
ripagarli per tutto l'amore e la pazienza che gli davano ogni giorno -
ma... non poteva fare a meno di controllare ogni minuto quella dannata
porta d'ingresso, in attesa che l'altro arrivasse.
Dopotutto, a parte per i suoi zii, l'uscita con il canadese era una
delle sue piccole gioie del compleanno, visto che Mary Jane a malapena
gli aveva fatto gli auguri ed Harry era all'estero e- a proposito, non
aveva ancora aperto il suo regalo quindi si ripromise di farlo a fine
di quella serata.
Aveva appena finito di cenare e di aiutare a sistemare la cucina,
quando finalmente bussarono e Peter si precipitò, quasi
cascando
sui suoi stessi piedi e, quando vide l'altro, gli si illuminarono gli
occhi.
"Ciao Wade! Vuoi entrare un attimo? E' rimasto un pezzo di torta e-"
"Petey pie, sono in tremendo ritardo." lo interruppe l'altro, senza
fiato.
Il newyorkese gli diede un'occhiata un po' stralunata, per poi posare
lo sguardo lo sguardo sull'orologio che aveva al polso: non solo non
era in ritardo ma era arrivato anche in anticipo.
Nonostante ciò, l'altro sembrava aver fatto una lunga corsa
per
arrivare lì, rovinando in parte la sua camicia bianca per
colpa
di sudore, ed era un peccato perchè gli stava davvero bene,
gli
metteva in risalto i suoi-- okay, doveva concentrarsi.
"Veramente sei perfettamente in orario."
"No, non hai capito, io-" esclamò, passandosi
frettolosamente
una mano fra i capelli "Cioè, lo so che ufficialmente sono
qui
ma non sono propriamente qui ma- insomma, ho avuto dei problemi- mio
padre e io-"
"Okay, calma, non riesco a capirti." lo bloccò il moro,
preoccupato sentendo nominare il padre dell'altro "E' successo qualcosa
con tuo padre? Ti ha fatto qualcosa o--?"
"No! Diciamo, okay sì. Più o meno."
Il biondo inspirò profondamente, schiarendosi la voce.
"... Non ci ho... diciamo, discusso a sangue, se è quello
che
pensi ma-" borbottò, con fare pensieroso "Ma è
tornato a
casa prima del previsto e- posso dire che- ecco, non sono riuscito a
finire... 'tutto'."
"Tutto?" chiese con sincera curiosità "Tutto cosa?"
"LA SORPRESA!" disse Wade, come se fosse la cosa più ovvia
del
mondo "Non ho fatto in tempo e ora è tutto rovinato!"
"... Okay." rispose con un leggero sospiro, molto più
sollevato
che non fosse successo niente di grave "Beh- non fa niente.
Cioè, ci sarà un'altra occasione per-"
"NO!" lo bloccò, guardandolo con fare quasi disperato
"Doveva
essere oggi. Stasera. Dovevano succedere cose... su cose... ma ora...
uh..."
Peter non sapeva davvero che dire, l'altro sapeva davvero sconvolto per
la cosa.
"Allora... come mai sei arrivato prima?"
"Beh, per sistemare mi ci voleva davvero un sacco di tempo ed avevo
paura di far tardi e rovinare tutto ma... se ci penso ora, in qualche
modo, è come se avessi comunque rovinato tutto."
A quel punto, il minore si appoggiò allo stipite della
porta,
fissando l'altro con sguardo intenerito: sembrava davvero che ci
tenesse a fargli questa sorpresa per il suo compleanno.
Era... davvero uno stupido, quando faceva così, ma in senso
buono.
"Potresti..." mormorò il moro, goffamente "Potresti,
insomma, potrei darti più tempo. Ti ci vuole tanto?"
Il canadese lo guardò dritto negli occhi, sbattendo un paio
di volte le palpebre.
"... Penso qualche ora." rispose pensieroso "Ma... sei sicuro? E' il
tuo compleanno, non vorrei mandarlo a rotoli."
A quelle parole, il newyorkese gli sorrise dolcemente, tirandogli la
guancia successivamente.
"Che stupido, mandare a rotoli cosa? Non ho comunque altri impegni per
la serata."
Il più grande si lasciò tirare le guance, senza
togliere
gli occhi di dosso all'altro, per poi stringerlo forte a sè,
lasciando di sasso il festeggiato.
Gli scoccò un bacio sulla guancia, per poi staccarsi di
colpo, con un enorme sorriso.
"Farò super in fretta per il mio super festeggiato
preferito." annunciò, iniziando ad allontanarsi.
Quando ancora Peter era fuori dalla porta, il ragazzo si
voltò, alzando le braccia per salutarlo energicamente.
"Ritornerò presto! Tu aspettami, okay??"
Il ragazzo con gli occhiali, se la rise a quelle parole, per poi
chiudere la porta alle sue spalle, sorridendo in maniera un po' ebete.
Era felice di quel giorno, felice di Wade e felice di quello che
avrebbe riservato quella serata.
Chissà cosa aveva in serbo per lui? Beh... L'avrebbe
sicuramente scoperto fra qualche ora.
Andò subito a mettere la suoneria al massimo, in caso
l'altro lo
chiamasse e fece quello che gli era stato chiesto: aspettò.
Attese...
Attese...
Ma Wade non tornò.
Fine Prima Parte.
//Bene ragazzi, spero mi abbiate stiate leggendo ora perchè
ho un annuncio da fare!
Penso l'abbiate capito ma ci
sarà un continuo.
Ebbene sì, la storia di questi due piccoli, grandi (?)
imbecilli
non si fermerà qui (pensavate davvero che avrei lasciato
questo
finale inconcludente? E lasciato così tanti buchi di trama??
TSK
TSK).
Non so dirvi con esatezza quando riprenderò a scrivere
(volevo
fare un po' di pausa, mettere in ordine tutte le idee e magari
riprendere cose lasciate in sospeso e continuare le cose che ho ancora
aperte) ma posso già dirvi che il
titolo sarà Indestructible e farà parte della
raccolta
'You and Me are' quindi niente, spero di rivedervi tutti appena
farò uscire la seconda parte. <3
Detto ciò, ho un enorme
favore da chiedervi.
Essendo un favore, non siete obbligati, ma mi farebbe davvero, davvero comodo
avere dei pareri dalle persone che leggono la storia, in particolare mi
piacerebbe sapere cosa
ne pensate del modo in cui scrivo, quali buchi di trama avete notato (sì,
sono stati fatti apposta in previsione di un seguito, non vi
preoccupate lololol),
cosa vorreste vedere prossimamente e, in generale, se avete qualche
critica costruttiva.
Mi farebbe davvero comodo, anche solo per migliorarmi e darvi in futuro
'lavori' migliori!
Quindi, non siate timidi e, se avete voglia, dite tutto alla vostra
Bunny (?) <3 ( pubblicherò comunque, anche se nessuno
dovesse
scrivere, non vi preoccupate).
Detto ciò, voglio ringraziare come al solito tutte le
persone
che mi seguono dall'inizio, tutte quelle che hanno trovato anche solo
un minuto di recensirmi o anche chi solo la legge in silenzio, amandola
silenziosamente (?) ed in particolare, grazie a tutti quelli che mi
hanno sostenuto ma, soprattutto, alla mia amica Alice che mi ha aiutato
a sistemare il 90% dello scritto di questa fanfiction (se è
un
minimo decente è anche grazie a lei u.u)
Quindi, detto ciò, non mi dilungo oltre.
Alla prossima ragazzi. <3
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