Dopo qualche incerto secondo di silenzio, i ragazzi
accompagnarono Joshua ad un bar quasi vuoto, e lì ordinarono entrambi un
gelato, tra l’incredulità dei pochi presenti.
L’uomo ancora non sapeva che dire, e li fissava senza
fiatare. Erano due ragazzini. Nient’altro che questo.
-Sono felice che tu sia venuto, Joshua. Temevo non ci avessi
preso sul serio.
-No, io…
-Per forza! Te lo avevo detto che non è normale comunicare
con Word, ma non mi hai voluto ascoltare!
Il ragazzo sospirò, e gli sorrise. Aveva uno strano modo di
sorridere, certamente amichevole, ma che sembrava nascondere una nota di
disprezzo e forzatura.
-In ogni caso, è un piacere fare la tua conoscenza. Io
sono…Christopher.
-E io sono Prisca. Piacere, Joshua.
Anche la ragazza gli sorrise, ma sembrava un po’ in
imbarazzo.
-Beh, voi già sapete chi sono, quindi…
-Possiamo tranquillamente passare al motivo per cui sei qui.
Prisca finì rapidamente il gelato, e fu seguita poco dopo
anche dal compagno. Si appoggiò allo schienale della sedia, e iniziò a parlare
dopo essersi schiarita la voce.
-Dunque, so che tutta questa situazione ti sembrerà
decisamente strana, ma ti assicuro che non c’è nulla di irreale, purtroppo. Sai
già l’essenziale, ma ora ti spiegheremo tutta la storia. Per cominciare,
-mormorò, osservando la faccia attenta e incredula di Joshua e indicando
Christopher, -sì, lui è un Protagonista. È reale. Puoi toccarlo, se vuoi.
Il ragazzo le lanciò un’occhiatina divertita, e si sistemò
gli occhiali da sole sul naso.
-Sfortunatamente, oltre a lui altri hanno preso vita, o
forse sarebbe meglio dire consistenza, poiché già vivevano nelle menti
dei loro creatori, molti altri personaggi. Va beh, a monte questo…
-Ma com’è possibile?
-Com’è possibile…?
Gli fece un sorrisetto sardonico, e scosse lievemente la
testa.
-Bella domanda! Non ne abbiamo idea. Certo, c’è qualche
ipotesi, ma la stiamo ancora verificando attentamente, e…
-Aspetta, non sapete come sia successo?
Il suo viso divenne serio.
-No. Non lo so come lui sia finito nella mia vita realmente,
ok? È piombato qui dal nulla. Ma ciò che è più preoccupante è che da quando è
comparso lui, sono apparsi molti altri mostri del suo genere.
-Grazie, Prisca. Ti voglio bene anch’io.
Anche se erano immersi in una serietà disarmante, riuscivano
comunque a scherzare come se niente fosse. Come se si conoscessero da sempre.
Joshua li fissò a bocca aperta.
-Il problema sorge nel momento in cui quel che si origina è
pericoloso. Personaggi normali, quali ragazzine del liceo, mocciosi innamorati
e quant’altro relativo a queste banalità non sono certo una minaccia, a meno
che non si armino di parole mielose e caratteri idioti. Allora sì, che siamo
nei guai. Comunque, il vero pericolo si crea quando i Protagonisti sono come
Christopher.
Joshua lo guardò confuso. Cosa aveva quel ragazzo di tanto
pericoloso?
-Ce ne sono tanti, tantissimi. Mostri, alieni, creature
della fantasia come licantropi o vampiri…cazzo, di quelli ce ne sono anche fin
troppi. Roba di questo genere. Personaggi che su carta erano violenti,
sanguinari, mortali, feroci e via dicendo…sono tali anche una volta divenuti
reali.
-Quindi per le città girano questi mostri come se niente
fosse?
-Già.
-E voi mi avete contattato per…
-Per chiederti aiuto.
-Bene…
-Non sei convinto, eh?
-Non tanto, in effetti…
-Lo immaginavo…
Prisca inspirò profondamente, incrociando le braccia. Calò
il silenzio, interrotto di tanto in tanto solo dalle tazzine che venivano
appoggiate sugli altri tavoli.
Joshua si sentiva profondamente a disagio. Era terribilmente
difficile credere ad una storia del genere. Eppure…
Christopher girò d’un tratto la testa verso il bancone.
C’era un uomo dai capelli neri, che si guardava intorno con fare sospetto.
-Ora ascolta, Joshua.
Sentire la voce del ragazzo gli sembrò strano dopo aver
ascoltato quella della giovane.
-Katrina. Questo nome ti dice qualcosa?
“Katrina?”
-È…
-La protagonista della storia “Inferno nel cielo”, la storia
che non hai mai scritto.
Come poteva saperlo?!
-Ma…
-Lo so e basta. Non chiederti come faccio, perché non potrei
spiegartelo senza lunghi discorsi. Altra dimostrazione che non ti stiamo
mentendo: quel tizio là, quello che indossa il cappotto verde. Non è umano.
Joshua non si voltò nemmeno.
-Puoi capirlo semplicemente guardandolo?
-È del mio mondo. È naturale.
Sembrava tutto così scontato. Camminare in mezzo a stranezze
di vario tipo era la cosa più normale di questo mondo. Certo.
-Perché, allora?
Entrambi lo guardarono interrogativi.
-Perché avete scelto me? Ci sono migliaia di scrittori.
Perché proprio io?
Prisca fece spallucce.
-Pochi e semplici motivi. Primo, come zona eri vicino a dove
eravamo noi. Secondo, hai scritto dei racconti che mi sono piaciuti tantissimo.
Terzo, eri simpatico a Chris.
-Praticamente a caso.
-Praticamente sì.
Joshua fece un sorrisetto incredulo.
-Va bene…
Si passò una mano tra i capelli, e sospirò.
-Va bene. È talmente assurdo che vi credo…ma come avete
intenzione di risolvere questo problema? Insomma, avrete un piano, qualcosa…
-Veramente sì.
Almeno una cosa positiva c’era, dopotutto.
-Andremo a tentativi.
-Tentativi?!
-Non dirgli così, Prisca…-le mormorò Christopher, piegando
lateralmente la testa. -Abbiamo qualche idea su come possa essere successo. Ma
ci servono più aiuti possibili, per aumentare le probabilità di fermare questa
storia al più presto.
-Ah, d’accordo…
Passarono alcuni secondi di silenzio, e d’improvviso si
avvertì qualcosa cambiare nell’aria.
L’uomo al bancone gettò lontano il suo cappotto, mostrando
la schiena ricoperta di punte acuminate. Joshua si alzò di scatto dalla sedia,
spalancando la bocca oltre le naturali capacità umane.
-Che cosa…?!
La sua pelle divenne verde e deformata, e i gli occhi
persero quel briciolo di umanità che aveva conservato fino a quel momento. Si
scagliò violentemente contro il barista, squarciandogli ferocemente le carni.
Christopher mosse appena un braccio, e il mondo intorno a loro tre parve
fermarsi.
La gente era immobile, fermata nelle più diverse espressioni
di terrore provocate da quel mostro, anch’esso intrappolato in quello sprazzo
temporale.
-Allontanatevi da qui. Faccio io.
-Va bene. Fa’ attenzione, Chris.
-Come sempre.
Joshua li squadrò scandalizzato.
-Vuoi lasciarlo qui da solo?! E perché è tutto fermo…?
-Zitto e muoviti.
Lo prese per la giacca, e corsero fuori dal bar avanzando
velocemente.
Anche fuori lo spazio era statico. I piccioni erano bloccati
in aria, così come le persone che camminavano per strada. Solo loro potevano
muoversi!
-Dove stiamo andando?
-Andiamo il più lontano possibile, fin dove mi porteranno le
mie gambe…
-Ma…l’hai lasciato da solo!
-È un fottuto Protagonista! Il migliore che c’è! Non avrà
problemi a sbarazzarsi di quel porcospino ambulante, cazzo!
Joshua si voltò mentre correvano a perdifiato per la strada.
Il tempo di un secondo, il battito di una palpebra, e ogni cosa riprese a
muoversi.
Diverse urla si alzarono in cielo.
Ma loro erano già lontani per sentirle.