Chapter
4: Okairi*
Ti sei addormentata nella sua camera,
con il viso appoggiato
al freddo tavolino di legno di fianco alla finestra.
Hai dormito decisamente male e ti
stropicci gli occhi
assonnata, rimettendo a fuoco la stanza dalle fredde pareti.
Dall’esterno proviene un
insolito vociare: che tuo fratello
abbia impiegato tutta la sezione scientifica per venirti a cercare?
Speri
proprio di no, non ti và di subire le sue manie
iperprotettive in questo
momento.
Le voci s’intensificano e
riesci a riconoscere a chi
appartengono.
“Dovresti andare in
infermeria!” sbotta una voce squillante,
che appartiene a Daisya.
“Non ne ho
bisogno…sono guarito dalle ferite”
“I
finder ti hanno
trovato in uno stato pietoso, come può essere che adesso
stai meglio?!”
“E’ uno zuccone,
non ascolta mai nessuno, vero?!”
“Taci!”
“Ma il supervisore ha
detto…”
“Non me ne frega un
accidenti di ciò che ha detto Komui!”
La porta si apre e i tuoi occhi si
sbarrano dalla sorpresa
alla vista della sagoma di Yuu Kanda: Avevi riconosciuto la sua voce,
così autoritaria
e profonda, prima ancora che la porta si spalancasse, ma il vederlo
davanti ai tuoi
occhi è diverso.
L’incantesimo si spezza nel
momento in cui dalle labbra del
giapponese esce un – Che! – famigliare.
E’ tornato.
Sembra provato e stanco, ha il viso
pallido.
Dietro di lui noti Marie e Daisya che
ti fissano, senza
nascondere il sorriso
sulle labbra.
“Linalee! Guarda un
po’ chi è tornato fra i vivi?”
“Daisya…”
sbuffa Marie, rimproverandolo con lo sguardo.
Per un istante ti sembra di scorgere
sul viso di Kanda un pallore
improvviso, certa che il suo sguardo è fermo sul loto.
“Ha perso un
petalo…” sussurri all’improvviso.
Ti rivolge un’espressione
indecifrabile, mentre ti alzi
lentamente dalla sedia, senza distogliere gli occhi da lui.
"Kanda..."
Ricambia lo sguardo con uno serio e
imperscrutabile, mentre
Marie e Daisya vi fissano in silenzio, confusi.
“Kanda…”ripeti
ancora e ti sembra di tornare a tanti anni
prima, quando Komui non era ancora supervisore e tutto il tuo mondo era
un
incubo, rischiarato dalla debole e costante presenza di quel burbero
ragazzino
giapponese.
Lui si limita a fissarti, le labbra
serrate.
E’ ferito, è
stanco, è stizzito e sai che è inutile fare
domande.
Socchiudi le labbra e ti rendi conto
che i tuoi occhi sono
annebbiati dalle lacrime.
“Kanda…”
Lui ti fissa per qualche istante,
sospira e si chiude la
porta alle spalle, lasciando fuori i due compagni, uno dei quali sbotta
a voce
piuttosto alta.
Ti si è avvicinato ed
è fermo davanti a te, immobile e in
quel momento scorgi un bendaggio al braccio destro, nascosto appena
sotto la
manica ridotta a brandelli.
Sfiori quelle bende con una mano e
alzi il viso per
incontrare i suoi occhi color ebano.
“Non è
niente” risponde lui alla tua muta domanda.
Le lacrime sfuggono dalle tue ciglia,
solcando silenziose le
tue guance pallide: sai che ciò che ti ha appena detto non
è vero, ma non
piangi per quello...
“Per
fortuna…”
La tua mano scivola lungo il suo
braccio per poi fermarsi e
cingere, con una stretta appena percettibile, il dorso della mano di
lui.
Abbassi il capo e le lacrime scendono
con più intensità,
lasciandoti scappare qualche singhiozzo sommesso.
Lo senti irrigidirsi.
Stai giocando sporco: Kanda non ha
mai saputo come reagire
alle lacrime; lo stai mettendo a disagio, lo sai bene, ma non ti muovi
di un
centimetro.
Ti concederai solo qualche altro
secondo, ti dici, poi
alzerai il viso, t’allontanerai di un poco e ti scuserai per
quel gesto così avventato,
lui sbotterà come suo solito e la cosa finirà
lì.
Ora
però hai
l’infantile urgenza di poter toccare con mano la sua
ritrovata presenza e ti
accontenti di quella stretta a senso unico, troppo debole e
superficiale per
fermare le tue lacrime, sapendo che con Yuu Kanda non è bene
andare oltre.
All’improvviso senti la sua
mano sfuggire dalla tua presa e
le posizioni s’invertono:
ora è la sua
che stringe appena la tua, il suo palmo contro il dorso della tua mano,
in una
stretta discreta, ma ferrea.
Puoi sentire la sua mano rovinata e
forte, così simile a
quella di un uomo benché appartenga ad un ragazzino, tenere
la tua con
delicatezza impressionante e quel contatto cercato di sua iniziativa,
così
raro, ti rilassa e nello stesso tempo non fa che acuire il tuo pianto.
Ti senti una stupida a piangere e lui
te lo fa notare.
“Piangi
troppo…”
“Non le sopporto le
lacrime”aggiunge con voce lievemente più
bassa.
“S-scusa…”mormori
scioccamente, cercando di dare alla tua
voce un timbro più leggero, di scusa, di modo da smorzare la
tensione.
Sospira per l’ennesima
volta.
“Baka*…”
Singhiozzi, non capendo il
significato di quella parola.
“Scusa…”gli
ripeti flebilmente.
Lui tira impercettibilmente la tua
mano verso di sé, ti fa avanzare
di un passo; ora la tua fronte sfiora il suo petto, i suoi capelli
accarezzano
la tua guancia umida.
China il
capo su di
te e, se non fosse che quel ragazzo è Yuu Kanda, penseresti
che stia per posare
la sua guancia sui tuoi capelli e stringerti a sé per darti
un po’ di calore.
Le
sue labbra si
fermano vicino al tuo orecchio.
“Ora basta
Lenalee…”
Smettila di piangere.
Dopo un attimo la sua mano si
allontana dalla tua, retrocedi
di un passo e lui rifugge il tuo sguardo con espressione crucciata.
Hai capito che ora lui desidera
rimanere solo, così arrivi
alla porta, la spalanchi e ti volti prima di uscire.
“Okairi*, Kanda”
dici con il sorriso sulle labbra, le
lacrime scomparse dal volto, ripetendo quell’unica parola che
hai imparato
della lingua natale del ragazzo per farlo sentire un po’
più ‘a casa’.
Per un istante i vostri occhi
s’incontrano, per poi
separarsi nuovamente, con tacita intesa.
Sorridi, lui sbuffa e la sua figura
sparisce dietro alla
porta.
E ora ti è impossibile
udire qualsivoglia rumore proveniente
dall’interno della stanza.
Non senti il frusciare degli abiti,
lo scricchiolio del
letto, lo stanco sospiro di lui.
Nemmeno puoi vedere quei capelli
corvini sparsi sul cuscino,
sciolti dalla rigida coda alta, i muscoli tesi ora rilassati dal tocco
delle
lenzuola, le labbra sottili appena schiuse in un respiro leggero e gli
occhi,
color antracite, che si posano per un istante sul loto, dal quale
è caduto un
altro petalo.
Kanda ora è solo.
Forse per questo si azzarda, nella
solitudine della sua
camera, a socchiudere le labbra per dare per una volta voce a
ciò che tiene
gelosamente nascosto al mondo che lo circonda; perché,
nonostante tutto, Yuu
Kanda è un essere umano e a volte anche lui sente il bisogno
di esprimere ciò
che prova, poco importa se lo fa a fredde pareti di pietra.
“Tada
ima*…”
Sussurra al vuoto che lo circonda,
quel vuoto, quella
camera, quella tetra dimora che è ormai, volente o nolente,
la sua casa; quel
luogo dove, per lui è dura ammetterlo, esistono i suoi unici
legami.
Un istante dopo si rigira su un
fianco, quasi stizzito da
quelle parole scioccamente gettate al vento alle quali, probabilmente
per
spossatezza, ha dato voce.
Tu nel frattempo sei
all’oscuro di quella confidenza
sussurrata con arrendevolezza.
Ti appoggi con le spalle
all’uscio di quella stanza; ora
senti che tutto è tornato come prima e ti rendi conto che
non c’è più quel peso
che da giorni, da settimane, ti opprimeva il petto.
“Linalee, Kanda sta davvero
bene?” chiede Marie.
“Non preoccuparti, ha solo
bisogno di riposare; starà presto
meglio”
Daisya esibisce un sorriso sornione.
“Ci credo! Se la cava
sempre… Bakanda!”
Da dietro l’uscio arriva un
epiteto ben poco gentile da
parte del giovane giapponese e Daisya parte di corsa per il corridoio
con un
sorriso mefistofelico sulle labbra, quasi s’aspettasse di
vederlo sbucare dalla
stanza da un momento all’altro con Mugen fra le mani, in
preda ad
un’irrefrenabile voglia di tagliuzzarlo dalla testa ai piedi.
Kanda non esce invece:
dev’essere davvero stanco.
Tu e Marie iniziate ad allontanarvi
per il corridoio
seguendo Daisya, che nel frattempo si è fermato poco
più avanti di voi,
chiamandovi a gran voce; lo raggiungete e tutti e
tre insieme percorrete i corridoi
dell’Ordine.
Sorridete fra voi e in fondo al
cuore, ringraziate quel Dio
che tu tanto odi per avervi riportato
Yuu Kanda.
Sano
Salvo
A casa.
Note:
*Baka:
“scemo/a” “Stupido/a”
in giapponese
*Okairi:
“Bentornato/a”
in giapponese
*Tada ima:
“Sono a
casa” “Sono tornato/a” in giapponese (per
la situazione di questa fic trovo più
indicata la prima traduzione)
E con questo
capitolo
ho concluso questa mini fan fic su Kanda e Lenalee. Ringrazio di cuore
coloro
che hanno recensito e anche coloro che hanno solamente seguito questa
fic…ringrazio
in anticipo coloro che vorranno recensire questo ultimo capitolo^^
Spero di non
essere andata nell’OOC con Kanda e spero anche di essere
riuscita a rendere
almeno in parte ciò che Kanda e Lenalee mi trasmettono
insieme (come amici d’infanzia,
complici, compagni…).
Grazie mille e alla prossima (_ _)
Irene Adler
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