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Autore: Irene Adler    20/08/2009    2 recensioni
Avrebbe dovuto essere una missione come tante altre, ma qualcosa, invece, è andato storto.
Yuu Kanda è disperso.
A Linalee e i suoi compagni non rimane che attendere, mentre il loto, nella sua prigione di cristallo, perde inevitabilmente un altro pallido petalo.
"Chiudi gli occhi, Linalee
Respira
Tornerà alla Home…

Sicuramente."
[Linalee centric] [Kanda,Linalee,Daisya,Marie] [Pre-serie]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lenalee Lee, Yu Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 4: Okairi*

Ti sei addormentata nella sua camera, con il viso appoggiato al freddo tavolino di legno di fianco alla finestra.

Hai dormito decisamente male e ti stropicci gli occhi assonnata, rimettendo a fuoco la stanza dalle fredde pareti.

Dall’esterno proviene un insolito vociare: che tuo fratello abbia impiegato tutta la sezione scientifica per venirti a cercare? Speri proprio di no, non ti và di subire le sue manie iperprotettive in questo momento.

Le voci s’intensificano e riesci a riconoscere a chi appartengono.

“Dovresti andare in infermeria!” sbotta una voce squillante, che appartiene a Daisya.

“Non ne ho bisogno…sono guarito dalle ferite”

 “I finder ti hanno trovato in uno stato pietoso, come può essere che adesso stai meglio?!”

“E’ uno zuccone, non ascolta mai nessuno, vero?!”

“Taci!”

“Ma il supervisore ha detto…”

“Non me ne frega un accidenti di ciò che ha detto Komui!”

La porta si apre e i tuoi occhi si sbarrano dalla sorpresa alla vista della sagoma di Yuu Kanda: Avevi riconosciuto la sua voce, così autoritaria e profonda, prima ancora che la porta si spalancasse, ma il vederlo davanti ai tuoi occhi è diverso.

L’incantesimo si spezza nel momento in cui dalle labbra del giapponese esce un – Che! – famigliare.

E’ tornato.

Sembra provato e stanco, ha il viso pallido.

Dietro di lui noti Marie e Daisya che ti fissano,  senza nascondere il  sorriso sulle labbra.

“Linalee! Guarda un po’ chi è tornato fra i vivi?”

“Daisya…” sbuffa Marie, rimproverandolo con lo sguardo.

Per un istante ti sembra di scorgere sul viso di Kanda un pallore improvviso, certa che il suo sguardo è fermo sul loto.

“Ha perso un petalo…” sussurri all’improvviso.

Ti rivolge un’espressione indecifrabile, mentre ti alzi lentamente dalla sedia, senza distogliere gli occhi da lui.

"Kanda..."

Ricambia lo sguardo con uno serio e imperscrutabile, mentre Marie e Daisya vi fissano in silenzio, confusi.

“Kanda…”ripeti ancora e ti sembra di tornare a tanti anni prima, quando Komui non era ancora supervisore e tutto il tuo mondo era un incubo, rischiarato dalla debole e costante presenza di quel burbero ragazzino giapponese.

Lui si limita a fissarti, le labbra serrate.

E’ ferito, è stanco, è stizzito e sai che è inutile fare domande.

Socchiudi le labbra e ti rendi conto che i tuoi occhi sono annebbiati dalle lacrime.

“Kanda…”

Lui ti fissa per qualche istante, sospira e si chiude la porta alle spalle, lasciando fuori i due compagni, uno dei quali sbotta a voce piuttosto alta.

Ti si è avvicinato ed è fermo davanti a te, immobile e in quel momento scorgi un bendaggio al braccio destro, nascosto appena sotto la manica ridotta a brandelli.

Sfiori quelle bende con una mano e alzi il viso per incontrare i suoi occhi color ebano.

“Non è niente” risponde lui alla tua muta domanda.

Le lacrime sfuggono dalle tue ciglia, solcando silenziose le tue guance pallide: sai che ciò che ti ha appena detto non è vero, ma non piangi per quello...

“Per fortuna…”

La tua mano scivola lungo il suo braccio per poi fermarsi e cingere, con una stretta appena percettibile, il dorso della mano di lui.

Abbassi il capo e le lacrime scendono con più intensità, lasciandoti scappare qualche singhiozzo sommesso.

Lo senti irrigidirsi.

Stai giocando sporco: Kanda non ha mai saputo come reagire alle lacrime; lo stai mettendo a disagio, lo sai bene, ma non ti muovi di un centimetro.

Ti concederai solo qualche altro secondo, ti dici, poi alzerai il viso, t’allontanerai di un poco e ti scuserai per quel gesto così avventato, lui sbotterà come suo solito e la cosa finirà lì.

 Ora però hai l’infantile urgenza di poter toccare con mano la sua ritrovata presenza e ti accontenti di quella stretta a senso unico, troppo debole e superficiale per fermare le tue lacrime, sapendo che con Yuu Kanda non è bene andare oltre.

All’improvviso senti la sua mano sfuggire dalla tua presa e le posizioni s’invertono:  ora è la sua che stringe appena la tua, il suo palmo contro il dorso della tua mano, in una stretta discreta, ma ferrea.

Puoi sentire la sua mano rovinata e forte, così simile a quella di un uomo benché appartenga ad un ragazzino, tenere la tua con delicatezza impressionante e quel contatto cercato di sua iniziativa, così raro, ti rilassa e nello stesso tempo non fa che acuire il tuo pianto.

Ti senti una stupida a piangere e lui te lo fa notare.

“Piangi troppo…”

“Non le sopporto le lacrime”aggiunge con voce lievemente più bassa.

“S-scusa…”mormori scioccamente, cercando di dare alla tua voce un timbro più leggero, di scusa, di modo da smorzare la tensione.

Sospira per l’ennesima volta.

“Baka*…”

Singhiozzi, non capendo il significato di quella parola.

“Scusa…”gli ripeti flebilmente.

Lui tira impercettibilmente la tua mano verso di sé, ti fa avanzare di un passo; ora la tua fronte sfiora il suo petto, i suoi capelli accarezzano la tua guancia umida.

China  il capo su di te e, se non fosse che quel ragazzo è Yuu Kanda, penseresti che stia per posare la sua guancia sui tuoi capelli e stringerti a sé per darti un po’ di calore.

 Le sue labbra si fermano vicino al tuo orecchio.

“Ora basta Lenalee…”

Smettila di piangere.

Dopo un attimo la sua mano si allontana dalla tua, retrocedi di un passo e lui rifugge il tuo sguardo con espressione crucciata.

Hai capito che ora lui desidera rimanere solo, così arrivi alla porta, la spalanchi e ti volti prima di uscire.

“Okairi*, Kanda” dici con il sorriso sulle labbra, le lacrime scomparse dal volto, ripetendo quell’unica parola che hai imparato della lingua natale del ragazzo per farlo sentire un po’ più ‘a casa’.

Per un istante i vostri occhi s’incontrano, per poi separarsi nuovamente, con tacita intesa.

Sorridi, lui sbuffa e la sua figura sparisce dietro alla porta.

E ora ti è impossibile udire qualsivoglia rumore proveniente dall’interno della stanza.

Non senti il frusciare degli abiti, lo scricchiolio del letto, lo stanco sospiro di lui.

Nemmeno puoi vedere quei capelli corvini sparsi sul cuscino, sciolti dalla rigida coda alta, i muscoli tesi ora rilassati dal tocco delle lenzuola, le labbra sottili appena schiuse in un respiro leggero e gli occhi, color antracite, che si posano per un istante sul loto, dal quale è caduto un altro petalo.

Kanda ora è solo.

Forse per questo si azzarda, nella solitudine della sua camera, a socchiudere le labbra per dare per una volta voce a ciò che tiene gelosamente nascosto al mondo che lo circonda; perché, nonostante tutto, Yuu Kanda è un essere umano e a volte anche lui sente il bisogno di esprimere ciò che prova, poco importa se lo fa a fredde pareti di pietra.

“Tada ima*…”

Sussurra al vuoto che lo circonda, quel vuoto, quella camera, quella tetra dimora che è ormai, volente o nolente, la sua casa; quel luogo dove, per lui è dura ammetterlo, esistono i suoi unici legami.

Un istante dopo si rigira su un fianco, quasi stizzito da quelle parole scioccamente gettate al vento alle quali, probabilmente per spossatezza, ha dato voce.

Tu nel frattempo sei all’oscuro di quella confidenza sussurrata con arrendevolezza.

Ti appoggi con le spalle all’uscio di quella stanza; ora senti che tutto è tornato come prima e ti rendi conto che non c’è più quel peso che da giorni, da settimane, ti opprimeva il petto.

“Linalee, Kanda sta davvero bene?” chiede Marie.

“Non preoccuparti, ha solo bisogno di riposare; starà presto meglio”

Daisya esibisce un sorriso sornione.

“Ci credo! Se la cava sempre… Bakanda!”

Da dietro l’uscio arriva un epiteto ben poco gentile da parte del giovane giapponese e Daisya parte di corsa per il corridoio con un sorriso mefistofelico sulle labbra, quasi s’aspettasse di vederlo sbucare dalla stanza da un momento all’altro con Mugen fra le mani, in preda ad un’irrefrenabile voglia di tagliuzzarlo dalla testa ai piedi.

Kanda non esce invece: dev’essere davvero stanco.

Tu e Marie iniziate ad allontanarvi per il corridoio seguendo Daisya, che nel frattempo si è fermato poco più avanti di voi, chiamandovi a gran voce; lo raggiungete e tutti e  tre insieme percorrete i corridoi dell’Ordine.

Sorridete fra voi e in fondo al cuore, ringraziate quel Dio che tu tanto odi per avervi  riportato Yuu Kanda.

Sano

Salvo

A casa.

 

 

 

 

 

Note:

*Baka: “scemo/a” “Stupido/a” in giapponese

*Okairi: “Bentornato/a” in giapponese

*Tada ima: “Sono a casa” “Sono tornato/a” in giapponese (per la situazione di questa fic trovo più indicata la prima traduzione)

E con questo capitolo ho concluso questa mini fan fic su Kanda e Lenalee. Ringrazio di cuore coloro che hanno recensito e anche coloro che hanno solamente seguito questa fic…ringrazio in anticipo coloro che vorranno recensire questo ultimo capitolo^^ Spero di non essere andata nell’OOC con Kanda e spero anche di essere riuscita a rendere almeno in parte ciò che Kanda e Lenalee mi trasmettono insieme (come amici d’infanzia, complici, compagni…).

Grazie  mille e alla prossima (_ _)

Irene Adler

  
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