Puoi
guardarmi in petto
Ma fai presto perché sanguino da un pezzo e
me lo tengo
Tutto mi dipende ed è per questo che non mi
difendo
Calma, tutto ciò che c'ho so che lo merito
Medito
sul problema ed il problema è che medito
Dedito al vero ma qua
la verità si chiama Dedalo
Da ali che non reggono e
reggono
Nichilismo
(Nichilismo-Mezzosangue)
Prigioni,
Crocus
I
cavalieri si schierarono su due file, coprendo la distanza tra lui e
la porta. Darton, il più anziano consigliere del regno, non
voleva
affatto essere lì: non ci sarebbe mai andato se non glielo
avesse
chiesto la principessa.
-Apriamo
tra tre, due, uno...- La guardia digitò alcuni tasti sulla
console
magica e il portone si aprì scorrendo. Per un istante la
stanza fu
ancora immersa nell’oscurità, poi si accesero le
luci.
La
barba incolta, l'aria stanca, ma un fisico scolpito e uno sguardo
arcigno: era ancora in forma per essere lì da un bel pezzo.
L’uomo
strabuzzò gli occhi, stordito dopo tanto tempo al buio.
-Chi
è?- Chiese con voce roca dal lungo silenzio.
-Sono
qui su richiesta della Principessa Hisui E. Fiore.-.
-La
principessa?- Fece aggrottando la fronte.
Darton
chiuse gli occhi e sospirò pesantemente: -Se dipendesse da
me, tu
non saresti mai più libero. Tuttavia, la situazione nel
campo di
battaglia richiede il tuo intervento.-.
L'uomo
sospirò pesantemente, tristemente. Pare che fosse
d’accordo con
lui.
-Capisco.-.
Le
catene che gli legavano le braccia caddero, e Laxus Dreyar si
sgranchì le spalle. Darton lo squadrò sospettoso.
-Tranquillo,
non perderò il controllo. Ho messo in chiaro chi comanda.
Però, una
volta finita, gradirei tornare qui dentro.-.
-Non
dubitarne.-.
-Bene.
Spiegami la situazione.-.
Hargeon
Fumo,
cratere, dolore. Tanto dolore.
Era
finita.
-Anf,
anf...-.
-Credo…
credo che abbiamo vinto...-.
-Già…
non ricordo bene chi fosse quel tizio...-.
Levy,
invece, lo sapeva bene; o almeno credeva di saperlo.
“Mest...
cosa ti è successo?”.
Poi
si guardò le mani, lorde di sangue. Tutto il suo corpo lo
era. Sia
del suo, che sgorgava dalle numerose ferite, che di quello delle
ragazze che ora erano di fianco a lei.
Chi
erano? No, sapeva chi fossero, però non le aveva mai viste
prima, ma
erano come delle sorelle… urgh!
“No,
cosa è successo a noi? Questi ricordi… come ho
potuto fare delle
cose del genere???”.
Le
sembrò che Millianna dicesse qualcosa del tipo:
-Abbraccio-abbraccio-abbraccicoso!-
ma
sapeva che era un’altra allucinazione. Cose dolci che poi
diventavano orribili… o che lei stessa distruggeva. E ne
aveva
così… ahh… voglia!
“La
Maledizione di Mest è ancora attiva? O forse non
è opera sua. Forse
sono...”.
Rabbrividì.
Sapeva che era solo questione di tempo prima che tornasse a essere
quello che era stata negli ultimi mesi: qualcosa che la sua memoria
ancora rifiutava, ma che si faceva strada da dentro.
-Siamo
impazzite del tutto, eh?-.
-Che?
Parla per te, gamberetto-dechi.- La apostrofò
Ginger. L’altra
invece aveva abbassato le orecchie.
-Mi
chiedo se Kagura-chan abbia paura di me...-.
Dei
mugugni flebili interruppero la loro sconsolata conversazione.
Guardarono
al centro della conca, la cui perfetta sagoma semisferica lambiva
appena il braccio sinistro del corpo di Lyon.
-Mmm,
fa
male
fa
male
FA
MALE.-.
Il
corpo deforme del Cambiato riemerse dalle proprie ceneri,
contorcendosi come una marionetta rotta.
-Basta,
Mest, ora non...- Levy si bloccò quando
vide il suo viso: la
sua sciarpa era bruciata, e ora…ora capiva perché
lo teneva
nascosto.
-N-Non
posso essere stata io-dechi!-.
No,
quelle bruciature erano molto, molto più vecchie.
-Fa
male fa male fa male… il vostro tanfo
mi infastidisce
il naso.-.
Ma
non aveva un naso. Non aveva delle labbra, non aveva proprio
più la
pelle al
di sotto
degli
occhi. Solo carne bruciata, ossa annerite, e tutti i denti scoperti,
come quelli
di uno
scheletro
carbonizzato.
All’inizio
Levy
aveva pensato che solo le sue mani fossero state bruciate,
ma… ma
il suo intero corpo lo era.
“È
opera di… di Natsu?!”.
-Abbiamo...
abbiamo
combattuto contro una persona simile-nya?-.
-Le
vostre deboli menti mi disgustano, forse non le ho rivoltate
abbastanza.- Mest sgranò gli occhi in un impeto
di rabbia, ma
vacillò pericolosamente.
-Ora
smettila! Così morirai!-.
Mest
la guardò con occhi accesi dalla follia.
-E
a voi che importa??? Sporche traditrici, vi disprezzo!!!
Vi siete, vi siete
montate troppo la testa, vi ho lasciato troppe libertà!!!-.
-Di
che stai parlando? Che libertà?- Levy si
era sentita
sbiancare: qualcosa era scattato nel suo cervello, in
profondità.
Mest
arrestò i suoi deliri e iniziò a…
tossire?
No,
stava ridendo.
-Khkhkh,
non l’avete ancora capito, eh??? Va bene, mettiamola
così: le
visioni che avete in testa, cosa credete che siano?-.
-Che
domanda scema!- Ginger gli puntò contro il dito: -Ci
hai
incasinato la testa tu!-.
-Non
avete proprio capito niente!-
Il demone
scoppiò in una risata isterica: -Il
mio codice è
003, sapete perché sono
stato creato?
Perché io devo
sistemarvela,
la testa!
Senza di me impazzireste
tutte come la vostra
amica!-.
Le
tre ragazze erano allibite. La loro mente si stava... sbloccando.
Tutto quello che stava dicendo aveva senso, aveva perfettamente
senso.
-Morire
e… e
rinascere
di una specie diversa, la psiche…-
Si picchiettò la tempia con l'osso del dito:
-Viene
rasa al suolo, ma
io
faccio in modo di contenere i
danni!
E li
indirizzo
verso
qualcosa di più proficuo, cioè una missione da
seguire! Ma con voi
sono stato troppo… clemente!-.
-Di
che… cazzo… stai parlando?!-
Soffiò Ginger a denti stretti.
-Merda,
gǒupì,
dovevo darvi di
più,
ah, non abbastanza morti,
non abbastanza colpe,
troppo poco,
dovevo distruggervi più
a fondo...-.
Millianna
mosse un passo.
-Ehi…
ehi, un momento, aspetta un momento-nya...-.
-Lyon
diceva che i suoi amici erano morti, ma non era vero...-
Sussurrò
con voce atona Ginger.
-Allora
quanti, quanti crimini, quanti crimini ho commesso davvero-dechi???-.
Mest
le puntò addosso il suo sguardo. Lo sguardo di un folle, di
un
disperato. Di un suicida.
-Se
mi uccidi potrai scoprirlo.-.
Levy
distese immediatamente le mani per bloccare le due Cambiate prima che
potessero compiere l’irrimediabile. Ma forse era anche lei
troppo
sconvolta, forse anche lei stava pensando a tutte le cose che non
sapeva più se aveva fatto, a quelle bugie, a quelle, quelle
mostruosità, e si mosse un secondo troppo tardi.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-MUORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!-.
-Cali
il sipario.-.
/
???
Le
due ragazze si fermarono, come se la loro foga fosse venuta
improvvisamente meno. Le Cambiate si voltarono, Mest
sussultò, anche
se dalla sua posizione non poteva vedere nulla. Loro, invece, cosa
stavano vedendo?
-Lo
spettacolo è
concluso.
Luci in sala. Applausi.-.
Yukino
marciava a passo spedito verso di loro: mento sostenuto, sguardo
sfuggente, vestita di ferite e brandelli. Non avrebbe dovuto nemmeno
respirare con tutto il sangue che aveva perso, e il dolore avrebbe
dovuto ridurla ad una larva.
-Ferm-
La ignorò, ignorò tutte e tre, le
superò senza degnarle di
attenzione: anzi, si trovarono le sue ali in faccia. Scese con un
balzo nel cratere, senza che Mest reagisse. Non aveva incrociato gli
occhi di nessun altro.
“Yukino…?
No,
è la sua
Maledizione?”.
Quel
pensiero che non capiva a pieno sbloccò una nuova memoria:
una
volta, una sola volta gliene aveva accennato, quando lei aveva
mostrato a sua volta la sua trasformazione in quello schifo di
gremlin.
-Lo
so che è orrenda.-.
-Ma
no, cosa dici, Levy-sama? Credimi, la tua Maledizione è
molto più
bella della mia.-.
-Mi
prendi in giro? Diventi un angelo!-.
-No,
quello è solo l’inizio. Il dopo è
un’aberrazione...-.
Lì
per lì aveva pensato che fosse un modo per tirarle su il
morale. Ora
non ne era più tanto sicura.
Malva
-Uhm...-.
La
prima cosa che Flare vide, dopo qualche secondo di sfocatura, fu la
propria mano. Era sdraiata sul fianco e si sentiva una montagna
addosso.
“Cosa
è successo?... Bianca!” Si rialzò in un
baleno. Le girò la testa
e la schiena le fece molto male. Ma Bianca?
-Bianca,
dove sei?- La cercò intorno a sé, preoccupata da
morire, insomma
sapeva che era molto molto forte ma anche l'uomo-albero era molto
molto forte.
“Eccola!
…Perché non si muove?”.
Era
in piedi, ma rigida come una statua. Che le fosse successo qualcosa?
Che stesse male?
Si
tirò su il vestito per correre da lei, ma qualcosa emerse
alle sue
spalle; si girò e una polvere gialla le finì in
faccia.
-Ih!-.
Chiuse
istintivamente le palpebre, sentendo il corpo solleticare. La sua
mente si svuotò e si riempì al contrario. Era
tutto, come dire,
tutto sottosopra.
-Bian…
ah!- Qualcuno le aveva disteso le braccia e bloccato i polsi.
“Dove
sono? Come sono finita qui?” Riaperti gli occhi, si era resa
conto
di trovarsi al centro di una stanza buia, ed era legata con delle
catene alle pareti.
-Perché?
Cos'è successo?-.
Iniziò
a ricordare, quel posto era familiare, era molto familiare. Anche i
lividi alle braccia e le contusioni in tutto il corpo li conosceva
bene.
Li…
li ricordava…
SNAP
Lo
schiocco di una frusta la riscosse. Dall'oscurità emerse la
figura
di un uomo dalla barba nera e il volto stravolto dalla furia.
-M-M-Master
Ivan?-.
-Sei
debole e patetica, è dovuto intervenire Obra per sconfiggere
quella
biondina!!!-.
-N-No!
Lucy è-è una mia amica!-.
-Cosa?-
Ivan la percosse allo stomaco, mozzandole il fiato.
-Una
tua amica??? Tu non hai amici, tu non hai niente! Tu non sei
niente!!!- Iniziò a colpirla, più e
più volte, e a insultarla, e
le parole erano peggio del flagello.
-Sei
inutile, vali meno di zero!!! Amica, quale amica, non riusciresti a
proteggerla da nulla!!! Debole, debole, debole!!!-.
-No!
Ah! Basta! Ah! Mi dispiace, mi dispiace, chiedo scusa!!!-.
Ivan
smise di colpirla e lei si afflosciò, rimanendo sospesa per
le
catene; lacrime, sangue e moccio si riversavano ai suoi piedi.
-B-Biondina…
B-Bianca… sono patetica… perché non
sei qui… sono patetica…-.
Delle
mani la presero per i capelli, sollevandola a forza. Non era Lisanna,
non era Lucy.
Era
un mostro.
-Non
ti è ancora concesso di morire!-.
Hargeon
Istigare
la loro rabbia.
Manipolazione.
Aspettare
e metterle l'una contro l'altra.
Ucciderle,
ucciderle tutte.
Tutto
per Fairy Tail.
-Buon
piano. Vano.
Fallirà.-.
?
Come
fa a muoversi?
Rielaborazione.
Concederle
di
attaccarlo?
Oppure
meglio tergiversare?
-Ti
stai sforzando. Inutile. È tutto inutile.-.
“Che
sta dicendo?”.
-Osserva
il mio volto.-.
???
Quando
era arrivata davanti-
-Q-Questo
è...-.
Lo
prese per le guance, intrappolando il
suo sguardo.
-“Kapitulaco”.-.
-Cosa
vedi?-.
Vedere?
-...niente.-.
-Già.
È l'unica verità. Non c'è
verità.-.
Provò
a muoversi, era a portata di attacco, avrebbe potuto farla finita.
Ma
non ci riusciva. Non voleva. Come?
-Sei
stanco. Sei
ferito. Il tuo corpo ti chiede riposo. Tu
glielo neghi.
Per cosa combatti?-.
-Di
cosa stai parlando??-.
-Lealtà;
giustizia; amicizia; pace.
Ognuno
sceglie una carta dal mazzo.
Però,
col senno di poi, non
sono niente. Non siamo niente.-.
Yukino
prese
a girargli intorno.
-La
nostra vita è
una farsa. Seguiamo
un copione, e
ognuno
recita il
suo
ruolo. Siamo personaggi secondari che si credono protagonisti. No,
non siamo nemmeno quello. Siamo la scenografia in
un
moto statico.
Temiamo
la
calata del
sipario che
sveli la finzione.-.
Mest
aggrottò la fronte, cercando di resistere all'ipnosi. Eppure
non
avvertiva alcun tipo di attacco mentale. Allora perché le
sue parole
non gli uscivano dalla testa?
-Dubiti?
Non
ti sto ingannando. Vuoi
modificare i miei ricordi ancora? Fallo pure, non importa, cambiano
solo le battute.
Gli umani possono vincere senza di me e Natsu
senza di te. E chiunque
lo facesse,
cosa
cambierebbe? Ogni cosa su questa terra è destinata a
sparire. Gli
uomini,
End, anche Zeref, tutto finirà
prima
o poi.-.
Mest
sudava, pesantemente, Yukino non tentava neanche di proteggere la
propria mente. Come se lo volesse, come
se non avesse niente da perdere.
-E
se End
perdesse,
sarebbe una vittoria per il genere umano? Proseguire delle vite
miserabili, schiavi
dei nostri bisogni,
senza scopo se non la fine. Illudersi nel bene. Ma non c'è nulla
di
assoluto.-.
“La
gilda... io faccio tutto per la gilda...”.
-Perché
menti?-.
Fino
ad allora Yukino aveva ciondolato camminando in tondo, ora con uno
scatto aveva sbattuto la fronte sulla sua. Faccia a faccia con
un'automa.
-Guarda
come ti ha ridotto la tua gilda,
guarda tutti noi.
A cosa siamo ridotti? Cerchiamo un motivo che non ha motivo
d'esserci,
siamo
spinti a sopravvivere, e allo stesso tempo non c'è niente
che ci spinge. “Il bene della gilda”,
però non esiste un
bene
e non esiste una
gilda.-.
“Non
esiste…”.
Tutto
quello che aveva passato non significava niente? No, no, rifiutava di
accettarlo!
Quando Natsu l'aveva raggiunto si era sacrificato per Makarov, aveva
fatto da esca per la gilda! E
lui l’aveva bruciato vivo, e
lo aveva accettato per la gilda, aveva perso la vita ed era tornato
indietro,
si era dedicato anima e corpo al suo obbiettivo! La
gilda! E
lei voleva fargli credere che non era niente?
-Ti
sbagli, è solo quello che pensi tu!-.
-No,
è quello che pensi
tu.
Tutti
lo pensano ma non vogliono ammetterlo.
Chi
sono io?-.
-Cosa?-.
-Chi
sono io?-.
-Tu...-.
Lo
lasciò andare.
-Sono
qui per caso. Il
caso ha voluto che ne fossi emissaria. I Cambiati che
lo realizzano
sono troppo
ubriachi
delle loro manie
per accettarlo, ma
non io. Tuttavia,
nemmeno
questo significa qualcosa. Nemmeno questo discorso significa
qualcosa.-.
Le
gambe gli furono pesanti, si inginocchiò, si sentiva
svuotare di
ogni volontà. Scosse il capo. Poteva vincere, gli bastava un
secondo
per chiuderle la bocca per sempre.
-Io...
io so di essere nel giusto!-.
-Giusto?
Perdi
e
muori. Vinci e
ognuno morirà. Sopravvivi, il
tempo passa
e tu sarai morto; quelli che conoscevi, gli ideali per cui lottavi,
la memoria di noi, sarà tutto scomparso. Dimmi,
tu che parli di giustizia: tutto
questo
ti sembra giusto?-.
Yukino
alzò lo sguardo al cielo, lui guardava per terra.
-Forse
lassù
ci
attende una ricompensa, o forse no. Preoccuparsene è
inutile. Noi
siamo polvere.-.
-...-.
-Ora
mi odierai, ma anche questo non ha senso. Sdraiati.-.
...
“Sì...”.
-Sei
stato bravo. Ora
lasciati
andare alla stanchezza. Non
ci si può sottrarre a essa.-.
-Sì...-.
Era
stanco.
Era
stato sconfitto.
Poteva
dormire.
Per
quello che valeva.
Malva
Azuma
si pulì la bocca. E così aveva dovuto usare la
sua Maledizione per
vincere.
“Nemmeno
costoro sono riuscite a fermarmi.”.
Guardò
le due ragazze, indifese, in balia dei loro peggiori incubi. Non
provava alcuna soddisfazione nell'ucciderle in quel modo.
Ma
una vittoria era sempre una vittoria.
Avvolse
i loro corpi con delle radici esplosive, lentamente, per non farle
reagire.
-Il
vostro tormento sta per avere termine.-.
SWISH
Cosa?
L'albina
atterrò sulle quattro zampe, in mezzo ad una pioggia di
legno. Il
suo aspetto era cambiato ancora: le punte dei capelli erano diventate
nere, lo stesso la pelliccia sugli avambracci e sulle gambe; orecchie
e coda erano cambiate, da canine a feline.
“Un
gatto? O meglio, una pantera?”.
“No,
cosa più importante, come ha fatto a risvegliarsi?”.
Lisanna
partì all'attacco, solcando il terreno come una leonessa,
evitando
le radici che saettavano dal terreno.
-Bleve!-
Quando gli fu vicinissima la coinvolse in una potente esplosione, da
cui uscì illesa senza nemmeno interrompere la carica.
Azuma
si ritirò nel terreno, e così il graffio di
Lisanna andò a vuoto.
Però, a giudicare dal solco che lasciato, sarebbe stato un
bel
problema se l'avesse colpito.
E
c'era un'altra cosa.
“Ha
gli occhi chiusi, non è sveglia. È
come se agisse
per puro istinto.”.
“Per
ora comunque è meglio non uccidere la rossa. Se ha
recuperato una
qualche forma di coscienza, un ostaggio può essermi utile.”.
Quando
riemerse ancora accucciata sulle zampe, Lisanna si voltò
verso di
lui. Dal movimento del naso, intuì che l'aveva
“annusato”.
Braccia
tese e corpo contratto all’indietro, era una belva pronta a
saltare. Azuma creò un tronco alle sue spalle e lo
usò per creare
un pugno gigantesco.
-Tree
Fist!-.
Ancora
una volta le schegge di legno schizzarono dappertutto, e ancora una
volta l’uomo ebbe la tempestività di rifugiarsi
nel sottosuolo.
Sfortunatamente, stavolta l’espediente non gli
bastò.
Lisanna
conficcò la mano nel terreno, artigliandolo alla spalla e
tirandolo
fuori con forza. Azuma non credeva neanche che fosse possibile. Era
così impreparato che non riuscì a reagire quando
se la ritrovò
faccia a faccia. Il suo alito era infernale.
-ARGH!!!-.
Lisanna
mise qualche passo tra di loro, sputando a terra la cartilagine. I
suoi artigli scintillarono in aria.
-Dannata
pulciosa!- Mentre con la destra si tastava la ferita, con la
sinistra creò una linea esplosiva sul terreno.
BUMBUMBUMCRANCH
“Khh!!!”.
Dopo
quel graffio avrebbe sfoderato avrebbe sfoderato un sorriso molto
più
ampio… e con meno denti.
SNAP
“Presa!”.
Le
legò il polso con una liana, sbilanciandola e assicurandosi
di
mettere a segno il colpo successivo.
-Burst
Claw!-.
La
colpì al petto con delle radici esplosive a X, e lei
sbarrò gli
occhi sbiancati. Pensò che avesse accusato il colpo, ma
sulla sua
pancia non c’erano segni di ustione.
La
maga strappò la liana e in un istante gli fu addosso.
“No,
n
Vide
i suoi denti avvicinarsi al suo viso, e poi li sentì
strapparglielo
via.
Hargeon
Ginger
era alquanto confusa.
Che
cos’era appena successo?
Mest
si era sdraiato a terra, senza apparente motivo. E Yukino, beh, dire
che si era comportata in maniera strana era dire poco. Poi c'era la
testa che era un casino ma vabbeh, sai che novità. Un
attimo, le
stavano tornando i ricordi!
Evvai!
Che
merda.
-Dobbiamo
andare laggiù, credo che Yukino non stia bene.-
Mormorò
Levy.
-Miao…
sì, ma chi ci va?-.
-Mmm...mi
sa che tocca a me-dechi.-.
Nessuna
delle due si aspettava che Ginger si offrisse volontaria. Il punto
era che, a differenza loro, aveva più o meno seguito il filo
del
discorso.
“Che
c’è di male
nell’essere stupidi? A
me basta
che i miei amici stiano bene.”.
Però
non ci fu bisogno di muoversi.
-Ehi,
sta salendo da sola-dechi.-.
Aiutandosi
con le mani, Yukino risalì la voragine, trovandosi faccia a
faccia
con loro tre.
La
sua espressione neutra si raddolcì, e tra tutte si rivolse
proprio a
lei. Era abbastanza imbarazzante.
-Grazie.-.
-Di
che?-.
Yukino
girò gli occhi e le crollò addosso, tornando in
forma umana.
Le
sue ferite ricominciarono a perdere sangue.
-Dobbiamo
portarla via!- Levy si guardò intorno,
per capire quanto
distanti fossero finite.
-Mest
probabilmente ci avrà rimossi dai loro ricordi ma
sono
sicura che Wendy sia di là!-.
Ginger
si rivolse verso Millianna, offrendole la ragazza.
-Puoi
tenerla tu, gatta scema?-.
-Senpai?-
La raccolse: -Perché?-.
-Perché
è da un po’ che non mi sento più le
gambe-dechi...- Si
accasciò a terra con il respiro pesante. Ahi il petto, ahi
le
braccia, ahi le ossa. Ahi l’esistenza.
-Mi
sa che quella donna aveva ragione, non dovevo muovermi...-.
-Cerca
di resistere!- La nanerottola si piegò e
se la mise sulla
schiena. Questa Levy-infiermerina era nuova. Era umiliante, ma la
trovava comoda.
-Uff…
ti stai un po’ rammollendo, eh? Ahi.-.
Quello
che doveva essere un commento simpatico la mandò in
iperventilazione.
-Io
non so più chi sono. Quello
che so è che
la me rammollita ti offre il suo sostegno, non farla arrabbiare o la
me stizzita ti lascerà cadere.-.
-Va
bene, va bene-dechi.-.
Iniziarono
a camminare.
…
-Puoi
fare meno scossoni?.-.
Levy
si mise in equilibrio su un piede e alzando l’altro le diede
una
tallonata sul culo. Ma non su una chiappa, proprio in centro.
-Kkh!!!-
-Eh?
Scusa, stavi scivolando.-.
Ginger
imprecò sottovoce, e iniziò a contare i secondi
che mancavano ad
arrivare.
-Ti
odio.-.
-Ti
tengo io senpai, facciamo a cambio Levy-nya?-.
-Non
perdiamo altro tempo, anzi, meglio accelerare il passo.-.
-Fottiti.-.
-...Oh,
ho appena ripensato a una cosa:
Millianna, chi di noi
ha vinto la gara di prima?-.
“Gara?
Che gara?”.
-Uhm…
credo che fossimo pari.-.
-Aspetta,
aspetta un momento-dechi...-.
-Rivincita?-.
-Sì!-.
-Non
ti azzardare aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!-.
Malva
-!!!-.
D'un
tratto Flare aveva di nuovo i polsi liberi, ed era tornata nel posto
di prima.
“Ma
le frustate...” Si guardò, era piena di ustioni
che le facevano
male, però nessun segno di corda.
“Era
solo un'allucinazione? C-Certo, deve essere così!”.
Mosse
qualche passo, ma si accorse di fare fatica a piegare le gambe.
“Sono
ancora scossa. Bianca! Dov'è lei?”.
-Bian...Bianca!
Stai bene?-.
Bianca
era strana. Era di spanne, con le mani appena staccate dalla vita, e
respirava pesantemente. Non era come prima, ma ancora non capiva cosa
ci fosse di strano.
-Bianca,
mi senti?- Flare temette che le fosse capitato qualcosa, tipo che le
fossero cascate le orecchie, ma no, per fortuna erano ancora
lì! Poi
vide, ai suoi piedi, una cosa strana. Piegò il capo. C'era
del
sangue tutto intorno. E anche sulle dita di Bianca.
Quello
era...
-Ah!-.
Bianca
era sobbalzata. Mosse un po' la testa da una parte all'altra, ma i
capelli la coprivano ancora.
Flare
si strinse le mani al cuore. Se lo sentiva pulsare sulle orecchie, si
sentiva come se fosse tornata da Ivan. Perché...
perché si sentiva
così? Non le piaceva, non le piaceva per niente, era come
se, era
come se non volesse più che si voltasse.
-B-Bianca...-
Sussurrò con un fil di voce.
-Flare.-
La sua voce era roca, rugginosa.
-Scusami.
Non volevo che tu lo vedessi. Credevo di potermi controllare...-.
-Q-Q-
Le parole non volevano uscire dalla sua bocca: -Quello è...-.
-Già.
Pensavo che ti avesse fatto del male. Poi ho pensato che te ne avessi
fatto io. Non doveva farlo.-.
-P-Però
adesso...-.
-Mi
sono sbagliata. Non dovevo portarti con me.-.
Quelle
parole le fecero male. Flare sapeva di essere debole, se solo non lo
fosse stata Bianca non...
-Sei
in pericolo fintanto che stai con me. Io
sono pericolosa.-.
-No!
B-Bianca, t-tu non mi f-faresti mai del m-m-
-Eh.
Ti faccio paura, vero?-.
-...-.
Bianca
si passò una mano tra i capelli, sporcandoli di sangue nero.
-Sono
proprio terribile… pensavo di essere pronta a questo,
pensavo che
ne valesse la pena. Non mi giudicare troppo duramente, ok?-.
-Non
potrei mai!- Si affrettò a dire lei.
-Non
mi importa del pericolo, non mi importa della paura! Io voglio... io
voglio stare al tuo fianco.-.
-Flare...-
Si voltò, alla fine. La rossa trasalì.
La
sua faccia era tutta...
-Lisanna...
dietro di te!!!-.
L'uomo-albero
si era rialzato in un baleno, al posto della pelle del legno che
cresceva.
-Ah!!!-
Degli speroni uscirono dal terreno e colpirono Bianca alla schiena,
facendola volare in avanti; ma si riequilibrò in aria e
atterrò
senza cadere.
-Sei
ferita?- Flare corse da lei e le toccò un braccio; Bianca si
irrigidì, e lei la lasciò.
-No,
non preoccuparti.- La sua voce, grazie al cielo, era tornata normale:
-Stai attenta, ha perso il controllo.-.
Difatti
sopra e sotto di lui si era creata una massa di rami e radici, che
continuava a crescere; anche il suo corpo stava diventando un
arbusto, e al centro del petto stava crescendo un globo luminoso. Le
radici si innalzarono al cielo come tanti tentacoli, pronti a
colpire.
Flare
distese i capelli, ma non sarebbero mai bastati.
-Probabilmente
se ci toccano esploderanno. Flare, riusciresti a bloccarli solo per
qualche secondo?-.
-Ci
posso provare, ma tu cosa farai?-.
-Devo
finirlo con il prossimo colpo, è l'unico modo per uscirne.-.
Flare
si trovò ad annuire, c'era tanta sicurezza e determinazione
nei suoi
occhi, era davvero tornata quella di prima. Che bello…
I
tentacoli calarono, ma lei fu pronta ad avvolgerli con i suoi
capelli. Era forte, più di lei, ma avrebbe resistito fino
alla fine.
Bianca fu di nuovo in aria, delle ali al posto delle braccia, diretta
contro l'uomo-albero: lo avrebbe sicuramente colpito, era questione
di secondi!
Era
come un angelo.
“Vai!!!”.
Il
legno cigolò.
Stava
già per cedere?
No...
era un'altra cosa! Dai tentacoli spuntavano altre punte che si
dirigevano verso Bianca, troppo veloci perché Flare le
fermasse.
-BIANCA!!!-.
-PRENDI
QUESTO!-.
Le
ali tornarono braccia e le usò per lanciare qualcosa, che
colpì
l'uomo-albero nel nucleo luminoso.
-Guh!-.
Le
schegge si fermarono, il legno si riempì di crepe. Flare
ritirò i
capelli, ora che non premevano più.
Un
coltello di legno con delle rune sul manico, ecco cosa aveva
lanciato. Il coltello di Viola.
Dalla
bocca dell'uomo-albero usciva un rantolio sommesso, come di legno che
crepitava sul fuoco. L'impalcatura si distrusse in una pioggia di
trucioli.
Bianca
era sana e salva. Flare respirò di nuovo.
-Ahh…
ahah… bene...-.
-Stai
ridendo?-.
Le
due ragazze si misero sulla difensiva, ma lui continuò a
ridere.
-Finalmente
qualcuno è riuscito a fermarmi! E cado per mano di un degno
avversario, non potevo sperare di meglio. Urgh! In
vita
mia non ho mai provato tanto dolore!-.
-Sei
contento di... di morire?- Chiese lei.
-Oh,
ma io è già
da un po’ che sono morto.
Sono semplicemente contento di
non dovermi
più muovere. Spero
di poter affrontare di nuovo
tua sorella, nell'aldilà.-.
Bianca
diventò scura in volto. Flare sapeva che non le piaceva
quando
qualcuno parlava di lei.
-Ho
incontrato l’essere che ora la impersona.
Prego
per chiunque se la troverà davanti.-.
-Io
prego per essere quella persona.-.
L’uomo-albero
chiuse gli occhi. Forse era... morto?
-Mi
dispiace, così non potrà essere. Voi morirete
qui.-.
Il
globo nel suo petto cominciò a brillare più
intensamente.
-Che
cosa stai facendo???-.
-Credimi,
se dipendesse da me lo impedirei. Potete provare a
scappare,
ma sarebbe inutile. Sono sinceramente… desolato...-
La sua
faccia sparì nelle radici, e Flare non sentì
più la sua voce.
-C-Cosa
facciamo?- Si rivolse a Bianca, ma lei era come imbambolata.
-Devi
andartene.- Sussurrò atona.
-Andarmene?
E tu?-.
-Assorbirò
l’esplosione. Se non lo faccio non solo tu, ma tutti quelli
qui
intorno saranno coinvolti.-.
-Ma…
tu non...-.
-Me
la caverò, non avere paura.- Provò a sorridere,
ma le riuscì male;
sia per la paura, sia per com’era ancora ridotto il suo
volto. Per
lei era comunque bellissimo.
Flare
provò a dire qualcosa, qualunque cosa pur di impedirlo, ma
non
sapeva cosa. Cosa voleva, cosa poteva fare, cosa le rimaneva, cosa???
-No.-.
Bianca
la guardò con un’ombra di sorpresa. Non le aveva
mai detto di no.
-No.-.
-Cosa
stai dicendo?-.
-No.-.
Calò
il silenzio, in cui il bagliore aumentò di
luminosità.
-Flare,
mi hai sentito, devi andare! Dirigiti a...-.
-No.-.
Le
parole le uscirono a fatica, anche se premevano per uscire.
Non
le aveva mai detto no.
-No,
tu… tu te ne devi andare. Tu sei più importante
di me, devi fare
ancora molte cose. Rimarrò io qui.-.
La
luce si stava facendo sempre più forte, non mancava molto:
Bianca
con la sua velocità poteva fuggire, per lei invece non
c’era più
speranza. Lo sapevano tutte e due.
-Non
se ne parla! Non ti lascerò qui, mai e poi mai!-.
Flare
distolse lo sguardo, strabuzzando gli occhi. Stava soffrendo
moltissimo, era doloroso parlarle così, ma
perché… perché non…
non capiva???
-Kuh!!!-.
-Che
cosa hai fatto?- Bianca le toccò la gamba, cercando di
fermare
l’emorragia. Flare ritirò i suoi capelli.
“Che
male… fa male…”.
-Perché
hai fatto una cosa del genere???-.
Ecco,
l’aveva fatta arrabbiare. Voleva chiederle scusa, cielo
quanto
voleva farlo, invece doveva continuare a farla arrabbiare. Ivan aveva
ragione su di lei, era una persona cattiva.
-Adesso…
non posso proprio scappare… quindi mi tocca rimanere...-.
-Eh?
Tu… sei…- La ragazza fece
un’espressione che non capì.
-Sei
proprio una stupida… sniff… Flare...-.
“La
sto facendo piangere. Sono cattiva, sono cattiva. Ma va bene
così.”.
-Sono
felice di sacrificarmi per te. Uh!- Dovette alzare la mano per
proteggersi dalla luce, ormai abbagliante.
-Presto,
scappa!-.
Bianca
aprì la bocca per dirle di sì.
-No.-.
Flare
sgranò gli occhi.
Come
“no”?
-Eh?
Cosa...- Guardò le dita intrecciarsi con le sue, strette
strette, e
si sentì avvampare.
-Te
l’ho detto, scordati che ti lascerò qui.- Rispose
lei sorridente.
Com’era bella quando sorrideva.
-Se
rimarremo insieme, credo che ci sia la possibilità che ce la
caveremo entrambe.-.
Flare
non riusciva a credere alle proprie orecchie.
-È…
è una follia!-.
-Come
abbandonare casa propria per aiutare una sconosciuta in mezzo alla
foresta?-.
-...-.
Bianca
premette dolcemente la fronte sulla sua.
-Quella
volta tu mi hai salvato la vita, e io non ho mai ricambiato il
favore. Ora permettimi di provarci, va bene?-.
-Però…
però...- Flare scoppiò in un pianto dirotto,
voleva dire tante
cose, che non era vero, che lei l’aveva liberata dalla
prigione in
cui si era rinchiusa, che le doveva tutto, che era stata una stupida
prima ad avere avuto paura di lei, anche solo per un istante, che non
voleva morire, che non voleva che neanche lei morisse, che non era
giusto che non avesse il tempo per dirne neanche una di quelle cento.
Più di tutto, voleva solo qualche altro secondo.
Ancora
qualche secondo, per altre parole.
Per
una il tempo c’era.
-B-B-Bianca.-.
-Flare.-.
Com’era
bella quando la guardava.
-Io
ti a
Nella
città deserta
-Anf,
anf, anf...- Kinana non sopportava più quel dolore, a
malapena si
reggeva in piedi; ma non perse la concentrazione, nemmeno per un
secondo.
“Devo
mantenere il controllo-kina...”.
BOOM
CLANG SPAM
-Cof-cof!
Ma che cazzo??-
Di
fianco a lei Dan si staccò dal muro e rovinò al
suolo.
-Madamigella-Kinana,
che piacere rivederla!- Rispose rimessosi prontamente in piedi.
-Vorrei
poter dire lo stesso, ma tienili lontani ancora per un po’,
ti
prego.-.
Il
cavaliere, che stava rimettendosi in piedi, si pietrificò.
Kinana
guardò immediatamente al buco sul muro, aspettandosi di
vedere
qualcuno arrivare; ma niente.
-Kinana-sama...-.
-Che
c’è, perché non torni di sotto-kina?-.
-Voi
mi avete appena supplicato?-.
Kinana
trasalì.
-...Pare
di sì.-.
-ORSÙ
ALLA
PUGNA!!!-
Era bastato quello per dargli alla testa, e si rituffò nella
mischia. Ma anche per uno come lui non doveva essere facile lottare
contro i suoi vecchi alleati. Chissà se lei ci sarebbe
riuscita, con
quelli di Fairy Tail.
“No,
a cosa sto pensando? Non è il momento di farsi prendere dai
dubbi-kina!”.
Il
suo occhio calò sulla bambola sgualcita che aveva preso agli
Heartphilia. Ora che la guardava meglio, era convinta di averla
già
vista, chissà dove.
“Forse
sto cominciando ad avere le traveggole. Manca poco… manca
così
poco…”.
BLINK
BLINK
Si
tastò le narici, ritrovandosi i polpastrelli rossi. La carne
sotto
la benda bruciava acida. Aveva le ore contate.
Ma
anche Natsu.
Tully
Bickslow
era steso a terra, Elfman da qualche parte in mezzo alle macerie.
Solo
Juvia era rimasta in piedi, ma non perché fosse stata la
più
abile.
Era solo che voleva giocare con lei.
-Allora,
cosa stavamo dicendo?-.
Juvia
la guardò arcigna, le ginocchia piegate e la schiena curva,
con i
capelli che le coprivano un occhio.
Ma
che pauraaaa.
-Ah,
giusto. Tu sai più o meno chi sono, ma io non ho la
più pallida
idea di chi sia tu.-.
-Anf,
anf... è Juvia che non ha... la più pallida idea
di cosa stai
dicendo... e di chi tu sia...-.
-Non
essere insensata, io sono io.- Mirajane si toccò il petto
con le
falangi degli artigli: -Una povera vittima delle circostanze
prigioniera del corpo di una sgualdrina. Però tu...- e la
indicò:
-eh, tu sì che sei una cosa strana. Sono abbastanza sicura
che Lyon,
possa riposare in pace...-.
-Cosa?-
Esclamò Juvia: -Lyon-sama è-è morto?-.
-Sì,
non lo percepisco più da un po'. Eh, arriva per tutti alla
fine.
Comunque, aveva detto di aver ucciso Juvia, e sarà stato un
apatico,
un frigido, uno stallone e uno scassapalle MA non era un bugiardo, e
di sicuro non era un tipo approssimativo. Quindi, se ha detto di aver
ucciso Juvia, Juvia è bella che morta.-.
-Ti
sbagli!- Gridò lei: -Juvia è viva e vegeta!-.
“Oh!
Ecco qui, quella punta di dubbio nella sua voce, quel tremolare degli
occhi: ho fatto bingo! Divertente...”.
-Sei
tornata in vita? Oppure sei un clone? Ah, indovinato, sei un clone!-.
-No!
Io sono Juvia! Juvia è Juvia!!!-.
-Ceeertoooo...
ora che ci penso, quel tipo laggiù- Indicò
Bickslow: -può vedere
nelle anime delle persone, no? Quindi avrebbe potuto già
svelare
l'arcano, ma tu non gliel'hai chiesto, giusto?-.
La
ragazza abbassò lo sguardo, mortificata. Era così
facile da
leggere...
-Cosa
c'è, hai paura di scoprirlo? Il dubbio è
gratificante in alcune
situazioni. Beh, in fondo ti capisco, non è semplice
trovarsi in un
corpo che non è il proprio.-.
-Ti
sbagli! Ti sbagli, ti sbagli, ti sbagli!!!-.
“C'ho
preso c'ho preso c'ho preso!”.
Juvia
si mise le mani tra i capelli e si dimenò tutta, poi si
sfogò col
cielo.
PLINK
“Uh?”.
Una
goccia di pioggia le era caduta sul naso. Il cielo si
rannuvolò.
“Tu
guarda...”.
Più
lei urlava, più forte cadeva l'acqua. Avanti così
sarebbe finita
fradicia.
-Vabbeh,
non è che importi tanto, alla fine stai per morire.-.
Ecco,
a quelle parole, smise di piovere. E lei di gridare.
Abbassò
la testa bruscamente, coi capelli che ciondolavano tipo quando aveva
rovesciato il sangue di porco in testa a Sayla. Eheheh, che ricordi!
“Mmm...
la polverizzo.” Distese una mano per ucciderla con un Soul
Extinctor; certo, avrebbe preferito farlo quando l’avesse
vista
svuotata di ogni voglia di vivere, ma non si poteva avere tutto.
Invece
scorse un cerchio azzurrino brillarle sotto i piedi, e nel giro di un
secondo si trovò a sei metri dal suolo, sospinta da due
eliche
d'acqua.
Per
fortuna aveva le ali, ma dove diavolo aveva trovato quella foga? E
brava ragazza! Era convinta di averla distrutta, e invece!
-Water
Jigsaw!- Le arrivò addosso come una trivella, non solo per
la
velocità ma proprio perché era diventata una
trivella, e a onor del
vero le fece pure un po’ male.
-Demon
Blast!- Congiunse le mani e sparò il suo fascio di energia
oscura,
facendo esplodere Juvia in mille schizzi.
-Papapa!-.
Mirajane
trasalì: una delle bambole di Bickslow era davanti a lei.
“Mi
hanno circondata?”.
Cinque
raggi verdi la presero in mezzo.
“Grrrr!!!
Credevo di averlo ammazzato, brutto bastardo!!!”.
-WRAAA-AH!-
Con un’onda di magia distrusse i pupazzi, ma qualcosa di
grosso da
sotto di lei la travolse spingendola in aria.
“Elfman?”
L’uomo, trasformato in una bestia-pipistrello, con il solo
pugno le
prendeva tutto lo stomaco.
Con
quel colpo le aveva mozzato il fiato, anzi, per poco non
l’aveva
fatta vomitare, ma non sarebbe durata molto.
“Ancora
qualche secondo… qualche secondo e potrò
muovermi…”.
Il
bastardo sembrava volesse spingerla fin nello spazio. Idiota.
“Ora!”
Mosse una mano e gliela mise sul viso, caricando un Extinctor.
“Sei
morto!”.
-Subl-blub!-
Si trovò all’improvviso con la testa immersa in
acqua, senza aver
avuto il tempo di trattenere il fiato.
“Dove…
quella lurida...”.
Davanti
a lei, Elfman usò il Take Over e cambiò forma.
Non le piacevano
quelle mani che spruzzavano scintille.
KREEEEEE
-BLAAAAAAAAAAGH!!!-.
Fulminata
al petto, iniziò a precipitare senza controllo. La scarica
l’aveva
immobilizzata di nuovo. Sopra di lei, Elfman come mostro-toro e Juvia
col corpo d’acqua l’avrebbero schiacciata una volta
a terra.
A
pochi secondi dall’impatto, sentì che poteva
muoversi di nuovo.
Però doveva liberarsi di quei due.
Sogghignò.
Le scappava giusto un po’ pipì.
Con
un artiglio, si lacerò il tessuto tra le gambe. Il piscio
gli arrivò
proprio in faccia, a quel bestione.
Distendendo
le ali Mirajane virò di lato, riuscendo così ad
atterrare, dopo
qualche capriola, sulle tre zampe. Elfman e Juvia invece si
schiantarono.
-Ahahah!
Prendete questo!-.
Con
la mano libera finalmente sparò il suo Extinctor,
senonché un
calcio sul polso glielo fece sprecare in aria.
Gettò
un’occhiata stizzita a Bickslow, non si aspettava di certo
che la
attaccasse di persona.
-Sparisci!!!-
Chiuse il pugno, ma lui si slacciò il mantello e glielo
gettò
addosso.
-Umpf!-
Con una mossa secca lo tagliò in due, trovandosi finalmente
faccia a
faccia con l’indifeso giullare.
Aspetta
ma allora…
Si
voltò spalancando la mano, incassando il pugno del mostro.
Stavolta
però fu abbastanza forte da farle piegare il gomito.
-Water
Rush!-.
Mira
guardò rapidamente ai lati, per capire da dove
l’avrebbe
attaccata. Ma si sbagliava.
Emerse
dal corpo di Elfman, oltrepassando entrambi. Però solo con
lei usò
il Sierra.
“KHHH!!!!
Mocciosa insolente!”.
Quando
passò del tutto, i suoi capelli fradici le caddero tutti
davanti
agli occhi.
Odiava
che le toccassero i capelli, quindi, odiava estremamente che glieli
bagnassero.
-mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmMMM!!!-
Flesse le braccia per lo sforzo, finché non
riuscì a risollevarli
con l’imponente rilascio della sua energia magica. Li
squadrò
tutti e tre, con gli occhi iniettati di sangue.
“Non
reagiscono più alle mie provocazioni. Come si permettono???
Deve
essere stato Bickslow, con la sua magia delle anime li ha rimessi a
posto!!! Allora ucciderò lui per primo, e poi lo
sventrerò, e poi
farò loro mangiare la sua carcassa!!!”.
-Satan
Soul: Halphas!!!-.
Non
le piaceva affatto dover abbandonare l’aspetto di Satan, dato
che
era quello che più assomigliava al suo, e specialmente in
favore del
corpo più simile tra tutti a quello della piccola esorcista;
ma se
lo faceva era per concludere una volta per tutte la questione.
Così
diventò quella specie di ibrido tra un drago e
un… bleah… un
angelo, con quel faccino da santarellina.
-Recitate
le vostre insignificanti preghiere.- Tuonò loro.
Oh,
ora sì, ora avevano paura, ora gliel’aveva
ricordato, a quegli
stolti, che non potevano vincere fin dall’inizio. Di solito
era
divertente quando se ne dimenticavano. Però ora era
così incazzata
che nemmeno si divertiva.
-Anzi
no, non lo fate.- Rizzò un dito, caricando magia oscura a
forma di
sfera. I tre rifiuti arretrarono, ma tanto sarebbe stato inutile. Ah,
no, non potevano, con il Rigurgito tutto lì intorno. Avrebbe
potuto
scatenarglielo contro già da prima, ma voleva trucidarli con
le
proprie mani.
E
finalmente l’avrebbe fatto.
-Sayonara!-.
Rilasciò
l’attacco; ma la sfera, al posto che innalzarsi, le
piombò
addosso.
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