Cherry
Blossom Tree.
Ottavo
Petalo
– Parte 1
Era
ormai maggio e la
primavera aveva fatto la sua comparsa decisiva in un turbine di fiori
colorati, polline svolazzante e un caldo che aveva costretto le persone
ad abbandonare definitivamente le giacche invernali ed i maglioni a
maniche lunghe. La temperatura si era alzata rispetto a un paio di
settimane prima e già dal primo mattino era percepibile il
diverso tepore del sole, che si sarebbe trasformato sicuramente in
caldo nel pomeriggio. Era stato un cambiamento drastico, se messo a
confronto con le giornate ballerine di aprile, ma ben accolto dalla
popolazione, insieme all'allungarsi sempre maggiore delle ore di luce e
alla ormai concreta possibilità di poter restare in giro
fino a tarda sera senza gelare di freddo.
Ochaco percorse la via che
conduceva all'Accademia tenendo lo sguardo basso, pensierosa,
stringendo le mani attorno agli spallacci dello zaino ed ignorando il
chiacchiericcio concitato degli studenti attorno a lei.
Percepì la pelle delle gambe pruderle per il sudore e
ipotizzò fosse giunto il momento di mettere dei collant
più leggeri, come le aveva suggerito sua madre, se non
voleva ritrovarsi a grattarle continuamente.
Sospirò
stancamente, occhieggiando i colori vivaci dei fiori posizionati nelle
aiuole ai lati del viale ben tenuto, ma tramite lo sguardo distratto
che gli riservò li percepì solo come macchie
indefinite che non si sforzò di mettere a fuoco, concentrata
in altri pensieri ben più seri.
Si domandò come
stessero il professor Aizawa e Numero Tredici. Erano passati una decina
di giorni dall'attacco alla USJ da parte della Lega dei Villain, e la
scuola era stata chiusa per ripristinare e potenziare i sistemi di
sicurezza e far calmare le acque burrascose che la notizia
dell'intrusione aveva inevitabilmente portato con sé.
In
quelle giornate si era scambiata dei messaggi quotidiani con Tsuyu,
scoprendo di trovarsi davvero bene nel parlare con la ragazza, e si era
ritrovata a messaggiare anche con Deku e Iida, principalmente riguardo
come procedessero quei giorni di vacanza obbligatoria a cui erano stati
costretti e scambiandosi pareri sulle notizie che passavano ai
telegiornali e le interviste che i giornalisti avevano fatto al Preside
Nezu riguardo i provvedimenti che avrebbe preso per evitare altre
vicende spiacevoli in futuro. I Professori interpellati erano stati
tutti tranquilli ed esaurienti nel trattare con i giornali e le
televisioni, mostrando una sicurezza che gli studenti si erano
ritrovati ad ammirare e cogliendo l'occasione per fare tesoro di quel
comportamento austero e sicuro che ogni Eroe dovrebbe mostrare per
essere in grado di rassicurare la popolazione.
Trovarsi coinvolti in un
attacco serio da parte dei Villain nemmeno dopo dieci giorni di scuola
li aveva scossi profondamente, iniziando ad instaurare nel loro animo
il primo di una lunga serie di esperienze che li avrebbe formati per il
futuro che li aspettava. Inoltre, nessuno si era giustamente lasciato
sfuggire notizie riguardanti le condizioni di Aizawa e Numero Tredici.
Sapevano solo che erano in condizioni stabili e che erano stati subito
soccorsi, ma nulla di più.
Ochaco si domandò se
avrebbero avuto dei danni permanenti, - soprattutto Erased Head, che
aveva riportato fratture multiple ed era quello uscito peggio dallo
scontro, - ma immaginò che avrebbe saputo di più
una volta entrata tra le mura scolastiche. Ricordava ancora
l'insegnante incosciente in spalla ad Asui e Mineta, con il volto
tumefatto pregno di sangue e lividi da cui non si riusciva nemmeno a
capire quante o dove fossero le ferite, le braccia frantumate che gli
pendevano mollemente verso terra come rami spezzati dopo una burrasca.
Era una scena che non avrebbe mai dimenticato e che le rimestava lo
stomaco peggio del suo Quirk ogni volta che ci ripensava.
«Uraraka!»
Ochaco si costrinse a sbattere le
palpebre un paio di volte per risalire dallo stato di torpore in cui si
era ritrovata, voltandosi appena e rallentando il passo quel tanto che
bastava per dare la possibilità a Iida di raggiungerla.
«Buongiorno, Uraraka.» la salutò il
ragazzo, cortese, una volta che l'aveva affiancata. La castana gli
sorrise, cercando di dissimulare i ricordi che l'avevano impensierita
fino a quel momento.
«Buongiorno a te, Iida. Tutto
bene?» si sforzò di dare alla propria voce la
solita nota spensierata e si convinse quasi di esserci riuscita, se non
fosse stata per l'occhiata penetrante che le riservò Tenya.
Durò una manciata di attimi, ma furono abbastanza eloquenti
per farle morire leggermente il sorriso che si era forzata di mostrare.
«Si, grazie.» Il rappresentante non
commentò l'espressione che leggeva in faccia alla compagna,
ma rivolse lo sguardo verso la U.A., improvvisamente serio.
«Come ci si aspettava dall'Accademia migliore del Paese,
hanno fatto in fretta a sistemare e rendere la scuola ancora
più protetta per garantirci la sicurezza necessaria per
poter continuare le lezioni!»
Ochaco sussultò per
quel cambio di atteggiamento, spaesata per quell'uscita totalmente
differente rispetto a quella con cui le aveva risposto poco prima. Iida
aveva alzato un braccio in direzione della Yuuei e la continuava ad
indicare con l'indice, mentre l'altra mano gesticolava per aria in una
strana sequenza di movimenti verticali. Uraraka lo osservò,
spiazzata, sgranando appena gli occhi e stringendo maggiormente la
presa delle mani sulle spalline dello zaino, la bocca aperta per lo
stupore.
L'aveva fatto per
distrarla.
Addolcì lo sguardo,
colpita per quell'accortezza. Iida Tenya era proprio un bravo ragazzo.
Forse un po' rigido sulle regole e dal linguaggio ricercato, ma aveva
un animo davvero nobile e non era la prima volta che notava quanto
cercasse di rendersi utile per gli altri. Ochaco si sentì
immediatamente più leggera osservando le labbra del compagno
inarcarsi verso l'alto e la complicità con cui la stava
osservando. Si esaltò e fece istintivamente un saltello.
«Già, è proprio quello che ci si
aspetterebbe dalla Yuuei, vero?»
«Uraraka!
Iida!»
I due si voltarono quasi contemporaneamente,
incontrando la figura di Izuku che si sbracciava poco lontano per
attirare la loro attenzione.
«Ah, Deku! Ciao!» si
lasciò sfuggire Ochaco, senza pensarci. Varie paia di occhi
si spostarono tra i due, attirati dal tono acuto della ragazza e dal
suo improvviso sbracciarsi davanti all'entrata dell'Accademia. Sia
Izuku che Uraraka s'infossarono nelle spalle, sentendosi
improvvisamente sondare da troppe occhiate curiose e percependo le
orecchie fumare di vergogna.
«Midoriya!
Buongiorno!» lo accolse Tenya, una volta che gli fu
abbastanza vicino da permettergli di non urlare. Si sistemò
con un gesto veloce gli occhiali e si guardò in giro, come
per sondare l'ambiente circostante.
«Yuhiko non
c'è?» fu la domanda di Uraraka, che continuava ad
osservarsi intorno come dovesse spuntare da un momento all'altro tra la
massa di coetanei che li circondava. Ochaco spostò
l'attenzione su Deku non nascondendo un'espressione dubbiosa, cercando
di scacciare l'imbarazzo che si sentiva addosso.
«Ah, sta
arrivando. Aveva da fare.» spiegò Izuku,
passandosi una mano tra i capelli, nervoso. Occhieggiò la
ragazza senza avere il coraggio di mantenere il contatto visivo.
«Ma sta… sta bene?» volle sincerarsi
Uraraka, e in quel momento Midoriya si sentì inchiodato dal
suo sguardo preoccupato. Mosse le mani davanti al petto, agitato,
capendo solo in quel momento cosa gli stesse domandando Ochaco e
notando lo sguardo crucciato di Iida, rimasto in silenzio con cipiglio
critico mentre avanzavano lentamente verso la classe. Si
sentì uno stupido.
«Sta bene! Benissimo! Ha solo
una piccola cicatrice sulla mano e una sulla gamba, ma quasi non si
vedono.» Deku
vide i due rilassarsi visibilmente e Uraraka non riuscì a
trattenere un sospiro sollevato.
«Menomale...»
commentò, portandosi una mano al petto.
«Recovery Girl l'aveva detto che non era nulla di
grave.»
constatò Iida, aprendo la porta dell'aula e facendola
passare per prima. Izuku strinse le labbra, lasciando che i due
entrassero in classe limitandosi a seguirli senza commentare.
«Però mi sono preoccupata lo
stesso…» sussurrò Ochaco, poggiando lo
zaino sul proprio banco e sgranchendosi le spalle.
«Tu stai
bene? Il braccio? Le gambe?» domandò poi, mentre
Deku le
passava da parte. Il ragazzo notò che stava gli stava
fissando quello che aveva rotto durante il combattimento. Lo mosse
davanti al viso di Uraraka, imbarazzato per quell'accortezza,
strappandole un sorriso.
«Tutto come nuovo!»
«Per fortuna c'è Recovery Girl.»
sussurrò, pensierosa, e Iida annuì approvando
quelle parole prima di mettersi a riprendere Kaminari e Kirishima per
il baccano che stavano facendo.
Midoriya si sedette al proprio posto,
ignorando le chiacchiere altrui e mettendosi ad osservare fuori dalla
finestra con espressione vacua. Come prima tappa il suo pensiero corse
a Yu, e non poté evitare di indurire i tratti solitamente
pacati in un'espressione lievemente tesa che stonava con lo sguardo
sbarazzino con cui guardava il resto del mondo. Quelle giornate
di inizio Maggio erano sempre portatrici di brutti ricordi.
In un gesto
involontario il suo sguardo corse alla porta ma l'unica persona che
attraversò la soglia fu Tokoyami. Deku lo salutò
con un gesto della mano e un cenno del capo, tornando a rifugiarsi nei
propri pensieri. Ripensò all'attacco alla USJ, a come era
stato conciato il professor Aizawa proprio davanti ai suoi occhi, ma
più di tutti lo preoccupava lo sforzo che aveva dovuto fare
All Might per riuscire a vincere e che gli aveva drasticamente
peggiorato le condizioni di salute, diminuendo il tempo in cui poteva
usufruire della Muscle Form.
Non ci voleva, non ci voleva proprio.
Era
da quando glielo aveva comunicato che Midoriya non riusciva a smettere
di pensarci. Sentiva addosso una strana pressione, come se solo a
seguito di quell'intrusione e di essere stato faccia a faccia con dei
veri criminali avesse capito il peso che il One For All e l'essere il
simbolo della pace si portava dietro. Avrebbe dovuto assolutamente
imparare a gestirlo, capire come farlo suo senza subirne i danni
– proprio come aveva promesso che avrebbe fatto a Kacchan.
Deku occhieggiò l'aula, facendo passare lo sguardo assorto
su Kaminari che parlava con Sero e Yaoyorozu insieme a Jirou e Mina,
Shouji che stava entrando in quel momento e Ochaco che era stata
affiancata da Tsuyu. Notò che Bakugou era già
seduto davanti a lui, ma non riusciva a vederlo in faccia. Dalla
posizione svogliata e la testa poggiata sulla mano destra,
però, immaginò che stesse guardando fuori dalla
finestra, probabilmente infastidito dalle proteste moleste di Mineta
poco dietro di lui. Non fece fatica ad immaginarsi i suoi occhi cremisi
che sondavano l'esterno, senza osservarlo seriamente.
Per un breve
attimo si domandò quali pensieri gli scorressero per la
testa in quel momento e se potessero essere vagamente simili ai propri,
se tra la miriade di ragionamenti riguardanti il fatto di voler
diventare il migliore e far esplodere chiunque osasse guardarlo con
un'espressione sbagliata si ricordasse che giorno fosse.
Midoriya
scansò quei pensieri, scrollando le spalle e sospirando
leggermente, facendo dardeggiare nuovamente lo sguardo per l'aula.
Incrociò il viso di Todoroki e gli sorrise istintivamente,
ma il ragazzo lo raggelò con un'occhiata che lo
lasciò spiazzato mentre gli passava accanto per andare al
proprio posto. Izuku sentì la soggezione che gli misero
addosso quegli occhi pieni di quello che lesse come rancore anche
quando Shouto uscì dal proprio campo visivo. Avrebbe avuto
voglia di girarsi per cercare di capire quella strana sequenza di
sensazioni che gli aveva messo addosso, ma si trattenne, limitandosi a
grattarsi i capelli con nervosismo.
«Oh, Eira!»
Deku alzò lo sguardo, attirato dalla voce di Kirishima,
puntando lo sguardo verso la porta ed incontrando la figura di Yu
avvicinarsi. Lei lo salutò con un cenno del capo.
«Ciao.» disse poi, senza rivolgersi a nessuno in
particolare ma occhieggiando tutta l'aula, soffermandosi sul rosso per
vari attimi. Sembrò volergli dire qualcosa.
«Come
stai?» le chiese Ochaco, alzandosi dalla sedia ed
avvicinandosi. Yuhiko se la ritrovò vicina prima di quanto
immaginasse, cosa che la costrinse a darle la propria attenzione
totale. Uraraka ebbe l'impulso di prenderle la mano, ma si trattenne
per educazione e per la poca confidenza che avevano.
«Bene,
grazie.»
La castana la sondò con lo sguardo, non
nascondendo una nota dubbiosa di fronte alla sua risposta che
trovò monocorde rispetto al solito. Le
sembrava anche che avesse un'espressione particolarmente spenta, ma non
la conosceva ancora così bene e preferì tenere
quei pareri per sé. Forse portava ancora le conseguenze
dell'attacco alla USJ. Lei stessa aveva avuto delle notti
particolarmente insonni i primi giorni. L'aveva trovata una cosa molto
poco eroica, specialmente trovandosi intorno ai suoi compagni che non
sembravano aver cambiato atteggiamento di una virgola, ma i suoi
genitori l'avevano confortata standole particolarmente vicino.
«La mano?» volle nuovamente sincerarsi, nonostante
avesse già parlato con Izuku poco prima. Era una cosa
stupida, probabilmente, dal momento che i due compagni stavano bene e
avevano subito ricevuto le cure di Recovery Girl, ma non
riuscì a trattenersi. Eira si portò il palmo
davanti al viso, picchiettando un piede per terra per scaricare il
disagio. Varie paia di occhi le stavano guardando e la cosa la mise in
soggezione.
«Non era nulla di che…»
provò a dissimulare, occhieggiando il paesaggio fuori dalla
finestra. Izuku era decisamente stato conciato peggio, stessa cosa per
i professori. In confronto, lei non aveva subito nulla ed ebbe
l'impressione di non meritarsi quelle attenzioni, sentendosi vagamente
in colpa per la sensazione di conforto che l'avere qualcuno che si
preoccupasse per lei le stava procurando.
«Piantala di fare
casino, Pervertito!» esplose improvvisamente Bakugou,
girandosi verso Mineta con sguardo truce. Il biondo sembrò
notarla solo in quel momento e la degnò di una breve
occhiata stizzita che le fece istintivamente assottigliare lo sguardo.
«Chissà chi ci farà lezione oggi,
cra…» mormorò Asui, pensierosa, mentre
Mina si voltava verso di lei annuendo distrattamente.
«Speriamo che il Professor Aizawa stia meglio.» fu
il pensiero di Yaoyorozu, che strappò degli sguardi
pensierosi al resto dei compagni. Per l'aula calò un
silenzio quasi innaturale che smorzò perfino i sorrisi di
Kaminari, Sero e Kirishima. Katuski borbottò qualcosa ma
nessuno si sforzò di capirlo né provò
a chiedergli di ripetere.
«Forza ragazzi, fate silenzio e
sedetevi tutti! Sta per iniziare la lezione!» fu il richiamo
generale di Iida quando suonò la campanella, e Uraraka e
Yuhiko si accomodarono ai loro posti dopo
essersi scambiate un'occhiata mentre Tenya osservò tutta la
classe con sguardo eloquente.
Eira poggiò il viso su una
mano, percependo i mormorii perplessi e le supposizioni dei compagni su
chi gli avrebbe fatto supplenza e i commenti sulla dimostrazione di
forza di All Might accarezzarle le orecchie. Chissà se gli
avrebbero comunicato a che punto erano le convalescenze dei loro
professori. Represse uno sbadiglio, passandosi una mano sugli occhi e
poi nei capelli per spostare il ciuffo dietro le orecchie.
«Buongiorno ragazzi.»
«Professor
Aizawa!»
Come se si fossero messi d'accordo tutte le teste
della classe saettarono verso la porta, incontrando la figura
dell'uomo. Iida e Kirishima addirittura si alzarono in piedi per la
sorpresa e l'istinto di raggiungerlo per dargli supporto, bloccandosi
all'occhiata eloquente che l'uomo gli riservò costringendoli
nuovamente seduti.
Con passo zoppicante Shota si trascinò
lentamente verso la cattedra, osservato morbosamente da un misto di
espressioni stralunate ed ammirate. Gli venne da sospirare, ma non
disse nulla. Anche se cercò orgogliosamente di non darlo a
vedere aveva ancora dolore dappertutto e non aveva voglia di sprecare
fiato, dal momento che anche solo muovere il viso per parlare era
abbastanza fastidioso a causa dei lividi non ancora guariti e i punti
che tiravano la pelle.
«Professore, sta bene? Non dovrebbe
stare a riposo?» si permise di domandare Momo, non
nascondendo una nota di titubanza nella voce. Nonostante le cure dei
medici e di Recovery Girl era sicura che la convalescenza di Aizawa
sarebbe dovuta durare varie settimane.
«Cavoli, è
proprio un professionista…» commentò
Denki, osservandone il viso completamente fasciato in candide bende
bianche e le braccia ingessate.
«Come sto io non
importa.» Deku s'irrigidì sulla sedia e strinse i
pugni, improvvisamente teso davanti a quella confessione: come aveva
immaginato, Aizawa non si era ancora ripreso del tutto.
Sperò che non avesse subito troppi danni agli occhi, dal
momento che erano praticamente l'unico metodo in cui poteva utilizzare
il suo Quirk.
«Devo farvi i complimenti, ragazzi, per come
avete affrontato quei Villain.» continuò, non
lasciando tempo a nessuno di interromperlo con domande a sproposito.
Non che credeva lo avrebbero fatto, quel giorno. I ragazzi sembravano
diventati improvvisamente muti, completamente concentrati su di lui e
su ciò che stava dicendo. Il suo sguardo cercò in
particolare quello di Midoriya, e vide il ragazzo sussultare quando gli
rivolse una lunga occhiata. Poi lo fece scorrere su tutti i presenti,
come se li stesse analizzando, fermandosi su Tsuyu e Mineta per alcuni
secondi.
Socchiuse le palpebre, scacciando i ricordi del combattimento.
Quei tre in particolare se l'erano vista davvero brutta pur di
aiutarlo, ma erano stati bravi. Concordava con
il pensiero degli altri insegnanti riguardo il fatto che in quella
classe c'erano sicuramente elementi interessanti. Sarebbe stata una
bella sfida tirarne fuori il meglio.
Aizawa non poté evitare
si sentirsi esaltato, ma rimase inflessibile.
«D'ora in poi
dovrete impegnarvi ancora di più.»
continuò, con voce strascicata. Quel Noumu gli aveva
conciato il viso per bene, se sentiva ancora il sapore ferroso del
sangue in fondo alla gola. Forse gli era saltato qualche punto mentre
parlava.
«La battaglia non è ancora
cominciata...» lasciò volutamente la frase in
sospeso, per tastare la reazione degli studenti e riprendere fiato. Con
sua somma soddisfazione la maggior parte di loro si tese all'istante,
affilando lo sguardo e facendosi improvvisamente più seria,
come se dovesse scattare in piedi da un momento all'altro.
«Battaglia?»
«Sono tornati i
Villain?»
«Di già?»
«Che vengano, li farò esplodere uno ad
uno!»
Aizawa li osservò con sguardo vacuo,
nascondendo il ghigno che gli nacque spontaneo dietro le bende. Era
giusto così, dovevano essere sempre all'erta. Quell'assalto
era stato involontariamente un bel banco di prova.
«Professore, di cosa sta parlando?»
domandò Iida, alzandosi nuovamente in piedi. Shota gli fece
un cenno col capo per farlo tornare a sedere, interrompendo i mormorii
concitati che avevano iniziato a serpeggiare per la classe. Questa
volta i suoi studenti avrebbero dovuto dare il massimo, ma non c'erano
Villain, ad attenderli.
«Sto parlando del Festival
Sportivo.»
***
«Ah
sono così emozionata!» Uraraka mosse il bicchiere
che aveva in mano con troppa enfasi, perché l'acqua che
conteneva strabordò e finì per gocciolarle sulla
maglia. Eira ridacchiò per l'entusiasmo della ragazza,
vedendola arrossire d'imbarazzo quando anche Deku e Iida si misero ad
osservarla.
«Voi no?» chiese, più
tranquilla, passandosi un fazzoletto sulla cravatta umida aggrottando
la fronte.
«Per il Festival Sportivo?» chiese
conferma Yuhiko, finendo di mangiare. Il suo sguardo vagò
per la mensa, pensieroso, mentre Ochaco le annuiva sbattendo
ripetutamente le palpebre. L'idea la esaltava così tanto?
«Mh…» borbottò, poco
convinta, alzando le spalle.
«È un evento
importante, come ha spiegato stamattina il Professor Aizawa. Come fai a
non essere emozionata nemmeno un po'?» domandò
Iida, sistemandogli gli occhiali, forse intuendo le titubanze della
mora dalle rughe che le incresparono la fronte e lo sguardo
improvvisamente lontano. Eira si prese qualche secondo, perdendosi ad
osservare la massa di studenti che le stavano intorno come se potessero
darle le parole di cui necessitava.
Era una cosa che non sapeva
spiegarsi, ancor meno dirla a parole. Specialmente in quei giorni
l'ultima cosa a cui voleva pensare era una gara contro il resto della
scuola. A lei interessava diventare una Pro Hero, e mai come quella
giornata le ricordava le motivazioni dietro tale scelta, ma allo stesso
tempo non le importava di scalare la vetta come desideravano Izuku o
Katsuki. Lei voleva fare quel lavoro e basta, ed essere a posto con la
sua coscienza, sapendo di aver dato tutto ciò che poteva per
gli altri, allenandosi e migliorando fino ad essere soddisfatta. Anche
se sapeva quanto fosse importante il Festival per farsi notare dalle
agenzie ed introdursi in quel mondo.
Sospirò pesantemente,
rendendosi conto che non c'era scappatoia. Avrebbe dovuto comunque dare
il meglio di sé se voleva riuscire ad arrivare dove
desiderava e il Festival Sportivo era una tappa obbligatoria.
Probabilmente prima se lo ficcava in testa meglio sarebbe stato.
«Non è che non sono emozionata... solo che... boh,
non saprei dire.» mugugnò, ancora pensierosa,
senza riuscire a dare un ordine ai propri pensieri. Cercò lo
sguardo di Deku e il ragazzo sussultò, intuendo la richiesta
silenziosa dietro l'occhiata implorante che gli lanciò la
ragazza che gli stava di fronte.
«Uraraka, tu
perché desideri diventare una Pro Hero?»
domandò, cambiando argomento. Vide Yu sospirare,
rifugiandosi nuovamente nel suo mondo silenzioso e la lasciò
fare. Ochaco sbatté gli occhioni, portandosi un dito al
mento. Si umettò le labbra, giocherellando con le bacchette.
«I miei hanno una ditta edilizia e spesso bisogna sollevare
pezzi molto grossi, i macchinari costano...»
iniziò, tenendo lo sguardo sul piatto ancora mezzo pieno.
«Ah, azzereresti i costi se potessi usare liberamente il tuo
Quirk!» intervenne Izuku, acuto. La ragazza annuì
distrattamente, ricordando la discussione con i genitori e le parole di
suo padre.
«Voglio diventare una Professionista per poter
guadagnare e fargli vivere una vita tranquilla.»
affermò, rialzando lo sguardo. Avevano sempre messo la sua
felicità prima della loro qualsiasi fosse la condizione in
cui si trovavano. Il minimo che poteva fare era ricambiare quelle
attenzioni.
Tenya applaudì per quella schiettezza e Midoriya
sgranò gli occhi, colpito da quella sicurezza e dall'alone
di determinazione che aveva improvvisamente animato lo sguardo di
Ochaco. Sentì il respiro accelerare e la bocca gli
diventò improvvisamente asciutta. Le parole di Uraraka lo
spinsero a riflettere meglio sul suo desiderio di voler essere come All
Might. Strinse i pugni sotto il tavolo, sempre più convinto
delle proprie decisioni e su ciò che avrebbe dovuto fare da
quel momento in poi.
Tutti si stavano impegnando, non poteva essere da
meno. Non voleva essere da meno.
«Tu invece vuoi diventare
come tuo fratello, vero, Iida?» domandò la
ragazza, interrompendo la sequela di complimenti che le stava facendo.
Il ragazzo tornò immediatamente serio e sistemò
gli occhiali.
«Si, esatto. Desidero fare del mio meglio per
poter aiutare le persone.» confermò, deciso. Eira
ascoltò distrattamente i loro discorsi, occhieggiando la
sala mensa con sguardo spento ed individuando alcuni dei loro compagni
sparpagliati per alcuni tavoli.
«Yuhiko?»
Ognuno
aveva i propri motivi per entrare nel mondo dei Pro Heroes, ma pensava
che ce ne fossero davvero pochi a lasciare dei segni particolari
– come All Might. Forse era per quello che Bakugou era
così ossessionato all'idea di superare tutti.
«Yuhiko?» Eira sussultò, colta alla
sprovvista dal tocco di Ochaco sulla spalla. Rivolse ai tre uno sguardo
dispiaciuto, accorgendosi delle loro espressioni preoccupate. Si era
distratta.
«Dicevi?» Uraraka tornò a
sedersi composta, rilassandosi visibilmente e sorridendole.
«Tu perché vuoi diventare Pro Hero?» le
domandò, incuriosita. A Eira si bloccò il respiro
in gola. Notò distrattamente il volto di Izuku diventare
improvvisamente tirato e sbiancare.
«Io voglio
proteggere le
persone!»
Si morse un labbro, distogliendo lo sguardo e
facendolo dardeggiare per la stanza come per cercare una scappatoia.
Giusto, lei... perché voleva diventare una Hero?
«Nasconditi, presto.»
«Beh...»
iniziò, e vide Midoriya trattenere visibilmente il respiro e
lanciare uno sguardo angosciato, ma rimase zitto, fissandola di
sott'occhi senza il coraggio di dire nulla.
«Una
barriera...»
Restò in silenzio per quella che le
sembrò un'eternità, sentendosi improvvisamente
confusa da troppi ricordi. Una fitta al petto la costrinse a prendere
un respiro profondo per cercare di scacciare la sensazione di angoscia
che aveva iniziato ad agitarsi nello stomaco.
«Per proteggere
le persone.» Il suo mormorio si perse tra gli sguardi
compiaciuti dei due compagni e il chiacchiericcio degli studenti.
Affilò lo sguardo, consapevole del pensiero errato che la
stava accompagnando ma che non la lasciava mai e che non poteva fare a
meno di nutrire. Specialmente in quella giornata.
Per proteggere le
persone... e per vendetta.
***
«Ohi
Bakugou! È libero questo posto? Non ti dispiace se mi siedo,
vero?»
Katsuki alzò lo sguardo dal proprio piatto
quel tanto che bastava per osservare Kirishima sedersi di fronte a lui
facendo strascicare la sedia per terra senza nemmeno aspettare una sua
risposta. Il suono lo infastidì leggermente, ma ancor di
più lo infastidì il sorriso sul volto del
compagno e la sua espressione spensierata. Che cazzo aveva sempre da
ridere lo sapeva solo lui.
«Non ho detto che potevi
sederti.» commentò, secco, aggrottando la fronte.
Per tutta risposta Eijirou gli riservò un'alzata di spalle,
per nulla toccato dal tono piccato del ragazzo, iniziando a mangiare.
«E non ignorarmi, Capelli di Merda!» lo riprese,
sporgendosi verso di lui. Katsuki sentì uno strano tic
all'occhio. Sbuffò palesemente, richiudendosi nel suo
silenzio dopo aver fulminato il ragazzo di fronte a lui con una lunga
occhiata storta che gli strappò solo uno sguardo perplesso e
una serie di mugugni a bocca piena.
Dannazione.
Bakugou
incrociò le braccia al petto, indispettito, sentendo il
sangue pulsargli contro le tempie in modo quasi fastidioso. Il brusio
della sala mensa e le chiacchiere dei ragazzi gli tornarono
prepotentemente a disturbare l'udito.
Dannato Kirishima.
Bakugou
scoccò la lingua contro il palato allo stesso modo in cui
gli riservò un'ennesima occhiata storta, tirando le labbra,
accettando l'idea di dover abbandonare la quiete che si era costruito
attorno e che il rosso gli aveva frantumato senza nessun riguardo.
Restò in silenzio guardando Eijirou parlare senza
ascoltarlo, pensieroso, domandandosi perché continuasse
imperterrito a inondarlo di parole pur sapendo che non gli avrebbe dato
corda.
Da dopo l'attacco alla USJ Capelli di Merda gli si era
appioppato ancora di più e mai come in quel momento in cui
ce lo aveva davanti a mangiare si rese conto che il ciarlare a cazzo di
quel ragazzo gli si stava conficcando nelle orecchie in modo sempre
più frequente. Katsuki non capiva davvero cosa volesse da
lui e perché non se ne stesse con Faccia da Scemo, il Nano
Pervertito e Salsa di Soia come i primi giorni.
Qualcosa dentro di lui
ringhiò di vittoria e Bakugou increspò le labbra,
in una sorta di ghigno soddisfatto appena accennato, mentre dava corda
ai propri pensieri ed al proprio ego, osservando il ragazzo di fronte a
lui scandagliare la sala come se stesse cercando qualcosa – o
qualcuno.
Probabilmente aveva capito che era forte. Che sarebbe
diventato il migliore. Se le cose stavano così, non si
sorprendeva di averlo attirato come gli orsi con il miele. Tutti
l'avevano sempre ammirato, fin da quando era piccolo.
Kirishima venne
scandagliato dagli occhi cremisi di fronte a lui senza nemmeno
accorgersi, mentre con la bocca ancora piena si sbracciava per la sala
attirando l'attenzione di Sero, Kaminari e Mineta che, una volta
adocchiato il ragazzo, si avvicinarono immediatamente al tavolo con i
vassoi in mano.
«Cavoli, certo che se si ritarda un attimo
bisogna aspettare un sacco per prendere da mangiare!» si
lamentò Denki, lasciandosi andare mollemente sulla sedia e
lanciando uno guardo di traverso alla lunga fila di studenti ancora in
piedi.
«Coda, si… guarda quante belle
gambe… un'occasione per stare appiccicato alle
ragazze…» mormorò Mineta, perso nelle
proprie fantasie, il segno di una mano ben visibile sulla guancia.
Kaminari gli lanciò un'occhiata esasperata
sperando che l'udito fine di Jirou non lo sentisse, perché
quando faceva qualche commento a sproposito – non sapeva
spiegarsi ancora come – finiva sempre in mezzo anche lui.
«Sei senza speranza, Mineta.» lo prese in giro
Sero, strappando delle risate ai compagni.
«Ah? Sei solo
invidioso del mio successo con le ragazze!» si offese il
più piccolo, stringendo una mano a pugno e sventolandogliela
davanti alla faccia.
«Sarò il primo Pro Hero ad
avere un Harem! Sta a vedere!» continuò,
vantandosi. Annuì soddisfatto, compiacendosi da solo per le
sue stesse parole, dimentico di aver ricevuto uno schiaffo da una
studendessa più grande giusto una decina di minuti prima.
«Se essere ignorato o picchiato lo chiami
successo…» borbottò Kirishima poco
convinto, nascondendo la sua espressione dubbiosa dietro il bicchiere.
Sero sghignazzò lanciandogli uno sguardo veloce.
«Voi non capite!» sbottò il
più piccolo, guardandoli tutti male e stanco di essere preso
in giro. In risposta ottenne solo delle risate.
«Dai Mineta,
non prendertela!»
«Oh, avete sentito del Festival
Sportivo?»
«Non vedo l'ora che inizi!»
«Sarà una prova da veri uomini!»
«La piantate di fare baccano?!»
sbottò Bakugou, stanco delle voci concitate che
gli trapanavano i timpani e con la pazienza definitivamente esaurita. I
quattro si congelarono sulle sedie e varie teste si voltarono nella
loro direzione, perplesse per quel casino improvviso. Nei tavoli
attorno a loro calò un silenzio quasi innaturale. Kirishima
si grattò la testa, gettando occhiate imbarazzate in giro ed
abbassando il capo in segno di scuse verso gli studenti più
grandi.
«Dai Bakugou, non c'è bisogno di alzare la
voce.» lo riprese Hanta, guardando di sott'occhi la sua
faccia crucciata e i palmi che ogni tanto mandavano scintille.
«Sei sempre il solito.» gli fece notare Eijirou
senza giri di parole, beccandosi un'occhiata di fuoco.
Il solito? Che
cazzo voleva dire il solito?
Katsuki sentì le mani
sfrigolare dalla voglia di far scomparire quelle espressioni allegre
che gli stavano mostrando con la stessa velocità con cui gli
stavano facendo saltare i nervi uno per uno.
«Ormai abbiamo
capito che hai un carattere di merda, puoi anche evitare di rimarcarlo
tutte le volte.» commentò
mellifluo Kaminari, facendo spallucce e arricciando le labbra in un
ghigno, osservando la reazione del compagno davanti a lui con sguardo
compiaciuto. Il ringhio basso che Bakugou gli restituì fu
abbastanza per far capire a tutti che le parole di Denki lo avevano
colpito in modo da dargli fastidio ancor di più.
Il biondo
si morse un labbro, nervoso. Quegli stronzi lo facevano apposta a
punzecchiarlo per farlo incazzare.
Katsuki si ritrovò a fare
i conti per la prima volta con delle persone che non sembravano
minimamente preoccupate delle sue reazioni eccessive ma, anzi,
sembravano divertirsi. Non seppe catalogare la sensazione che gli
nacque all'altezza del petto mentre li fulminava con la peggiore delle
espressioni rabbiose che era capace di fare, ma gli diede immensamente
fastidio vedendo che non sortivano l'effetto a cui era sempre stato
abituato. E tutto era partito per colpa di Capelli di Merda, che gli si
era appiccicato addosso come se avesse la colla e si era trascinato
dietro anche gli altri.
Maledetto. Lo avrebbe fatto esplodere.
Bakugou
sbuffò, incrociando le braccia al petto e facendo
dardeggiare lo sguardo per la mensa tornando ad ignorare volutamente i
ragazzi al tavolo con lui. Si scontrò con lo sguardo di Deku
e non
si sorprese di vederlo sussultare quando si accorse che lo stava
osservando, ma la direzione verso cui era rivolto il volto di Izuku lo
costrinse a seguirne la traiettoria, finendo per spostarsi sulla figura
di Eira a pochi passi di distanza e facendogli morire il ghigno
di compiacimento che gli era nato in viso. Bakugou ci mise qualche
secondo di troppo a capire che si stava dirigendo verso di loro.
Ci mancava lei a
rompergli i coglioni, quel giorno.
«Oh Yuhiko,
ciao!» L'accolse Kaminari, allegro, vedendola fermarsi
accanto a lui.
«Che cosa vuoi, Mizore?»
l'apostrofò Katsuki senza nemmeno guardarla, prima ancora
che potesse dire qualcosa. Yu tirò le labbra, dedicandogli
un'occhiata indefinita che durò giusto una manciata di
attimi, per poi spostare l'attenzione su Kirishima e cambiare
totalmente espressione.
Bakugou si ritrovò a studiare la
ragazza assottigliando lo sguardo, sentendo la soddisfazione di essere
stato lasciato in pace lasciargli una strana sensazione agrodolce.
Corrugò la fronte.
Lo aveva appena ignorato?
«Mizore?» commentò Mineta, pensieroso,
studiandola con delle occhiate palesi che Eira fece volutamente finta
di non vedere. Resistette dalla voglia di tirargli una gomitata in
testa per fargli finire la faccia nel piatto e si limitò a
roteare gli occhi al cielo.
«Volevo ringraziarti, non l'ho
ancora fatto come si deve.» disse, rivolta al ragazzo, ed
Ejirou arrossì leggermente di fronte alla sua espressione
palesemente grata nei suoi confronti e al modo diretto con cui lo stava
guardando.
«Ah, ma figurati! Era il minimo!»
Kirishima si passò una mano tra i capelli per scaricare
l'imbarazzo che sentiva impastargli la bocca e scaldargli le orecchie.
«Come stai?» le chiese poi, più serio,
attirando l'attenzione di Katsuki. Al biondo non scappò lo
scambio di sguardi tra i due e arricciò il naso, sentendo un
vago presentimento irrigidirlo alla bocca dello stomaco. Di che diavolo
stavano parlando? Non osò fiatare, limitandosi ad osservare
la scena trincerato dietro il suo muro di mutismo e
scontrosità aspettando di capirci qualcosa in quel discorso
fatto di frasi a metà del cazzo.
Eira si morse un labbro,
scoccando la lingua sul palato, ghignando e lanciando a Kirishima uno
sguardo complice.
«Ah, sto bene, però mi hai
proprio salvato il culo.»
«Di cosa state
parlando?» s'intromise Sero, incuriosito, e Yuhiko
approfittò di quella pausa per sedersi nel posto vuoto
accanto a Kaminari, ignorando l'espressione contrariata con cui Bakugou
accolse quel gesto. Appoggiò il volto su una mano e
sospirò.
«Dell'attacco alla USJ.»
***
Eira
riaprì gli occhi a fatica, sentendo una fitta trapassarle la
testa non appena le sue pupille vennero nuovamente in contatto con la
luce del giorno. Fu come se un'esplosione di puntini neri stesse
facendo festa nel suo campo visivo appannato e ci vollero vari secondi
perché scomparissero del tutto.
Si portò
automaticamente una mano alla fronte, massaggiandosela per cercare di
alleviare il dolore pulsante che sentiva direttamente nelle orecchie e
asciugandosi il sudore che le colava lungo le tempie con il dorso
coperto dal guanto.
Cosa diavolo era successo?
Le bruciava uno zigomo e
i capelli sparsi le solleticavano il collo e le spalle scoperte.
Deglutì, percependo in bocca il sapore della polvere misto a
quello del sangue che le arrivò fino in fondo alla gola.
Probabilmente era caduta e aveva battuto il viso quando il Warp Gate
del Villain li aveva assorbiti. Sbatté le palpebre un paio
di volte, cercando di mettere ordine nella confusione che le annebbiava
i pensieri.
Dov'era finita?
Eira sospirò stancamente,
prendendo grosse boccate d'aria che le trafissero la schiena e
percependo il proprio corpo formicolare mentre cercava di recuperare la
motivazione necessaria per alzarsi, rendendosi conto che un labbro e lo
zigomo le sanguinavano e vedeva tutto doppio se girava la testa troppo
in fretta. Puntò lo sguardo sull'asfalto di fronte a lei per
calmare i capogiri, rimuginando.
Era caduta dall'alto, quello lo
ricordava.
Ricordava la sensazione del corpo avvolto dalla massa nera,
il buio che sostituiva l'ambiente della USJ che la circondava e la
costrizione soffocante di non riuscire a muoversi, ogni suono sparito,
le voci dei suoi compagni echi sempre più lontani. Aveva
provato a tendere la mano per cercare qualche appiglio nel nulla, ma
non era servito a niente se non a farle venire un attacco di panico nel
rendersi conto che era completamente sola, staccata dal resto della
classe.
Aveva riaperto gli occhi solo quando si era accorta dell'aria
che le aveva iniziato a graffiare il viso, la pressione attorno
diminuire fino a mutare nell'inconfondibile certezza di stare cadendo
nel vuoto. Il grido che stava per buttare fuori era stato smorzato dal
cuore saltatole direttamente in gola.
Cercando di evitare di finire
spiaccicata contro la strada aveva attivato il Quirk creandosi un
appoggio, ma qualcosa doveva essere andato storto, perché la
conoscenza del terreno l'aveva fatta lo stesso e non era stata delle
più piacevoli.
Yuhiko liberò un sospiro
sconsolato, portandosi davanti al viso le mani con i polpastrelli
arrossati e notando i palmi dei guanti sporchi di terriccio, qualche
sassolino incastrato nel tessuto ormai scorticato.
I
Villain…
Tirò le labbra, guardandosi intorno con
nervosismo crescente: era finita in una parte della USJ in cui era
stato predisposto lo scoppio di un terremoto, probabilmente, o qualche
tipo di ordigno, a giudicare dai calcinacci per strada, gli edifici
malmessi e traballanti e tutti i rottami, i pezzi di vetro e cemento
sparsi lungo la via. La strada era spaccata da crepe e buchi profondi e
c'erano pezzi di ferro che sporgevano dalle mura dei condomini
disintegrati.
Eira mosse qualche passo studiando ciò che
stavano registrando i suoi occhi, accorgendosi con un brivido lungo la
schiena di essere sola – completamente sola – mano
a mano che riacquistava lucidità. Si morse il labbro
già martoriato, immobilizzandosi e tendendo tutti i sensi
come se fosse un cervo in mezzo alla radura che sente l'arrivo del
cacciatore e affilò lo sguardo, percependo una sensazione di
disagio annidarsi nello stomaco ogni secondo di più.
Con gli
occhi che dardeggiavano per l'ambiente alla ricerca spasmodica di un
volto amico la mente di Eria iniziò a lavorare per cercare
di mettere in ordine i pensieri.
La Yuuei era stata attaccata dai
Villain…
La mora strinse un pugno domandandosi come avessero
fatto ad eludere i sistemi di sicurezza, percependo il proprio corpo
irrigidirsi per la tensione tanto da darle fastidio e provando
l'inconfondibile sensazione di essere spiata.
Si voltò di
scatto, saggiando ogni angolo di quegli edifici e massi distrutti con
sguardo serio.
Invece di rilassarsi non vedendo niente di anomalo la
cosa ebbe il potere di aumentarle l'inquietudine, mentre la propria
mente ragionava in un accumulo di pensieri prima ancora che si rendesse
conto degli stessi. Erano dei nascondigli perfetti per tenderle un
agguato. Ed era sicura ci fosse qualcuno, nascosto lì in
mezzo, magari dietro qualche masso o qualche colonna portante che
aspettava solo che abbassasse la guardia per attaccarla.
Li avevano
divisi apposta? Per poterli battere più facilmente?
Yuhiko
storse il naso, relegando le domande in un angolo della propria mente,
decidendo che non erano importanti in quel momento. L'unica cosa che
contava era che riuscisse a raggiungere qualcuno dei suoi compagni e
che tutti stessero bene.
Occhieggiò velocemente il tetto
della palestra e il suo corpo rispose automaticamente:
accumulò il potere sotto i piedi per solidificare l'aria e
crearsi degli appoggi e iniziò a salire facendo dei salti.
Si ritrovò sopra gli edifici e per un attimo le
mancò il respiro, rendendosi conto della grandezza immensa
della USJ, tanto che si infossò nelle spalle provando la
sensazione inconfondibile dell'amarezza di fronte a quella visione che
le bruciò nello stomaco.
L'entrata era dalla parte opposta
alla sua, ma intorno a sé non vedeva nessuno. Tutto sembrava
tacere in un silenzio tanto opprimente quanto inquietante –
perfino le esplosioni di Katsuki sarebbero state un suono gradito in
quel momento.
«Sei scoperta, mocciosa!»
Eira
abbassò lo sguardo, rendendosi conto della sagoma che le
stava andando contro veloce come un proiettile. Saltò
indietro con una capriola, evitandola per un pelo, e la corrente d'aria
che si portò dietro le scompigliò prepotentemente
i capelli costringendola a portarsi le braccia davanti al viso per
proteggersi gli occhi dal terriccio. Girò su se stessa,
cercando la figura del Villain nel cielo attorno a lei con sguardo
febbrile.
Dov'era andato?
«Sei finita!»
Eira si
voltò di scatto, alzando di poco lo sguardo e portando le
braccia in avanti verso il nemico che le stava piombando addosso e che
si schiantò contro la lastra che si frappose tra loro. Lo
osservò arretrare di vari metri in una serie di movimenti
sconnessi e piume svolazzanti e si accorse che aveva le ali attaccate
alle braccia. Quello scosse la testa, intontito, focalizzandosi poi
sulla sua figura sospesa nell'aria e sulla barriera che le stava
davanti. La fulminò con gli occhi gialli ridotti a due
fessure ed Eira di contro si mise in una posizione difensiva,
osservando il taglio che si era fatto sulla fronte e il sangue colargli
lungo una tempia.
«Brutta mocciosa, adesso ti sistemo come si
deve!» le urlò contro, accorgendosi dello sguardo
compiaciuto che gli stava rivolgendo. Yuhiko increspò le
labbra in un sorrisino, sentendo l'agitazione lasciare lentamente posto
all'adrenalina e alla strana sensazione di poter vincere.
Poteva
farcela, doveva solo restare concentrata...
Espirò,
smaterializzando la barriera e allargando l'appoggio sotto i piedi per
sentirsi più stabile. Accumulò potere nelle gambe
e nelle mani per prepararsi e rimase ad aspettare la mossa del suo
avversario, percependo l'aria serpeggiarle lungo la pelle in spire
agitate mischiandosi al suo respiro.
Senza darle altro tempo per
pensare il Villain le andò contro e lei fece nuovamente per
proteggersi, ma pochi istanti prima che l'uomo si schiantasse
nuovamente contro la barriera virò la direzione, sbattendo
le ali e innalzandosi verso l'alto, piombandole addosso aiutato dalla
forza di gravità.
Yuhiko seguì a fatica i suoi
movimenti e le sue intenzioni, arretrando istintivamente per evitare il
calcio che provò a tirarle portandosi le braccia davanti al
viso. Cercò di parare la serie di attacchi accumulando
l'aria e solidificandola per attenuare i colpi e proteggersi nei punti
in cui il Villain stava cercando di ferirla, ma concentrarsi sia sulle
braccia che sui piedi per non rischiare di cadere le riusciva difficile
e la paura di perdere il sostegno sotto di sé era maggiore
di prendere un pugno.
Provò a tirargli un paio di calci, ma
quello li schivò senza subire grossi danni, svolazzando
davanti a lei e fissandola con soddisfazione. Si era reso conto della
praticamente nulla esperienza che aveva nel corpo a corpo e della sua
difficoltà di impiegare il Quirk in più cose
contemporaneamente.
Eira si morse un labbro, iniziando a sentire il
respiro pesante e il sudore colarle lungo le tempie, ragionando: il
Villain era veloce, le ali lo aiutavano nei movimenti in aria e lei
iniziava a sentire le gambe poco stabili. Affilò lo sguardo,
prendendo un grosso respiro e smaterializzando gli appoggi, lasciandosi
cadere nel vuoto per vari metri pur di mettere un po' di distanza tra
lei e il suo avversario che la fissò, interdetto.
«Dove credi di andare, mocciosa?!»
Yuhiko
atterrò sul tetto di un edificio traballante, sollevata di
aver rimesso i piedi su un terreno stabile e prendendo dei grossi
respiri. Ancora accovacciata alzò il viso, osservando il
Villan dal basso, ma quello sorrise dandole una viscida sensazione di
sospetto.
«Ohi ohi, non essere egoista! Lascia giocare un po'
anche noi!»
Eira istintivamente si tirò in piedi,
avvicinandosi con passi misurati al bordo del tetto e seguendo la
direzione verso cui si era girato a guardare il suo avversario con
malcelato disaccordo per l'interruzione. Rimase spiazzata, incontrando
altre quattro sagome in mezzo alla strada dove fino a poco prima era
stata sdraiata.
«Merda.»
Tutte guardavano verso
l'alto, puntando gli occhi verso di lei. Eira li poteva vedere ghignare
anche da quell'altezza mentre si sfregavano le mani, impazienti. Anche
gli altri stavano combattendo contro i Villain? Dal Warp Gate ne erano
entrati, effettivamente, tantissimi, forse proprio per tenerli
impegnati. Doveva assolutamente riunirsi con qualcuno, il prima
possibile.
«Ti stai facendo battere da una
ragazzina?» lo prese in giro una donna, strappando delle
risate al resto del gruppo che attirarono l'attenzione di Yuhiko.
«Ma sta zitta, strega!» gridò l'uomo
alato, serrando i pugni per l'irritazione e sbattendo le ali con
nervosismo evidente.
«Allora non ti dispiacerà se
mi intrometto!»
Improvvisamente, Eira si vide arrivare contro
una serie di attacchi che la costrinsero a indietreggiare per evitare
di essere centrata in pieno. Delle rocce lanciate dal basso colpirono
l'edificio,
facendolo tremare prepotentemente, andando a schiantarsi nel punto in
cui era sporta fino a pochi secondi prima. Pezzi di cemento e mattoni
volarono in giro e lei fu obbligata ad accovacciarsi per non perdere
l'equilibrio appoggiandosi ad una sporgenza, solidificando
istintivamente l'aria sopra di lei per evitare che i detriti le
arrivassero addosso. Tossì, infastidita per la polvere che
si era alzata attorno a lei, frastornata. Le sembrava di sentire ancora
i tremori sotto i piedi.
Crack.
S'immobilizzò, facendo
dardeggiare lo sguardo per il tetto e cercando di scorgere qualcosa
attraverso la nube che avevano alzato i detriti, mettendosi in
posizione difensiva. Ci mise pochi attimi a rendersi conto che due
Villain l'avevano raggiunta sul tetto, i restanti erano nel palazzo di
fronte e il primo uomo ad averla trovata li aveva raggiunti,
poggiandosi elegantemente sul bordo del tetto.
«Sei finita,
mocciosetta.» la prese in giro la donna di prima,
occhieggiandola vittoriosamente. Aveva delle pietre sollevate intorno
alla sua figura. Telecinesi?
Eira studiò le persone che la
circondavano, cercando di capire che tipi di Quirk avessero.
«Shigaraki Tomura ha detto che possiamo farvi ciò
che vogliamo pur di colpire All Might.» sussurrò
l'uomo, facendo schioccare la lingua contro il palato e ottenendo una
risatina esaltata dalla compagna.
Yu affilò lo
sguardo, reprimendo la preoccupazione che le misero addosso quelle
parole dietro un'espressione truce mentre lo osservava incrociare le
braccia nude al petto. Che cazzo pensavano di fare? Di poter entrare
alla Yuuei e fare come se fossero a casa loro? Forse non avevano capito
bene la situazione.
Yuhiko si sentì irritata per il modo in
cui la stavano sottovalutando. Per come stavano sottovalutando tutti
loro. Dopo tutto l'impegno che lei e gli altri ci stavano mettendo per
poter essere degni di quella scuola, dopo tutti gli sforzi, le lacrime,
le esercitazioni che già in sole due settimane li avevano
messi a dura prova. Quella gentaglia non aveva capito proprio niente di
loro futuri Heroes e dei professori che li seguivano.
Eira
scattò, dirigendosi verso i due Villain che le stavano di
fronte, decidendo di approfittare della bassa guardia che avevano nei
suoi confronti.
La donna le mandò addosso delle pietre che
evitò cambiando continuamente direzione con l'aiuto del suo
Quirk, esattamente come aveva fatto durante il test d'ingresso. I massi
lanciati a casaccio fecero tremare nuovamente l'edificio, innalzando
critiche di disapprovazione dal suo avversario e Yuhiko
approfittò per nascondersi dalla Villain con la nube di
polvere che aleggiava nell'aria. L'aggirò il più
silenziosamente possibile e una volta che le fu arrivata alle spalle le
tirò un calcio, colpendola nella schiena. La donna
urlò, rotolando per vari metri con il respiro mozzato per la
forza con cui venne sbalzata in avanti, schiantandosi contro un
muretto.
Eira cercò di non scomporsi per non perdere la
concentrazione, affrettandosi ad attaccare l'altro uomo.
Quando gli fu
abbastanza vicina per tirargli un altro calcio questo portò
le braccia davanti al petto e ghignò. Yuhiko non fece in
tempo a spostarsi, capendo troppo tardi che il Villain non aspettava
altro: fu colpita a un polpaccio dagli aculei che gli spuntarono lungo
tutte le braccia. Saltò indietro con una capriola, sentendo
la pelle bruciare e guardando il lungo taglio che si era procurata e da
cui iniziava a colare del sangue.
«Cazzo.»
«I miei peli diventano duri e affilati come coltelli. Posso
anche staccarli e lanciarli, sai? Ricrescono subito.»
mormorò quello, come se fosse una spiegazione abbastanza
esplicativa, osservandola con sguardo compiaciuto. Eira
immaginò che appena avesse avuto l'occasione avrebbe provato
a trafiggerla. Non poteva avvicinarsi. Alla minima apertura nei suoi
movimenti l'avrebbe fatta fuori. Tentennò di fronte a quella
certezza, percependo il calore del sangue che colava dal taglio contro
la pelle divenuta improvvisamente fredda per la paura.
«Muoviti, Tokibo! Oppure levati!» lo
richiamò dall'altro palazzo l'uomo alato, alzandosi
nuovamente in volo per avvicinarsi. Quello sospirò,
spazientito, poi si passò la lingua sulle labbra tornando a
fissarla, mentre si accarezzava gli aculei con prudenza.
Occhieggiò la compagna che lentamente si stava ritirando in
piedi poco lontano soffermandosi per pochi attimi sul viso sporco di
polvere e graffi.
«Forse ti abbiamo
sottovalutato…» ipotizzò, fintamente
amareggiato, venendo affiancato dall'altro Villain. Lo vide corrugare
la fronte in un'espressione dubbiosa scambiandosi uno sguardo con il
compagno e annuire, ma Eira intuì che fosse tutta una messa
in scena. La stavano palesemente prendendo in giro.
«Basta
giocare, mocciosa.» riprese l'altro, innalzandosi di qualche
metro da terra. Yuhiko intuì il cambio di atteggiamento dei
suoi avversari, le loro espressioni farsi più dure e di suoi
sensi metterla in allerta.
Indietreggiò di qualche passo per mettere più
distanza e studiare l'ambiente: la donna si era tirata in piedi e le
lanciava occhiate fiammeggianti, uno di quelli sul tetto di fronte
sembrava stare caricando un pugno e l'altro aveva preso un grande pezzo
di ferro per lanciarglielo.
Irrigidì i muscoli, stringendo le labbra, senza
avere tempo di vagliare le possibili opzioni. Ci fu un improvviso
boato, una corrente pesante di aria e qualcosa le passò
pericolosamente vicino alla testa schiantandosi alle sue spalle.
Eira
si mosse in automatico, facendo la cosa che le veniva naturale da tutta
la vita: accumulò potere creando una barriera per
proteggersi dalle pietre volanti che avevano iniziato a dirigersi verso
di lei, notando di striscio le piume e gli aculei unirsi come in un
vortice per cercare di colpirla dall'alto mentre era impegnata.
Alzò un braccio, richiamando l'aria nel palmo della mano per
formare un'altra protezione.
Nel giro di pochi attimi le si infransero
contro un miscuglio di pietre, aculei e piume affilate e strinse i
denti, sentendo le barriere creparsi e i polsi farle male per lo
sforzo, le gambe cedere per il peso da sopportare e dubitò
che sarebbe riuscita a resistere per molto. Quando l'attacco fu
terminato Eira mosse le mani, espirando e lanciando con un singolo
gesto i resti delle barriere ormai in frammenti verso i suoi avversari.
Si sentì mancare il respiro e cadde in ginocchio, percependo
un grande boato e la terra sotto di lei
vibrare prepotentemente.
Per il tetto dell'edificio si crearono varie
crepe profonde e una parte di soffitto cedette. La donna e l'uomo con
le ali vennero sbalzati all'indietro, finendo per cadere in strada
colpiti da tanti spilli invisibili, mentre l'edificio su cui stavano di
fronte gli altri due Villain cadde sotto la pressione dei colpi che si
conficcarono nelle mura instabili, finendo travolti dalle macerie.
Eira
osservò confusa i risultati del suo gesto, prendendo grosse
boccate d'ossigeno mentre passava lo sguardo davanti a sé.
Si tirò in piedi, il respiro sibilante, arrancando verso il
bordo per guardare l'edificio crollato e lo spiazzo improvvisamente
più vuoto. Notò le figure a terra e
sospirò di sollievo, sentendo la gola bruciare e il
polpaccio pizzicare. Si morse un labbro, pronta a saltare per cercare
di raggiungere qualcun altro.
Doveva sbrigarsi e aveva perso troppo
tempo con quegli intrusi.
«Dove pensi di andare,
mocciosa?»
Eira sentì qualcosa colpirla alla
schiena e perse l'equilibrio, ritrovandosi a cadere nel vuoto con un
urlo represso in gola. Accumulò potere per frenare la
caduta, finendo per scivolare lungo dei detriti di cemento e sentendo
un dolore improvviso alla mano e alla schiena. Rotolò verso
terra, finendo distesa lungo l'asfalto a pancia in su.
Sbatté le palpebre, confusa, faticando a mettere a fuoco la
figura che troneggiava su di lei oscurandole la vista della luce. La
mano le faceva male fino alla spalla e sentiva le dita intorpidite.
Voltò leggermente il viso, sgranando gli occhi e rantolando
per il dolore.
Aveva una cazzo di sbarra di ferro infilata nel palmo.
Provò a girarsi
per togliere quel corpo estraneo, paralizzandosi, non trovando il
coraggio necessario.
«No, no. Cosa pensi di fare?»
domandò millefluo il Villain, fermando il suo gesto
mettendole un piede sul braccio sano. Yuhiko provò a
tirargli qualche calcio, ma quello si spostò quel poco che
bastava per non farsi colpire, guardandola sinceramente divertito
mentre annaspava per liberarsi. Come una mosca imprigionata nella tela
del ragno.
«Ora lasciati infilzare per bene, anche se vedo
che ci hai già provato da sola.» la prese in giro,
staccandosi un aculeo e avvicinandolo pericolosamente al braccio sano.
Eira strinse i denti provando a creare una barriera per proteggersi, ma
ciò che ne usci fu solo una lieve pressione che si dissolse
dopo pochi secondi, lasciandola ancora più stanca. La testa
le girava e il dolore non la faceva concentrare abbastanza, sentiva la
gola rantolare ad ogni respiro.
Si morse un labbro, frustrata,
regalando l'espressione più arrabbiata che potesse all'uomo
che non smetteva di ghignare.
Sarebbe finita in quel modo? Era davvero
così poco capace di combattere se non poteva utilizzare le
mani e i piedi?
La frustrazione che provava si
manifestò nelle lacrime che le pizzicarono gli angoli degli
occhi, bloccandole il respiro in gola, il cuore palpitante come un
uccellino in gabbia.
Dannazione.
«Eira!»
Yuhiko si
sentì improvvisamente libera dal peso sul braccio e
percepì una corrente d'aria passarle a pochi centimetri di
distanza. Si rese conto di potersi alzare.
«Kirishima?» sussurrò dopo qualche
attimo, riconoscendo la schiena del rosso mentre si metteva seduta, Che
non fosse Izuku ad essere arrivato in suo aiuto, dopo tutti gli anni
passati insieme a farsi forza contro il bullismo di Kacchan nei loro
confronti, le lasciò addosso una strana sensazione di
disagio.
«Stai bene?» le domandò,
inginocchiandosi di fronte a lei e mettendole una mano sulla spalla. Si
accorse della mano trapassata e corrugò la fronte.
«Che cosa ci fai qui?» volle sapere invece la mora,
guardandosi intorno per vedere se ci fosse qualcun altro.
«Ti
ho visto venire spinta dal tetto.» le spiegò
brevemente, ricordando di come Katsuki lo avesse lasciato indietro,
troppo impegnato a volersi dirigere verso il Warp Gate da non
accorgersi di ciò che gli accadeva intorno. Era vero che si
fidavano dei loro compagni e avevano deciso di dirigersi verso la via
di fuga dei Villain per cercare di fermarli, ma Kirishima non era
riuscito ad ignorare una compagna in evidente difficoltà.
Avrebbe raggiunto Bakugou appena possibile.
Yuhiko provò ad
afferrare la sbarra che le trafiggeva il palmo: la scarica di dolore
che si irradiò lungo tutto il braccio non appena
provò a spostarla la fece tremare completamente. Come
immaginava, aveva una fottuta paura di sentire male.
Kirishima la
fermò prima che ci provasse un'altra volta.
«Forse
dovresti lasciar fare a Rec__»
«Mocciosi del
cazzo!»
I due ragazzi trasalirono ed Eira guardò
Eijirou senza preoccuparsi di nascondere l'ombra di paura che le
distorse il volto. Il Villain era a vari metri di distanza e li stava
guardando, rabbioso. Aveva un labbro spaccato e gli aculei sembravano
essersi allungati, vibrando tra loro come la coda di un serpente a
sonagli mentre puntavano nella loro direzione.
«Adesso vi
sistemo per bene!» gli urlò contro, ancora
intontito per il pugno che gli aveva tirato Kirishima. Quei ragazzini
di merda proprio non volevano saperne di starsene buoni e lui aveva
esaurito la pazienza. E come diavolo aveva fatto quel tipo a colpirlo
senza venire ferito?
Eijirou si posizionò istintivamente di
fronte a Yu, alzandosi agile come un gatto nonostante la mole.
«Stai attento, i suoi aculei…» lo
avvertì Eira provando ad alzarsi, ma Eijirou la costrinse a
rimanere seduta, attivando il suo Quirk e ricambiando il suo sguardo
confuso con un grande sorriso.
«Tranquilla, non possono
scalfirmi! Lascia fare a me!»
Buongiorno a tutti!
Capitolo importante per iniziare a capire come funziona il Quirk di
Eira (cerco sempre di non far strafare le mie oc, per evitare di
renderle troppo invincibili) ma anche un po' di passaggio, alla fine ho
deciso di dividerlo in
due parti perché stava diventando davvero molto lungo e ho
optato per il flashback perché tanto sappiamo tutti come
è andato l'attacco dei Villain alla Usj.
Ringrazio coloro che hanno inserito la storia in una delle tre liste e
chi legge in silenzio.
Spero che continui ad interessarvi!
Love, D <3
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