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Autore: Dhialya    26/03/2022    0 recensioni
Una serie di eventi sconnessi tra loro, il rimorso graffiante di troppe parole taciute.
La sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Sbatté varie volte le palpebre, quasi sperando che in quel modo tutto tornasse alla normalità. La libreria svuotata, i fogli sparsi per il divano, il tavolino rovesciato e una tazza andata in pezzi. Qualche buco sul muro, la vetrata che dava sul balcone crepata. E il sangue. Sul pavimento c'era una scia di chiazze di sangue.
-Che cazzo è successo?-

Una storia dove passato e presente s'intrecciano riportando a galla ricordi di una vita intera, dove i rimpianti esondano e non sempre certe situazioni sono così facili da affrontare o sistemare.
Dove la speranza è l'ultima a morire o forse se n'è andata già da tempo.
Osservò il cielo azzurro fuori dalla finestra e il sole illuminare la stanza con una prepotenza che quasi le fece male agli occhi, la testa ogni tanto le mandava delle fitte acute e le ferite sotto le bende bruciavano.
Faceva caldo, ma lei sentiva solo freddo.
-Ho perso l'Unicità.-

[Altri generi: Mistero, Malinconico, molto Introspettivo;]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Cherry Blossom Tree.
Ottavo Petalo – Parte 1











Era ormai maggio e la primavera aveva fatto la sua comparsa decisiva in un turbine di fiori colorati, polline svolazzante e un caldo che aveva costretto le persone ad abbandonare definitivamente le giacche invernali ed i maglioni a maniche lunghe. La temperatura si era alzata rispetto a un paio di settimane prima e già dal primo mattino era percepibile il diverso tepore del sole, che si sarebbe trasformato sicuramente in caldo nel pomeriggio. Era stato un cambiamento drastico, se messo a confronto con le giornate ballerine di aprile, ma ben accolto dalla popolazione, insieme all'allungarsi sempre maggiore delle ore di luce e alla ormai concreta possibilità di poter restare in giro fino a tarda sera senza gelare di freddo.

Ochaco percorse la via che conduceva all'Accademia tenendo lo sguardo basso, pensierosa, stringendo le mani attorno agli spallacci dello zaino ed ignorando il chiacchiericcio concitato degli studenti attorno a lei. Percepì la pelle delle gambe pruderle per il sudore e ipotizzò fosse giunto il momento di mettere dei collant più leggeri, come le aveva suggerito sua madre, se non voleva ritrovarsi a grattarle continuamente.

Sospirò stancamente, occhieggiando i colori vivaci dei fiori posizionati nelle aiuole ai lati del viale ben tenuto, ma tramite lo sguardo distratto che gli riservò li percepì solo come macchie indefinite che non si sforzò di mettere a fuoco, concentrata in altri pensieri ben più seri.

Si domandò come stessero il professor Aizawa e Numero Tredici. Erano passati una decina di giorni dall'attacco alla USJ da parte della Lega dei Villain, e la scuola era stata chiusa per ripristinare e potenziare i sistemi di sicurezza e far calmare le acque burrascose che la notizia dell'intrusione aveva inevitabilmente portato con sé.

In quelle giornate si era scambiata dei messaggi quotidiani con Tsuyu, scoprendo di trovarsi davvero bene nel parlare con la ragazza, e si era ritrovata a messaggiare anche con Deku e Iida, principalmente riguardo come procedessero quei giorni di vacanza obbligatoria a cui erano stati costretti e scambiandosi pareri sulle notizie che passavano ai telegiornali e le interviste che i giornalisti avevano fatto al Preside Nezu riguardo i provvedimenti che avrebbe preso per evitare altre vicende spiacevoli in futuro. I Professori interpellati erano stati tutti tranquilli ed esaurienti nel trattare con i giornali e le televisioni, mostrando una sicurezza che gli studenti si erano ritrovati ad ammirare e cogliendo l'occasione per fare tesoro di quel comportamento austero e sicuro che ogni Eroe dovrebbe mostrare per essere in grado di rassicurare la popolazione.

Trovarsi coinvolti in un attacco serio da parte dei Villain nemmeno dopo dieci giorni di scuola li aveva scossi profondamente, iniziando ad instaurare nel loro animo il primo di una lunga serie di esperienze che li avrebbe formati per il futuro che li aspettava. Inoltre, nessuno si era giustamente lasciato sfuggire notizie riguardanti le condizioni di Aizawa e Numero Tredici. Sapevano solo che erano in condizioni stabili e che erano stati subito soccorsi, ma nulla di più.

Ochaco si domandò se avrebbero avuto dei danni permanenti, - soprattutto Erased Head, che aveva riportato fratture multiple ed era quello uscito peggio dallo scontro, - ma immaginò che avrebbe saputo di più una volta entrata tra le mura scolastiche. Ricordava ancora l'insegnante incosciente in spalla ad Asui e Mineta, con il volto tumefatto pregno di sangue e lividi da cui non si riusciva nemmeno a capire quante o dove fossero le ferite, le braccia frantumate che gli pendevano mollemente verso terra come rami spezzati dopo una burrasca.

Era una scena che non avrebbe mai dimenticato e che le rimestava lo stomaco peggio del suo Quirk ogni volta che ci ripensava.

«Uraraka!»

Ochaco si costrinse a sbattere le palpebre un paio di volte per risalire dallo stato di torpore in cui si era ritrovata, voltandosi appena e rallentando il passo quel tanto che bastava per dare la possibilità a Iida di raggiungerla.

«Buongiorno, Uraraka.» la salutò il ragazzo, cortese, una volta che l'aveva affiancata. La castana gli sorrise, cercando di dissimulare i ricordi che l'avevano impensierita fino a quel momento.

«Buongiorno a te, Iida. Tutto bene?» si sforzò di dare alla propria voce la solita nota spensierata e si convinse quasi di esserci riuscita, se non fosse stata per l'occhiata penetrante che le riservò Tenya. Durò una manciata di attimi, ma furono abbastanza eloquenti per farle morire leggermente il sorriso che si era forzata di mostrare.

«Si, grazie.» Il rappresentante non commentò l'espressione che leggeva in faccia alla compagna, ma rivolse lo sguardo verso la U.A., improvvisamente serio.

«Come ci si aspettava dall'Accademia migliore del Paese, hanno fatto in fretta a sistemare e rendere la scuola ancora più protetta per garantirci la sicurezza necessaria per poter continuare le lezioni!»

Ochaco sussultò per quel cambio di atteggiamento, spaesata per quell'uscita totalmente differente rispetto a quella con cui le aveva risposto poco prima. Iida aveva alzato un braccio in direzione della Yuuei e la continuava ad indicare con l'indice, mentre l'altra mano gesticolava per aria in una strana sequenza di movimenti verticali. Uraraka lo osservò, spiazzata, sgranando appena gli occhi e stringendo maggiormente la presa delle mani sulle spalline dello zaino, la bocca aperta per lo stupore.

L'aveva fatto per distrarla.

Addolcì lo sguardo, colpita per quell'accortezza. Iida Tenya era proprio un bravo ragazzo. Forse un po' rigido sulle regole e dal linguaggio ricercato, ma aveva un animo davvero nobile e non era la prima volta che notava quanto cercasse di rendersi utile per gli altri. Ochaco si sentì immediatamente più leggera osservando le labbra del compagno inarcarsi verso l'alto e la complicità con cui la stava osservando. Si esaltò e fece istintivamente un saltello.

«Già, è proprio quello che ci si aspetterebbe dalla Yuuei, vero?»

«Uraraka! Iida!»

I due si voltarono quasi contemporaneamente, incontrando la figura di Izuku che si sbracciava poco lontano per attirare la loro attenzione.

«Ah, Deku! Ciao!» si lasciò sfuggire Ochaco, senza pensarci. Varie paia di occhi si spostarono tra i due, attirati dal tono acuto della ragazza e dal suo improvviso sbracciarsi davanti all'entrata dell'Accademia. Sia Izuku che Uraraka s'infossarono nelle spalle, sentendosi improvvisamente sondare da troppe occhiate curiose e percependo le orecchie fumare di vergogna.

«Midoriya! Buongiorno!» lo accolse Tenya, una volta che gli fu abbastanza vicino da permettergli di non urlare. Si sistemò con un gesto veloce gli occhiali e si guardò in giro, come per sondare l'ambiente circostante.

«Yuhiko non c'è?» fu la domanda di Uraraka, che continuava ad osservarsi intorno come dovesse spuntare da un momento all'altro tra la massa di coetanei che li circondava. Ochaco spostò l'attenzione su Deku non nascondendo un'espressione dubbiosa, cercando di scacciare l'imbarazzo che si sentiva addosso.

«Ah, sta arrivando. Aveva da fare.» spiegò Izuku, passandosi una mano tra i capelli, nervoso. Occhieggiò la ragazza senza avere il coraggio di mantenere il contatto visivo.

«Ma sta… sta bene?» volle sincerarsi Uraraka, e in quel momento Midoriya si sentì inchiodato dal suo sguardo preoccupato. Mosse le mani davanti al petto, agitato, capendo solo in quel momento cosa gli stesse domandando Ochaco e notando lo sguardo crucciato di Iida, rimasto in silenzio con cipiglio critico mentre avanzavano lentamente verso la classe. Si sentì uno stupido.

«Sta bene! Benissimo! Ha solo una piccola cicatrice sulla mano e una sulla gamba, ma quasi non si vedono.» Deku vide i due rilassarsi visibilmente e Uraraka non riuscì a trattenere un sospiro sollevato.

«Menomale...» commentò, portandosi una mano al petto.

«Recovery Girl l'aveva detto che non era nulla di grave.» constatò Iida, aprendo la porta dell'aula e facendola passare per prima. Izuku strinse le labbra, lasciando che i due entrassero in classe limitandosi a seguirli senza commentare.

«Però mi sono preoccupata lo stesso…» sussurrò Ochaco, poggiando lo zaino sul proprio banco e sgranchendosi le spalle.

«Tu stai bene? Il braccio? Le gambe?» domandò poi, mentre Deku le passava da parte. Il ragazzo notò che stava gli stava fissando quello che aveva rotto durante il combattimento. Lo mosse davanti al viso di Uraraka, imbarazzato per quell'accortezza, strappandole un sorriso.

«Tutto come nuovo!»

«Per fortuna c'è Recovery Girl.» sussurrò, pensierosa, e Iida annuì approvando quelle parole prima di mettersi a riprendere Kaminari e Kirishima per il baccano che stavano facendo.

Midoriya si sedette al proprio posto, ignorando le chiacchiere altrui e mettendosi ad osservare fuori dalla finestra con espressione vacua. Come prima tappa il suo pensiero corse a Yu, e non poté evitare di indurire i tratti solitamente pacati in un'espressione lievemente tesa che stonava con lo sguardo sbarazzino con cui guardava il resto del mondo. Quelle giornate di inizio Maggio erano sempre portatrici di brutti ricordi.

In un gesto involontario il suo sguardo corse alla porta ma l'unica persona che attraversò la soglia fu Tokoyami. Deku lo salutò con un gesto della mano e un cenno del capo, tornando a rifugiarsi nei propri pensieri. Ripensò all'attacco alla USJ, a come era stato conciato il professor Aizawa proprio davanti ai suoi occhi, ma più di tutti lo preoccupava lo sforzo che aveva dovuto fare All Might per riuscire a vincere e che gli aveva drasticamente peggiorato le condizioni di salute, diminuendo il tempo in cui poteva usufruire della Muscle Form.

Non ci voleva, non ci voleva proprio.

Era da quando glielo aveva comunicato che Midoriya non riusciva a smettere di pensarci. Sentiva addosso una strana pressione, come se solo a seguito di quell'intrusione e di essere stato faccia a faccia con dei veri criminali avesse capito il peso che il One For All e l'essere il simbolo della pace si portava dietro. Avrebbe dovuto assolutamente imparare a gestirlo, capire come farlo suo senza subirne i danni – proprio come aveva promesso che avrebbe fatto a Kacchan.

Deku occhieggiò l'aula, facendo passare lo sguardo assorto su Kaminari che parlava con Sero e Yaoyorozu insieme a Jirou e Mina, Shouji che stava entrando in quel momento e Ochaco che era stata affiancata da Tsuyu. Notò che Bakugou era già seduto davanti a lui, ma non riusciva a vederlo in faccia. Dalla posizione svogliata e la testa poggiata sulla mano destra, però, immaginò che stesse guardando fuori dalla finestra, probabilmente infastidito dalle proteste moleste di Mineta poco dietro di lui. Non fece fatica ad immaginarsi i suoi occhi cremisi che sondavano l'esterno, senza osservarlo seriamente.

Per un breve attimo si domandò quali pensieri gli scorressero per la testa in quel momento e se potessero essere vagamente simili ai propri, se tra la miriade di ragionamenti riguardanti il fatto di voler diventare il migliore e far esplodere chiunque osasse guardarlo con un'espressione sbagliata si ricordasse che giorno fosse.

Midoriya scansò quei pensieri, scrollando le spalle e sospirando leggermente, facendo dardeggiare nuovamente lo sguardo per l'aula.

Incrociò il viso di Todoroki e gli sorrise istintivamente, ma il ragazzo lo raggelò con un'occhiata che lo lasciò spiazzato mentre gli passava accanto per andare al proprio posto. Izuku sentì la soggezione che gli misero addosso quegli occhi pieni di quello che lesse come rancore anche quando Shouto uscì dal proprio campo visivo. Avrebbe avuto voglia di girarsi per cercare di capire quella strana sequenza di sensazioni che gli aveva messo addosso, ma si trattenne, limitandosi a grattarsi i capelli con nervosismo.

«Oh, Eira!»

Deku alzò lo sguardo, attirato dalla voce di Kirishima, puntando lo sguardo verso la porta ed incontrando la figura di Yu avvicinarsi. Lei lo salutò con un cenno del capo.

«Ciao.» disse poi, senza rivolgersi a nessuno in particolare ma occhieggiando tutta l'aula, soffermandosi sul rosso per vari attimi. Sembrò volergli dire qualcosa.

«Come stai?» le chiese Ochaco, alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi. Yuhiko se la ritrovò vicina prima di quanto immaginasse, cosa che la costrinse a darle la propria attenzione totale. Uraraka ebbe l'impulso di prenderle la mano, ma si trattenne per educazione e per la poca confidenza che avevano.

«Bene, grazie.»

La castana la sondò con lo sguardo, non nascondendo una nota dubbiosa di fronte alla sua risposta che trovò monocorde rispetto al solito. Le sembrava anche che avesse un'espressione particolarmente spenta, ma non la conosceva ancora così bene e preferì tenere quei pareri per sé. Forse portava ancora le conseguenze dell'attacco alla USJ. Lei stessa aveva avuto delle notti particolarmente insonni i primi giorni. L'aveva trovata una cosa molto poco eroica, specialmente trovandosi intorno ai suoi compagni che non sembravano aver cambiato atteggiamento di una virgola, ma i suoi genitori l'avevano confortata standole particolarmente vicino.

«La mano?» volle nuovamente sincerarsi, nonostante avesse già parlato con Izuku poco prima. Era una cosa stupida, probabilmente, dal momento che i due compagni stavano bene e avevano subito ricevuto le cure di Recovery Girl, ma non riuscì a trattenersi. Eira si portò il palmo davanti al viso, picchiettando un piede per terra per scaricare il disagio. Varie paia di occhi le stavano guardando e la cosa la mise in soggezione.

«Non era nulla di che…» provò a dissimulare, occhieggiando il paesaggio fuori dalla finestra. Izuku era decisamente stato conciato peggio, stessa cosa per i professori. In confronto, lei non aveva subito nulla ed ebbe l'impressione di non meritarsi quelle attenzioni, sentendosi vagamente in colpa per la sensazione di conforto che l'avere qualcuno che si preoccupasse per lei le stava procurando.

«Piantala di fare casino, Pervertito!» esplose improvvisamente Bakugou, girandosi verso Mineta con sguardo truce. Il biondo sembrò notarla solo in quel momento e la degnò di una breve occhiata stizzita che le fece istintivamente assottigliare lo sguardo.

«Chissà chi ci farà lezione oggi, cra…» mormorò Asui, pensierosa, mentre Mina si voltava verso di lei annuendo distrattamente.

«Speriamo che il Professor Aizawa stia meglio.» fu il pensiero di Yaoyorozu, che strappò degli sguardi pensierosi al resto dei compagni. Per l'aula calò un silenzio quasi innaturale che smorzò perfino i sorrisi di Kaminari, Sero e Kirishima. Katuski borbottò qualcosa ma nessuno si sforzò di capirlo né provò a chiedergli di ripetere.

«Forza ragazzi, fate silenzio e sedetevi tutti! Sta per iniziare la lezione!» fu il richiamo generale di Iida quando suonò la campanella, e Uraraka e Yuhiko si accomodarono ai loro posti dopo essersi scambiate un'occhiata mentre Tenya osservò tutta la classe con sguardo eloquente.

Eira poggiò il viso su una mano, percependo i mormorii perplessi e le supposizioni dei compagni su chi gli avrebbe fatto supplenza e i commenti sulla dimostrazione di forza di All Might accarezzarle le orecchie. Chissà se gli avrebbero comunicato a che punto erano le convalescenze dei loro professori. Represse uno sbadiglio, passandosi una mano sugli occhi e poi nei capelli per spostare il ciuffo dietro le orecchie.

«Buongiorno ragazzi.»

«Professor Aizawa!»

Come se si fossero messi d'accordo tutte le teste della classe saettarono verso la porta, incontrando la figura dell'uomo. Iida e Kirishima addirittura si alzarono in piedi per la sorpresa e l'istinto di raggiungerlo per dargli supporto, bloccandosi all'occhiata eloquente che l'uomo gli riservò costringendoli nuovamente seduti.

Con passo zoppicante Shota si trascinò lentamente verso la cattedra, osservato morbosamente da un misto di espressioni stralunate ed ammirate. Gli venne da sospirare, ma non disse nulla. Anche se cercò orgogliosamente di non darlo a vedere aveva ancora dolore dappertutto e non aveva voglia di sprecare fiato, dal momento che anche solo muovere il viso per parlare era abbastanza fastidioso a causa dei lividi non ancora guariti e i punti che tiravano la pelle.

«Professore, sta bene? Non dovrebbe stare a riposo?» si permise di domandare Momo, non nascondendo una nota di titubanza nella voce. Nonostante le cure dei medici e di Recovery Girl era sicura che la convalescenza di Aizawa sarebbe dovuta durare varie settimane.

«Cavoli, è proprio un professionista…» commentò Denki, osservandone il viso completamente fasciato in candide bende bianche e le braccia ingessate.

«Come sto io non importa.» Deku s'irrigidì sulla sedia e strinse i pugni, improvvisamente teso davanti a quella confessione: come aveva immaginato, Aizawa non si era ancora ripreso del tutto. Sperò che non avesse subito troppi danni agli occhi, dal momento che erano praticamente l'unico metodo in cui poteva utilizzare il suo Quirk.

«Devo farvi i complimenti, ragazzi, per come avete affrontato quei Villain.» continuò, non lasciando tempo a nessuno di interromperlo con domande a sproposito. Non che credeva lo avrebbero fatto, quel giorno. I ragazzi sembravano diventati improvvisamente muti, completamente concentrati su di lui e su ciò che stava dicendo. Il suo sguardo cercò in particolare quello di Midoriya, e vide il ragazzo sussultare quando gli rivolse una lunga occhiata. Poi lo fece scorrere su tutti i presenti, come se li stesse analizzando, fermandosi su Tsuyu e Mineta per alcuni secondi.

Socchiuse le palpebre, scacciando i ricordi del combattimento. Quei tre in particolare se l'erano vista davvero brutta pur di aiutarlo, ma erano stati bravi. Concordava con il pensiero degli altri insegnanti riguardo il fatto che in quella classe c'erano sicuramente elementi interessanti. Sarebbe stata una bella sfida tirarne fuori il meglio.

Aizawa non poté evitare si sentirsi esaltato, ma rimase inflessibile.

«D'ora in poi dovrete impegnarvi ancora di più.» continuò, con voce strascicata. Quel Noumu gli aveva conciato il viso per bene, se sentiva ancora il sapore ferroso del sangue in fondo alla gola. Forse gli era saltato qualche punto mentre parlava.

«La battaglia non è ancora cominciata...» lasciò volutamente la frase in sospeso, per tastare la reazione degli studenti e riprendere fiato. Con sua somma soddisfazione la maggior parte di loro si tese all'istante, affilando lo sguardo e facendosi improvvisamente più seria, come se dovesse scattare in piedi da un momento all'altro.

«Battaglia?»

«Sono tornati i Villain?»

«Di già?»

«Che vengano, li farò esplodere uno ad uno!»

Aizawa li osservò con sguardo vacuo, nascondendo il ghigno che gli nacque spontaneo dietro le bende. Era giusto così, dovevano essere sempre all'erta. Quell'assalto era stato involontariamente un bel banco di prova.

«Professore, di cosa sta parlando?» domandò Iida, alzandosi nuovamente in piedi. Shota gli fece un cenno col capo per farlo tornare a sedere, interrompendo i mormorii concitati che avevano iniziato a serpeggiare per la classe. Questa volta i suoi studenti avrebbero dovuto dare il massimo, ma non c'erano Villain, ad attenderli.

«Sto parlando del Festival Sportivo.»



***



«Ah sono così emozionata!» Uraraka mosse il bicchiere che aveva in mano con troppa enfasi, perché l'acqua che conteneva strabordò e finì per gocciolarle sulla maglia. Eira ridacchiò per l'entusiasmo della ragazza, vedendola arrossire d'imbarazzo quando anche Deku e Iida si misero ad osservarla.

«Voi no?» chiese, più tranquilla, passandosi un fazzoletto sulla cravatta umida aggrottando la fronte.

«Per il Festival Sportivo?» chiese conferma Yuhiko, finendo di mangiare. Il suo sguardo vagò per la mensa, pensieroso, mentre Ochaco le annuiva sbattendo ripetutamente le palpebre. L'idea la esaltava così tanto?

«Mh…» borbottò, poco convinta, alzando le spalle.

«È un evento importante, come ha spiegato stamattina il Professor Aizawa. Come fai a non essere emozionata nemmeno un po'?» domandò Iida, sistemandogli gli occhiali, forse intuendo le titubanze della mora dalle rughe che le incresparono la fronte e lo sguardo improvvisamente lontano. Eira si prese qualche secondo, perdendosi ad osservare la massa di studenti che le stavano intorno come se potessero darle le parole di cui necessitava.

Era una cosa che non sapeva spiegarsi, ancor meno dirla a parole. Specialmente in quei giorni l'ultima cosa a cui voleva pensare era una gara contro il resto della scuola. A lei interessava diventare una Pro Hero, e mai come quella giornata le ricordava le motivazioni dietro tale scelta, ma allo stesso tempo non le importava di scalare la vetta come desideravano Izuku o Katsuki. Lei voleva fare quel lavoro e basta, ed essere a posto con la sua coscienza, sapendo di aver dato tutto ciò che poteva per gli altri, allenandosi e migliorando fino ad essere soddisfatta. Anche se sapeva quanto fosse importante il Festival per farsi notare dalle agenzie ed introdursi in quel mondo.

Sospirò pesantemente, rendendosi conto che non c'era scappatoia. Avrebbe dovuto comunque dare il meglio di sé se voleva riuscire ad arrivare dove desiderava e il Festival Sportivo era una tappa obbligatoria. Probabilmente prima se lo ficcava in testa meglio sarebbe stato.

«Non è che non sono emozionata... solo che... boh, non saprei dire.» mugugnò, ancora pensierosa, senza riuscire a dare un ordine ai propri pensieri. Cercò lo sguardo di Deku e il ragazzo sussultò, intuendo la richiesta silenziosa dietro l'occhiata implorante che gli lanciò la ragazza che gli stava di fronte.

«Uraraka, tu perché desideri diventare una Pro Hero?» domandò, cambiando argomento. Vide Yu sospirare, rifugiandosi nuovamente nel suo mondo silenzioso e la lasciò fare. Ochaco sbatté gli occhioni, portandosi un dito al mento. Si umettò le labbra, giocherellando con le bacchette.

«I miei hanno una ditta edilizia e spesso bisogna sollevare pezzi molto grossi, i macchinari costano...» iniziò, tenendo lo sguardo sul piatto ancora mezzo pieno.

«Ah, azzereresti i costi se potessi usare liberamente il tuo Quirk!» intervenne Izuku, acuto. La ragazza annuì distrattamente, ricordando la discussione con i genitori e le parole di suo padre.

«Voglio diventare una Professionista per poter guadagnare e fargli vivere una vita tranquilla.» affermò, rialzando lo sguardo. Avevano sempre messo la sua felicità prima della loro qualsiasi fosse la condizione in cui si trovavano. Il minimo che poteva fare era ricambiare quelle attenzioni.

Tenya applaudì per quella schiettezza e Midoriya sgranò gli occhi, colpito da quella sicurezza e dall'alone di determinazione che aveva improvvisamente animato lo sguardo di Ochaco. Sentì il respiro accelerare e la bocca gli diventò improvvisamente asciutta. Le parole di Uraraka lo spinsero a riflettere meglio sul suo desiderio di voler essere come All Might. Strinse i pugni sotto il tavolo, sempre più convinto delle proprie decisioni e su ciò che avrebbe dovuto fare da quel momento in poi.

Tutti si stavano impegnando, non poteva essere da meno. Non voleva essere da meno.

«Tu invece vuoi diventare come tuo fratello, vero, Iida?» domandò la ragazza, interrompendo la sequela di complimenti che le stava facendo. Il ragazzo tornò immediatamente serio e sistemò gli occhiali.

«Si, esatto. Desidero fare del mio meglio per poter aiutare le persone.» confermò, deciso. Eira ascoltò distrattamente i loro discorsi, occhieggiando la sala mensa con sguardo spento ed individuando alcuni dei loro compagni sparpagliati per alcuni tavoli.

«Yuhiko?»

Ognuno aveva i propri motivi per entrare nel mondo dei Pro Heroes, ma pensava che ce ne fossero davvero pochi a lasciare dei segni particolari – come All Might. Forse era per quello che Bakugou era così ossessionato all'idea di superare tutti.

«Yuhiko?» Eira sussultò, colta alla sprovvista dal tocco di Ochaco sulla spalla. Rivolse ai tre uno sguardo dispiaciuto, accorgendosi delle loro espressioni preoccupate. Si era distratta.

«Dicevi?» Uraraka tornò a sedersi composta, rilassandosi visibilmente e sorridendole.

«Tu perché vuoi diventare Pro Hero?» le domandò, incuriosita. A Eira si bloccò il respiro in gola. Notò distrattamente il volto di Izuku diventare improvvisamente tirato e sbiancare.

«Io voglio proteggere le persone!»

Si morse un labbro, distogliendo lo sguardo e facendolo dardeggiare per la stanza come per cercare una scappatoia.

Giusto, lei... perché voleva diventare una Hero?

«Nasconditi, presto.»


«Beh...» iniziò, e vide Midoriya trattenere visibilmente il respiro e lanciare uno sguardo angosciato, ma rimase zitto, fissandola di sott'occhi senza il coraggio di dire nulla.

«Una barriera...»


Restò in silenzio per quella che le sembrò un'eternità, sentendosi improvvisamente confusa da troppi ricordi. Una fitta al petto la costrinse a prendere un respiro profondo per cercare di scacciare la sensazione di angoscia che aveva iniziato ad agitarsi nello stomaco.

«Per proteggere le persone.» Il suo mormorio si perse tra gli sguardi compiaciuti dei due compagni e il chiacchiericcio degli studenti. Affilò lo sguardo, consapevole del pensiero errato che la stava accompagnando ma che non la lasciava mai e che non poteva fare a meno di nutrire. Specialmente in quella giornata.

Per proteggere le persone... e per vendetta.



***



«Ohi Bakugou! È libero questo posto? Non ti dispiace se mi siedo, vero?»

Katsuki alzò lo sguardo dal proprio piatto quel tanto che bastava per osservare Kirishima sedersi di fronte a lui facendo strascicare la sedia per terra senza nemmeno aspettare una sua risposta. Il suono lo infastidì leggermente, ma ancor di più lo infastidì il sorriso sul volto del compagno e la sua espressione spensierata. Che cazzo aveva sempre da ridere lo sapeva solo lui.

«Non ho detto che potevi sederti.» commentò, secco, aggrottando la fronte. Per tutta risposta Eijirou gli riservò un'alzata di spalle, per nulla toccato dal tono piccato del ragazzo, iniziando a mangiare.

«E non ignorarmi, Capelli di Merda!» lo riprese, sporgendosi verso di lui. Katsuki sentì uno strano tic all'occhio. Sbuffò palesemente, richiudendosi nel suo silenzio dopo aver fulminato il ragazzo di fronte a lui con una lunga occhiata storta che gli strappò solo uno sguardo perplesso e una serie di mugugni a bocca piena.

Dannazione.


Bakugou incrociò le braccia al petto, indispettito, sentendo il sangue pulsargli contro le tempie in modo quasi fastidioso. Il brusio della sala mensa e le chiacchiere dei ragazzi gli tornarono prepotentemente a disturbare l'udito.

Dannato Kirishima.

Bakugou scoccò la lingua contro il palato allo stesso modo in cui gli riservò un'ennesima occhiata storta, tirando le labbra, accettando l'idea di dover abbandonare la quiete che si era costruito attorno e che il rosso gli aveva frantumato senza nessun riguardo. Restò in silenzio guardando Eijirou parlare senza ascoltarlo, pensieroso, domandandosi perché continuasse imperterrito a inondarlo di parole pur sapendo che non gli avrebbe dato corda.

Da dopo l'attacco alla USJ Capelli di Merda gli si era appioppato ancora di più e mai come in quel momento in cui ce lo aveva davanti a mangiare si rese conto che il ciarlare a cazzo di quel ragazzo gli si stava conficcando nelle orecchie in modo sempre più frequente. Katsuki non capiva davvero cosa volesse da lui e perché non se ne stesse con Faccia da Scemo, il Nano Pervertito e Salsa di Soia come i primi giorni.

Qualcosa dentro di lui ringhiò di vittoria e Bakugou increspò le labbra, in una sorta di ghigno soddisfatto appena accennato, mentre dava corda ai propri pensieri ed al proprio ego, osservando il ragazzo di fronte a lui scandagliare la sala come se stesse cercando qualcosa – o qualcuno.

Probabilmente aveva capito che era forte. Che sarebbe diventato il migliore. Se le cose stavano così, non si sorprendeva di averlo attirato come gli orsi con il miele. Tutti l'avevano sempre ammirato, fin da quando era piccolo.

Kirishima venne scandagliato dagli occhi cremisi di fronte a lui senza nemmeno accorgersi, mentre con la bocca ancora piena si sbracciava per la sala attirando l'attenzione di Sero, Kaminari e Mineta che, una volta adocchiato il ragazzo, si avvicinarono immediatamente al tavolo con i vassoi in mano.

«Cavoli, certo che se si ritarda un attimo bisogna aspettare un sacco per prendere da mangiare!» si lamentò Denki, lasciandosi andare mollemente sulla sedia e lanciando uno guardo di traverso alla lunga fila di studenti ancora in piedi.

«Coda, si… guarda quante belle gambe… un'occasione per stare appiccicato alle ragazze…» mormorò Mineta, perso nelle proprie fantasie, il segno di una mano ben visibile sulla guancia. Kaminari gli lanciò un'occhiata esasperata sperando che l'udito fine di Jirou non lo sentisse, perché quando faceva qualche commento a sproposito – non sapeva spiegarsi ancora come – finiva sempre in mezzo anche lui.

«Sei senza speranza, Mineta.» lo prese in giro Sero, strappando delle risate ai compagni.

«Ah? Sei solo invidioso del mio successo con le ragazze!» si offese il più piccolo, stringendo una mano a pugno e sventolandogliela davanti alla faccia.

«Sarò il primo Pro Hero ad avere un Harem! Sta a vedere!» continuò, vantandosi. Annuì soddisfatto, compiacendosi da solo per le sue stesse parole, dimentico di aver ricevuto uno schiaffo da una studendessa più grande giusto una decina di minuti prima.

«Se essere ignorato o picchiato lo chiami successo…» borbottò Kirishima poco convinto, nascondendo la sua espressione dubbiosa dietro il bicchiere. Sero sghignazzò lanciandogli uno sguardo veloce.

«Voi non capite!» sbottò il più piccolo, guardandoli tutti male e stanco di essere preso in giro. In risposta ottenne solo delle risate.

«Dai Mineta, non prendertela!»

«Oh, avete sentito del Festival Sportivo?»

«Non vedo l'ora che inizi!»

«Sarà una prova da veri uomini!»

«La piantate di fare baccano?!» sbottò  Bakugou, stanco delle voci concitate che gli trapanavano i timpani e con la pazienza definitivamente esaurita. I quattro si congelarono sulle sedie e varie teste si voltarono nella loro direzione, perplesse per quel casino improvviso. Nei tavoli attorno a loro calò un silenzio quasi innaturale. Kirishima si grattò la testa, gettando occhiate imbarazzate in giro ed abbassando il capo in segno di scuse verso gli studenti più grandi.

«Dai Bakugou, non c'è bisogno di alzare la voce.» lo riprese Hanta, guardando di sott'occhi la sua faccia crucciata e i palmi che ogni tanto mandavano scintille.

«Sei sempre il solito.» gli fece notare Eijirou senza giri di parole, beccandosi un'occhiata di fuoco.

Il solito? Che cazzo voleva dire il solito?

Katsuki sentì le mani sfrigolare dalla voglia di far scomparire quelle espressioni allegre che gli stavano mostrando con la stessa velocità con cui gli stavano facendo saltare i nervi uno per uno.

«Ormai abbiamo capito che hai un carattere di merda, puoi anche evitare di rimarcarlo tutte le volte.» commentò mellifluo Kaminari, facendo spallucce e arricciando le labbra in un ghigno, osservando la reazione del compagno davanti a lui con sguardo compiaciuto. Il ringhio basso che Bakugou gli restituì fu abbastanza per far capire a tutti che le parole di Denki lo avevano colpito in modo da dargli fastidio ancor di più.

Il biondo si morse un labbro, nervoso. Quegli stronzi lo facevano apposta a punzecchiarlo per farlo incazzare.

Katsuki si ritrovò a fare i conti per la prima volta con delle persone che non sembravano minimamente preoccupate delle sue reazioni eccessive ma, anzi, sembravano divertirsi. Non seppe catalogare la sensazione che gli nacque all'altezza del petto mentre li fulminava con la peggiore delle espressioni rabbiose che era capace di fare, ma gli diede immensamente fastidio vedendo che non sortivano l'effetto a cui era sempre stato abituato. E tutto era partito per colpa di Capelli di Merda, che gli si era appiccicato addosso come se avesse la colla e si era trascinato dietro anche gli altri.

Maledetto. Lo avrebbe fatto esplodere.


Bakugou sbuffò, incrociando le braccia al petto e facendo dardeggiare lo sguardo per la mensa tornando ad ignorare volutamente i ragazzi al tavolo con lui. Si scontrò con lo sguardo di Deku e non si sorprese di vederlo sussultare quando si accorse che lo stava osservando, ma la direzione verso cui era rivolto il volto di Izuku lo costrinse a seguirne la traiettoria, finendo per spostarsi sulla figura di Eira a pochi passi di distanza e facendogli morire il ghigno di compiacimento che gli era nato in viso. Bakugou ci mise qualche secondo di troppo a capire che si stava dirigendo verso di loro.

Ci mancava lei a rompergli i coglioni, quel giorno.

«Oh Yuhiko, ciao!» L'accolse Kaminari, allegro, vedendola fermarsi accanto a lui.

«Che cosa vuoi, Mizore?» l'apostrofò Katsuki senza nemmeno guardarla, prima ancora che potesse dire qualcosa. Yu tirò le labbra, dedicandogli un'occhiata indefinita che durò giusto una manciata di attimi, per poi spostare l'attenzione su Kirishima e cambiare totalmente espressione.

Bakugou si ritrovò a studiare la ragazza assottigliando lo sguardo, sentendo la soddisfazione di essere stato lasciato in pace lasciargli una strana sensazione agrodolce. Corrugò la fronte.

Lo aveva appena ignorato?


«Mizore?» commentò Mineta, pensieroso, studiandola con delle occhiate palesi che Eira fece volutamente finta di non vedere. Resistette dalla voglia di tirargli una gomitata in testa per fargli finire la faccia nel piatto e si limitò a roteare gli occhi al cielo.

«Volevo ringraziarti, non l'ho ancora fatto come si deve.» disse, rivolta al ragazzo, ed Ejirou arrossì leggermente di fronte alla sua espressione palesemente grata nei suoi confronti e al modo diretto con cui lo stava guardando.

«Ah, ma figurati! Era il minimo!» Kirishima si passò una mano tra i capelli per scaricare l'imbarazzo che sentiva impastargli la bocca e scaldargli le orecchie.

«Come stai?» le chiese poi, più serio, attirando l'attenzione di Katsuki. Al biondo non scappò lo scambio di sguardi tra i due e arricciò il naso, sentendo un vago presentimento irrigidirlo alla bocca dello stomaco. Di che diavolo stavano parlando? Non osò fiatare, limitandosi ad osservare la scena trincerato dietro il suo muro di mutismo e scontrosità aspettando di capirci qualcosa in quel discorso fatto di frasi a metà del cazzo.

Eira si morse un labbro, scoccando la lingua sul palato, ghignando e lanciando a Kirishima uno sguardo complice.

«Ah, sto bene, però mi hai proprio salvato il culo.»

«Di cosa state parlando?» s'intromise Sero, incuriosito, e Yuhiko approfittò di quella pausa per sedersi nel posto vuoto accanto a Kaminari, ignorando l'espressione contrariata con cui Bakugou accolse quel gesto. Appoggiò il volto su una mano e sospirò.

«Dell'attacco alla USJ.»



***



Eira riaprì gli occhi a fatica, sentendo una fitta trapassarle la testa non appena le sue pupille vennero nuovamente in contatto con la luce del giorno. Fu come se un'esplosione di puntini neri stesse facendo festa nel suo campo visivo appannato e ci vollero vari secondi perché scomparissero del tutto.

Si portò automaticamente una mano alla fronte, massaggiandosela per cercare di alleviare il dolore pulsante che sentiva direttamente nelle orecchie e asciugandosi il sudore che le colava lungo le tempie con il dorso coperto dal guanto.

Cosa diavolo era successo?

Le bruciava uno zigomo e i capelli sparsi le solleticavano il collo e le spalle scoperte. Deglutì, percependo in bocca il sapore della polvere misto a quello del sangue che le arrivò fino in fondo alla gola. Probabilmente era caduta e aveva battuto il viso quando il Warp Gate del Villain li aveva assorbiti. Sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di mettere ordine nella confusione che le annebbiava i pensieri.

Dov'era finita?

Eira sospirò stancamente, prendendo grosse boccate d'aria che le trafissero la schiena e percependo il proprio corpo formicolare mentre cercava di recuperare la motivazione necessaria per alzarsi, rendendosi conto che un labbro e lo zigomo le sanguinavano e vedeva tutto doppio se girava la testa troppo in fretta. Puntò lo sguardo sull'asfalto di fronte a lei per calmare i capogiri, rimuginando.

Era caduta dall'alto, quello lo ricordava.

Ricordava la sensazione del corpo avvolto dalla massa nera, il buio che sostituiva l'ambiente della USJ che la circondava e la costrizione soffocante di non riuscire a muoversi, ogni suono sparito, le voci dei suoi compagni echi sempre più lontani. Aveva provato a tendere la mano per cercare qualche appiglio nel nulla, ma non era servito a niente se non a farle venire un attacco di panico nel rendersi conto che era completamente sola, staccata dal resto della classe.

Aveva riaperto gli occhi solo quando si era accorta dell'aria che le aveva iniziato a graffiare il viso, la pressione attorno diminuire fino a mutare nell'inconfondibile certezza di stare cadendo nel vuoto. Il grido che stava per buttare fuori era stato smorzato dal cuore saltatole direttamente in gola.

Cercando di evitare di finire spiaccicata contro la strada aveva attivato il Quirk creandosi un appoggio, ma qualcosa doveva essere andato storto, perché la conoscenza del terreno l'aveva fatta lo stesso e non era stata delle più piacevoli.

Yuhiko liberò un sospiro sconsolato, portandosi davanti al viso le mani con i polpastrelli arrossati e notando i palmi dei guanti sporchi di terriccio, qualche sassolino incastrato nel tessuto ormai scorticato.

I Villain…

Tirò le labbra, guardandosi intorno con nervosismo crescente: era finita in una parte della USJ in cui era stato predisposto lo scoppio di un terremoto, probabilmente, o qualche tipo di ordigno, a giudicare dai calcinacci per strada, gli edifici malmessi e traballanti e tutti i rottami, i pezzi di vetro e cemento sparsi lungo la via. La strada era spaccata da crepe e buchi profondi e c'erano pezzi di ferro che sporgevano dalle mura dei condomini disintegrati.

Eira mosse qualche passo studiando ciò che stavano registrando i suoi occhi, accorgendosi con un brivido lungo la schiena di essere sola – completamente sola – mano a mano che riacquistava lucidità. Si morse il labbro già martoriato, immobilizzandosi e tendendo tutti i sensi come se fosse un cervo in mezzo alla radura che sente l'arrivo del cacciatore e affilò lo sguardo, percependo una sensazione di disagio annidarsi nello stomaco ogni secondo di più.

Con gli occhi che dardeggiavano per l'ambiente alla ricerca spasmodica di un volto amico la mente di Eria iniziò a lavorare per cercare di mettere in ordine i pensieri.

La Yuuei era stata attaccata dai Villain…

La mora strinse un pugno domandandosi come avessero fatto ad eludere i sistemi di sicurezza, percependo il proprio corpo irrigidirsi per la tensione tanto da darle fastidio e provando l'inconfondibile sensazione di essere spiata.

Si voltò di scatto, saggiando ogni angolo di quegli edifici e massi distrutti con sguardo serio.

Invece di rilassarsi non vedendo niente di anomalo la cosa ebbe il potere di aumentarle l'inquietudine, mentre la propria mente ragionava in un accumulo di pensieri prima ancora che si rendesse conto degli stessi. Erano dei nascondigli perfetti per tenderle un agguato. Ed era sicura ci fosse qualcuno, nascosto lì in mezzo, magari dietro qualche masso o qualche colonna portante che aspettava solo che abbassasse la guardia per attaccarla.

Li avevano divisi apposta? Per poterli battere più facilmente?

Yuhiko storse il naso, relegando le domande in un angolo della propria mente, decidendo che non erano importanti in quel momento. L'unica cosa che contava era che riuscisse a raggiungere qualcuno dei suoi compagni e che tutti stessero bene.

Occhieggiò velocemente il tetto della palestra e il suo corpo rispose automaticamente: accumulò il potere sotto i piedi per solidificare l'aria e crearsi degli appoggi e iniziò a salire facendo dei salti. Si ritrovò sopra gli edifici e per un attimo le mancò il respiro, rendendosi conto della grandezza immensa della USJ, tanto che si infossò nelle spalle provando la sensazione inconfondibile dell'amarezza di fronte a quella visione che le bruciò nello stomaco.

L'entrata era dalla parte opposta alla sua, ma intorno a sé non vedeva nessuno. Tutto sembrava tacere in un silenzio tanto opprimente quanto inquietante – perfino le esplosioni di Katsuki sarebbero state un suono gradito in quel momento.

«Sei scoperta, mocciosa!»

Eira abbassò lo sguardo, rendendosi conto della sagoma che le stava andando contro veloce come un proiettile. Saltò indietro con una capriola, evitandola per un pelo, e la corrente d'aria che si portò dietro le scompigliò prepotentemente i capelli costringendola a portarsi le braccia davanti al viso per proteggersi gli occhi dal terriccio. Girò su se stessa, cercando la figura del Villain nel cielo attorno a lei con sguardo febbrile.

Dov'era andato?

«Sei finita!»

Eira si voltò di scatto, alzando di poco lo sguardo e portando le braccia in avanti verso il nemico che le stava piombando addosso e che si schiantò contro la lastra che si frappose tra loro. Lo osservò arretrare di vari metri in una serie di movimenti sconnessi e piume svolazzanti e si accorse che aveva le ali attaccate alle braccia. Quello scosse la testa, intontito, focalizzandosi poi sulla sua figura sospesa nell'aria e sulla barriera che le stava davanti. La fulminò con gli occhi gialli ridotti a due fessure ed Eira di contro si mise in una posizione difensiva, osservando il taglio che si era fatto sulla fronte e il sangue colargli lungo una tempia.

«Brutta mocciosa, adesso ti sistemo come si deve!» le urlò contro, accorgendosi dello sguardo compiaciuto che gli stava rivolgendo. Yuhiko increspò le labbra in un sorrisino, sentendo l'agitazione lasciare lentamente posto all'adrenalina e alla strana sensazione di poter vincere.

Poteva farcela, doveva solo restare concentrata...

Espirò, smaterializzando la barriera e allargando l'appoggio sotto i piedi per sentirsi più stabile. Accumulò potere nelle gambe e nelle mani per prepararsi e rimase ad aspettare la mossa del suo avversario, percependo l'aria serpeggiarle lungo la pelle in spire agitate mischiandosi al suo respiro.

Senza darle altro tempo per pensare il Villain le andò contro e lei fece nuovamente per proteggersi, ma pochi istanti prima che l'uomo si schiantasse nuovamente contro la barriera virò la direzione, sbattendo le ali e innalzandosi verso l'alto, piombandole addosso aiutato dalla forza di gravità.

Yuhiko seguì a fatica i suoi movimenti e le sue intenzioni, arretrando istintivamente per evitare il calcio che provò a tirarle portandosi le braccia davanti al viso. Cercò di parare la serie di attacchi accumulando l'aria e solidificandola per attenuare i colpi e proteggersi nei punti in cui il Villain stava cercando di ferirla, ma concentrarsi sia sulle braccia che sui piedi per non rischiare di cadere le riusciva difficile e la paura di perdere il sostegno sotto di sé era maggiore di prendere un pugno.

Provò a tirargli un paio di calci, ma quello li schivò senza subire grossi danni, svolazzando davanti a lei e fissandola con soddisfazione. Si era reso conto della praticamente nulla esperienza che aveva nel corpo a corpo e della sua difficoltà di impiegare il Quirk in più cose contemporaneamente.

Eira si morse un labbro, iniziando a sentire il respiro pesante e il sudore colarle lungo le tempie, ragionando: il Villain era veloce, le ali lo aiutavano nei movimenti in aria e lei iniziava a sentire le gambe poco stabili. Affilò lo sguardo, prendendo un grosso respiro e smaterializzando gli appoggi, lasciandosi cadere nel vuoto per vari metri pur di mettere un po' di distanza tra lei e il suo avversario che la fissò, interdetto.

«Dove credi di andare, mocciosa?!»

Yuhiko atterrò sul tetto di un edificio traballante, sollevata di aver rimesso i piedi su un terreno stabile e prendendo dei grossi respiri. Ancora accovacciata alzò il viso, osservando il Villan dal basso, ma quello sorrise dandole una viscida sensazione di sospetto.

«Ohi ohi, non essere egoista! Lascia giocare un po' anche noi!»

Eira istintivamente si tirò in piedi, avvicinandosi con passi misurati al bordo del tetto e seguendo la direzione verso cui si era girato a guardare il suo avversario con malcelato disaccordo per l'interruzione. Rimase spiazzata, incontrando altre quattro sagome in mezzo alla strada dove fino a poco prima era stata sdraiata.

«Merda.»

Tutte guardavano verso l'alto, puntando gli occhi verso di lei. Eira li poteva vedere ghignare anche da quell'altezza mentre si sfregavano le mani, impazienti. Anche gli altri stavano combattendo contro i Villain? Dal Warp Gate ne erano entrati, effettivamente, tantissimi, forse proprio per tenerli impegnati. Doveva assolutamente riunirsi con qualcuno, il prima possibile.

«Ti stai facendo battere da una ragazzina?» lo prese in giro una donna, strappando delle risate al resto del gruppo che attirarono l'attenzione di Yuhiko.

«Ma sta zitta, strega!» gridò l'uomo alato, serrando i pugni per l'irritazione e sbattendo le ali con nervosismo evidente.

«Allora non ti dispiacerà se mi intrometto!»

Improvvisamente, Eira si vide arrivare contro una serie di attacchi che la costrinsero a indietreggiare per evitare di essere centrata in pieno. Delle rocce lanciate dal basso colpirono l'edificio, facendolo tremare prepotentemente, andando a schiantarsi nel punto in cui era sporta fino a pochi secondi prima. Pezzi di cemento e mattoni volarono in giro e lei fu obbligata ad accovacciarsi per non perdere l'equilibrio appoggiandosi ad una sporgenza, solidificando istintivamente l'aria sopra di lei per evitare che i detriti le arrivassero addosso. Tossì, infastidita per la polvere che si era alzata attorno a lei, frastornata. Le sembrava di sentire ancora i tremori sotto i piedi.

Crack.

S'immobilizzò, facendo dardeggiare lo sguardo per il tetto e cercando di scorgere qualcosa attraverso la nube che avevano alzato i detriti, mettendosi in posizione difensiva. Ci mise pochi attimi a rendersi conto che due Villain l'avevano raggiunta sul tetto, i restanti erano nel palazzo di fronte e il primo uomo ad averla trovata li aveva raggiunti, poggiandosi elegantemente sul bordo del tetto.

«Sei finita, mocciosetta.» la prese in giro la donna di prima, occhieggiandola vittoriosamente. Aveva delle pietre sollevate intorno alla sua figura. Telecinesi?

Eira studiò le persone che la circondavano, cercando di capire che tipi di Quirk avessero.

«Shigaraki Tomura ha detto che possiamo farvi ciò che vogliamo pur di colpire All Might.» sussurrò l'uomo, facendo schioccare la lingua contro il palato e ottenendo una risatina esaltata dalla compagna.

Yu affilò lo sguardo, reprimendo la preoccupazione che le misero addosso quelle parole dietro un'espressione truce mentre lo osservava incrociare le braccia nude al petto. Che cazzo pensavano di fare? Di poter entrare alla Yuuei e fare come se fossero a casa loro? Forse non avevano capito bene la situazione.

Yuhiko si sentì irritata per il modo in cui la stavano sottovalutando. Per come stavano sottovalutando tutti loro. Dopo tutto l'impegno che lei e gli altri ci stavano mettendo per poter essere degni di quella scuola, dopo tutti gli sforzi, le lacrime, le esercitazioni che già in sole due settimane li avevano messi a dura prova. Quella gentaglia non aveva capito proprio niente di loro futuri Heroes e dei professori che li seguivano.

Eira scattò, dirigendosi verso i due Villain che le stavano di fronte, decidendo di approfittare della bassa guardia che avevano nei suoi confronti.

La donna le mandò addosso delle pietre che evitò cambiando continuamente direzione con l'aiuto del suo Quirk, esattamente come aveva fatto durante il test d'ingresso. I massi lanciati a casaccio fecero tremare nuovamente l'edificio, innalzando critiche di disapprovazione dal suo avversario e Yuhiko approfittò per nascondersi dalla Villain con la nube di polvere che aleggiava nell'aria. L'aggirò il più silenziosamente possibile e una volta che le fu arrivata alle spalle le tirò un calcio, colpendola nella schiena. La donna urlò, rotolando per vari metri con il respiro mozzato per la forza con cui venne sbalzata in avanti, schiantandosi contro un muretto.

Eira cercò di non scomporsi per non perdere la concentrazione, affrettandosi ad attaccare l'altro uomo.

Quando gli fu abbastanza vicina per tirargli un altro calcio questo portò le braccia davanti al petto e ghignò. Yuhiko non fece in tempo a spostarsi, capendo troppo tardi che il Villain non aspettava altro: fu colpita a un polpaccio dagli aculei che gli spuntarono lungo tutte le braccia. Saltò indietro con una capriola, sentendo la pelle bruciare e guardando il lungo taglio che si era procurata e da cui iniziava a colare del sangue.

«Cazzo.»

«I miei peli diventano duri e affilati come coltelli. Posso anche staccarli e lanciarli, sai? Ricrescono subito.» mormorò quello, come se fosse una spiegazione abbastanza esplicativa, osservandola con sguardo compiaciuto. Eira immaginò che appena avesse avuto l'occasione avrebbe provato a trafiggerla. Non poteva avvicinarsi. Alla minima apertura nei suoi movimenti l'avrebbe fatta fuori. Tentennò di fronte a quella certezza, percependo il calore del sangue che colava dal taglio contro la pelle divenuta improvvisamente fredda per la paura.

«Muoviti, Tokibo! Oppure levati!» lo richiamò dall'altro palazzo l'uomo alato, alzandosi nuovamente in volo per avvicinarsi. Quello sospirò, spazientito, poi si passò la lingua sulle labbra tornando a fissarla, mentre si accarezzava gli aculei con prudenza. Occhieggiò la compagna che lentamente si stava ritirando in piedi poco lontano soffermandosi per pochi attimi sul viso sporco di polvere e graffi.

«Forse ti abbiamo sottovalutato…» ipotizzò, fintamente amareggiato, venendo affiancato dall'altro Villain. Lo vide corrugare la fronte in un'espressione dubbiosa scambiandosi uno sguardo con il compagno e annuire, ma Eira intuì che fosse tutta una messa in scena. La stavano palesemente prendendo in giro.

«Basta giocare, mocciosa.» riprese l'altro, innalzandosi di qualche metro da terra. Yuhiko intuì il cambio di atteggiamento dei suoi avversari, le loro espressioni farsi più dure e di suoi sensi metterla in allerta.

Indietreggiò di qualche passo per mettere più distanza e studiare l'ambiente: la donna si era tirata in piedi e le lanciava occhiate fiammeggianti, uno di quelli sul tetto di fronte sembrava stare caricando un pugno e l'altro aveva preso un grande pezzo di ferro per lanciarglielo.

Irrigidì i muscoli, stringendo le labbra, senza avere tempo di vagliare le possibili opzioni. Ci fu un improvviso boato, una corrente pesante di aria e qualcosa le passò pericolosamente vicino alla testa schiantandosi alle sue spalle.

Eira si mosse in automatico, facendo la cosa che le veniva naturale da tutta la vita: accumulò potere creando una barriera per proteggersi dalle pietre volanti che avevano iniziato a dirigersi verso di lei, notando di striscio le piume e gli aculei unirsi come in un vortice per cercare di colpirla dall'alto mentre era impegnata. Alzò un braccio, richiamando l'aria nel palmo della mano per formare un'altra protezione.

Nel giro di pochi attimi le si infransero contro un miscuglio di pietre, aculei e piume affilate e strinse i denti, sentendo le barriere creparsi e i polsi farle male per lo sforzo, le gambe cedere per il peso da sopportare e dubitò che sarebbe riuscita a resistere per molto. Quando l'attacco fu terminato Eira mosse le mani, espirando e lanciando con un singolo gesto i resti delle barriere ormai in frammenti verso i suoi avversari.

Si sentì mancare il respiro e cadde in ginocchio, percependo un grande boato e la terra sotto di lei vibrare prepotentemente.

Per il tetto dell'edificio si crearono varie crepe profonde e una parte di soffitto cedette. La donna e l'uomo con le ali vennero sbalzati all'indietro, finendo per cadere in strada colpiti da tanti spilli invisibili, mentre l'edificio su cui stavano di fronte gli altri due Villain cadde sotto la pressione dei colpi che si conficcarono nelle mura instabili, finendo travolti dalle macerie.

Eira osservò confusa i risultati del suo gesto, prendendo grosse boccate d'ossigeno mentre passava lo sguardo davanti a sé. Si tirò in piedi, il respiro sibilante, arrancando verso il bordo per guardare l'edificio crollato e lo spiazzo improvvisamente più vuoto. Notò le figure a terra e sospirò di sollievo, sentendo la gola bruciare e il polpaccio pizzicare. Si morse un labbro, pronta a saltare per cercare di raggiungere qualcun altro.

Doveva sbrigarsi e aveva perso troppo tempo con quegli intrusi.

«Dove pensi di andare, mocciosa?»

Eira sentì qualcosa colpirla alla schiena e perse l'equilibrio, ritrovandosi a cadere nel vuoto con un urlo represso in gola. Accumulò potere per frenare la caduta, finendo per scivolare lungo dei detriti di cemento e sentendo un dolore improvviso alla mano e alla schiena. Rotolò verso terra, finendo distesa lungo l'asfalto a pancia in su. Sbatté le palpebre, confusa, faticando a mettere a fuoco la figura che troneggiava su di lei oscurandole la vista della luce. La mano le faceva male fino alla spalla e sentiva le dita intorpidite. Voltò leggermente il viso, sgranando gli occhi e rantolando per il dolore.

Aveva una cazzo di sbarra di ferro infilata nel palmo.

Provò a girarsi per togliere quel corpo estraneo, paralizzandosi, non trovando il coraggio necessario.

«No, no. Cosa pensi di fare?» domandò millefluo il Villain, fermando il suo gesto mettendole un piede sul braccio sano. Yuhiko provò a tirargli qualche calcio, ma quello si spostò quel poco che bastava per non farsi colpire, guardandola sinceramente divertito mentre annaspava per liberarsi. Come una mosca imprigionata nella tela del ragno.

«Ora lasciati infilzare per bene, anche se vedo che ci hai già provato da sola.» la prese in giro, staccandosi un aculeo e avvicinandolo pericolosamente al braccio sano.

Eira strinse i denti provando a creare una barriera per proteggersi, ma ciò che ne usci fu solo una lieve pressione che si dissolse dopo pochi secondi, lasciandola ancora più stanca. La testa le girava e il dolore non la faceva concentrare abbastanza, sentiva la gola rantolare ad ogni respiro.

Si morse un labbro, frustrata, regalando l'espressione più arrabbiata che potesse all'uomo che non smetteva di ghignare.

Sarebbe finita in quel modo? Era davvero così poco capace di combattere se non poteva utilizzare le mani e i piedi?

La frustrazione che provava si manifestò nelle lacrime che le pizzicarono gli angoli degli occhi, bloccandole il respiro in gola, il cuore palpitante come un uccellino in gabbia.

Dannazione.

«Eira!»

Yuhiko si sentì improvvisamente libera dal peso sul braccio e percepì una corrente d'aria passarle a pochi centimetri di distanza. Si rese conto di potersi alzare.

«Kirishima?» sussurrò dopo qualche attimo, riconoscendo la schiena del rosso mentre si metteva seduta, Che non fosse Izuku ad essere arrivato in suo aiuto, dopo tutti gli anni passati insieme a farsi forza contro il bullismo di Kacchan nei loro confronti, le lasciò addosso una strana sensazione di disagio.

«Stai bene?» le domandò, inginocchiandosi di fronte a lei e mettendole una mano sulla spalla. Si accorse della mano trapassata e corrugò la fronte.

«Che cosa ci fai qui?» volle sapere invece la mora, guardandosi intorno per vedere se ci fosse qualcun altro.

«Ti ho visto venire spinta dal tetto.» le spiegò brevemente, ricordando di come Katsuki lo avesse lasciato indietro, troppo impegnato a volersi dirigere verso il Warp Gate da non accorgersi di ciò che gli accadeva intorno. Era vero che si fidavano dei loro compagni e avevano deciso di dirigersi verso la via di fuga dei Villain per cercare di fermarli, ma Kirishima non era riuscito ad ignorare una compagna in evidente difficoltà. Avrebbe raggiunto Bakugou appena possibile.

Yuhiko provò ad afferrare la sbarra che le trafiggeva il palmo: la scarica di dolore che si irradiò lungo tutto il braccio non appena provò a spostarla la fece tremare completamente. Come immaginava, aveva una fottuta paura di sentire male.

Kirishima la fermò prima che ci provasse un'altra volta.

«Forse dovresti lasciar fare a Rec__»

«Mocciosi del cazzo!»

I due ragazzi trasalirono ed Eira guardò Eijirou senza preoccuparsi di nascondere l'ombra di paura che le distorse il volto. Il Villain era a vari metri di distanza e li stava guardando, rabbioso. Aveva un labbro spaccato e gli aculei sembravano essersi allungati, vibrando tra loro come la coda di un serpente a sonagli mentre puntavano nella loro direzione.

«Adesso vi sistemo per bene!» gli urlò contro, ancora intontito per il pugno che gli aveva tirato Kirishima. Quei ragazzini di merda proprio non volevano saperne di starsene buoni e lui aveva esaurito la pazienza. E come diavolo aveva fatto quel tipo a colpirlo senza venire ferito?

Eijirou si posizionò istintivamente di fronte a Yu, alzandosi agile come un gatto nonostante la mole.

«Stai attento, i suoi aculei…» lo avvertì Eira provando ad alzarsi, ma Eijirou la costrinse a rimanere seduta, attivando il suo Quirk e ricambiando il suo sguardo confuso con un grande sorriso.

«Tranquilla, non possono scalfirmi! Lascia fare a me!»































































































































Buongiorno a tutti!
Capitolo importante per iniziare a capire come funziona il Quirk di Eira (cerco sempre di non far strafare le mie oc, per evitare di renderle troppo invincibili) ma anche un po' di passaggio, alla fine ho deciso di dividerlo in due parti perché stava diventando davvero molto lungo e ho optato per il flashback perché tanto sappiamo tutti come è andato l'attacco dei Villain alla Usj.
Ringrazio coloro che hanno inserito la storia in una delle tre liste e chi legge in silenzio.
Spero che continui ad interessarvi!
Love, D <3

   
 
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