LA
CHIAVE DEL TEMPO
Capitolo
Quinto
La Fine e l'Inizio
«Abbiam
vinto, viva viva Potter,
Vold
è mort, con le ossa tutte rotte!» **
Tonks,
svegliandosi di soprassalto, si guardò attorno smarrita,
ancora
avvolta nella nebbia di un sonno esausto. Poi la realtà la
investì con violenza e, sciogliendosi precipitosamente
dall'abbraccio del marito, scattò in piedi come una
furia.
Remus le fu
subito accanto, rassicurandola con pacata dolcezza.
«Tranquilla
Dora, è finita. Ascolta cosa sta cantilenando Pix. Abbiamo
vinto. Harry ha sconfitto Voldemort».
La giovane
donna lo guardò confusa. «Cosa? Senza di
noi?»
Remus
ridacchiò, scompigliandole con tenerezza i corti capelli
scarmigliati.
«Così
parrebbe, sì. Harry ha fatto a meno di questi due ruderi
distrutti dalla luna piena. Ma ora andiamo da lui, voglio parlargli,
assicurarmi che stia bene... e subito dopo correremo da Andromeda a
riprenderci Teddy» scoccò un'occhiata al giovane
che,
ancora seduto sul grosso sasso, li osservava incuriosito e aggiunse:
«Non vedo l'ora di coccolarmelo un po' e di dirgli quanto
sono
orgoglioso di lui».
Tonks lo
scrutò stranita. «Quanto sei orgoglioso di...
Teddy?»
«Sì».
«Perché
non apprezza "Schianta
la Manticora"?»
Remus
sospirò
affranto. «Magari! Vorrei tanto fosse così, ma
temo la
adorerà. No, Dora, sono orgoglioso per quello che
farà.
Sarà davvero un grande mago!» proclamò
ammiccando
complice al figlio, quindi si avvolse nel mantello e si
incamminò spedito verso la radura.
Tonks
afferrò Teddy
per un braccio e, trascinandoselo appresso senza troppi complimenti,
seguì perplessa il marito.
«Dorian,
secondo te
ha avuto un'altra visione del futuro dovuta dalla sfera di cristallo
scagliatagli dalla Cooman?»
Teddy si
strinse nelle spalle e Remus esclamò giocoso:
«Già».
«Già»
ripeté la strega, fissando esasperata la schiena del marito.
«Quindi, Remus, ora sei convinto che Teddy avrà un
futuro
fantastico malgrado la tua presenza?»
«No,
ora sono
convinto che Teddy avrà un futuro fantastico e che potrebbe
anche apprezzarla la mia presenza. Sì, sono sicuro che gli
piacerò».
La donna si
voltò spazientita verso Teddy. «E' da agosto che
tento
inutilmente di convincerlo di questa cosa, sai?»
Teddy sorrise
filosofico. «Evidentemente venire colpiti in testa da una
sfera
di cristallo ha davvero strani effetti collaterali».
Tonks
sbuffò,
melodrammatica come una vera Black. «Ad averlo saputo prima
gliela avrei tirata io
una sfera di cristallo in testa! Anni
fa...»
Ridendo di
gusto,
Teddy diede un colpetto comprensivo alla mano della madre, che ancora
gli stringeva il braccio e affrettò il passo,
fermandosi
poi accanto a Remus per ammirare la scena che li accolse
appena sbucati dal folto degli alberi.
Il Castello
di Hogwarts si
stagliava superbo contro il cielo color inchiostro, incurante dei
pinnacoli mutilati e dei doccioni divelti. Fiero come un vecchio
guerriero ammaccato ma vittorioso.
Centinaia di
torce
incantate illuminavano i maghi che, abbracciandosi euforici e
commentando a gran voce gli ultimi straordinari avvenimenti,
sciamavano ai piedi della ripida scalinata di pietra che
conduceva al portone d'ingresso.
Poco lontano,
gli archi
ancora stretti in pugno, alcuni centauri osservavano enigmatici la
scena. Uno di loro, un esemplare dai capelli fulvi e dal manto color
castagna, indicava solenne la volta stellata ad Ambrosius che annuiva
interessato.
Gli altri
licantropi
scrutavano assorti l'orizzonte.
All'improvviso quello apparso nella radura durante il
combattimento con Greyback lasciò il gruppo e si
avvicinò
a Remus.
Vedendolo
illuminato dalle
torce, Teddy notò che i lunghi capelli del licantropo non
erano neri
come gli erano parsi alla luce della luna, ma di un caldo castano
ramato. Conosceva quell'uomo, realizzò stupito scrutandone
gli
intensi occhi color muschio, era il cantastorie che incontrava spesso
nelle vicinanze di casa Tonks. Da bambino si fermava sempre ad
ascoltare le storie fantastiche narrate da quell'uomo scarno e gentile,
affascinato dall'aura di mistero che lo circondava. Nonna Andromeda
sosteneva che era solo un cantastorie un po' strambo, ma il piccolo
Teddy non ne era affatto convinto; i cantastorie, per quanto strambi,
non lo guardavano come se fosse qualcosa di raro e prezioso, di
solito...
«Ti
ho visto nella
radura, Remus» affermò il licantropo, sorridendo
ammirato.
«Hai sconfitto Greyback. Hai versato il suo sangue e lo hai
costretto a mostrarti la gola. Si è sottomesso a te, ora sei
tu
l'Alfa del branco e noi eseguiremo i tuoi ordini. Abbiamo
già
cominciato, in realtà, tu ci hai ripetuto per un anno intero
che
avremmo dovuto combattere contro il Signore Oscuro e questa notte lo
abbiamo fatto. Con una certa soddisfazione, tra l'altro. Non
è
che amassimo alla follia quei tizi incappucciati»
sogghignò compiaciuto.
Teddy notò sorpreso che anche gli
altri licantropi si erano avvicinati e annuivano con convinzione.
«Oh, non che il Ministero ci abbia mai dato motivo di
schierarci
dalla sua parte» proseguì serio l'uomo dai capelli
ramati.
«Ma abbiamo deciso di fare noi il primo passo. Come ci hai
chiesto tu» detto questo piegò con
solennità il
capo all'indietro e, scostando la veste logora, espose la gola a Remus
che sussultò.
«Emrys,
no... non devi. Nessuno di voi deve».
Emrys lo
guardò turbato e Remus gli posò rassicurante la
mano su
una spalla. «Io vi aiuterò, naturalmente, Emrys,
ma non
come Alfa. Come amico. Siete esseri umani, non animali, non vi serve un
capobranco. Parleremo, discuteremo e decideremo tutti insieme cosa
è meglio fare».
Emrys
annuì sistemandosi la tunica e sbirciò
incuriosito Tonks che gli sorrideva con simpatia.
«Oh,
giusto. Dora,
lui è Emrys, il primo licantropo di Greyback. Il primo che
è stato morso da lui ed è sopravvissuto. Emrys,
lei
è Ninf...» notando l'occhiata assassina della
strega,
Remus si corresse con invidiabile prontezza di riflessi.
«Tonks.
Lei è Tonks, mia moglie».
Emrys strinse
titubante la mano che la ragazza gli porgeva e guardò Remus,
incredulo. «Tua moglie? Allora è vero. Ti sei
sposato.
E... hai davvero avuto un figlio?»
Remus
annuì, ma
Tonks fu più lesta e mise nella mano di Emrys una foto un
po'
sgualcita. Teddy, scorgendovi un neonato dai capelli turchesi che
agitava energico i minuscoli pugni, riconobbe la sua fotografia che
Harry conservava gelosamente tra le cose più care.
Emrys la
guardò meravigliato, sfiorando gentilmente l'immagine del
bimbo. «Remus, sai cosa significa questo per noi? Questo
bambino rappresenta per tutti noi la speranza di una vita normale. Il
sogno di una futura accettazione» spostò i
luminosi occhi
verdi dalla foto a Tonks. «Chissà, forse anche
qualcun
altro di noi si imbatterà in una persona così
speciale».
La strega
sorrise
lusingata. «Il primo licantropo di Greyback?»
esitò
un istante. «Posso chiederti quanti anni avevi quanto sei
stato
morso, Emrys?»
Il licantropo
annuì. «Ne avevo appena compiuti undici. Ero
pronto per
venire qui, a Hogwarts, ma saputo della mia... disavventura non mi
hanno più voluto» sbirciò mesto Remus e
aggiunse
con amarezza: «Silente non era ancora Preside, purtroppo.
Così non ho avuto altra scelta che aggregarmi a Greyback,
visto
che non sapevo neppure usare una bacchetta» concluse un po'
umiliato, poi guardò Tonks e sorrise sincero. «Ma
sono
felice che per Remus sia andata diversamente».
Consegnò
la foto
alla strega e si allontanò, riunendosi agli altri licantropi
e
intavolando con loro una vivace discussione.
Tonks lo
osservò pensierosa, gli occhi scuri un po' più
lucidi del normale.
«Aconito.
Dovrò procurarmi una massiccia dose di aconito».
«Come,
Dora?»
chiese Remus, fissando sospettoso la foto che teneva in mano la
moglie e frugandosi furiosamente nelle tasche.
«Preparerò
la Pozione Antilupo anche per loro questo mese. Remus, è
inutile
che tenti di distruggerti la tunica, è la foto che avevi tu,
questa. L'ho raccolta nella radura, deve esserti caduta mentre
combattevi».
«Eccovi
qui, voi
due! Vi abbiamo cercati ovunque» esclamò una
profonda voce
molto sollevata e Teddy si ritrovò a osservare un giovane ed
euforico Kingsley che, stritolando in un abbraccio fraterno Remus,
sorrideva radioso a Tonks e afferrava la foto che la strega stringeva
ancora tra le mani.
«Oh,
ed ecco
l'erede! Non vedo l'ora di conoscerlo di persona» il gigante
nero
mollò Remus e sogghignò. «Ho intenzione
di viziarlo
terribilmente, lo sapete, vero?»
Remus
annaspò
in cerca d'aria e Tonks ridacchiò divertita. «Il
dubbio ci
ha sfiorato quando il tuo povero gufo ci ha consegnato quell'enorme
fenice di peluche, sì».
«Be',
meglio
abituarlo fin da piccolo, la fenice è nel suo destino.
C'è l'ha nel sangue del resto. E a proposito di destino...
Remus, faresti meglio ad andare da Harry. Ha sconfitto Voldemort, sai?
Con un Expelliarmus!»
Remus
sgranò
gli occhi. «Cosa? Un... va bene, è ufficiale,
dovrò
davvero rivalutare quell'incantesimo».
Kingsley rese
la foto a Tonks, facendosi di colpo serio.
«Va'
da lui, Remus,
è in Sala Grande. Ti sta cercando disperatamente tra i
feriti...
e tra i morti. Poco dopo il proclama di Voldemort mi ha fermato
chiedendomi tue notizie e gli ho dovuto rispondere che nessuno ti aveva
visto. E' schizzato via come un fulmine, stringendo tra le mani
un'ampollina ricolma di quelli che parevano ricordi, affermando che
nessun altro sarebbe morto al posto suo».
Remus
annuì,
accingendosi a raggiungere il Castello, quando la ragazza della radura
si avvicinò allegra. Teddy notò che indossava
l'uniforme
di Tassorosso.
«Professor
Lupin! Sta bene fortunatamente. Ero preoccupata».
Remus le
sorrise, osservando incuriosito l'uomo che le stava accanto.
«Grazie
per avere
salvato mia figlia» disse lo sconosciuto, reggendosi con
cautela
il braccio destro, immobilizzato in una posizione decisamente
innaturale.
«Di
nulla, signor
Bones. Solo dovere. Ma quel braccio sembra rotto, dovrebbe andare a
farsi vedere da Madama Chips».
L'uomo scosse
il
capo, trattenendo un gemito di dolore. «Madama Chips ha
feriti
molto più gravi a cui pensare. Aspetterò il mio
turno».
Remus
scrutò
pensoso il braccio dell'uomo, poi spostò lo sguardo sul
gruppo
di licantropi che attendeva poco lontano. Scorto Ambrosius, gli fece
cenno di avvicinarsi, e il vecchio ubbidì, fermandosi a
pochi
passi dall'uomo ferito.
«Signor
Bones, lui è Ambrosius. E'...»
«Un
licantropo?» l'uomo arretrò istintivamente di
qualche passo.
«Sì,
un
licantropo, come me del resto» confermò pacato
Remus,
mentre Kingsley, sbuffando insofferente, dedicava al ferito un'occhiata
di pura irritazione.
Il signor
Bones
abbassò lo sguardo, combattuto, ma prima che avesse la
possibilità di replicare, due ragazzi si avvicinarono ad
Ambrosius. Quello più basso indossava l'uniforme di
Corvonero e
zoppicava, Teddy lo riconobbe immediatamente come Michael, lo studente
che aveva combattuto con la Mangiamorte scomparsa tra le
acque del lago. L'altro ragazzo aveva i capelli neri e arruffati, gli
occhi brillanti dei licantropi e un sorriso sollevato stampato sulle
labbra: era il giovane corso in aiuto di Michael nella radura.
«Finalmente
ti ho
trovato, Ambrosius. Potresti dare un'occhiata alla caviglia di Michael?
Non credo sia rotta ma... l'esperto sei tu».
Senza
scomporsi, Ambrosius fissò Michael negli occhi.
«Sono un licantropo».
Il ragazzo
annuì. «Sì, lo so, Dylan me lo ha
detto. Anche lui lo è, ora».
«Non
hai paura che ti contagi?»
Il ragazzo
sbarrò gli occhi, allibito. «E come? Un licantropo
può contagiare qualcuno soltanto mordendolo quando
è
completamente trasformato. Questa notte non c'è luna piena,
quindi non corro nessun pericolo».
Il vecchio
sorrise, borbottando qualcosa a proposito dei Corvonero, fece sedere il
ragazzo
su un muretto lì vicino e s'inginocchiò,
studiando con
occhio esperto la caviglia ferita.
«Ottima
diagnosi,
Dylan. Non male per un giocatore di Quidditch»
approvò
Ambrosius, ammiccando al giovane licantropo, quindi agitò
con
garbo la bacchetta e una luce bluastra avvolse la gamba di Michael che,
sospirando sollevato, scattò in piedi e cominciò
a
camminare normalmente.
Ambrosius si
alzò a sua volta e si rivolse all'uomo col braccio ferito.
«Ho
lavorato per
decenni al San Mungo, prima che Greyback pensasse che un Medimago gli
sarebbe stato utile e decidesse che ero io quello che voleva. Ero a
capo del reparto Ferite Magiche... ma fui sollevato dall'incarico
subito dopo essere
stato morso» guardò con simpatia il giovane
Corvonero che
aveva appena curato. «Evidentemente le persone che hanno
deciso
il mio futuro erano meno informate di questo ragazzo. La sua
è
una brutta frattura, Signor Bones, sarebbe meglio occuparsene subito.
Se me lo permette lo farò volentieri» sorrise, i
brillanti
occhi chiari attraversati da un inaspettato lampo d'ironia.
«Le
assicuro che non mordo... quando la luna non è
piena».
Il signor
Bones
arrossì vistosamente e si sedette imbarazzato sul muretto.
Ambrosius gli sfiorò con gentilezza il braccio ferito,
esaminando la frattura e riducendola con un sapiente
colpo di bacchetta. Teddy lo osservò meravigliato: neppure
madama Chips era così rapida nell'aggiustare arti umani...
«Ho
fatto davvero
molta pratica nella cura di ferite, magiche o meno, in questi ultimi
anni» spiegò paziente il vecchio, sorridendo alle
persone
che si erano avvicinate incuriosite. «Ho avuto modo di
potenziare
alcuni incantesimi tradizionali, e di elaborarne di nuovi. Se qualcun
altro dovesse avere bisogno di cure... io sono qui».
Una donna con
una brutta
bruciatura su uno zigomo si fece subito avanti, battendo sul tempo un
attempato mago claudicante e, nel giro di qualche minuto, si era
già radunata una piccola folla di maghi e di streghe che
reclamava l'assistenza dell'esperto guaritore dagli occhi rilucenti.
Teddy stava
osservando
interessato Kingsley che, aiutato dal signor Bones, disciplinava con
metodi assai convincenti i feriti più scalmanati, quando
Dylan
si avvicinò allegro a Remus.
«Non
ci posso
credere, professore, hai davvero ceduto? Malgrado tutte le tue nobili -
e masochistiche - intenzioni ha avuto la meglio la donzella?
La voglio proprio conoscere questa rara creatura dotata di una
cocciutaggine più sviluppata della tua!»
sogghignò
il giovane e, assestando una pacca amichevole sulla spalla di Remus,
sbirciò con curiosità la misteriosa signora
Lupin; sgranando immediatamente gli occhi, allibito.
«Tonks?
Per la scopa di Merlino, Remus, era Tonks la donna per cui ti struggevi
tormentoso?»
«Io
non mi struggevo tormentoso...» tentò di precisare
Remus, totalmente ignorato dall'euforico Dylan.
«Dovevi
dirmelo! Ti
avrei risparmiato mesi di laceranti arrovellamenti, assicurandoti che
non avevi scampo con lei» si bloccò un istante,
scoccando
un'occhiata birichina alla strega. «Tonks! La più
grande
rompipluffe
che abbia mai varcato il cancello di Hogwarts!»
«Ehi!
Ricordati
che, non fosse stato per me, saresti annegato nel lago durante il tuo
primo anno, ragazzino!» ribatté contrariata Tonks.
«Tonks,
non fosse
stato per te non avrei mai rischiato di annegare nel lago durante il
mio primo anno, visto e considerato che sei stata proprio tu a farmici
cadere dentro».
«Uff...
sei davvero un metodico, pignolo Corvonero, Dylan!»
«Ti
ha fatto cadere nel lago?» chiese Remus interessato.
«Oh,
sì! E'
così che ci siamo conosciuti. Una storia intrigante, se vuoi
te
la racconto. Non sono bravo come Emrys, ma...»
«Ma
non avevi
fretta di parlare con Harry, tu?» sbuffò la
strega,
afferrando il marito per una mano e trascinandolo con piglio deciso
sulla ripida scalinata che saliva al Castello.
Teddy,
notando
divertito che i capelli della madre erano virati a un'affascinante -
quanto minacciosa - tonalità rosso papavero, sorrise a
Dylan,
chiedendosi se sarebbe mai venuto a conoscenza di quella promettente
storia lacustre e controllò la Chiave del Tempo: la fenice
non
aveva ancora cominciato a ricomparire e Teddy, rassicurato, si
avviò a sua volta verso il Castello.
Salita la
ripida
scala di pietra, Teddy varcò il portone d'ingresso e si
guardò attorno sbigottito, riconoscendo a stento quella che,
per
sette anni, era stata la sua seconda casa: l'imponente scalinata di
marmo che troneggiava al centro dell'immenso atrio, vanto di
innumerevoli generazioni di solerti Elfi Domestici, era opaca e
macchiata in più punti.
Gli stendardi
delle
quattro Case pendevano sghembi e sfilacciati dalle loro postazioni,
sovrastando malinconici le quattro grosse e malconce Clessidre
Segnapunti. Le gemme colorate che queste contenevano si erano riversate
sul pavimento, mescolandosi disordinatamente in un estremo, disperato
appello all'unità delle Case.
Sfiorato
dalla gelida
carezza di un fantasma, Teddy alzò gli occhi, ammirando
l'eterea
Dama Grigia che, sorridendo dolente, spariva con inconsapevole grazia
nel massiccio muro di pietra.
Muro che,
notò il giovane con stupore, era diverso da come lo
ricordava.
Era più spoglio, come se mancasse qualcosa...
Mancava,
ovviamente, la candida lapide di marmo su cui erano incisi, con lettere
d'oro zecchino, i nomi dei 57 caduti della Battaglia di Hogwarts,
dedusse, dandosi mentalmente dell'idiota, prima di scorgere i
genitori che stavano entrando nella Sala Grande.
Teddy li
seguì
esitante, tentando disperatamente di ignorare l'acre odore di fumo che
aleggiava nell'aria e si addentrò nella stanza
fissando ostinato una grossa macchia color ruggine allargatasi sul
pavimento, restio a confrontarsi con il lato più drammatico
e
doloroso della guerra.
Eccolo
l'altro
ricordo di Harry che non aveva voluto guardare nel Pensatoio. Non
avrebbe potuto sopportare di vedere i corpi dei suoi genitori giacere
nel luogo che, per lui, aveva sempre significato calore e allegria.
Richiamando
ogni singola
briciola del suo rinomato coraggio Grifondoro, Teddy si fece forza e
sollevò con decisione lo sguardo: un girone infernale non
doveva
essere molto diverso.
Decine di
corpi esanimi
giacevano allineati sul pavimento, silenziosamente omaggiati dalle
limpide stelle che costellavano lo scuro soffitto incantato.
Un giovane
centauro dai
lunghi capelli chiarissimi, sdraiato in un angolo, parlava con Hagrid
mostrandogli sofferente la brutta ferita che gli squarciava il fianco.
Poco oltre,
Neville e Oliver vegliavano mesti il corpo di Colin Canon.
Teddy
distolse
bruscamente lo sguardo, turbato da quanto piccolo sembrasse quel corpo,
ritrovandosi così a fissare una versione molto giovane e
molto
addolorata della famiglia Weasley. Osservò sgomento il
solare,
irriverente George singhiozzare inconsolabile tra le braccia di Arthur
e gli altri ragazzi fissare impietriti Molly che, inginocchiata accanto
al corpo di Fred, tentava imperterrita di pulirgli il viso e di
pettinargli la folta chioma rossa; solo Ron mancava all'appello e Teddy
realizzò confusamente che doveva trovarsi nello Studio del
Preside con Harry ed Hermione. Poi, il senso di colpa per avere salvato
soltanto i suoi genitori lo colpì con la violenza di uno
Stupeficium ben assestato.
«Fred...»
il
sussurro di Tonks riscosse il giovane Lupin dai suoi pensieri.
«Oh, Remus, pensa a come ci potremmo sentire noi se
Teddy...» non riuscì neppure a terminare la frase,
strinse
brevemente la mano del marito e si avvicinò a Molly,
abbracciandola con dolce fermezza. Molly tentò di
ribellarsi, ma
cedette quasi subito, posando il viso sulla spalla della strega
più giovane che cominciò a cullarla come avrebbe
fatto
con una bambina.
Remus si
sfregò la fronte con una mano tremante.
«Fred...»
Teddy
annuì mesto. «Sì. Io non ho
potuto...»
«No,
certo Ted, lo
so... è solo che Fred...» scosse il capo,
indicando
vago lo spazio attorno a sé. «E tutti questi
ragazzi io li
conoscevo. Sono... erano
miei allievi. Tutti loro» si
azzittì, guardando la moglie con ammirazione. «Lei
è
molto più forte di me».
«E'
molto... materna. Non pensavo da come me ne hanno parlato».
«Non
lo pensavo
nemmeno io, Teddy. Ma mi sono ricreduto il giorno in cui sei nato e lei
ti ha preso in braccio per la prima volta» sorrise, poi
sospirò, fissando Ron che abbracciava George mentre Arthur
si guardava attorno un po' smarrito.
«Credo che tocchi a me...»
Teddy
annuì, ma indicò qualcosa alle spalle del padre.
«Lo credo anch'io, sì».
Harry era
fermo sulla
soglia della Sala Grande, lo sguardo fisso sui corpi allineati e la
mano destra serrata attorno alla bacchetta magica.
Eccolo, il
Prescelto.
L'uccisore di Voldemort. Teddy realizzò sconcertato che non
assomigliava affatto all'eroe glorioso e risplendente che aveva
immaginato ascoltando i racconti dei sopravvissuti.
Questo Harry
era soltanto
un ragazzo stremato che tentava coraggiosamente di tenere a bada un
dolore immenso, aggrappandosi caparbio alla sua vecchia bacchetta
risanata.
Ed era
infinitamente
più eroico del guerriero invincibile e luminoso che popolava
le
sue fantasie infantili, rifletté Teddy con orgoglio, mentre
Remus, scorto Harry, lo chiamava con dolcezza.
Il ragazzo si
voltò di
scatto e Teddy vide un lampo di sollievo squarciare per un istante il
velo di dolore che gli ammantava gli occhi.
«Remus».
I due si
studiarono
titubanti, o forse solo increduli, per un lungo istante. Poi,
Harry si avvicinò cauto e Remus lo
avvolse in un abbraccio serrato.
«Pensavo...
non ti
vedevo da nessuna parte, Remus, ho temuto di avere perso anche
te» mormorò Harry, rispondendo all'abbraccio con
forza
disperata, quasi a volersi accertare che Remus fosse davvero
lì,
vivo e reale.
«Ma
dalla Pietra tu
non sei uscito, così ho sperato...»
«Sto
bene, Harry. Starò bene. Grazie a te. Kingsley mi ha detto
che hai sconfitto Voldemort».
Harry si
sciolse
dall'abbraccio e annuì, senza ombra della gioia che Teddy si
sarebbe aspettato. Remus non ne parve sorpreso, però.
«Harry,
loro
sarebbero orgogliosi di te. Sono
orgogliosi di te. Almeno quanto lo sono io».
Harry
annuì di nuovo. «Lo so. Me lo hanno detto quando
sono usciti dalla Pietra».
«Usciti
dalla Pietra?»
«Sì,
loro...» si bloccò improvvisamente, turbato.
«Tonks!
Lei è qui, Remus. E' venuta a cercarti. Lei...»
Remus gli
indicò la moglie, rassicurandolo con dolcezza.
«Sta bene,
Harry, tranquillo, sta bene anche lei».
Harry si
calmò,
guardando con sollievo la giovane strega che abbracciava Molly.
Sollievo che si dissolse non appena i suoi occhi si posarono sul corpo
di Fred.
«Remus...»
mormorò, lasciandosi stancamente cadere su quella che a
Teddy
parve la statua di Sigfrid lo svagato. «Non è come
avevo
immaginato, sai? Non provo... gioia».
«Lo
so, Harry. Chi
combatte difficilmente prova gioia alla fine della guerra. In genere la
vittoria ha un prezzo molto alto».
«Troppo
alto. Io
sono vivo, ma Fred, Colin... Lavanda...» tacque un istante,
meditabondo, poi sussurrò: «Tu come hai fatto a
sopravvivere a quella
notte, Remus? Come si fa a superare tutto questo
e a tornare a vivere normalmente?»
Remus
sospirò, sedendosi accanto al ragazzo. «Ho fatto
questa
stessa domanda a Silente dopo quella
notte, sai, Harry? Mi ha risposto
di lasciare andare i morti e...»
«Di
pensare ai vivi» concluse mesto Harry.
«Già».
«Lo
ha detto anche a me. Questa notte».
Remus lo
guardò interdetto. «Questa notte?»
«Sì.
Questa
notte. Per un certo periodo di tempo sono stato molto vicino ai morti,
Remus. E ho davvero temuto che tu fossi tra di loro».
Remus
annuì serio, gli occhi fissi su Teddy, che osservava la
scena da poco lontano.
«Ma»
proseguì Harry cocciuto, senza distogliere lo sguardo da
Fred.
«Come hai fatto a lasciare andare i morti?»
Remus sorrise
malinconico. «Mi sono aggrappato ai vivi, Harry. A Silente...
e a te, soprattutto».
Harry si
voltò, fissandolo a occhi sgranati. «A
me?»
«Sì,
a te.
Eri tutto ciò che restava di quella che consideravo la mia
famiglia. Ed eri vivo. Non ho potuto starti vicino come avrei voluto,
ma mi hai aiutato molto» esitò, pensieroso.
«Capirei
se tu volessi restare qui questa notte, Harry, ma... mi farebbe un
immenso piacere se tu venissi con me».
«Con
te? A casa tua?»
«Be',
sì».
Harry
spostò
lo sguardo su Hermione che, stringendo la mano di Ron, stava parlando
sommessamente con Molly e titubò, visibilmente tentato dalla
proposta di Remus. «Piacerebbe anche a me, ma Tonks? Pensi
che
approverebbe?»
«Totalmente,
Harry.
La porta della nostra casa sarà sempre aperta per
te» il
ragazzo sussultò al suono dell'inaspettata voce femminile e,
voltandosi di scatto, si trovò a fissare il viso a forma di
cuore di Tonks.
«Quando
ho sposato
Remus, sapevo perfettamente che tu eri compreso nel pacchetto. E la
cosa mi sta benissimo» sorrise impertinente la strega.
«In
fondo, Remus ha dovuto accettare Andromeda Black, gli è
andata decisamente
peggio. Inoltre non hai ancora conosciuto il tuo figlioccio, Harry e
penso che questa sarebbe l'occasione perfetta»
assicurò,
ficcandogli in mano la foto del bambino.
Teddy aggrottò la
fronte un po' contrariato; cominciava a turbarlo questa mania
della madre di mostrarlo orgogliosa a chiunque incrociasse la sua
strada...
«A
proposito di
Teddy» disse la strega, sfiorando i capelli di Remus con
una carezza distratta. «Io comincerei ad andare a
recuperarlo,
mia madre sarà...» scoccò un'occhiata a
Molly e
trasalì. «Merlino! Mia madre! Sarà
preoccupatissima» estrasse veloce la bacchetta ed
evocò un
vivido Patronus che sfrecciò fulmineo oltre la porta della
Sala
Grande.
«Questo
la
tranquillizzerà, ma sarà comunque meglio che vada
anch'io» sbirciò l'orologio del marito e sorrise.
«Tra poco scoccherà l'ora della poppata di
Teddy... e
nessun Patronus al mondo sarà in grado di proteggere mamma
da
quel famelico lupacchiotto».
«Non
chiamarlo così, Dora, per favore»
mormorò Remus, turbato.
La strega lo
guardò
intenerita, gli baciò con dolcezza una tempia,
sussurrandogli
qualcosa che lo fece sogghignare e, dopo avere rivolto un sorriso
radioso a Harry, si avviò verso l'uscita.
Teddy,
distratto
dall'elegante lupo d'argento evocato dalla madre, così
simile a
quello che compariva quando lui
eseguiva un Incanto Patronus, si
ritrovò improvvisamente avvolto in un morbido abbraccio
profumato di mughetto.
«Arrivederci,
Dorian. Grazie ancora per avere aiutato Remus. Con un po' di fortuna ci
incontreremo da qualche parte» esclamò Tonks
lasciandolo
andare.
Teddy la
fissò
ammutolito e, concentrandosi disperatamente per tenere a bada capelli e
lineamenti, fece la cosa più stupida che potesse fare:
annuì trasognato fissando sua madre dritta negli occhi .
Tonks
scrutò
sorpresa quelle iridi tanto familiari e inarcò incuriosita
un
sopracciglio. «I tuoi...»
Un grido
acuto
lacerò improvvisamente l'aria e la strega
sobbalzò,
girando istintivamente il capo verso la fonte di quel rumore: una donna
pallida che, lasciandosi cadere accanto al corpo di una ragazza,
le sistemava con dolcezza la lunga treccia bruna.
«Va'
da tua madre,
è la cosa più importante in questo
momento»
mormorò Teddy, fissando a sua volta la donna inginocchiata.
Tonks lo
squadrò indecisa. «Il Patronus la
tranquillizzerà. I tuoi occhi sembrano...»
«I
miei occhi possono aspettare. Andromeda no» Teddy
indicò Remus con un
cenno del capo. «Lui potrà spiegarti tutto quanto.
Più tardi».
Annuendo
pensosa, Tonks
dedicò un ultimo sguardo impietosito alla donna, che ora
piangeva disperata e corse verso l'uscita, evitando per un soffio di
travolgere tre tizi pallidi e biondi che se ne stavano fermi e
silenziosi sulla soglia. L'uomo e il ragazzo continuarono a tenere lo
sguardo fisso verso l'atrio, indifferenti a ogni cosa, mentre la donna
seguì con gli occhi Tonks, un'espressione indecifrabile sul
volto.
Teddy
sospirò
e riportò la sua attenzione sul padre che, probabilmente,
avrebbe
sentito parlare molto presto degli occhi ambrati di Dorian Johnson.
«Secondo
te ti assomiglia?» stava intanto chiedendo Harry, scrutando
un po' perplesso la foto che teneva in mano.
«Dora
sostiene di sì. E anche Andromeda... ho deciso di
fidarmi».
«Sarà...
devono essere i capelli turchesi a confondermi. Li ha sempre
così?»
«No,
è
molto... volubile. Suppongo li cambi a seconda dell'umore, come Dora.
Penso che il turchese indichi soddisfazione. Se è
contrariato li
ha di un fantastico rosso fenice, invece, e se ha qualcosa che non va
gli diventano di un inquietante verde Avvincino» sorrise
compiaciuto. «Quando dorme li ha dello stesso colore dei
miei,
però, e secondo Andromeda quello è il colore
naturale».
Harry
annuì
pensoso. «In un certo senso abbiamo molto in comune, io e
lui...
colore dei capelli a parte, certo».
Remus lo
guardò
incuriosito e Harry continuò: «Tanto per
cominciare siamo
tutti e due figli di un Malandrino. E siamo nati entrambi in un periodo
molto cupo».
Remus
sbirciò
in tralice il ragazzo, un po' imbarazzato. «E' vero. Anche se
devo ammettere che James ha preso la cosa molto meglio di me».
Harry
alzò di
scatto la testa, scrutando l'uomo accanto a sé.
«Suppongo
che lui avesse meno problemi di quanti ne hai tu, Remus»
esitò. «A proposito, non ho ancora avuto
l'occasione di
dirtelo, ma... non ho mai pensato che tu sia un codardo, mai. Davvero,
Remus, non le pensavo le parole che ti ho riversato addosso a Grimmauld
Place».
Remus scosse
il
capo. «Non preoccuparti, Harry, lo so. Ma in quell'occasione
me
le meritavo quelle parole, non ti ringrazierò mai
abbastanza.
Sei stato fantastico, mi hai dato la scossa che mi serviva. James
avrebbe fatto esattamente la stessa cosa. Sirius, d'altro canto,
avrebbe fatto decisamente di peggio».
Lo spettro di
un
sorriso lambì il volto di Harry prima che il ragazzo
riportasse
lo sguardo sulla foto. «Sai Remus, ora ho capito in che modo
ti
ho aiutato sedici anni anni fa, perché Teddy mi sta aiutando
nella stessa maniera. Guardando lui il prezzo pagato oggi mi sembra
meno assurdo. Meno inutile. Perché lui potrà
vivere in un
mondo migliore».
Remus
annuì.
«James e Lily pensavano proprio a questo quando hanno deciso
di
continuare a combattere Voldemort anche dopo la tua nascita, Harry. E
lo stesso pensiero ha portato qui me questa sera. Non sono venuto
malgrado
Teddy, sono venuto per
Teddy. E per te».
Un fugace
lampo di
gioia attraversò gli occhi di Harry. «Lui
sarà
più fortunato di me, però. Crescerà
con i suoi
genitori».
«E
con il suo padrino».
Harry
annuì,
sfiorando la fronte liscia del neonato che si agitava nella fotografia.
«E nessuna cicatrice maledetta lo segnerà
mai».
«Farò
di
tutto perché sia così»
mormorò Remus,
massaggiandosi assorto la spalla sinistra.
Harry lo
fissò serio, coprendogli la mano che indugiava sulla spalla
con
la sua. «Faremo
di tutto perché sia così, Remus.
Faremo. Ho
intenzione di essere un padrino molto presente. E di
proteggere Teddy, proprio come Sirius ha fatto con me ogni volta che ha
potuto... come tu hai fatto con me ogni volta che hai potuto».
Remus
trasalì, fissando intensamente il figlio, poi
guardò
Harry e mormorò commosso: «Sì, Harry,
lo so. Sarai
un padrino meraviglioso».
«Ne
ho tutte le
intenzioni. Sarò per Teddy quello che Sirius avrebbe voluto
essere per me» con grande gioia di Teddy un vero sorriso
illuminò il volto di Harry. «Tanto per cominciare
sappi
che per il suo primo compleanno gli regalerò una scopa
giocattolo. Una Firebolt, naturalmente».
Remus
sospirò. «Sì, lo sospettavo. Va bene,
Dora è
un'esperta nel curare bernoccoli e io sono passabile con gli
Incantesimi di Riparazione. Sopravviveremo».
Harry sorrise
più apertamente. «E gli insegnerò ad
usarla,
naturalmente. Sarà bravissimo, visto che sia il padre che la
madre se la cavano decisamente bene in quel campo. E poi, naturalmente,
ti costringerò a parlargli - a parlarci - di
Lunastorta, Ramoso,
Felpato e Codaliscia e, quando verrà a Hogwarts, gli
farò
un regalo molto
speciale» frugò nella piccola borsa di
pelle che portava al collo ed estrasse una vecchia pergamena ingiallita
che Remus guardò con rassegnazione.
«Se
proprio devi».
«Certo
che devo! La
Mappa del Malandrino è sua di diritto. Per
eredità. Senza
contare che se tuo figlio non ne entrasse in possesso mio padre e
Sirius ne sarebbero molto delusi e troverebbero il modo di tornare a
perseguitarmi per l'eternità».
Remus rise.
«Suppongo tu abbia ragione. Ti svelo un segreto, Harry... ma
sappi che davanti a terzi negherò fino alla morte: anch'io
sarei
molto deluso se Teddy non entrasse in possesso di quella
Mappa»
sogghignò sbirciando il figlio, poi spostò lo
sguardo su
Harry e si fece serio. «Ma c'è una cosa che vorrei
davvero
tu gli insegnassi, Harry».
Harry lo
guardò incuriosito.
«Insegnagli
a eseguire un buon Expelliarmus. Pare che debba davvero rivalutare
quell'incantesimo».
Harry sorrise
lusingato e annuì. «Glielo insegnerò
sicuramente,
Remus, stanne certo. Potrebbe tornargli molto utile già a
Hogwarts. Metti che si imbatta in un clone di Draco Malfoy o di...
Piton...»
«Oh,
con Piton non sarebbe servito a molto un Expelliarmus, con lui
bisognava essere molto più creativi».
«No!»
Esclamò Harry scattando in piedi e guardandosi attorno
agitato.
«Piton... lui non ha mai tradito Silente, Remus. Lui era
d'accordo con Silente e ha solo eseguito gli ordini che ha
ricevuto».
Remus si
alzò
a sua volta e, cercando lo sguardo del ragazzo, gli posò
rassicurante una mano sulla spalla. «Ho capito, Harry. Ti
credo ma... era?»
«Sì,
era.
Voldemort lo ha... gli ha aizzato contro Nagini. Per via della
Bacchetta di Sambuco...»
Remus lo
guardò sinceramente sconcertato.
«La
Bacchetta di Sambuco?»
«Sì...
è una lunga storia. Te la racconterò volentieri,
Remus,
ma non ora, dobbiamo portare qui Piton. Non possiamo lasciarlo nella
Stamberga Strillante».
«Va
bene, Harry,
aspettami qui» disse Remus, facendo risedere con dolcezza
Harry
sulla statua. «Se è nella Stamberga Strillante
farò
prima ad andarci di persona che a spiegare a qualcun altro come
arrivarci».
Harry
si rialzò di scatto. «Vengo anch'io».
«Harry...»
«Glielo
devo, Remus».
L'uomo
scrutò
intensamente il ragazzo e annuì. «Va bene, Harry,
andiamo
a occuparci di Severus, così poi potremo andarcene da
qui».
Harry rimise
la
Mappa nella borsa da cui l'aveva tolta, poi diede un'ultima occhiata
alla fotografia e la riconsegnò a Remus che scosse il capo
sorridendo.
«Tienila
pure, se
vuoi, ne abbiamo a decine a casa» arrossì
leggermente,
imbarazzato. «Teddy è... be'... davvero
irresistibile come
fotomodello».
«Hai
perso
completamente la testa per lui, vero Remus? Lo avevo sospettato dopo
avere assistito alla tua irruzione a Villa Conchiglia»
affermò divertito Harry, infilando con attenzione la foto
nella
borsa di pelle. «Sono davvero impaziente di vederti alle
prese
con pannolini e ninnananne, sai?»
«Oh,
ma tu mi hai
già visto alle prese con pannolini e ninnananne,
Harry»
assicurò Remus, passando davanti a Teddy e lanciando uno
sguardo
preoccupato alla Chiave del Tempo, rilassandosi visibilmente al sorriso
rassicurante del figlio.
«Davvero?»
chiese Harry scoccando un'occhiata incuriosita a Teddy.
«Sì,
davvero. Mi sono allenato molto con te. Lily sosteneva che ero bravo
con pannolini e ninnananne. Molto più bravo di James e di
Sirius. Sospetto che la sua entusiastica opinione fosse dovuta solo al
fatto che io non ho mai tentato di farti levitare,
però».
Harry rise,
sinceramente
divertito e Teddy, guardando i due maghi uscire dalla Sala Grande
chiacchierando sereni, sentì il senso di colpa allentare la
morsa: la sua decisione di salvare i genitori aveva reso il
mondo un po' migliore anche per il padrino e per nonna Andromeda, in
fondo.
Rinfrancato
dalla
constatazione, Teddy si sedette sulla statua precedentemente utilizzata
dal padre e da Harry, osservandone interessato il mantello finemente
scolpito nel marmo e caratterizzato da un paio di occhietti crudeli:
sì, era proprio la statua di Sigfrid lo svagato, il mago
rinascimentale noto per la sua ineffabile distrazione, passato alla
leggenda - e a miglior vita - per avere confuso un Lethifold con il
proprio mantello. Come fosse arrivata fin lì, dal quinto
piano,
Teddy non sapeva davvero spiegarselo.
Sbadigliando
esausto, sbirciò la Chiave del Tempo. Notando che un
pallido,
informe alone rossastro aveva cominciato a comparire, si
alzò e
uscì dalla Sala Grande, guardando incuriosito i tre tizi
biondi
che se ne stavano ancora impalati sulla soglia.
Improperi
coloriti,
snocciolati da una voce maschile piuttosto isterica, raggiunsero Teddy
appena ebbe messo piede nell'atrio. Atrio che, nel tempo da lui
trascorso in Sala Grande, si era notevolmente affollato: numerosi
feriti
incappucciati erano sistemati un po' ovunque e, in un angolo vicino
alla scala, giacevano allineati diversi corpi avvolti in mantelli
scuri. Seguendo lo sguardo dei tre tizi biondi, Teddy vide che anche il
corpo di Bellatrix si trovava lì. Evidentemente il destino
di
Molly aveva seguito il proprio corso.
Un giovane
uomo, fonte dei
fantasiosi improperi, era adagiato sugli scalini di marmo, il mantello
nero provvisto di cappuccio, lacerato in più punti, lasciava
intravedere i profondi squarci che gli dilaniavano fino all'osso
braccio e gamba destri.
Madama Chips,
pallida e
visibilmente esausta, era al suo fianco e scuoteva la testa impotente,
mentre un distinto mago dai capelli brizzolati tentava di convincere il
giovane di qualcosa. Ambrosius aspettava poco distante, sfidando con
fiera dignità gli sguardi disgustati che si posavano con
insistenza su di lui.
«E'
uno sporco
ibrido!» sbraitò rabbioso il giovane
incappucciato.
«Non gli permetterò mai di toccarmi con quelle
sudice
zampe!»
«Potrebbe
curarla,
però, Ha una grande esperienza» affermò
suadente il
mago brizzolato indicandosi l'elegante tunica verde, strappata e
macchiata all'altezza del ginocchio sinistro. «Mi ha curato
un
brutto taglio alla gamba in un istante. E' davvero molto
bravo».
«Oh,
certo, come
no. Molto bravo, sì... a sbranare la gente! Queste ferite mi
sono state fatte da bestie immonde come lui!»
«Durante
un
combattimento»
puntualizzò Ambrosius con voce pacata. «Pochi di
noi
possiedono una bacchetta... ma abbiamo altri interessanti talenti a cui
ricorrere per difenderci. Certo, capisco che un Crucio o un Avada
Kedavra, magari scagliato alle spalle del nemico, sia molto
più nobile e raffinato, ma... si fa quel che si
può».
Teddy vide
con
chiarezza Madama Chips reprimere un sorriso molto poco opportuno, ma il
giovane Mangiamorte rispose ancora più alterato:
«Mi
curerà Madama Chips. Non vedo come uno sporco ibrido possa
farlo meglio di lei».
Il mago
brizzolato sospirò con rassegnazione e Madama Chips si fece
avanti, sfoderando decisa la bacchetta.
«Come
desidera,
Signor Addams... ma io non posso fare altro che amputare braccio e
gamba. Non ci sono incantesimi, a me conosciuti, abbastanza potenti da
curare simili ferite».
Signor
Addams? Teddy
guardò meglio il mago ferito, approfittando del fatto che il
cappuccio del mantello gli era scivolato sulle spalle, lo
immaginò quindici anni più vecchio e con due arti
in meno
e non ebbe più dubbi: era il padre di Kyle. Non sapeva fosse
stato un Mangiamorte, però...
L'uomo
sbarrò
gli occhi, terrorizzato. «Amputare?»
sussurrò con
voce tremante. «Ma così non potrò mai
insegnare al
mio bambino a volare con una scopa» guardò
disperato
Ambrosius, deglutendo penosamente a vuoto. «Tu davvero
potresti...»
Il vecchio
annuì con sicurezza. «Sono solo ferite inferte da
un
licantropo in forma umana. Sono molto profonde, sì... ma ne
ho
curate a decine in vita mia. Anche più brutte».
Il
Mangiamorte lo
guardò combattuto, poi chinò il capo in chiaro
cenno
d'assenso, gli occhi colmi di paura e di raccapriccio. Ambrosius si
avvicinò lentamente, ignorando l'istintivo gesto di ribrezzo
del
giovane mago, sorrise rassicurante e, impugnata la bacchetta,
cominciò a declamare complessi incantesimi sotto lo sguardo
interessato di Madama Chips.
La Chiave del
Tempo
si mise improvvisamente a lampeggiare e Teddy uscì di corsa
dal
massiccio portone di quercia, scese di volata la ripida scala che
conduceva al Parco finendo, letteralmente, tra le braccia di un
centauro che scrutava pensoso la volta stellata.
Era
l'esemplare dal manto
color castagna che aveva intrattenuto Ambrosius, notò Teddy
scusandosi per la collusione. Il centauro puntò i suoi
misteriosi occhi scuri sul giovane, guardandolo con distaccata
curiosità. Notata la Chiave lampeggiante scosse la folta
coda
fulva e sorrise enigmatico.
«Le
stelle non
mentono mai» disse con la sua voce ipnotica e profonda.
«Sirio indicava chiaramente un'anomalia temporale. E
quell'anomalia sei tu» concluse tranquillo, come se dialogare
con
un'anomalia temporale fosse la cosa più normale del mondo.
Teddy
annuì interdetto.
Il centauro
tornò a scrutare il cielo. «La tua venuta
avrà
conseguenze che tu non hai previsto. Ma hai agito con saggezza... hai
compiuto le scelte giuste. Ora faresti meglio a tornare da dove sei
venuto, però. L'anomalia sta per riassorbirsi».
Teddy
annuì di
nuovo, sempre più confuso e ricominciò a correre
a
perdifiato verso il cancello.
Notato Kingsley che, ai piedi di un folto
Cespuglio Farfallino, discuteva animatamente con il Signor Bones e con
due altri maghi, si fermò ansimante, tentando di riprendere
fiato.
«Sono
d'accordo,
Shacklebolt. Bisognerà davvero pensare a una politica contro
la
discriminazione dei licantropi» affermò convinto
un mago
dai capelli chiari.
«Io
voterò
sicuramente a favore, Corner» proclamò sicuro il
signor
Bones, scoccando un'occhiata adorante alla figlia che, qualche metro
più in là, chiacchierava amichevolmente con
Michael e
Dylan. «Oggi mi sono decisamente ricreduto su di loro. Non
solo
Ambrosius mi ha guarito il braccio in un istante, ma Lupin ha salvato
la vita di mia figlia».
Il mago dai
capelli
chiari annuì, lo sguardo fisso su Michael. «Anche
mio
figlio è vivo grazie ai licantropi. E, per inciso, Lupin
è stato di gran lunga il miglior professore di Difesa che
Michael abbia avuto in sette anni di scuola. E uno dei meno pericolosi,
tutto sommato. Vogliamo parlare della Umbridge, per esempio? O dei
Carrow? Solo per citare quelli scelti con il benestare del
Ministero».
«Sì,
voi tre
avete ragione, ma non sarà facile convincere il Primo
Ministro a
imbarcarsi in una simile, impopolare crociata»
constatò
realista un'anziana strega un po' segaligna.
Kingsley
sbuffò insofferente. «Il Primo Ministro al momento
non
c'è, giusto? Basterà accertarsi che colui che lo
diventerà abbia simpatia per i licantropi e abbia la forza e
il
coraggio di battersi per loro. Voi tre siete molto stimati e
considerati al Ministero, se lo appoggerete verrete seguiti da molti
altri. Sono sicuro che troverete il tipo giusto»
affermò
convinto, sbirciando l'orologio. «Ora scusatemi, ma devo
proprio
andare. Vorrei organizzare subito una squadra di Auror per evitare che
qualche Mangiamorte si dia alla macchia anche questa volta. Quelli
sì che sono pericolosi, altro che i licantropi»
concluse
deciso prima di Smaterializzarsi con un sonoro schiocco.
I tre maghi
si guardarono in faccia allibiti e poi sorrisero soddisfatti.
Teddy,
realizzando
che il divieto di Materializzazione a Hogwarts doveva
essere stato momentaneamente sospeso, si Smaterializzò a sua
volta, mentre la
strega segaligna esclamava euforica: «Oh, sì,
certo che
troveremo il tipo giusto, Shacklebolt, anzi, lo abbiamo già
trovato! In questo momento sta andando a organizzare una squadra di
Auror».
Ringraziando
il buon
senso che gli aveva suggerito di togliere gli incantesimi di protezione
dalla casa dei genitori, Teddy si Materializzò proprio al
centro della sua cameretta.
Un po'
barcollante, si
appoggiò esausto alla cassettiera bianca e, aspettando che
il
mondo si degnasse di fermarsi, sfiorò divertito l'immensa
fenice
di peluche appollaiata sul mobile: Kingsley non si era davvero
risparmiato.
Ripresosi,
controllò l'altra fenice, quella disegnata sul lucido
pavimento
di legno, osservandone affascinato i bagliori di corallo illuminati dai
raggi della tonda luna appena calante che si scorgeva dalla finestra.
Sulla parete di fronte, una luna gemella vegliava placida la ninfa e il
lupo che, in quel momento, dormivano serenamente abbracciati nella
radura dipinta.
Uno schianto
improvviso lo
distrasse. Qualcuno aveva rovesciato qualcosa di grosso, fragile e
vicino, pensò Teddy trattenendo il respiro e ascoltando
turbato
quello che sembrava il vagito di un neonato. Anzi, quello che era senza
ombra di dubbio il vagito rabbioso di un neonato svegliatosi di
soprassalto. Teddy non poteva sbagliarsi, conosceva benissimo quel
particolare suono... i figli di Harry erano stati dei veri campioni in
quel campo. Tutti e tre.
«Oh,
scusa
piccolo» implorò una voce femminile, mentre il
bimbo, non
meno talentuoso dei tre piccoli Potter, aumentava di qualche decibel il
volume degli strilli. «No, calmati tesoro, non è
successo
niente. La mamma si era dimenticata che c'era questa raffinata lampada
in corridoio, ma papà sarà felicissimo di
sistemarla,
vedrai, in fondo ormai ci è abituato e nonna non se ne
accorgerà neppure questa volta. Su, da bravo, Teddy, non
vorrai
farti vedere da Harry in questo stato, vero? Lo spaventeresti a morte.
Anche se questi incantevoli capelli rosso Grifondoro potrebbero
piacergli, suppongo...»
Il Teddy
adulto
sorrise, immaginandosi la scena e ridacchiò quando
sentì
la voce della madre intonare con entusiasmo il ritornello di "Schianta
la Manticora" e il pianto placarsi. Poi, temendo che i due
fossero in procinto di entrare nella stanza,
balzò con decisione nel cerchio, dove la fenice era sempre
meno
nitida. La Chiave divenne improvvisamente calda e
cominciò a vibrare velocemente, emettendo un suono
dolcissimo,
simile a un canto. Teddy stava ascoltandolo rapito, quando venne
sorpreso da un violento strappo e sommerso dalla spiacevole sensazione
provocata dall'attraversamento di un Portale del Tempo.
Quando tutto
finì,
Teddy, disteso bocconi su quello che pareva un pavimento, socchiuse gli
occhi e provò a sollevare il capo, ma desistette quasi
subito.
Raramente si era sentito tanto esausto in vita sua. Forse mai.
Si sentiva
leggero ed euforico, ma ricordare il perché sembrava davvero
troppo faticoso. Come il tentare di raggiungere il letto, del resto.
Teddy non si era mai reso conto di quanto comodo e invitante potesse
essere un pavimento. Certo, se avesse smesso di lampeggiare come
un'intera colonia di Clabbert in preda al terrore lo sarebbe stato
anche di più...
Chiuse gli
occhi per
qualche istante e, quando li riaprì, notò che il
suo
desiderio era stato esaudito: il pavimento era fermo e spento come
doveva essere ogni buon pavimento di questo mondo.
Sospirò
soddisfatto
e richiuse gli occhi, pronto ad abbandonarsi al sonno, quando la porta
gigolò e un leggero rumore di passi rimbombò sul
pavimento. Teddy pensò di aprire gli occhi, ma ci
rinunciò subito; nemmeno Victoire fasciata da quel
fantastico
bikini turchese lo avrebbe convinto a farlo. Figuriamoci dei banali
passi.
«Lo
ha fatto
davvero!» esclamò una voce squillante, che
ricordava
vagamente il suono allegro di un campanellino d'argento.
«Sì,
certo
che lo ha fatto davvero, amore. Ed è tornato sano e salvo...
ma
non ne dubitavo, io»
bisbigliò una voce roca, sollevata e
ironica al tempo stesso.
«Uhmf...
Dorian Johnson, eh?»
«Un
vero colpo di genio, ammettilo».
«Oh,
sì...
quasi come la faccenda degli effetti collaterali di una botta in testa
dovuta a una sfera di cristallo».
«Sono
sempre stato
piuttosto bravo ad inventarmi spiegazioni per le cose più
assurde. E sette anni a Hogwarts con tuo cugino hanno ulteriormente
affinato questo mio talento naturale».
La voce
squillante ridacchiò. «Sì,
immagino».
Quando Teddy,
in cerca di
una posizione più confortevole, mosse leggermente il capo,
una
mano fresca e profumata di mughetto gli accarezzò
gentilmente i
capelli e due braccia forti lo sollevarono di peso.
«Coraggio,
figliolo, so che il pavimento ti sembra invitante, ma il tuo letto lo
è di più, fidati» sussurrò
con gentilezza la
voce roca, mentre le due braccia forti lo trascinavano per un po',
adagiandolo poi su qualcosa di paradisiacamente morbido.
Qualcuno gli
tolse il
giubbetto di jeans, qualcosa gli venne sfilato dal collo e le sue
scarpe da ginnastica sparirono misteriosamente.
«Ha
ripreso il suo
aspetto naturale» constatò la voce squillante.
«Peccato, mi sarebbe piaciuto rivederlo come era quella
notte.
Aveva il naso identico a quello del signor Peabody!»
«Già»
la voce roca sembrava un po' abbacchiata. «Non ho gradito
molto».
«Ti
sei
preoccupato, eh?» la voce squillante suonava molto maliziosa,
Teddy, nel suo stato di semi-incoscienza non capiva perché,
ma
decise che non era poi così importante. «Scommetto
che ti
è venuta in mente la mia passione per le torte alla
cannella».
«Più
che altro mi è venuta in mente la tua passione per gli
uomini attempati, a essere sincero».
La voce
squillante
ridacchiò. «Ah, ecco. Ma ti sei preoccupato per il
signor
Peabody e non ti preoccupi per quell'irresistibile dispensatore di
fascino attempato che è Ambrosius? Tu, d'altro canto, non mi
dai
nessuna soddisfazione in tal senso. Guardati, nemmeno l'ombra di una
deliziosa stempiatura».
«Neppure
Ambrosius è stempiato!»
«Giusto.
Draco Malfoy da solo è molto più stempiato di voi
due messi assieme».
«Draco
Malfoy non è attempato, quindi posso stare tranquillo.
L'unico rivale serio resta il signor Peabody».
La voce
squillante
scoppiò a ridere e la voce roca gemette di dolore,
sibilando:
«I pizzicotti non valgono, però».
Teddy si
agitò,
davvero incuriosito da quelle due voci che, invece di dormire,
insistevano nel parlare di solo Merlino sapeva cosa...
«Shh.
Non lo disturbiamo, Dora, è esausto e ci aspetta una
giornata pesante» mormorò la voce roca.
Una mano
calda e un po'
ruvida gli scostò gentilmente i capelli dalla fronte, mentre
qualcosa di morbido, liscio e profumato gli sfiorava una guancia.
Teddy, sentendosi più completo di quanto si fosse mai
sentito in
vita sua, socchiuse faticosamente un occhio, scorgendo la limpida,
sottile falce di luna incorniciata dalla finestra, quindi
scivolò nell'incoscienza, cullato da una carezza profumata
di
mughetto e da una voce roca che canticchiava una dolce ninnananna. Che
non parlava di Manticore.
*
*
“Harry Potter e i
Doni della Morte” J.K. Rowling. Pagg. 685 Salani Editore 2008
Ed
ecco il quinto capitolo (eh sì, la storia si avvia
alla sua conclusione, manca solo l'Epilogo, ormai).
Mi rendo conto che è lunghissimo, ho
anche preso seriamente in considerazione l'idea di dividerlo in due
parti... ma non ci sono proprio riuscita. E' nato così, in
fondo, e non mi sembrava giusto "mutilarlo" . E poi si
può sempre leggere a pezzi, no?
Ho adorato scrivere questo capitolo, perché mi ha permesso
di
immaginare le cose che avrei tanto voluto leggere nei libri e che non
ho trovato. Mi sono divertita, per esempio, a
scrivere una
chiacchierata tra Remus e Harry - i due ne avevano un gran bisogno,
secondo me - e a indagare sul loro rapporto. La Rowling non
ce lo
ha mostrato platealmente ma lo ha scritto tra le righe: quella
richiesta di diventare il padrino di Teddy racconta moltissime cose, a
mio parere.
E ho dato molto spazio ai licantropi. Spazio che nel libro non hanno
affatto, lo so. Ma forse è stato proprio questo a
convincermi a
parlare di loro. Hanno rubato un po'
la
scena ai personaggi della Rowling, me ne rendo conto... ma mi piaceva
l'idea di mostrare
uno spaccato della società magica che, sotto molti punti
di vista, non è poi così diversa dalla nostra.
Ambrosius, Emrys e Dylan - i tre licantropi ispirati a
cui ho accennato nella premessa al Prologo - sono frutto del mio
personale tentativo
di capire cosa poteva spingere un licantropo a votarsi alla causa di
Greyback.
Questo
capitolo è anche quello che, per ovvi motivi, rischia
maggiormente di essere funestato dall'OOC... spero di avere limitato i
danni. E a tal proposito un paio di precisazioni.
A un certo punto Tonks afferma che preparerà la Pozione
Antilupo
per tutti i licantropi del branco. Lo so che quella particolare pozione
è molto complessa e che non tutti sono in grado di
distillarla,
ma Tonks è diventata Auror, quindi deve avere seguito
Pozioni
anche negli ultimi due anni. E per poterlo fare, essendo stata allieva
di Severus, deve avere passato i G.U.F.O. con un Eccezionale. Ne ho
dedotto che Tonks deve essere una pozionista coi fiocchi.
In un altro punto Harry accetta la proposta di Remus di lasciare il
Castello e di andare a casa con lui. Questa scelta è stata
parecchio sofferta, ma alla fine ho deciso che sarebbe anche potuta
andare così. Harry avrebbe potuto benissimo passare
quella
notte con Remus e Teddy, tentando di armonizzare Passato (Remus
è, almeno nella mia versione dei fatti, l'unico legame col
passato rimasto a Harry) e Futuro (Teddy, naturalmente) per potere
accettare il Presente.
Come
indicato dalla dicitura in rosso qui sopra la canzoncina di Pix
è una citazione tratta da "Harry Potter e i Doni della
Morte" di
J.k. Rowling.
Il "Lethifold"
è
un'inquietante bestiola tropicale che assomiglia a un mantello nero
è che ha abitudini alimentari quanto meno singolari.
I "Clabbert"
sono invece vispi animali che sembrano un incrocio tra una
scimmia
e una rana e sono caratterizzati da una grossa pustola posta al centro
della fronte che diventa rossa e lampeggiante quando si sentono in
pericolo.
Entrambe le simpatiche creature sono descritte in : "Gli animali
fantastici:
dove trovarli".
Sigfrid lo svagato,
invece,
non esiste nel mondo della Rowling. Di conseguenza non esiste neppure
la sua statua. E' solo una mia colpevole invenzione. Ma trovo che ci
stia benissimo accanto a Boris il basito! ^^
dirkfelpy89:
Ciao, grazie per la recensione e complimenti per la
resistenza!
Leggere tutta la storia in una volta sola deve richiederne parecchia!
Sono contenta che l'idea
della Chiave del Tempo ti sembri originale, ci
speravo davvero, sai? Avendo basato tutta la storia proprio su quel
particolare oggetto.
Kamen:
Tranquillo,
ripetiti pure finché vuoi, la cosa non mi dà
proprio
nessun fastidio, sai? ^^ Spero che anche le chiacchierate di questo
capitolo ti abbiano divertito. Oh, come avrai potuto constatare, anche
Tonks
trova geniale il gioco di parole per Dorian Johnson. Sei in buona
compagnia, pare... ;-)
Jadis96:
Ciao! E
grazie per la simpatica recensione! Tu non avresti avuto la mia idea,
dici? E chi può saperlo, magari ti ho solo preceduta. ;-)
P.s.
Tranquilla che non confonderò le mie due Jadis. Ho
molta cura di coloro che lasciano le fila dell'Esercito dei Silenti
per farmi
sapere cosa pensano della storia, sai? E poi tu sei la Jadis con il
numerino! ^^
fri rapace:
Ehilà, meno male che il
rischio di rappresaglie coniugali si è allontanato!
Recensione con domanda! Mi piace, è intrigante come
cosa...^^
Allora: perché Harry ha mostrato a Teddy il
ricordo della scena a Grimmauld Place? Be', ti sei già
risposta da sola, sai? Lo ha fatto proprio perché avrebbe
preferito di gran lunga fosse stato Remus (o Sirius) a metterlo al
corrente di quel particolare episodio della vita di James. Ne avrebbe
sicuramente sofferto molto meno perché Remus (o Sirius) lo
avrebbe contestualizzato quell'episodio, spiegandone i
retroscena e le cause e bilanciandolo con altri lati, sicuramente
più positivi, del carattere di James. Quindi Harry, sapendo
che
Teddy sarebbe potuto venire ugualmente a conoscienza di quel fatto (era
presente anche Ron, ricordi? E Ron non è esattamente un
fulgido
esempio
di discrezione. E poi esistono i Pensatoi, Teddy avrebbe
potuto
sbirciare in uno contenente, chessò, ricordi di
Hermione o di Harry stesso) ha semplicemente scelto
di essere lui a parlargliene, con la delicatezza e il tatto necessari,
ovviamente, e bilanciando poi (o prima) mostrando a Teddy il Remus
euforico che piomba a Villa Conchiglia per annunciare la sua recente
paternità, o il Remus tenerissimo che se ne va in giro con
la
foto del
suo bimbo nella tasca.^^ Ecco, anche questa volta ti ho
risposto con un (cito lyrapotter) Trattato. Spero ti sia piaciuto
quanto il primo. ^^
lyrapotter:
Grazie, grazie, grazie! Sono lusingata che tu abbia
apprezzato i
dialoghi. Mi sono divertita molto a scriverli, adoro fare interagire
quei tre! Certo che Teddy, pur essendo l'innegabile versione
bonsai di Remus, ha preso moltissimo anche da mamma. E' un
miscuglio interessante, in effetti. In molti, mi pare di capire, vedono
meglio Teddy a Tassorosso... ma io propendo per Grifondoro, che ci
possiamo fare? L'ho già detto che non sono
particolarmente
originale,vero? ;-) Ah, la Battaglia. Sì, io
l'immagino
proprio "corale" la Battaglia di Hogwarts. Un vero Guazzabuglio Magico:
Maridi, Centauri, Licantropi, Schiopodi, Calamari Giganti... Puffole
Pigmee... e chi più ne ha più ne metta!
Seriamente, ci
tenevo molto all'inserimento dei Licantropi (credo che da questo
capitolo si sia anche capito, eh) perché trovo davvero
terribile
il trattamento che riserva loro la società magica che tende
a
trattare le vittime
(perché ogni Licantropo è prima di
tutto una vittima) come i carnefici
(e non tutti i Licantropi lo sono,
Remus ne è l'esempio più lampante). No, certo che
non tutti i Licantropi "selvaggi"
sono belve come Greyback, secondo me. Anche se Ambrosius non fa molto
testo, non essendo esattamente un licantropo "selvaggio". Ambrosius
è molto
civilizzato, in effetti...
Ah, non preoccuparti se scrivi
romanzi facendo la telecronaca del capitolo: mi piacciono i romanzi, e
tu hai un singolare talento per le telecronache: Luna ti fa un baffo!
P.s. per quanto riguarda il "Lato Divertente" ti
svelerò
un segreto: una ventina di giorni fa, obnubilata dal caldo e dai fumi
di
cloro della piscina in cui sono andata, ho messo per iscritto la
scenetta che mi ero immaginata scrivendo quel particolare punto della
ff.
Chissà che, prima o poi, trovi il coraggio di sistemarla e
di pubblicarla... ;-)
KELLINA:
Grazie per la
splendida recensione! Non so davvero come risponderti, sai? Mi hai
lasciato letteralmente senza parole, impresa non facile, te l'assicuro.
La sola cosa che posso fare è augurarmi che la storia
continui a
piacerti fino al suo - ormai prossimo - Epilogo, e non deluda troppo
né
te né le persone a cui intendi amabilmente segnalarla.
Piccola Vero:
Grazie,
oh mia fedelissima recensitrice (si dirà? Mah)!
Sì, hai ragione, Teddy continua
imperterrito a mostrare un fascino non indifferente. Del resto: il
sangue non è acqua! ;-)
Sentiti ringraziamenti anche alla sempre più nutrita schiera
dell'Esercito dei Silenti!
Ragazzi, siete un vero drappello ormai! Alla prossima Battaglia di
Hogwarts parteciperemo anche noi!
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