Il
Sabba di Madama
**Nella
Grotta della Strega**
Finisce tutto qui, nevvero Alisia?
Finirà nel momento in cui voi entrerete nella nostra grotta con lui, quel viscido
usurpatore di amori imperituri, come quello che io provo per voi.
Un cacciatore di streghe, per giunta…! Ditemi cara: mi
volete per caso morta?
Dove finirono le nostre giornate tra i fiori, le nostre nottate tra le
stelle?
Vi vedo sorridere a quell’uomo ed il mio cuore langue: sento
il sangue fluire al suo interno con troppa violenza, mi sta
schiacciando…Voi sapreste come curarlo.
Voi, con le vostre piante, sapete compiete vere magie.
Oh Alisia, non posso fare a meno di piangere di fronte alla vostra
bellezza, anche se ora stringete la mano di quell’arabo
mostro!
Ma che cosa credevate di fare? La mia alta dimora regna sul campo di
fiori, e su tutto il territorio circostante: non lo ricordate
più? Non lo avete capito, in questi sette anni passati in
mia compagnia?
Ed io vi ho vista,
io ho visto i vostri furtivi baci, che pure celavano una passione che
di certo avete consumato!
Ho provato a darvi fiducia, mi sono detta che mai mi avreste tradita,
che ci amavamo e che lui
era solo una delle vostre prede, ma ogni volta ve ne andavate armata,
per poi tornare la sera senza aver concluso nulla!
Ed intanto il mio cuore si logorava nel silenzio del vostro quotidiano
addio…
Sono vecchia,
mia cara: il mio corpo è fragile, affaticato; per compiacere
il mio Signore ho rifiutato la compagnia del sole, ed ho abbracciato
l’oscurità del mio laboratorio.
Come potete sperare che io regga il vostro abbandono, amore?
Vi amo...
Il mio volto era forse arido? Che bisogno ho di queste lacrime, io?
Sto per caso pagando il fio del vostro amore?
Sapevo che eravate troppo per me, io sapevo….Sapevo ma ho
rifiutato il sapere, ed ho colto quell’attimo che allora mi
parve misero ed eterno al contempo.
Voi eravate là, dormivate sul terreno che caldo e materno vi
cullava, tra i vostri fiori e i vostri steli d’erba, ed io,
semplicemente, non seppi resistervi.
Non vi siete mai avveduta della rete che con voi recate, vero? Come
potreste, siete solo una bambina dalle fattezze di donna.
Vedete, il vostro corpo è circondato da un’immensa
rete fatta di filamenti di Eros: una vera e propria Ragnatela Amorosa;
voi, quando vi muovete, parlate, camminate od anche respirate soltanto,
agitate la vostra rete, intrappolando chiunque vi sia vicino: quel
giorno, nel campo di fiori, c’ero io.
Ed ora invece c’è lui….
Ah, ma perché mi avete intrappolata? Quale male vi avevo
fatto??
Vivevo sola e serena, fiera del mio operato per il mio -al tempo- unico
Padrone, unico Amore; poi arrivaste voi, con i vostri sorrisi
spensierati, il vostro passo leggiadro, i vostri capelli dorati, le
vostre labbra carnose…I vostri seni tondi e
rosei…I vostri occhi ammaliatori…E sì,
anche quel vostro piccolo neo sotto l’occhio.
Potevate avere il mondo intero ai vostri piedi, ed invece sceglieste
me: me misera, me povera!
Vi amo…
Ma voi mi state distruggendo da ben tre anni, con il vostro amante
orientale.
Alisia, come avete potuto farmi questo? Mi mentivate, quando mi
promettevate amore eterno ed eterna protezione?
Oh, ma forse quel cavaliere…quel Jameel…forse
lui ha desiderato molto più ardentemente di me di venire
catturato. Forse è per questo che lo amate più di
quanto abbiate mai amato me.
Ah, ucciderò quell’uomo! Lo ucciderò
perché pretende di amarvi più di me!
Userò un maleficio potente, lo paralizzerò; lui
sentirà inizialmente un terribile freddo, poi un calore
infernale avvolgerà le sue membra: percepirà i
muscoli sciogliersi, e le ossa comprimersi e sfrigolare; gli occhi
lacrimeranno, le gambe gli cederanno, ed improvvisamente i suoi organi
vitali scoppieranno….Puff, svaniti.
E voi, mia Alisia, voi dovrete vederlo quel corpo deformato, dal quale
usciranno liquidi immondi e sangue, e i cui organi decomposti
appariranno nudi alla luce del sole!
Ah, ma cosa otterrei poi, se non il vostro odio…?
Queste lacrime mi stanno divorando la pelle; i miei occhi sono
annebbiati, non riesco più a vedervi con chiarezza: mi
sporgo di più dalla piccola apertura nella roccia che da
sempre mi accompagna nel mio governo
sul territorio, ma un senso di vertigine mi sconvolge
l’animo: sono costretta a desistere dal mio intento.
Ma perché mi
volete lasciare?
Mi ripeto queste misere parole come una nenia, ma non trovo una
risposta che mi soddisfi; sento il terreno freddo sotto di me: non mi
ero accorta di essere caduta in terra.
Alisia, Alisia, Alisia, Alisia…Non mi stancherò
mai di ripetere il vostro superbo nome, che con la sua dolcezza ha
cancellato il buio della mia vita!
Siete un mostro, amore: mi torturate con il vostro candore di
traditrice oscura e mi dilaniate l’anima con questa passione
che sento nei vostri confronti; ma senza di voi io cos’avrei
mai potuto fare in questa mia vita mortale?
Non mi aspetto una redenzione in Cielo per i peccati commessi, ma voi
siete sempre stata la mia redenzione in terra.
Venga tu
dall'inferno o dal cielo, che importa,
Bellezza,
mostro immane, mostro candido e fosco,
se
il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
m'aprono
a un Infinito che amo e non conosco?
Io non vi ho mai raccontato nulla del mio passato, vero? Ne sono
desolata, ma nascondevo crudeltà che voi non avreste potuto
sopportare: voi non dovete conoscere la Madama che fui.
Io provengo da un luogo troppo lontano da questa grotta…Mi
pare un’altra vita.
Era un villaggio piccolo ed insulso, abitato da persone meschine che
nascondevano dietro Dio la loro vigliaccheria, la loro debolezza.
Io sono orfana, Alisia: mia madre era una prostituta, mio padre un uomo
senza nome né terra; io fui l’errore di una notte,
e la figlia di una madre che non poteva mantenermi, e di un padre che
non voleva farlo.
Lui scomparve, lei scappò.
Ed io…io venni lasciata alle cure del vento, del fango e di
un convento costretto dal suo credo a tenermi: come potevo amare Dio
-come quelle suore nere e compunte mi insegnavano- quando vivevo come
un cane randagio nutrito per pietà, o dovere religioso?
Odiavo tutto mia bella, odiavo tutto!
Poi, un giorno, mentre stavo andando al pozzo, una carrozza mi si
avvicinò: un uomo vecchio, dagli occhi infernali ed i denti
aguzzi, mi invitò a salire; ero ingenua e povera, e non
avevo nulla da perdere: salii.
Mi offrì pane, carne e vino: ero in estasi…Cibo
simile non l’avevo mai visto.
Mi disse che avrei potuto mangiare sempre così se avessi
voluto, che lui avrebbe imbandito per me grandi banchetti…Mi
disse che sarei stata la sua favorita, che mi avrebbe protetto e che mi
avrebbe dato una nuova casa.
Mi descrisse una vita libera e radiosa, e mi pregò di non
badare a quel corpo vecchio e marcito con cui si mostrava: mi
pregò di non badare a quelle guance scavate, a quelle
pupille sgranate ed a quei radi capelli sporchi e spettinati.
Mi disse che era un Re, un Re potente ed invincibile, e che io sarei
stata la sua principessa, che non avrei dovuto preoccuparmi del
monastero, delle sorelle che mi ospitavano, di Dio…lui
era più forte.
Ma per tutto quello c’era una condizione: per ottenere la mia
nuova vita, avrei dovuto aiutarlo; mi porse un vasetto ripieno di uno
strano unguento, mi disse: “Va, e ungi con esso le sedie, le
porte, le vesti: va, fallo, ed allora sarai mia”
Amore mio, non giudicatemi! Non giudicate questa piccola favorita di
Satana!
Ero sola ed avevo paura, nessuno mi amava e lui…Lui promise che si sarebbe preso
cura di me!
Quando nel villaggio si scoprì che un untore aveva
portato la peste,
io fui la prima ed unica indiziata.
Mi volevano uccidere! Oh mio Diavolo, sento ancora il cuore stringersi
in una morsa quando ci ripenso: tutti urlavano “Dagli
all’untrice!”, mi ghermivano, mi
strappavano le vesti; un uomo mi strappò una ciocca di
capelli, una donna mi ferì un braccio con un pugnale; tutto
il villaggio mi sovrastò, ed era una folla informe ed
abbietta, di visi estranei che usurpavano
il mio spazio.
Quei mostri portarono tutto l’occorrente: fuoco,
lame…Ed io pensavo soltanto al mio vecchio Re.
Urlai qualcosa a me sconosciuto, dissi parole arcaiche in una lingua
che non sapevo di poter parlare: una donna prese fuoco, alcuni uomini
caddero a terra, morti.
Si seminò il panico, la gente
scappò….Io non riuscivo a fare altro, se non
piangere – ed adesso che ricordo non faccio altrimenti.
Non capivo più nulla: vedevo uomini piangere, donne
urlare…
In quel momento la terra era cielo, ed il cielo era terra.
Improvvisamente due grandi mani rosse, lunghe e possenti mi
afferrarono: avevano unghie lunghe ed affilate, marce e scure, ma
possedevano un calore che non avevo mai sentito…
…Era Lui: Lucifero.
Mi portò fino a qui, in questa mia (nostra) grotta, mi
insegnò la sua dottrina, e mi fece promettere che sarei
andata al suo Sabba, quel sabato stesso.
Disse che mi
avrebbe atteso con ansia.
Quella fu la sera che cambiò la mia vita.
Arrivai a piedi, dopo lunghe ore di cammino, nel luogo prescelto, in
prossimità di un noce: una folla di donne e di uomini mi
attendevano, e mi accolsero con baci, carezze ed abbracci.
Ero una bimba Alisia…Avevo a mala pena quindici anni.
Le streghe e gli stregoni pronunciarono l’osculum infame, poi
mi portarono dal Re che prima avevano acclamato.
Il mio Signore mi aspettava, come promesso: mi consegnò una
croce, mi ordinò di spezzarla e di pestarla ed ingiuriarla;
era l’apostasia,
dovevo rinnegare Dio.
Fu di certo la prova meno dura.
La prima orgia fu sicuramente il problema maggiore, per me, pura e
vergine.
Fu il Diavolo stesso a sverginarmi, e ad aiutarmi nel mio accoppiamento
con i miei nuovi compagni e le mie nuove compagne.
Mi spiegò che sarebbe stato doloroso e che non avrei provato
piacere, che avrei potuto ricercare altrove al di fuori di
quell’ambito; noi compivamo quell’atto per beffarci
della procreazione e di Dio, nient’altro.
Lo accettai.
Anche mangiare bambini e vivande insipide fu terribile, quella volta:
ma capii che era un piccolo prezzo da pagare.
Infine ricevetti il libro magico ed i primi poteri: una vista potente,
qualche pozione.
Capite, Alisia? Capite perché ho il terrore dei
forestieri, e che non m’importa che voi veniate dal Cielo o
dall’Inferno?
Vi amo…Siete
un mostro, ma vi amo!
Vi amo come amo Lucifero, vi amo perché con voi ho scoperto
quel piacere che nei Sabba non esiste, vi amo perché con la
vostra spontanea felicità mi avete mostrato un mondo
colorato e felice!
E a me poco interessa che voi mi vogliate abbandonare,
perché vi amo
e vi perdono!
Quella notte io divenni la Strega che sono ora, e promisi al mio
Padrone che sarei morta in lui, per lui, con lui: bruciata, sarei
morta.
Voi piangeste quando ve lo dissi: m’imploraste di revocare il
mio voto, di riferire a Satana che avevo trovato l’amore, che
dovevo preservarlo.
Oh Alisia, come foste dolce! Io dovetti spiegarvi con calma che non
potevo revocare quella promessa, perché era il mio vincolo
di fede con Lui.
Voi vi calmaste, e mi diceste che il giorno in cui io sarei morta
bruciata, voi vi sareste gettata nelle fiamme con me.
Io risi, ma voi eravate seria: mi giuraste su Dio e sul Diavolo che voi
sareste morta con me.
Ed allora che m’importa se ora mi state tradendo? Varcheremo
le soglie dell’Infinito Oblio insieme, l’avete
promesso! Quel Jameel non può nulla contro questo!
Già, Jameel…
Un terribile pensiero sconvolge la mia mente: e se fosse colpa mia?
Se tutto ciò che state facendo fosse a causa mia?
Vedo quell’uomo ed i miei occhi di donna indugiano sui suoi
muscoli dorati, sul viso squadrato, sulla mascella
scolpita…è bellissimo, e voi lo sapete.
Voi che al suo fianco parete comunque una stella luminosa, molto
più bella di quanto i comuni mortali possano sognare di
essere!
Vi siete scelta un bell’amante, amante mia: il suo membro
è turgido e scuro, vero?
Ed i peli della sua intimità sono neri e ricci, come neri e
ricci sono i capelli che circondano il suo viso di uomo maturo; i suoi
occhi sono un baratro oscuro di pensieri casti e torbidi, di sogni
disillusi ed esauditi.
Non potevate scegliere un assassino migliore per il mio cuore.
Come posso competere io? La colpa è mia, no? Sono
un’umile donna, nulla più.
Vi ho dato tutto l’amore che avevo in corpo, ma come poteva
bastare?
I miei baci, la mia lingua, le mie dita in voi….Non potevano
suggellare la nostra passione, vero?
Voi volevate un uomo…con
tutto quello che comporta.
La sua penetrazione in voi sarà stata violenta, fastidiosa:
all’inizio voi avrete provato solo dolore, poi il piacere di
quell’organo nella vostra intimità avrà
preso il sopravvento, facendo del vostro corpo un emblema del piacere.
Piacere che con me avete perso, vedo.
Non mi amate più per questo, dunque: non mi amate
più perché sono donna.
Oh, povera mia
creatura…La vostra pazzia vi ha fatto dimenticare le
violenze inflitte e le umiliazioni impartite. Eppure è
così interessante godere dei risvolti dei vostri
pensieri…Continuate, mia diletta: mostratemi
l’Inferno in Terra, come io
mai fui capace.
Vi dimostrerò che sbagliate Alisia: vi dimostrerò
il mio amore illimitato, tutto il mio ardore.
Mmh…….Sento la Vostra Presenza, Padron
Lucifero….Dove siete Angelo mio? Guidate i miei passi
nell’oscurità, Pastore; guidate la mia Magia.
Odio che un estraneo entri nella mia casa, ma per Voi farò
un eccezione: per Voi, e per l’uomo che ora vi
chiederò.
Sentite la mia preghiera? Sono la vostra umile figlia, aiutatemi!
Voglio un uomo….No, non uno qualunque, perdonate la mia
stoltezza.
Voglio un uomo forte e poderoso, il cui membro sia forte e poderoso
quanto lui.
Voglio un uomo che accetterà volentieri il calice di veleno
che gli offrirò, e che morirà presto e senza
futili lamenti; da lui estrarrò l’arma per sedurre
di nuovo la ragione della mia vita, la mia Alisia!
Sono la vostra strega più fidata e più potente,
Satana: mi prostro alla vostra Essenza, e vi imploro di esaudire la mia
richiesta; tenterò un’impresa mai tentata prima,
che trasformerà la donna che sono in un uomo.
Posso riuscirci, datemi i mezzi!
E sia, anziana fanciulla,
principessa mia.
Non riesco più a scorgervi, amore mio: siete già
entrati nel folto del bosco, il vostro cavaliere e voi? Ho ben poco
tempo dunque!
Ma ecco l’uomo richiesto, entra nella caverna ingenuamente!
Ho paura, ma so che è innocuo: beve il calice che gli offro
senza fare domande, cade a terra con un gemito. Muore
nell’ultimo spasimo.
Lo sfioro con un dito, osservando scettica il viso deforme,
la pelle ruvida, i denti gialli e neri, quei pochi che ci sono;
è veramente un essere orribile, ma è alto e
possente; tasto con interesse il suo intimo: aaah, immenso…
Lo spoglio delle povere vesti, probabilmente è un contadino:
ha la pelle abbronzata e le mani rovinate.
Percorro la lunghezza del suo organo con le dita, ammirando la sua
grandezza: è perfetto, è tutto perfetto!
Arcangelo o
Sirena, da Satana o da Dio,
che
importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,
luce,
profumo, musica, unico bene mio,
rendi
più dolce il mondo, meno triste il minuto?
Alisia, voi non avete idea di quanto siete importante per me: vagavo
nell’oscurità, quando la vostra mano
trovò la mia, e mi accompagnò a casa.
Siete incantevole, amore: sapete essere dolce e protettiva, vi
preoccupate per me e vi prendete cura della mia anima; ma sapete anche
essere passionale e determinata, come quando a letto mi possedete e mi
fate gemere, sudare, urlare.
Non vi siete mai accorta di come vi guardo? Come vi ammiro?
Vi promisi occhi speciali: ma nemmeno la mia incredibile vista basta a
contemplare la vostra bellezza.
Sapete, credevo che Dio mi aborrisse, e che solo nel buio e nel
tormento dell’Angelo Ripudiato avrei potuto trovare la mia
pace: io ero solo una patetica orfana dimenticata, nessuno mi amava se
non Lui.
Poi siete giunta voi: vi osservai arrivare al campo di fiori, atterrita
e spaventata; vi osservai ammirare il paesaggio, e precipitarvi in esso
ridendo; sentii la vostra risata….Oh, che suono leggiadro!
Il canto dell’ usignolo più intonato posato sul
giglio più bianco non potrebbe eguagliarla!
Pensavo che ve ne sareste andata, ed invece restaste: ed io non
riuscivo a fare altro, se non guardarvi e guardarvi e guardarvi.
Di giorno sostavo davanti all’apertura nella roccia, di notte
sognavo la vostra risata ed il vostro profumo, che immaginavo essere
fresco e delizioso.
Vivevo in vostra funzione, di me non m’importava
più nulla. Del resto, di me non m’era mai
importato niente.
Non avevo però il coraggio di venirvi a disturbare,
bell’Angelo…! Se una peccatrice par mio avesse
rovinato la vostra quiete, voi sareste svanita nel nulla,
così credevo.
Ma intanto nessuno, nemmeno Iddio, poteva vietarmi di spiarvi dalla mia
grotta.
E fu il mio più grande peccato, cedere alla tentazione della
Mela Maledetta! Andai a procacciare il mio cibo quotidiano nel bosco,
e…il desiderio superò la ragione.
Andai al campo di fiori, e lì vi vidi…Eravate
così bella,
ancor più di quanto avessi potuto constatare. Ed eravate
anche sola! Avevo visto i vostri inseguitori, e all’ultimo
Sabba mi avevano avvisato di una caccia ad una strega che strega non
era.
Capii che con le giuste attenzioni sareste stata mia.
E fu! Io vi diedi il mio affetto, e fu! Voi mi deste il vostro cuore, e
fu!
Ed io ero felice, Alisia! Io che mai avevo ricevuto amore ero felice di
poterne dare!
Il vostro amante non fermerà la potenza di ciò
che fu nostro, non cancellerà la nostra lussuria! Abbiamo
vissuto sette anni di amore ed affetto: abbiamo vinto ogni ostacolo, ed
ora sconfiggeremo anche l’araba tentazione.
Alisia….Vi amo.
Non so se vi mandò a me il mio Signore o il Vostro, ma so
che siete una fata dagli occhi di cielo e le labbra di rosa, il cui
corpo è scolpito nell’avorio ed i cui capelli sono
seta ed oro. Le vostre ali non vi porteranno via da questa maledetta
creatura dell’Inferno.
Avete reso il mondo un luogo di dolci torture ed accattivanti delizie;
mi avete portato il piacere e la protezione che cercavo.
Ah, ecco l’arma…Con questo pugnale
opererò il trapianto, un solo taglio a lui, un solo taglio a
me…
Oh amore! Tutto ricomincerà per noi nella nostra grotta!
La
donna indicò l’antro, la cui apertura appariva in
lontananza: “Eccola, è quella! La Grotta di
Madama…”
Jameel
alzò lo sguardo, e gli parve di venire risucchiato dalla
buia entrata: quel luogo maledetto lo soggiogava, in una soggezione che
odiava e non gli si addiceva; strinse più forte la mano
dell’amata, che avvertì quel gesto come un
conforto nei suoi riguardi: lei contraccambiò la stretta,
con un dolce sorriso.
Il
cavaliere, nel vedere quel sorriso, notò che non vi era solo
oscurità: il sole brillava alto su di loro; notò
anche che quel sole era molto simile al sole che illuminava la sua
terra il giorno della morte di Latika, ma non diede peso a tali tristi
considerazioni.
Sorrise a
sua volta: “Vi prometto che andrà tutto bene:
farò tutto ciò che vorrete che io
faccia.”
Alisia si
avvicinò al suo volto, donando a quelle sottili labbra scure
un bacio appena abbozzato: “Non ne dubito caro. Ora
andiamo…Sto tremando, ma sento che tutto andrà
come deve: ci siete voi con me, e Madama non può nulla
contro ciò.”
Erano
infine arrivati nella Casa del Bel Mostro.
La bionda
erborista guidò l’amante lungo il corridoio
roccioso, ancora umido e freddo, come la prima volta che lei stessa vi
era entrata; quando arrivarono alla prima stanza, quella del talamo
saffico, Alisia non si stupì di non trovarvi la strega.
Indicò all’uomo la cassa nell’angolo
della camera: “Vedete quella? Madama mi disse che
là avrei trovato gli indumenti adatti a me: lei non ha mai
approfittato delle splendide vesti che mi ha donato. Mi ha sempre dato
il meglio, lasciando per sé il peggio.”
Lui
carezzò la guancia della donna, sorridendole comprensivo;
dovevano però andare avanti.
“Madama?”
Chiamò Alisia.
Silenzio.
“Madama,
mi sentite?” Riprovò.
Jameel
provò a intravedere la donna dal buco nella roccia, ma come
poteva? I suoi occhi erano semplici occhi umani.
Alisia
incrociò lo sguardo del compagno, preoccupata:
“Quello è il suo laboratorio: lei è
là, andiamo; e non sconvolgetevi alla vista del suo antro
malefico, ve ne prego.”
La donna
lo precedette nel basso passaggio verso la Fine, senza sospettare
minimamente ciò che era accaduto. Ciò che sarebbe
accaduto.
Il
laboratorio era illuminato da una tenue candela e dalla luce del sole,
che filtrava da un’apertura nella parete.
Aveva lo
stesso aspetto di sempre: teste, code e zampe di animali appesi al
soffitto, il grande tavolo con il pentolone ed il libro, le casse di
legno putrido per terra…
Su una di
queste, un cadavere. Alisia urlò, Jameel la strinse a
sé in un gesto protettivo.
Era un
uomo molto grosso, nudo: il sangue copioso e quasi stagnante tra le
gambe indicava l’orribile mutilazione.
“M-
Ma- Madama?” Tentò nuovamente la donna, con il
fiato mozzo.
L’arabo
indicò una figura dietro al tavolo: “Guardate
amore, là c’è qualcosa”
Alisia
avvertì il cuore fermarsi, mentre si affrettava verso il
punto indicato: le labbra tremavano, e già piangeva;
provò a convincersi che non avrebbe trovato nulla, e che
Madama non era lì, ma…
La prima
cosa che notò, fu il sangue: una pozza scura si era
propagata fin sotto il tavolo e nei dintorni; un pugnale insanguinato
giaceva sul tavolo, per terra invece si trovava un lungo filo di ferro,
ed un filo spesso attaccato ad esso.
La bionda
si accasciò a terra, sentendo le ossa venir meno: era forse
di Madama quel corpo? Era forse Madama quel corpo?
“Jameel…”
Chiamò: “Jameel…”
Continuò, in un lamento.
Iniziò
a singhiozzare, e lui si bloccò impietrito alla scena: la sua Alisia in un
mare di sangue, ed il cadavere
di una donna, Madama, davanti a lei.
“Alisia…”
Sussurrò.
Lei
scoppiò a piangere, ed il suo corpo venne preso da un
fremito incontrollabile, frenetico.
Jameel
non osò avvicinarsi.
“La
mia Madama….” Soffiò: “Lei
è la mia
Madama! È bellissima, vero? Guardatela, così
delicata ed altera…è bellissima, la mia
Madama!”
L’uomo
però non vide la bellezza che rimirava Alisia: lui vedeva
soltanto un corpo di donna pallido, svuotato del suo sangue, che oramai
aveva smesso di fluire dall’evidente ferita nella sua
intimità, dove un fallo d’uomo mal cucito
troneggiava disgustoso.
Gli occhi
erano spalancati, la bocca rigida e semichiusa: i capelli erano
incrostati di sangue in tutta la loro lunghezza.
“Lei
non era cattiva…” Singhiozzò Alisia.
Lui
negò col capo, e capì che se non
l’avesse portata via…non se ne sarebbero andati
mai.
“Mi
dava i vestiti migliori…” Continuò,
straziata.
“Andiamo
Alisia, è finita…Madama è
morta” Disse con cautela lui.
Proruppe
in un lamento lei, che quella parola mai avrebbe pensato di sentire!
“Jameel…Vi
ho mai raccontato il mio voto a Dio ed al Diavolo?”
Proferì la donna dopo un lungo silenzio di meditazione.
Lui
annuì, incerto: “Che se Madama fosse morta
bruciata, voi sareste morta con lei”
Alisia si
voltò a guardarlo: “Esatto amore,
esatto…” Gli occhi erano colmi di lacrime.
Lui
iniziò a comprendere…e spaventato
protestò: “Lei non è morta per il
Demonio bruciata, però! Quindi voi…”
“..Quindi
io manterrò comunque il mio voto, perché
l’ho promesso davanti a Dio ed al Diavolo! Oh
Jameel..” La sua voce si addolcì, ma
quanto tormento dietro!
Lui non
potè trattenere le prime lacrime…
“Voi
mi amate?” Chiese lei.
Lui
annuì, ed i primi singhiozzi lo scossero: “Non
lasciatemi!”
Le
lacrime scesero prepotenti sul volto di lei, distrutta: “Non
posso ridarvi la vostra luce caro, non posso! Trovate la vostra vera Latika, io non
sono degna…!”
“Non
è vero!” Proruppe lui: “Non è
vero! Siete bellissima, e buona, e perfetta! Ricominceremo insieme,
lontano da qui, e Madama sarà solo uno spiacevole
ricordo!”
Lei
gemette, e le labbra tremarono ancora: “Ma non volete capire,
tesoro? Io la amo!
E non la lascerò mai più…Non mi
è concesso!”
Lui la
guardò smarrito: “Cosa volete che faccia
allora??”
La donna
strinse la mano della strega defunta con forza, trattenendo le lacrime:
“Dateci fuoco.”
“No…”
Protestò debolmente lui.
“La
mia anima sarà dannata se non lo farete…Vi prego
Jameel. Io non vi amerò mai quanto ho amato lei,
finirò per farvi del male. Uccidetemi.”
“Non
posso farlo…Non posso..” L’uomo divenne
bambino in quel momento: un bambino che non vuole lasciare la madre.
“Uccidetemi!”
Urlò lei, e quello non fu un ordine…Fu un obbligo
superiore.
Lui non
poteva credere a quello che stava facendo, ma aveva promesso che
avrebbe fatto ciò che lei
voleva.
Alisia
sorrise quando vide Jameel prendere la candela in mano ed accendere una
torcia più grande.
“Grazie”
Sussurrò, e nel farlo si strinse al corpo martoriato della
donna che più l’amò e che
più amò.
“Grazie”
E quasi non sentì il fuoco divorarla; e quasi non
sentì.
No, non
sentì.
Jameel
scappò da quel luogo come si scappa dalla Paura;
scappò ritrovandosi ancora solo, e si ritrovò
sorpreso nel constatare che non aveva perso tutte le lacrime.
Scappò
e capì che la sua vita sarebbe finita, che forse era
già finita.
Scappò
e non comparve più in quel campo di fiori, in quella
regione, in quel mondo.
Scappò
e non si accorse della Meschina Figura che tranquilla aspettava
all’entrata della grotta, e sadica sorrideva.
Il viso
era affilato, rugoso e rosso, il corpo caprino.
Lucifero
si chiamò, Satana venne chiamato, come Diavolo conosciuto.
E non fu
forse chiaro che il Demonio si era follemente divertito a crescere
quelle tre bellezze, per poi annientarle?
Amava la
sua adepta, ma era stato divertente vederla morire.
Amava la
povera bionda, ma era un’ingenua sparuta creatura.
Amava
l’arabo cavaliere, e già lo aspettava
all’Inferno.
Ma
soprattutto amava la bellezza della Morte, l’orrore della
Vita, il compimento di un Amore.
E come il
Suo Amore era finito nel sangue, così amava vedere quello
altrui finire nel medesimo sangue.
Rise, e
la sua lugubre risata diede vita a nembi oscuri che coprirono il sole.
Ora
poteva tornare alla sua Infera Casa…
…Il
Sabba era finito, nella Grotta della Strega.
Fine
Dedicata a Ika per i
seguenti motivi:
Perché
è la mia sorellona.
Perché mi ha
sostenuta in un momento terribile.
Perché per
quanto lei dica che non devo ringraziarla, io la ringrazio.
Perché mi
capisce, non mi giudica, e se lo fa lo fa bene.
Perché
sentivo che questa storia doveva essere SUA.
Perché le
voglio bene.
Perché mi
manca.
E sì, anche
per quel compleanno dimenticato per cui non mi scuserò e
pentirò mai abbastanza.
Con affetto.
La tua piccola
sorellina, la tua darling, la tua indiscutibilmente unica Sybelle. ^^
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