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Autore: Sybelle    12/09/2009    3 recensioni
E non fu evidente che la bellezza di Lei lo aveva portato a vederla come un Angelo magnifico, e non come un' Anima Dannata? Non fu chiaro che lui stava sorridendo alla sua Fine? E non fu forse chiaro che l’amore che Madama provava per Alisia non si sarebbe mai placato, a causa della bellezza di questa? Ma intanto loro stavano andando alla Grotta della Strega…Sebbene, nell’Inferno della Strega, ci fossero già da troppo, senza essersene avveduti.
Terza classificata al contest "Inno alla Bellezza" di Iria. Dedicata con infinito affetto a Ika =)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Sabba di Madama
**Nella Grotta della Strega**


Finisce tutto qui, nevvero Alisia?
Finirà nel momento in cui voi entrerete nella nostra grotta con lui, quel viscido usurpatore di amori imperituri, come quello che io provo per voi.
Un cacciatore di streghe, per giunta…! Ditemi cara: mi volete per caso morta?
Dove finirono le nostre giornate tra i fiori, le nostre nottate tra le stelle?
Vi vedo sorridere a quell’uomo ed il mio cuore langue: sento il sangue fluire al suo interno con troppa violenza, mi sta schiacciando…Voi sapreste come curarlo.
Voi, con le vostre piante, sapete compiete vere magie.
Oh Alisia, non posso fare a meno di piangere di fronte alla vostra bellezza, anche se ora stringete la mano di quell’arabo mostro!
Ma che cosa credevate di fare? La mia alta dimora regna sul campo di fiori, e su tutto il territorio circostante: non lo ricordate più? Non lo avete capito, in questi sette anni passati in mia compagnia?
Ed io vi ho vista, io ho visto i vostri furtivi baci, che pure celavano una passione che di certo avete consumato!
Ho provato a darvi fiducia, mi sono detta che mai mi avreste tradita, che ci amavamo e che lui era solo una delle vostre prede, ma ogni volta ve ne andavate armata, per poi tornare la sera senza aver concluso nulla!
Ed intanto il mio cuore si logorava nel silenzio del vostro quotidiano addio…
Sono vecchia, mia cara: il mio corpo è fragile, affaticato; per compiacere il mio Signore ho rifiutato la compagnia del sole, ed ho abbracciato l’oscurità del mio laboratorio.
Come potete sperare che io regga il vostro abbandono, amore?
Vi amo... Il mio volto era forse arido? Che bisogno ho di queste lacrime, io?
Sto per caso pagando il fio del vostro amore?
Sapevo che eravate troppo per me, io sapevo….Sapevo ma ho rifiutato il sapere, ed ho colto quell’attimo che allora mi parve misero ed eterno al contempo.
Voi eravate là, dormivate sul terreno che caldo e materno vi cullava, tra i vostri fiori e i vostri steli d’erba, ed io, semplicemente, non seppi resistervi.
Non vi siete mai avveduta della rete che con voi recate, vero? Come potreste, siete solo una bambina dalle fattezze di donna.
Vedete, il vostro corpo è circondato da un’immensa rete fatta di filamenti di Eros: una vera e propria Ragnatela Amorosa; voi, quando vi muovete, parlate, camminate od anche respirate soltanto, agitate la vostra rete, intrappolando chiunque vi sia vicino: quel giorno, nel campo di fiori, c’ero io.
Ed ora invece c’è lui….
Ah, ma perché mi avete intrappolata? Quale male vi avevo fatto??
Vivevo sola e serena, fiera del mio operato per il mio -al tempo- unico Padrone, unico Amore; poi arrivaste voi, con i vostri sorrisi spensierati, il vostro passo leggiadro, i vostri capelli dorati, le vostre labbra carnose…I vostri seni tondi e rosei…I vostri occhi ammaliatori…E sì, anche quel vostro piccolo neo sotto l’occhio.
Potevate avere il mondo intero ai vostri piedi, ed invece sceglieste me: me misera, me povera!
Vi amo… Ma voi mi state distruggendo da ben tre anni, con il vostro amante orientale.
Alisia, come avete potuto farmi questo? Mi mentivate, quando mi promettevate amore eterno ed eterna protezione?
Oh, ma forse quel cavaliere…quel Jameel…forse lui ha desiderato molto più ardentemente di me di venire catturato. Forse è per questo che lo amate più di quanto abbiate mai amato me.
Ah, ucciderò quell’uomo! Lo ucciderò perché pretende di amarvi più di me!
Userò un maleficio potente, lo paralizzerò; lui sentirà inizialmente un terribile freddo, poi un calore infernale avvolgerà le sue membra: percepirà i muscoli sciogliersi, e le ossa comprimersi e sfrigolare; gli occhi lacrimeranno, le gambe gli cederanno, ed improvvisamente i suoi organi vitali scoppieranno….Puff, svaniti.
E voi, mia Alisia, voi dovrete vederlo quel corpo deformato, dal quale usciranno liquidi immondi e sangue, e i cui organi decomposti appariranno nudi alla luce del sole!
Ah, ma cosa otterrei poi, se non il vostro odio…?
Queste lacrime mi stanno divorando la pelle; i miei occhi sono annebbiati, non riesco più a vedervi con chiarezza: mi sporgo di più dalla piccola apertura nella roccia che da sempre mi accompagna nel mio governo sul territorio, ma un senso di vertigine mi sconvolge l’animo: sono costretta a desistere dal mio intento.
Ma perché mi volete lasciare?
Mi ripeto queste misere parole come una nenia, ma non trovo una risposta che mi soddisfi; sento il terreno freddo sotto di me: non mi ero accorta di essere caduta in terra.
Alisia, Alisia, Alisia, Alisia…Non mi stancherò mai di ripetere il vostro superbo nome, che con la sua dolcezza ha cancellato il buio della mia vita!
Siete un mostro, amore: mi torturate con il vostro candore di traditrice oscura e mi dilaniate l’anima con questa passione che sento nei vostri confronti; ma senza di voi io cos’avrei mai potuto fare in questa mia vita mortale?
Non mi aspetto una redenzione in Cielo per i peccati commessi, ma voi siete sempre stata la mia redenzione in terra.

Venga tu dall'inferno o dal cielo, che importa,
Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,
 se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
m'aprono a un Infinito che amo e non conosco?

Io non vi ho mai raccontato nulla del mio passato, vero? Ne sono desolata, ma nascondevo crudeltà che voi non avreste potuto sopportare: voi non dovete conoscere la Madama che fui.
Io provengo da un luogo troppo lontano da questa grotta…Mi pare un’altra vita.
Era un villaggio piccolo ed insulso, abitato da persone meschine che nascondevano dietro Dio la loro vigliaccheria, la loro debolezza.
Io sono orfana, Alisia: mia madre era una prostituta, mio padre un uomo senza nome né terra; io fui l’errore di una notte, e la figlia di una madre che non poteva mantenermi, e di un padre che non voleva farlo.
Lui scomparve, lei scappò.
Ed io…io venni lasciata alle cure del vento, del fango e di un convento costretto dal suo credo a tenermi: come potevo amare Dio -come quelle suore nere e compunte mi insegnavano- quando vivevo come un cane randagio nutrito per pietà, o dovere religioso?
Odiavo tutto mia bella, odiavo tutto!
Poi, un giorno, mentre stavo andando al pozzo, una carrozza mi si avvicinò: un uomo vecchio, dagli occhi infernali ed i denti aguzzi, mi invitò a salire; ero ingenua e povera, e non avevo nulla da perdere: salii.
Mi offrì pane, carne e vino: ero in estasi…Cibo simile non l’avevo mai visto.
Mi disse che avrei potuto mangiare sempre così se avessi voluto, che lui avrebbe imbandito per me grandi banchetti…Mi disse che sarei stata la sua favorita, che mi avrebbe protetto e che mi avrebbe dato una nuova casa.
Mi descrisse una vita libera e radiosa, e mi pregò di non badare a quel corpo vecchio e marcito con cui si mostrava: mi pregò di non badare a quelle guance scavate, a quelle pupille sgranate ed a quei radi capelli sporchi e spettinati.
Mi disse che era un Re, un Re potente ed invincibile, e che io sarei stata la sua principessa, che non avrei dovuto preoccuparmi del monastero, delle sorelle che mi ospitavano, di Dio…lui era più forte.
Ma per tutto quello c’era una condizione: per ottenere la mia nuova vita, avrei dovuto aiutarlo; mi porse un vasetto ripieno di uno strano unguento, mi disse: “Va, e ungi con esso le sedie, le porte, le vesti: va, fallo, ed allora sarai mia”
Amore mio, non giudicatemi! Non giudicate questa piccola favorita di Satana!
Ero sola ed avevo paura, nessuno mi amava e lui…Lui promise che si sarebbe preso cura di me!
Quando nel villaggio si scoprì che un untore aveva portato la peste, io fui la prima ed unica indiziata.
Mi volevano uccidere! Oh mio Diavolo, sento ancora il cuore stringersi in una morsa quando ci ripenso: tutti urlavano “Dagli all’untrice!”, mi ghermivano, mi strappavano le vesti; un uomo mi strappò una ciocca di capelli, una donna mi ferì un braccio con un pugnale; tutto il villaggio mi sovrastò, ed era una folla informe ed abbietta, di visi estranei che usurpavano il mio spazio.
Quei mostri portarono tutto l’occorrente: fuoco, lame…Ed io pensavo soltanto al mio vecchio Re.
Urlai qualcosa a me sconosciuto, dissi parole arcaiche in una lingua che non sapevo di poter parlare: una donna prese fuoco, alcuni uomini caddero a terra, morti.
Si seminò il panico, la gente scappò….Io non riuscivo a fare altro, se non piangere – ed adesso che ricordo non faccio altrimenti.
Non capivo più nulla: vedevo uomini piangere, donne urlare…
In quel momento la terra era cielo, ed il cielo era terra.
Improvvisamente due grandi mani rosse, lunghe e possenti mi afferrarono: avevano unghie lunghe ed affilate, marce e scure, ma possedevano un calore che non avevo mai sentito…
…Era Lui: Lucifero.
Mi portò fino a qui, in questa mia (nostra) grotta, mi insegnò la sua dottrina, e mi fece promettere che sarei andata al suo Sabba, quel sabato stesso.
Disse che mi avrebbe atteso con ansia.

Quella fu la sera che cambiò la mia vita.
Arrivai a piedi, dopo lunghe ore di cammino, nel luogo prescelto, in prossimità di un noce: una folla di donne e di uomini mi attendevano, e mi accolsero con baci, carezze ed abbracci.
Ero una bimba Alisia…Avevo a mala pena quindici anni.
Le streghe e gli stregoni pronunciarono l’osculum infame, poi mi portarono dal Re che prima avevano acclamato.
Il mio Signore mi aspettava, come promesso: mi consegnò una croce, mi ordinò di spezzarla e di pestarla ed ingiuriarla; era l’apostasia, dovevo rinnegare Dio.
Fu di certo la prova meno dura.
La prima orgia fu sicuramente il problema maggiore, per me, pura e vergine.
Fu il Diavolo stesso a sverginarmi, e ad aiutarmi nel mio accoppiamento con i miei nuovi compagni e le mie nuove compagne.
Mi spiegò che sarebbe stato doloroso e che non avrei provato piacere, che avrei potuto ricercare altrove al di fuori di quell’ambito; noi compivamo quell’atto per beffarci della procreazione e di Dio, nient’altro.
Lo accettai.
Anche mangiare bambini e vivande insipide fu terribile, quella volta: ma capii che era un piccolo prezzo da pagare.
Infine ricevetti il libro magico ed i primi poteri: una vista potente, qualche pozione.
Capite, Alisia? Capite perché ho il terrore dei forestieri, e che non m’importa che voi veniate dal Cielo o dall’Inferno?
Vi amo…Siete un mostro, ma vi amo!
Vi amo come amo Lucifero, vi amo perché con voi ho scoperto quel piacere che nei Sabba non esiste, vi amo perché con la vostra spontanea felicità mi avete mostrato un mondo colorato e felice!
E a me poco interessa che voi mi vogliate abbandonare, perché vi amo e vi perdono!
Quella notte io divenni la Strega che sono ora, e promisi al mio Padrone che sarei morta in lui, per lui, con lui: bruciata, sarei morta.
Voi piangeste quando ve lo dissi: m’imploraste di revocare il mio voto, di riferire a Satana che avevo trovato l’amore, che dovevo preservarlo.
Oh Alisia, come foste dolce! Io dovetti spiegarvi con calma che non potevo revocare quella promessa, perché era il mio vincolo di fede con Lui.
Voi vi calmaste, e mi diceste che il giorno in cui io sarei morta bruciata, voi vi sareste gettata nelle fiamme con me.
Io risi, ma voi eravate seria: mi giuraste su Dio e sul Diavolo che voi sareste morta con me.
Ed allora che m’importa se ora mi state tradendo? Varcheremo le soglie dell’Infinito Oblio insieme, l’avete promesso! Quel Jameel non può nulla contro questo!
Già, Jameel…
Un terribile pensiero sconvolge la mia mente: e se fosse colpa mia?
Se tutto ciò che state facendo fosse a causa mia?
Vedo quell’uomo ed i miei occhi di donna indugiano sui suoi muscoli dorati, sul viso squadrato, sulla mascella scolpita…è bellissimo, e voi lo sapete.
Voi che al suo fianco parete comunque una stella luminosa, molto più bella di quanto i comuni mortali possano sognare di essere!
Vi siete scelta un bell’amante, amante mia: il suo membro è turgido e scuro, vero?
Ed i peli della sua intimità sono neri e ricci, come neri e ricci sono i capelli che circondano il suo viso di uomo maturo; i suoi occhi sono un baratro oscuro di pensieri casti e torbidi, di sogni disillusi ed esauditi.
Non potevate scegliere un assassino migliore per il mio cuore.
Come posso competere io? La colpa è mia, no? Sono un’umile donna, nulla più.
Vi ho dato tutto l’amore che avevo in corpo, ma come poteva bastare?
I miei baci, la mia lingua, le mie dita in voi….Non potevano suggellare la nostra passione, vero?
Voi volevate un uomo…con tutto quello che comporta.
La sua penetrazione in voi sarà stata violenta, fastidiosa: all’inizio voi avrete provato solo dolore, poi il piacere di quell’organo nella vostra intimità avrà preso il sopravvento, facendo del vostro corpo un emblema del piacere.
Piacere che con me avete perso, vedo.
Non mi amate più per questo, dunque: non mi amate più perché sono donna.

Oh, povera mia creatura…La vostra pazzia vi ha fatto dimenticare le violenze inflitte e le umiliazioni impartite. Eppure è così interessante godere dei risvolti dei vostri pensieri…Continuate, mia diletta: mostratemi l’Inferno in Terra, come io mai fui capace.

Vi dimostrerò che sbagliate Alisia: vi dimostrerò il mio amore illimitato, tutto il mio ardore.
Mmh…….Sento la Vostra Presenza, Padron Lucifero….Dove siete Angelo mio? Guidate i miei passi nell’oscurità, Pastore; guidate la mia Magia.
Odio che un estraneo entri nella mia casa, ma per Voi farò un eccezione: per Voi, e per l’uomo che ora vi chiederò.
Sentite la mia preghiera? Sono la vostra umile figlia, aiutatemi!
Voglio un uomo….No, non uno qualunque, perdonate la mia stoltezza.
Voglio un uomo forte e poderoso, il cui membro sia forte e poderoso quanto lui.
Voglio un uomo che accetterà volentieri il calice di veleno che gli offrirò, e che morirà presto e senza futili lamenti; da lui estrarrò l’arma per sedurre di nuovo la ragione della mia vita, la mia Alisia!
Sono la vostra strega più fidata e più potente, Satana: mi prostro alla vostra Essenza, e vi imploro di esaudire la mia richiesta; tenterò un’impresa mai tentata prima, che trasformerà la donna che sono in un uomo.
Posso riuscirci, datemi i mezzi!

E sia, anziana fanciulla, principessa mia.

Non riesco più a scorgervi, amore mio: siete già entrati nel folto del bosco, il vostro cavaliere e voi? Ho ben poco tempo dunque!
Ma ecco l’uomo richiesto, entra nella caverna ingenuamente!
Ho paura, ma so che è innocuo: beve il calice che gli offro senza fare domande, cade a terra con un gemito. Muore nell’ultimo spasimo.
 Lo sfioro con un dito, osservando scettica il viso deforme, la pelle ruvida, i denti gialli e neri, quei pochi che ci sono; è veramente un essere orribile, ma è alto e possente; tasto con interesse il suo intimo: aaah, immenso…
Lo spoglio delle povere vesti, probabilmente è un contadino: ha la pelle abbronzata e le mani rovinate.
Percorro la lunghezza del suo organo con le dita, ammirando la sua grandezza: è perfetto, è tutto perfetto!

Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,
che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,
luce, profumo, musica, unico bene mio,
rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?

Alisia, voi non avete idea di quanto siete importante per me: vagavo nell’oscurità, quando la vostra mano trovò la mia, e mi accompagnò a casa.
Siete incantevole, amore: sapete essere dolce e protettiva, vi preoccupate per me e vi prendete cura della mia anima; ma sapete anche essere passionale e determinata, come quando a letto mi possedete e mi fate gemere, sudare, urlare.
Non vi siete mai accorta di come vi guardo? Come vi ammiro?
Vi promisi occhi speciali: ma nemmeno la mia incredibile vista basta a contemplare la vostra bellezza.
Sapete, credevo che Dio mi aborrisse, e che solo nel buio e nel tormento dell’Angelo Ripudiato avrei potuto trovare la mia pace: io ero solo una patetica orfana dimenticata, nessuno mi amava se non Lui.
Poi siete giunta voi: vi osservai arrivare al campo di fiori, atterrita e spaventata; vi osservai ammirare il paesaggio, e precipitarvi in esso ridendo; sentii la vostra risata….Oh, che suono leggiadro! Il canto dell’ usignolo più intonato posato sul giglio più bianco non potrebbe eguagliarla!
Pensavo che ve ne sareste andata, ed invece restaste: ed io non riuscivo a fare altro, se non guardarvi e guardarvi e guardarvi.
Di giorno sostavo davanti all’apertura nella roccia, di notte sognavo la vostra risata ed il vostro profumo, che immaginavo essere fresco e delizioso.
Vivevo in vostra funzione, di me non m’importava più nulla. Del resto, di me non m’era mai importato niente.
Non avevo però il coraggio di venirvi a disturbare, bell’Angelo…! Se una peccatrice par mio avesse rovinato la vostra quiete, voi sareste svanita nel nulla, così credevo.
Ma intanto nessuno, nemmeno Iddio, poteva vietarmi di spiarvi dalla mia grotta.
E fu il mio più grande peccato, cedere alla tentazione della Mela Maledetta! Andai a procacciare il mio cibo quotidiano nel bosco, e…il desiderio superò la ragione.
Andai al campo di fiori, e lì vi vidi…Eravate così bella, ancor più di quanto avessi potuto constatare. Ed eravate anche sola! Avevo visto i vostri inseguitori, e all’ultimo Sabba mi avevano avvisato di una caccia ad una strega che strega non era.
Capii che con le giuste attenzioni sareste stata mia.
E fu! Io vi diedi il mio affetto, e fu! Voi mi deste il vostro cuore, e fu!
Ed io ero felice, Alisia! Io che mai avevo ricevuto amore ero felice di poterne dare!
Il vostro amante non fermerà la potenza di ciò che fu nostro, non cancellerà la nostra lussuria! Abbiamo vissuto sette anni di amore ed affetto: abbiamo vinto ogni ostacolo, ed ora sconfiggeremo anche l’araba tentazione.
Alisia….Vi amo. Non so se vi mandò a me il mio Signore o il Vostro, ma so che siete una fata dagli occhi di cielo e le labbra di rosa, il cui corpo è scolpito nell’avorio ed i cui capelli sono seta ed oro. Le vostre ali non vi porteranno via da questa maledetta creatura dell’Inferno.
Avete reso il mondo un luogo di dolci torture ed accattivanti delizie; mi avete portato il piacere e la protezione che cercavo.
Ah, ecco l’arma…Con questo pugnale opererò il trapianto, un solo taglio a lui, un solo taglio a me…
Oh amore! Tutto ricomincerà per noi nella nostra grotta!

La donna indicò l’antro, la cui apertura appariva in lontananza: “Eccola, è quella! La Grotta di Madama…”
Jameel alzò lo sguardo, e gli parve di venire risucchiato dalla buia entrata: quel luogo maledetto lo soggiogava, in una soggezione che odiava e non gli si addiceva; strinse più forte la mano dell’amata, che avvertì quel gesto come un conforto nei suoi riguardi: lei contraccambiò la stretta, con un dolce sorriso.
Il cavaliere, nel vedere quel sorriso, notò che non vi era solo oscurità: il sole brillava alto su di loro; notò anche che quel sole era molto simile al sole che illuminava la sua terra il giorno della morte di Latika, ma non diede peso a tali tristi considerazioni.
Sorrise a sua volta: “Vi prometto che andrà tutto bene: farò tutto ciò che vorrete che io faccia.”
Alisia si avvicinò al suo volto, donando a quelle sottili labbra scure un bacio appena abbozzato: “Non ne dubito caro. Ora andiamo…Sto tremando, ma sento che tutto andrà come deve: ci siete voi con me, e Madama non può nulla contro ciò.”
Erano infine arrivati nella Casa del Bel Mostro.
La bionda erborista guidò l’amante lungo il corridoio roccioso, ancora umido e freddo, come la prima volta che lei stessa vi era entrata; quando arrivarono alla prima stanza, quella del talamo saffico, Alisia non si stupì di non trovarvi la strega. Indicò all’uomo la cassa nell’angolo della camera: “Vedete quella? Madama mi disse che là avrei trovato gli indumenti adatti a me: lei non ha mai approfittato delle splendide vesti che mi ha donato. Mi ha sempre dato il meglio, lasciando per sé il peggio.”
Lui carezzò la guancia della donna, sorridendole comprensivo; dovevano però andare avanti.
“Madama?” Chiamò Alisia.
Silenzio.
“Madama, mi sentite?” Riprovò.
Jameel provò a intravedere la donna dal buco nella roccia, ma come poteva? I suoi occhi erano semplici occhi umani.
Alisia incrociò lo sguardo del compagno, preoccupata: “Quello è il suo laboratorio: lei è là, andiamo; e non sconvolgetevi alla vista del suo antro malefico, ve ne prego.”
La donna lo precedette nel basso passaggio verso la Fine, senza sospettare minimamente ciò che era accaduto. Ciò che sarebbe accaduto.
Il laboratorio era illuminato da una tenue candela e dalla luce del sole, che filtrava da un’apertura nella parete.
Aveva lo stesso aspetto di sempre: teste, code e zampe di animali appesi al soffitto, il grande tavolo con il pentolone ed il libro, le casse di legno putrido per terra…
Su una di queste, un cadavere. Alisia urlò, Jameel la strinse a sé in un gesto protettivo.
Era un uomo molto grosso, nudo: il sangue copioso e quasi stagnante tra le gambe indicava l’orribile mutilazione.
“M- Ma- Madama?” Tentò nuovamente la donna, con il fiato mozzo.
L’arabo indicò una figura dietro al tavolo: “Guardate amore, là c’è qualcosa”
Alisia avvertì il cuore fermarsi, mentre si affrettava verso il punto indicato: le labbra tremavano, e già piangeva; provò a convincersi che non avrebbe trovato nulla, e che Madama non era lì, ma…
La prima cosa che notò, fu il sangue: una pozza scura si era propagata fin sotto il tavolo e nei dintorni; un pugnale insanguinato giaceva sul tavolo, per terra invece si trovava un lungo filo di ferro, ed un filo spesso attaccato ad esso.
La bionda si accasciò a terra, sentendo le ossa venir meno: era forse di Madama quel corpo? Era forse Madama quel corpo?
“Jameel…” Chiamò: “Jameel…” Continuò, in un lamento.
Iniziò a singhiozzare, e lui si bloccò impietrito alla scena: la sua Alisia in un mare di sangue, ed il cadavere di una donna, Madama, davanti a lei.
“Alisia…” Sussurrò.
Lei scoppiò a piangere, ed il suo corpo venne preso da un fremito incontrollabile, frenetico.
Jameel non osò avvicinarsi.
“La mia Madama….” Soffiò: “Lei è la mia Madama! È bellissima, vero? Guardatela, così delicata ed altera…è bellissima, la mia Madama!”
L’uomo però non vide la bellezza che rimirava Alisia: lui vedeva soltanto un corpo di donna pallido, svuotato del suo sangue, che oramai aveva smesso di fluire dall’evidente ferita nella sua intimità, dove un fallo d’uomo mal cucito troneggiava disgustoso.
Gli occhi erano spalancati, la bocca rigida e semichiusa: i capelli erano incrostati di sangue in tutta la loro lunghezza.
“Lei non era cattiva…” Singhiozzò Alisia.
Lui negò col capo, e capì che se non l’avesse portata via…non se ne sarebbero andati mai.
“Mi dava i vestiti migliori…” Continuò, straziata.
“Andiamo Alisia, è finita…Madama è morta” Disse con cautela lui.
Proruppe in un lamento lei, che quella parola mai avrebbe pensato di sentire!
“Jameel…Vi ho mai raccontato il mio voto a Dio ed al Diavolo?” Proferì la donna dopo un lungo silenzio di meditazione.
Lui annuì, incerto: “Che se Madama fosse morta bruciata, voi sareste morta con lei”
Alisia si voltò a guardarlo: “Esatto amore, esatto…” Gli occhi erano colmi di lacrime.
Lui iniziò a comprendere…e spaventato protestò: “Lei non è morta per il Demonio bruciata, però! Quindi voi…”
“..Quindi io manterrò comunque il mio voto, perché l’ho promesso davanti a Dio ed al Diavolo! Oh Jameel..” La sua  voce si addolcì, ma quanto tormento dietro!
Lui non potè trattenere le prime lacrime…
“Voi mi amate?” Chiese lei.
Lui annuì, ed i primi singhiozzi lo scossero: “Non lasciatemi!”
Le lacrime scesero prepotenti sul volto di lei, distrutta: “Non posso ridarvi la vostra luce caro, non posso! Trovate la vostra vera Latika, io non sono degna…!”
“Non è vero!” Proruppe lui: “Non è vero! Siete bellissima, e buona, e perfetta! Ricominceremo insieme, lontano da qui, e Madama sarà solo uno spiacevole ricordo!”
Lei gemette, e le labbra tremarono ancora: “Ma non volete capire, tesoro? Io la amo! E non la lascerò mai più…Non mi è concesso!”
Lui la guardò smarrito: “Cosa volete che faccia allora??”
La donna strinse la mano della strega defunta con forza, trattenendo le lacrime: “Dateci fuoco.”
“No…” Protestò debolmente lui.
“La mia anima sarà dannata se non lo farete…Vi prego Jameel. Io non vi amerò mai quanto ho amato lei, finirò per farvi del male. Uccidetemi.”
“Non posso farlo…Non posso..” L’uomo divenne bambino in quel momento: un bambino che non vuole lasciare la madre.
“Uccidetemi!” Urlò lei, e quello non fu un ordine…Fu un obbligo superiore.
Lui non poteva credere a quello che stava facendo, ma aveva promesso che avrebbe fatto ciò che lei voleva.
Alisia sorrise quando vide Jameel prendere la candela in mano ed accendere una torcia più grande.
“Grazie” Sussurrò, e nel farlo si strinse al corpo martoriato della donna che più l’amò e che più amò.
“Grazie” E quasi non sentì il fuoco divorarla; e quasi non sentì.
No, non sentì.

Jameel scappò da quel luogo come si scappa dalla Paura; scappò ritrovandosi ancora solo, e si ritrovò sorpreso nel constatare che non aveva perso tutte le lacrime.
Scappò e capì che la sua vita sarebbe finita, che forse era già finita.
Scappò e non comparve più in quel campo di fiori, in quella regione, in quel mondo.
Scappò e non si accorse della Meschina Figura che tranquilla aspettava all’entrata della grotta, e sadica sorrideva.
Il viso era affilato, rugoso e rosso, il corpo caprino.
Lucifero si chiamò, Satana venne chiamato, come Diavolo conosciuto.
E non fu forse chiaro che il Demonio si era follemente divertito a crescere quelle tre bellezze, per poi annientarle?
Amava la sua adepta, ma era stato divertente vederla morire.
Amava la povera bionda, ma era un’ingenua sparuta creatura.
Amava l’arabo cavaliere, e già lo aspettava all’Inferno.
Ma soprattutto amava la bellezza della Morte, l’orrore della Vita, il compimento di un Amore.
E come il Suo Amore era finito nel sangue, così amava vedere quello altrui finire nel medesimo sangue.
Rise, e la sua lugubre risata diede vita a nembi oscuri che coprirono il sole.
Ora poteva tornare alla sua Infera Casa…
…Il Sabba era finito, nella Grotta della Strega.



Fine


Dedicata a Ika per i seguenti motivi:

Perché è la mia sorellona.
Perché mi ha sostenuta in un momento terribile.
Perché per quanto lei dica che non devo ringraziarla, io la ringrazio.
Perché mi capisce, non mi giudica, e se lo fa lo fa bene.
Perché sentivo che questa storia doveva essere SUA.
Perché le voglio bene.
Perché mi manca.
E sì, anche per quel compleanno dimenticato per cui non mi scuserò e pentirò mai abbastanza.

Con affetto.

La tua piccola sorellina, la tua darling, la tua indiscutibilmente unica Sybelle. ^^
   
 
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