Eccolo
lì.
Dovevo aver
sussultato, perché attirai l’attenzione di Vanini.
I nostri occhi si incontrarono ma nessuno dei due accennò ad
avvicinarsi. In realtà ero imbarazzata; visto il suo
rapporto particolare con il defunto non sapevo se fosse il caso di
fargli le condoglianze davanti a tutti.
Dopo un veloce
cenno di riconoscimento il suo sguardo si fermò sul mio
anello. Mi sarebbe piaciuto vederlo restare a bocca aperta, ma la sua
faccia restò inespressiva come al solito. Comunque prima di
accendersi la sigaretta rimase per un attimo immobile con l'accendino
sollevato.
Trattandosi di
lui, avrei dovuto accontentarmi.
Distratta da
Vanini non mi ero accorta che altre persone si erano avvicinate,
circondandomi. Tutti vestiti di nero, tutti concentrati e
più o meno pallidi, tutti con l'anello. Per la prima volta
dopo anni ricordai le mie fantasie giovanili su Vanini come vampiro.
«Forse
anche a lei piacerebbe dire due parole?» chiese uno di loro,
guardandomi la mano.
Essendo una
cerimonia laica non c'era un celebrante, ma solo i partecipanti che
condividevano i loro ricordi sul defunto. Non mi aspettavo quella
richiesta, ma dopo anni passati a discutere le mie teorie con
interlocutori decisamente esigenti la mia timidezza si era
ridimensionata, così accettai e nel mio intervento ripetei
quello che avevo scritto nell'introduzione alla tesi, ma con
più calore umano.
Dopo la
cerimonia mi avvicinai a Vanini per fargli le condoglianze e lui fui
più cordiale di quanto lo fosse mai stato dall'incontro a
casa di suo padre. Scambiammo dei convenevoli. A parte l'anello nero
alla sua destra, ora aveva anche una fede all'anulare.
Desirée? Grazie al cielo non mi interessava più.
Prendo il foglio protocollo dove
gli studenti hanno firmato per prenotarsi all'esame. Con la solita
sensazione di fastidio per un gesto che mi fa sembrare un vecchio
rudere, infilo i miei fondi di bottiglia e avvicino il foglio al viso
finché non è a fuoco.
Naturalmente il primo nome della
lista è il suo.
E te pareva, come dicono dalle
mie parti.
«Doris Day»
chiamo.
Mi dispiace non poter vedere le
facce degli studenti in attesa, ma noto un certo tramestio nella prima
fila. Invece la sagoma di Martinelli, seduto al mio fianco, resta
immobile, come se la mia parola fosse vangelo anche quando chiamo le
attrici di Hollywood a sostenere l'esame di Filosofia Teoretica.
A volte mi interrogo sui miei
criteri nella scelta degli assistenti. Nonostante la mente di
prim'ordine quel carattere canino mi infastidisce, e l'idea che si
costruisca una carriera accademica facendo il mio nome non è
particolarmente piacevole.
Va bene, lo sfizio me lo sono
tolto, è ora di cominciare con gli esami.
«Signorina Lina
Vanini.»
FINE
*
*
*
Grazie a tutti
per avermi seguito!
Il titolo
è tratto dalla canzone di
Paolo Conte "Il Maestro".
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