Autore:
Ofeliet
Fandom:
Axis
Powers Hetalia
Personaggi:
Francia, Inghilterra; [secondari] l'UE in generale
Generi:
Introspettivo, sentimentale
Avvertimenti:
OOC
Cultober:
Chiesa dei reati particolarmente esecrabili
Prompt: dopo
tutto questo tempo?
Chiesa
del malumore:
non ho terminato il capitolo con il migliore dei umori, ma in fondo
perché essere arrabbiata se posso sfogarmi sulla fruk (no
non è violenza domestica lo giuro agente)
Inghilterra sembra quasi
alzare gli occhi al cielo.
« Ti ho
già detto- »
« Se non ne
volevi parlare non saremmo qui. »
Inghilterra sembra
odiare la sua logica. Francia si sente un po’ vittorioso, e
quasi vorrebbe darsi da solo una pacca sulla spalla. Forse sa anche lui
che ha ragione.
Francia lo osserva
tendersi, forse scocciato, forse preoccupato. Ha la sensazione che
quello era il confronto di cui entrambi avevano bisogno. Francia
pensava di meritare qualche genere di rassicurazione, almeno in quel
momento.
Ha di fronte una
nazione che se voleva poteva persino aggredirlo, Francia non dubitava
come Inghilterra ne avesse ancora le energie.
« Io davvero
non capisco cosa tu voglia sapere. »
Francia nemmeno.
Sa già
troppo, a suo avviso, e teme che saperne di più lo
farà sentire solo peggio.
Forse non era nemmeno
un bene che Francia ne sapesse qualcosa. Immischiarsi negli affari
delle altre nazioni era forse divertente, ma comportava anche il
rischio di scoprire cose che non si voleva sapere nemmeno dopo secoli.
Francia ne era stato il portatore della pratica, e anche se non si
diceva pentito a volte si sentiva perlomeno turbato.
« A volte non
capisco come ragioni. »
« Non devi,
infatti. »
Francia emette un verso
di stizza, ottenendo un sorriso sardonico come risposta.
« Avanti,
Inghilterra, non siamo più ragazzini. »
Forse è
più forte di Inghilterra, Francia non sa dirlo.
Inghilterra lo attraeva
come una calamita, ma allo stesso tempo gli scatenava la peggio
malignità che potesse avere in corpo. Forse Inghilterra
provava lo stesso tipo di cosa, oppure era nato maligno e stava solo
seguendo la sua natura. Francia non era molto certo di nessuna ipotesi.
« Infatti,
ormai potresti avere l’età di una vecchia signora
impicciona. » il suo tono è spoglio di cattiveria,
ma Francia si sente ugualmente offeso. Voleva fargli i complimenti per
il talento che aveva per irritarlo, ma Inghilterra si stava
divertendo e Francia non riusciva davvero a rovinare a sua volta
l’atmosfera. Era assurdo pensare che Inghilterra volesse
rinunciare a tutto quello.
« Sono una
bellissima signora impicciona. » gli risponde, ma gli viene
da ridere.
La porta scorrevole si
apre, lasciando entrare una hostess con un carrello. Francia non esita
a ordinare una merenda gourmet, pagata coi soldi dei contribuenti,
mentre Inghilterra chiede solo una tazza di tè.
Per Francia era assurdo
pensare a come questi si rifiutasse di mangiare anche in occasioni come
quella. Inghilterra sembra notare il suo sguardo, e ordina anche un
panino da accompagnare.
La hostess non ci
impiega molto a servirli, e li lascia di nuovo soli. Francia prende un
sorso della tisana che ha ordinato, il caffè dopo una certa
ora sembrava iniziare a fargli un brutto effetto, mentre Inghilterra
sorseggia con calma dalla sua tazza. Come adorasse
quell’acqua che sapeva di foglie era un mistero, ma
Inghilterra sembrava non essere mai guarito da quando aveva reso il
tè il suo unico tratto della personalità.
Francia non poteva
prenderlo troppo in giro, perché anche lui aveva subito la
stessa sorte con altre argomentazioni.
Inghilterra davanti a
lui sta mangiando.
Francia pensa che
dovrebbe smettere di sentirsi così soddisfatto nel
guardarlo. Che Inghilterra mangiasse o meno non doveva importargli, e
invece era seduto lì come uno sciocco ed era contento come
uno stupido. Francia non poteva davvero capire se stesso, anche se
voleva impegnarsi.
Forse non poteva
comprendere Inghilterra nello stesso modo. Lo aveva desiderato come
colonia, ma non era davvero in grado di capire le sue esigenze.
Inghilterra, dal canto suo, non sembrava volerci nemmeno fare caso.
« Comunque
sei il primo che mi chiede il perché. » parla
allora Inghilterra. Sono rimasti in silenzio abbastanza a lungo, e
Francia stava pensando che forse era meglio non riprendere la
conversazione. Inghilterra però non era dello stesso avviso.
Sembra persino
imbarazzato da quella ammissione.
« Era ovvio
che te lo avrei chiesto- »
« No, non lo
era. Mi fa strano pensare che sei l’unico che ha voluto
saperne di più. »
Francia non pensava di
essere la nazione più vicina a Inghilterra. La geografia
parlava per sé, ma c’erano ben altre nazioni con
le quali Inghilterra si sentiva a suo agio rispetto a lui. Era strano
anche per Francia pensare a come, in fondo, la loro rivalità
li aveva legati stretti e si era rifiutata di scioglierli in alcun modo.
Inghilterra non era un
qualcuno che si sarebbe aperto facilmente, lo sapeva. Non con lui,
almeno, anche se qualche parte di Francia aveva desiderato intensamente
essere il suo unico confidente.
« Non volevo
che pensassi che non mi importava. »
Inghilterra abbozza una
risata, anche se poco convinta.
« Tu riesci
ad esprimerti solo parlando con malignità. »
Francia sa bene che
è una critica vera. Inghilterra, in fondo, era stato una
delle sue prime vittime, e uno dei pochi che aveva sempre risposto a
ciò che gli diceva. A suo modo era anche quello un motivo
per sentirsi importante.
« Qualcuno
doveva pur dire qualcosa. »
« E sei stato
tu a farlo. »
Francia aveva una
strana sensazione di star perdendo il confronto, come se Inghilterra
avesse deciso di attaccarlo camminando molto velocemente. Qualcosa in
lui si agita. Non si stava comportando così senza un motivo.
Inghilterra si stava sentendo in trappola a sua volta.
«
Inghilterra, perché vuoi andartene? » gli chiede,
questa volta incrociando le braccia e puntellandosi cercando di
mantenere la calma.
Messa a voce sembra una
cosa ben più spaventosa.
Inghilterra sembra
finalmente preoccuparsi, o forse era finalmente arrivato il momento
della realizzazione anche per lui. Francia vuole cavargli una risposta,
anche a costo di litigare.
Francia lo osserva
raccogliere i pensieri. Non era mai un buon segno, ma forse facendo
così Inghilterra sarebbe giunto a una conclusione e Francia
avrebbe smesso di sentirsi tormentato da risposte che non voleva
sentire.
Aveva ammesso a se
stesso di voler sapere cosa Inghilterra pensasse, ma ora che era
davanti alla possibile ammissione di verità ha paura di
ciò che può sentire.
Per un po’
c’è solo il rumore del treno, tra loro.
Francia rimane in
attesa, sa che non può parlare per primo. Inghilterra sembra
pensare intensamente a ciò che intende dirgli, e non vuole
mettergli alcuna fretta.
« Hai mai la
sensazione di non essere più te stesso? » gli
chiede, dopo aver deglutito.
« Tante
volte. » gli risponde Francia, alzando le spalle.
« Non nel
senso di una guerra o di instabilità. Sentire come si essere
trascinato in un unico conglomerato dove pensi ma non sei davvero tu a
prendere la decisione. »
Francia si ferma a
pensare, e stranamente riesce a comprendere subito a cosa si riferisca.
«
Inghilterra, ti spaventa stare insieme ad altri? »
Sembrava aver fatto
centro.
« Pensi che
l’unione ti stia togliendo la tua autonomia? »
Era un pensiero
sciocco, ma era vero che Inghilterra era un’isola e ragionava
in modo diverso. Francia era abituato a spostare i suoi confini e non
avere una forma definita, e anche se aveva sofferto sia a cedere sia ad
acquisire per lui era doloroso ma normale. Inghilterra aveva confini
ben definiti, e aveva sempre lottato duramente per mantenerli.
Inghilterra aveva
paura.
Era strano pensare come
ci fosse andato vicino ad arrivare a capire il perché delle
sue motivazioni.
« Mi stanno
togliendo la sicurezza! E poi- » Inghilterra si blocca,
prendendo un lungo respiro. « Non sono certamente amato, sul
continente. »
Francia vorrebbe avere
una risposta sottile, ma non c’è una che possa
dargli. Era strano pensare a come Inghilterra era rimasto simile a
quando era bambino.
«
Inghilterra. » il suo tono, forse, è paternale.
« Hai deciso di andartene per questo? »
« Non ho
deciso di andarmene! Non so se voglio andarmene! »
Erano le parole che
Francia voleva sentire, anche se non avevano risolto niente.
Inghilterra era spezzato, al suo interno, e aveva paura. Stava vivendo
qualcosa di terribilmente difficile, e non voleva accettare alcun aiuto
o parola di conforto. Era Francia a dovergli parlare, ma non sa cosa
dire.
Qualsiasi cosa potesse
pronunciare non avrebbe sanato la frattura che Inghilterra stava
provando in quel momento. La tensione tra loro era ancora
più alta. Inghilterra trasalisce, ma non sembra voler
fuggire.
Francia non sa che fare.
Ha davanti a
sé una nazione ferita, spaventata.
« Non devi
deciderlo qui davanti a me. » gli parla, cercando di
calmarlo. Vorrebbe lo facesse, ma spingere Inghilterra in quella
direzione lo avrebbe fatto sentire solo peggio.
Inghilterra ha il viso
rosso, forse per la troppa agitazione.
« Tutti
vogliono una risposta subito. » mormora Inghilterra,
abbassando lo sguardo. « Si aspettano che io abbia le idee
chiare. »
A Francia viene da
ridere. Non aveva mai risposto chiaramente nemmeno a un re o a un
sacerdote quando veniva interpellato, ma per Inghilterra una simile
trasparenza era sempre stata un motivo di orgoglio.
« Sembra
quasi che pensino che tu sappia vedere il futuro. »
« Ho letto i
tarocchi solo una volta- » esclama Inghilterra, abbassando
poi il tono della voce. « E nessuno sa davvero il futuro.
»
Sembra sconfitto, e a
Francia quasi dispiace non essere lui il vincitore in quella storia.
Osserva Inghilterra.
Lo conosce da
così tanto tempo, e gli fa tenerezza. Non è
più il possente impero, sono solo due nazioni che hanno
vissuto troppo a lungo e rifiutavano di andarsene.
Francia non sa
perché si alza e allunga una mano verso Inghilterra. Gli
sfiora una guancia pallida. Lo sente ruvido, ma non gli da fastidio.
Inghilterra apre la
bocca, ma non esce alcun suono.
Francia non sa dire che
cosa stia facendo. Si sta muovendo per qualche strana forma di istinto.
Non conosce il modo migliore per rassicurare Inghilterra. Non ce ne
sono, probabilmente, ma vorrebbe almeno tentare.
Inghilterra rimane teso
sotto il tocco delle sue dita, e Francia passa a sfiorare le sue
labbra. Sono secche e poco piacevoli da toccare. Non si sente sorpreso
nel vederle così, ma si risparmia qualsiasi genere di
critica all’altra nazione.
Inghilterra le schiude
piano, e lascia uscire un sospiro.
Francia non lo guarda
negli occhi. Ha paura di farlo e venire rigettato dal suo sguardo.
Invece si china e appoggia le proprie labbra su quelle di Inghilterra.
Non ricorda bene
l’ultima volta che l’ha baciato. Forse era per
l’anniversario dell’entente. Era la parata del
quattordici luglio, era venuta una divisione inglese per condurla.
Inghilterra era venuto lì in modo ufficioso.
Lo aveva baciato
durante i fuochi artificiali, preso dall’euforia di un secolo
di intesa. Lo aveva baciato più spesso lui, rispetto a
Inghilterra che raramente prendeva l’iniziativa.
Inghilterra intanto si
era aggrappato al suo braccio, ma non lo stava allontanando. Le sue
sopracciglia erano aggrottate, e sentiva le sue guance farsi sempre
più rosse.
Francia sapeva bene di
avere la certezza di farlo arrossire.
Non sapeva nemmeno
perché lo aveva baciato. Forse era un modo semplice di
rassicurarlo, anche se non era totalmente vero. Francia aveva bisogno a
sua volta di rassicurazioni, e Inghilterra non lo stava respingendo in
alcun modo, facendolo finalmente sentire tranquillo.
Si erano baciati
diverse volte, ma ogni volta sembrava la prima perché aveva
sempre un sapore diverso.
Si allontana per un
breve momento, il giusto per riprendere fiato, ma Inghilterra lo
insegue e schiocca le labbra contro le sue. Questa volta è
il turno di Francia si sentirsi in imbarazzo, ma non di allontanarsi.
Sembra un momento
perfetto. Si sente vicino a Inghilterra, si sente come se non potesse
essere separato in alcun modo.
Il momento
però finisce, e Francia torna alla realtà. Il
rumore del treno torna a riempire le sue orecchie. Inghilterra non lo
guarda, ora che lo sta osservando. Entrambi riprendono fiato.
Non hanno bisogno di
parlare di quello che era appena successo. Parlarne lo avrebbe reso
reale, e forse Francia voleva illudersi per un momento che fosse stato
un frammento della sua immaginazione, un sogno.
Per tutto quel tempo
aveva sognato una simile vicinanza, e per ulteriore tempo poteva solo
raccoglierne le briciole.
Inghilterra non parla,
e Francia sa che non c’è davvero bisogno di
parole.
« Esco a
fumare. »
Sta fuggendo, forse. Ha
bisogno di riflettere. Non dovrebbe lasciare Inghilterra da solo, ma
questi non reagisce alle sue parole. Forse sta pensando, e Francia ha
bisogno di farlo a sua volta.
In fondo il bacio tra
loro non aveva risolto niente, pensa mentre si accende la sigaretta.
Baciarlo non avrebbe fatto rientrare Inghilterra dal referendum, e
anche se Francia voleva sapeva di non avere lo stesso peso che una
popolazione aveva per una nazione. Forse voleva solo esprimere a
Inghilterra ciò che provava, e si era affidato alla mera
fisicità perché fosse capita.
Forse stava
semplicemente accampando scuse, e non voleva che Inghilterra se ne
andasse. Non era una verità che poteva negare, ma
Inghilterra non era mai stato benevolo verso i suoi desideri. Si erano
baciati, certo, ma non sarebbe mai stato abbastanza per nessuno dei due
per desistere.
Lo aveva ricambiato,
però. La cosa lo aveva colto di sorpresa, e Francia aveva
cercato di non pensarci. Inghilterra aveva un approccio aggressivo,
poco raffinato. Non era bravo a baciare, ma Francia adorava ricevere
quel genere di attenzione da lui.
Doveva smettere di
mentire a se stesso.
La sigaretta continua a
bruciare, riempiendo l’aria del suo odore, e Francia ne
aspira il fumo. Lo rilassa, ma appena torna a pensare a Inghilterra il
suo cuore si agita. Aveva ottenuto da lui la risposta che voleva, ma
non si sentiva comunque tranquillo. La sensazione che fosse solo
l’inizio gravava sulle sue spalle.
In fondo il referendum
doveva ancora essere fatto.
Non sapeva se aveva
spinto la bilancia in qualche direzione.
Non era da lui
preoccuparsi. Spesso persino l’elezione del suo stesso
presidente era imprevedibile, ma gli era sempre importato molto poco.
Doveva tornare da
Inghilterra. Dovevano ancora parlarsi. Non era finita.
Francia continua a
osservare la propria sigaretta che brucia, e la spegne con una certa
rassegnazione. Fumare non lo stava aiutando a schiarirsi le idee, e non
gli andava di sprecare una sigaretta per fissare il paesaggio fuori dal
finestrino.
Si sistema il pacchetto
in tasca, e torna alla carrozza dove c’era ancora Inghilterra
ad attenderlo. Sembra essere più reattivo, ora, anche se non
lo guarda direttamente. Francia non cerca di indagare sul suo
comportamento.
Deve aspettare che sia
Inghilterra a parlargli.
« Puzzi di
fumo. » gli dice infatti, non appena è abbastanza
vicino. Francia si siede, guardandolo più direttamente.
Inghilterra ancora evita il suo sguardo.
« Avevo
bisogno di schiarirmi le idee. »
«
C’era qualcosa che andava chiarito? »
Lo sta provocando,
anche se Francia non capisce il perché. Forse lo ha turbato
con quel bacio, anche se non voleva. Doveva ammettere che era lui il
vero bisognoso, tra loro due, almeno a se stesso.
« Non ci
baciamo spesso. » dirlo ad alta voce sembra quasi
sottolineare cosa avevano fatto. « Quindi sì, ne
avevo bisogno. »
Inghilterra arrossisce.
Sembrava che l’argomento per lui fosse un punto molto debole.
A suo modo lo era anche per Francia, anche se per un motivo diverso.
Inghilterra arrossiva
perché era stato baciato, Francia lo faceva
perché gli era piaciuto chi stava baciando. Erano motivi
diversi.
Inghilterra si morde le
labbra, provocandogli stizza. Erano già ruvide abbastanza
senza che ci infierisse in quel modo.
« In
più non penso che un semplice bacio possa cambiare qualcosa.
Non siamo in una favola. »
« Infatti non
cambierà niente. » risponde Inghilterra.
« Non risolve niente. »
Era stranamente
rassicurante sapere che fosse così solido anche se un
semplice bacio poco prima lo aveva reso incapace di parlare.
Inghilterra non reagiva mai bene ai baci, almeno ai suoi. Il solo
pensiero che altri potessero baciarlo lo rendeva irritato, ma la sua
mente non voleva nemmeno immaginare un simile scenario.
La sensazione di
impotenza non lo faceva più sentire così male.
Francia sapeva che non poteva davvero fare qualcosa, e che fosse tutto
nelle mani di Inghilterra.
A suo modo era un
pensiero spaventoso, ma tratti confortante.
Ognuno di loro doveva
decidere il proprio percorso, e anche se erano tutti insieme nessuno
poteva davvero interferire.
« E poi a te
non cambierà niente. »
Francia vorrebbe
negare. Aveva passato gran parte della sua vita in conflitto con
Inghilterra. Il loro rapporto era cambiato in molti modi, ma era
rimasto saldo. Aveva paura che non avrebbe retto una simile frattura,
forse una convinzione nutrita dalla sua stessa insicurezza.
« Non
dovrò vederti a ogni incontro ufficiale. » gli
dice allora. « Anche se questo non ti ha mai impedito di
venire a casa mia senza annunci pubblici. »
Faceva riferimento a un
paio di decadi precedenti quando Inghilterra, ubriaco, si era
presentato alla porta di casa sua. Avevano finito con
l’ubriacarsi insieme ancora di più.
« Se te ne
vai chiuderò la frontiera. »
« Se lo fai
finalmente smetterai di esportare i tuoi ratti a casa mia. »
Stavano scherzando.
Francia sente che tutta quella altalena di emozioni lo avrebbe ucciso.
Se Inghilterra se ne fosse andato sarebbero stati in grado di
comportarsi ancora in quel modo?
« Se te ne
vai- »
«
Probabilmente me ne vado. »
Francia lo sapeva che
Inghilterra non poteva evitare di rovinare il momento. Le sue parole
sono come una secchiata di acqua gelida sulla sua testa, e si paralizza
a metà della frase. Non riesce a mantenere il contatto
visivo.
Quella serpe era
riuscita a colpirlo in un momento dove era lui ad aver abbassato le
difese. Francia si sente all’improvviso inerme, colpito da
quelle parole come da un mattone. Vorrebbe fare una scenata, ma non ha
le forze.
« Te ne vai?
» gli chiede, a voce bassa. « Bene. Mi hai tolto un
peso. »
Deve tornare a essere
crudele. Deve farlo, o verrà consumato dal dolore di quel
colpo basso.
Inghilterra gli appare
sorpreso.
« Fino ad
adesso hai detto che volevi sapere cosa ne pensavo, e ora che te lo
dico te la prendi? »
Francia vorrebbe dargli
dello stupido.
Ovviamente Inghilterra
non era in grado di esprimersi in modo normale. Lo faceva in modo
inopportuno, quando meno te lo aspettavi.
« Ti sembra
adesso il momento di dirlo? »
Inghilterra non
può davvero capire. Apre bocca e ci da fiato non si
preoccupa di cosa ne esca. Francia si sente pieno di rabbia, e fa
fatica a controllarsi.
« Certo!
Quando te lo posso dire altrimenti? Il viaggio è quasi
finito. »
Francia si scopre con
orrore a dargli ragione. In quello stesso momento viene annunciato il
loro approcciarsi a Parigi. Il loro momento, il loro piccolo mondo,
stava raggiungendo la fine. Francia non era pronto a lasciarlo andare,
ma non c’era molto che potesse fare.
Inghilterra ora lo
guarda direttamente, ha un’espressione rassegnata. Francia ha
finito le proprie parole, ma non vuole lasciar andare la situazione ora
che sa davvero cosa pensa Inghilterra. Le rassicurazioni che si era
dato con le pacche sulle spalle erano inutili di fronte a quella
realtà dei fatti.
Inghilterra era sleale
verso di lui.
Lo osserva controllare
la borsa che aveva, come se non gli importasse più niente, e
non riesce a distaccarsene con la stessa indifferenza.
« Non abbiamo
finito. »
« Hai ancora
qualcosa da dire? »
Tutte le sue parole lo
ferivano come coltelli.
«
Sì, ho molto da dire. »
Si sente come se
parlasse a vanvera, ma non ha più un piano. Inghilterra
appare sorpreso della sua affermazione, ma incrocia le braccia al
petto.
« Non hai
molto tempo per farlo, però. »
Sembra però
in attesa di qualcosa. Francia non sa che cosa.
Il treno inizia a
rallentare, segnando il loro avvicinamento ormai inesorabile alla
stazione. Francia non vuole che tutto quello finisca.
« Tu
però vuoi ascoltarmi? »
Inghilterra sembra
sorpreso della sua domanda. Francia gli ha sempre imposto le sue idee,
e Inghilterra anche se diceva di odiarle le accoglieva sempre in
qualche modo. Forse era la prima volta che si facevano così
tante domande. In fondo nella storia i momenti di calma tra loro erano
rari, e quelli in cui potevano chiarirsi su qualcosa quasi impossibili
da cercare.
Inghilterra annuisce.
Sembra di colpo timido e incapace di parlare.
Francia prende un lungo
respiro.
« Non voglio
che tu te ne vada. »
La verità
era lì, sul tavolo davanti a loro. Era la verità
che si era tenuto stretto e ora sembrava finalmente rivelare al diretto
interessato. Inghilterra sgrana gli occhi con evidente sorpresa.
Francia lo comprende.
Sa bene come anche lui
proverebbe lo stesso se fosse lui a volersene andare, ma ormai era
troppo tardi e se era la verità il laccio che poteva
trattenere Inghilterra con lui ancora un po’ Francia non
avrebbe esitato in alcun modo per utilizzarlo.
« Io...
» mormora Inghilterra. « Io… io non so
cosa dire. »
Francia però
lo sa.
« Rimani con
me stasera. A Parigi. »
Inghilterra,
stranamente, scoppia a ridere. Francia non ne capisce subito il motivo,
e il treno si ferma. Sono arrivati.
Si sente catatonico, e
fa fatica anche solo a pensare di alzarsi. Inghilterra invece lo fa
subito.
Si è reso
ridicolo davanti a Inghilterra, se ne rende conto. Tutta la sua
dignità l’ha gettata per terra, ai suoi piedi, e
sta per vederla calpestata senza alcuna pietà. Non ha alcuna
voglia di scendere dal treno, forse se si faceva riportare indietro
poteva dimenticare quelle quattro ore che aveva vissuto.
Inghilterra,
però, gli mette davanti un biglietto.
Francia lo guarda, poi
alza gli occhi su Inghilterra.
« Dovresti
leggerlo. »
Forse vuole di nuovo
prenderlo in giro, ma si china per controllare.
Era un biglietto per il
treno diretto a Londra. Sembrava quasi farsi beffa di lui,
finché non fa caso all’ora di partenza. Era per un
treno che sarebbe partito, ma la mattina successiva.
Si scopre ad alzare la
testa di scatto, e Inghilterra evita il suo sguardo.
« Avevo
già pianificato di rimanere. » dice, apparendo
quasi come un ragazzino colto a fare qualcosa che non doveva.
« Senza che tu lo sapessi. »
Le sue parole ridanno
speranza a Francia. Torna a guardare il biglietto.
Inghilterra non sarebbe
fuggito dalle sue mani, almeno in quel momento. Poteva trattenerlo con
sé, ancora un poco. Qualcosa di caldo si forma
all’altezza del suo petto, e Francia si sente come se fosse
ancora in grado di respirare.
L’entusiasmo
torna a popolare la sua mente.
Si alza quindi anche
lui, sistemandosi le pieghe dei vestiti.
« Vieni con
me. » Inghilterra sembra essere diventato un docile
agnellino. Senza nemmeno che lo tocchi si lascia condurre
giù dagli scalini, e lo segue per la banchina della
stazione.
Francia, da parte sua,
si sente finalmente più libero.
Il mondo che
c’era tra di loro era finito, era alle loro spalle e forse
non sarebbe più tornato. Ciò che gli rimaneva era
quello che provava, e Inghilterra che lo seguiva. Per qualche motivo
Francia sapeva che poteva chiedergli di seguirlo in capo al mondo e
Inghilterra non si sarebbe sottratto all’avventura.
La stazione anche se
è sera è ancora piena di persone. Francia cerca
di schivare il più possibile le valigie dei turisti, e
continua a tenere d’occhio Inghilterra che lo segue. Forse si
sta pentendo di seguirlo, e non vuole dargli il tempo di cambiare idea
almeno su quello. Francia si ferma, e si gira nella sua direzione.
Inghilterra non se lo aspetta, e incespica sui suoi stessi piedi.
« Vieni.
Prendiamo il taxi. Conosco un posto dove cenare. » ora che
è a casa sua Francia si sente molto più sicuro di
sé. Anche se si è reso ridicolo, anche se ha
messo a nudo quello che provava, ora era in un posto sicuro e niente
più lo avrebbe turbato in quella maniera.
Ora doveva solo
convincere Inghilterra a rimanere.
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