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Autore: Ofeliet    20/10/2023    1 recensioni
Correva l'anno 2016, un anno nel quale non doveva succedere davvero niente.
O almeno questa era la convinzione di Francia in quel lungo e afoso mese di giugno che sembrava identico a quello dell'anno precedente e prometteva di esserlo anche in quello successivo.
Finché Inghilterra non decide che ha delle idee geniali.
{ fruk ! Brexit }
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore:
Ofeliet
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Francia, Inghilterra; [secondari] l'UE in generale
Generi: Introspettivo, sentimentale
Avvertimenti: OOC
Cultober: Chiesa dei reati particolarmente esecrabili
Prompt: dopo tutto questo tempo?
Chiesa del malumore: non ho terminato il capitolo con il migliore dei umori, ma in fondo perché essere arrabbiata se posso sfogarmi sulla fruk (no non è violenza domestica lo giuro agente)





Inghilterra sembra quasi alzare gli occhi al cielo.
« Ti ho già detto- »
« Se non ne volevi parlare non saremmo qui. »
Inghilterra sembra odiare la sua logica. Francia si sente un po’ vittorioso, e quasi vorrebbe darsi da solo una pacca sulla spalla. Forse sa anche lui che ha ragione.
Francia lo osserva tendersi, forse scocciato, forse preoccupato. Ha la sensazione che quello era il confronto di cui entrambi avevano bisogno. Francia pensava di meritare qualche genere di rassicurazione, almeno in quel momento.
Ha di fronte una nazione che se voleva poteva persino aggredirlo, Francia non dubitava come Inghilterra ne avesse ancora le energie.
« Io davvero non capisco cosa tu voglia sapere. »
Francia nemmeno.
Sa già troppo, a suo avviso, e teme che saperne di più lo farà sentire solo peggio.
Forse non era nemmeno un bene che Francia ne sapesse qualcosa. Immischiarsi negli affari delle altre nazioni era forse divertente, ma comportava anche il rischio di scoprire cose che non si voleva sapere nemmeno dopo secoli. Francia ne era stato il portatore della pratica, e anche se non si diceva pentito a volte si sentiva perlomeno turbato.
« A volte non capisco come ragioni. »
« Non devi, infatti. »
Francia emette un verso di stizza, ottenendo un sorriso sardonico come risposta.
« Avanti, Inghilterra, non siamo più ragazzini. »
Forse è più forte di Inghilterra, Francia non sa dirlo.
Inghilterra lo attraeva come una calamita, ma allo stesso tempo gli scatenava la peggio malignità che potesse avere in corpo. Forse Inghilterra provava lo stesso tipo di cosa, oppure era nato maligno e stava solo seguendo la sua natura. Francia non era molto certo di nessuna ipotesi.
« Infatti, ormai potresti avere l’età di una vecchia signora impicciona. » il suo tono è spoglio di cattiveria, ma Francia si sente ugualmente offeso. Voleva fargli i complimenti per il talento che aveva per  irritarlo, ma Inghilterra si stava divertendo e Francia non riusciva davvero a rovinare a sua volta l’atmosfera. Era assurdo pensare che Inghilterra volesse rinunciare a tutto quello.
« Sono una bellissima signora impicciona. » gli risponde, ma gli viene da ridere.
La porta scorrevole si apre, lasciando entrare una hostess con un carrello. Francia non esita a ordinare una merenda gourmet, pagata coi soldi dei contribuenti, mentre Inghilterra chiede solo una tazza di tè.
Per Francia era assurdo pensare a come questi si rifiutasse di mangiare anche in occasioni come quella. Inghilterra sembra notare il suo sguardo, e ordina anche un panino da accompagnare.
La hostess non ci impiega molto a servirli, e li lascia di nuovo soli. Francia prende un sorso della tisana che ha ordinato, il caffè dopo una certa ora sembrava iniziare a fargli un brutto effetto, mentre Inghilterra sorseggia con calma dalla sua tazza. Come adorasse quell’acqua che sapeva di foglie era un mistero, ma Inghilterra sembrava non essere mai guarito da quando aveva reso il tè il suo unico tratto della personalità.
Francia non poteva prenderlo troppo in giro, perché anche lui aveva subito la stessa sorte con altre argomentazioni.
Inghilterra davanti a lui sta mangiando.
Francia pensa che dovrebbe smettere di sentirsi così soddisfatto nel guardarlo. Che Inghilterra mangiasse o meno non doveva importargli, e invece era seduto lì come uno sciocco ed era contento come uno stupido. Francia non poteva davvero capire se stesso, anche se voleva impegnarsi.
Forse non poteva comprendere Inghilterra nello stesso modo. Lo aveva desiderato come colonia, ma non era davvero in grado di capire le sue esigenze. Inghilterra, dal canto suo, non sembrava volerci nemmeno fare caso.
« Comunque sei il primo che mi chiede il perché. » parla allora Inghilterra. Sono rimasti in silenzio abbastanza a lungo, e Francia stava pensando che forse era meglio non riprendere la conversazione. Inghilterra però non era dello stesso avviso.
Sembra persino imbarazzato da quella ammissione.
« Era ovvio che te lo avrei chiesto- »
« No, non lo era. Mi fa strano pensare che sei l’unico che ha voluto saperne di più. »
Francia non pensava di essere la nazione più vicina a Inghilterra. La geografia parlava per sé, ma c’erano ben altre nazioni con le quali Inghilterra si sentiva a suo agio rispetto a lui. Era strano anche per Francia pensare a come, in fondo, la loro rivalità li aveva legati stretti e si era rifiutata di scioglierli in alcun modo.
Inghilterra non era un qualcuno che si sarebbe aperto facilmente, lo sapeva. Non con lui, almeno, anche se qualche parte di Francia aveva desiderato intensamente essere il suo unico confidente.
« Non volevo che pensassi che non mi importava. »
Inghilterra abbozza una risata, anche se poco convinta.
« Tu riesci ad esprimerti solo parlando con malignità. »
Francia sa bene che è una critica vera. Inghilterra, in fondo, era stato una delle sue prime vittime, e uno dei pochi che aveva sempre risposto a ciò che gli diceva. A suo modo era anche quello un motivo per sentirsi importante.
« Qualcuno doveva pur dire qualcosa. »
« E sei stato tu a farlo. »
Francia aveva una strana sensazione di star perdendo il confronto, come se Inghilterra avesse deciso di attaccarlo camminando molto velocemente. Qualcosa in lui si agita. Non si stava comportando così senza un motivo. Inghilterra si stava sentendo in trappola a sua volta.
« Inghilterra, perché vuoi andartene? » gli chiede, questa volta incrociando le braccia e puntellandosi cercando di mantenere la calma.
Messa a voce sembra una cosa ben più spaventosa.
Inghilterra sembra finalmente preoccuparsi, o forse era finalmente arrivato il momento della realizzazione anche per lui. Francia vuole cavargli una risposta, anche a costo di litigare.
Francia lo osserva raccogliere i pensieri. Non era mai un buon segno, ma forse facendo così Inghilterra sarebbe giunto a una conclusione e Francia avrebbe smesso di sentirsi tormentato da risposte che non voleva sentire.
Aveva ammesso a se stesso di voler sapere cosa Inghilterra pensasse, ma ora che era davanti alla possibile ammissione di verità ha paura di ciò che può sentire.
Per un po’ c’è solo il rumore del treno, tra loro.
Francia rimane in attesa, sa che non può parlare per primo. Inghilterra sembra pensare intensamente a ciò che intende dirgli, e non vuole mettergli alcuna fretta.
« Hai mai la sensazione di non essere più te stesso? » gli chiede, dopo aver deglutito.
« Tante volte. » gli risponde Francia, alzando le spalle.
« Non nel senso di una guerra o di instabilità. Sentire come si essere trascinato in un unico conglomerato dove pensi ma non sei davvero tu a prendere la decisione. »
Francia si ferma a pensare, e stranamente riesce a comprendere subito a cosa si riferisca.
« Inghilterra, ti spaventa stare insieme ad altri? »
Sembrava aver fatto centro.
« Pensi che l’unione ti stia togliendo la tua autonomia? »
Era un pensiero sciocco, ma era vero che Inghilterra era un’isola e ragionava in modo diverso. Francia era abituato a spostare i suoi confini e non avere una forma definita, e anche se aveva sofferto sia a cedere sia ad acquisire per lui era doloroso ma normale. Inghilterra aveva confini ben definiti, e aveva sempre lottato duramente per mantenerli.
Inghilterra aveva paura.
Era strano pensare come ci fosse andato vicino ad arrivare a capire il perché delle sue motivazioni.
« Mi stanno togliendo la sicurezza! E poi- » Inghilterra si blocca, prendendo un lungo respiro. « Non sono certamente amato, sul continente. »
Francia vorrebbe avere una risposta sottile, ma non c’è una che possa dargli. Era strano pensare a come Inghilterra era rimasto simile a quando era bambino.
« Inghilterra. » il suo tono, forse, è paternale. « Hai deciso di andartene per questo? »
« Non ho deciso di andarmene! Non so se voglio andarmene! »
Erano le parole che Francia voleva sentire, anche se non avevano risolto niente. Inghilterra era spezzato, al suo interno, e aveva paura. Stava vivendo qualcosa di terribilmente difficile, e non voleva accettare alcun aiuto o parola di conforto. Era Francia a dovergli parlare, ma non sa cosa dire.
Qualsiasi cosa potesse pronunciare non avrebbe sanato la frattura che Inghilterra stava provando in quel momento. La tensione tra loro era ancora più alta. Inghilterra trasalisce, ma non sembra voler fuggire.
Francia non sa che fare.
Ha davanti a sé una nazione ferita, spaventata.
« Non devi deciderlo qui davanti a me. » gli parla, cercando di calmarlo. Vorrebbe lo facesse, ma spingere Inghilterra in quella direzione lo avrebbe fatto sentire solo peggio.
Inghilterra ha il viso rosso, forse per la troppa agitazione.
« Tutti vogliono una risposta subito. » mormora Inghilterra, abbassando lo sguardo. « Si aspettano che io abbia le idee chiare. »
A Francia viene da ridere. Non aveva mai risposto chiaramente nemmeno a un re o a un sacerdote quando veniva interpellato, ma per Inghilterra una simile trasparenza era sempre stata un motivo di orgoglio.
« Sembra quasi che pensino che tu sappia vedere il futuro. »
« Ho letto i tarocchi solo una volta- » esclama Inghilterra, abbassando poi il tono della voce. « E nessuno sa davvero il futuro. »
Sembra sconfitto, e a Francia quasi dispiace non essere lui il vincitore in quella storia. Osserva Inghilterra.
Lo conosce da così tanto tempo, e gli fa tenerezza. Non è più il possente impero, sono solo due nazioni che hanno vissuto troppo a lungo e rifiutavano di andarsene.
Francia non sa perché si alza e allunga una mano verso Inghilterra. Gli sfiora una guancia pallida. Lo sente ruvido, ma non gli da fastidio.
Inghilterra apre la bocca, ma non esce alcun suono.
Francia non sa dire che cosa stia facendo. Si sta muovendo per qualche strana forma di istinto. Non conosce il modo migliore per rassicurare Inghilterra. Non ce ne sono, probabilmente, ma vorrebbe almeno tentare.
Inghilterra rimane teso sotto il tocco delle sue dita, e Francia passa a sfiorare le sue labbra. Sono secche e poco piacevoli da toccare. Non si sente sorpreso nel vederle così, ma si risparmia qualsiasi genere di critica all’altra nazione.
Inghilterra le schiude piano, e lascia uscire un sospiro.
Francia non lo guarda negli occhi. Ha paura di farlo e venire rigettato dal suo sguardo. Invece si china e appoggia le proprie labbra su quelle di Inghilterra.
Non ricorda bene l’ultima volta che l’ha baciato. Forse era per l’anniversario dell’entente. Era la parata del quattordici luglio, era venuta una divisione inglese per condurla. Inghilterra era venuto lì in modo ufficioso.
Lo aveva baciato durante i fuochi artificiali, preso dall’euforia di un secolo di intesa. Lo aveva baciato più spesso lui, rispetto a Inghilterra che raramente prendeva l’iniziativa.
Inghilterra intanto si era aggrappato al suo braccio, ma non lo stava allontanando. Le sue sopracciglia erano aggrottate, e sentiva le sue guance farsi sempre più rosse.
Francia sapeva bene di avere la certezza di farlo arrossire.
Non sapeva nemmeno perché lo aveva baciato. Forse era un modo semplice di rassicurarlo, anche se non era totalmente vero. Francia aveva bisogno a sua volta di rassicurazioni, e Inghilterra non lo stava respingendo in alcun modo, facendolo finalmente sentire tranquillo.
Si erano baciati diverse volte, ma ogni volta sembrava la prima perché aveva sempre un sapore diverso.
Si allontana per un breve momento, il giusto per riprendere fiato, ma Inghilterra lo insegue e schiocca le labbra contro le sue. Questa volta è il turno di Francia si sentirsi in imbarazzo, ma non di allontanarsi.
Sembra un momento perfetto. Si sente vicino a Inghilterra, si sente come se non potesse essere separato in alcun modo.
Il momento però finisce, e Francia torna alla realtà. Il rumore del treno torna a riempire le sue orecchie. Inghilterra non lo guarda, ora che lo sta osservando. Entrambi riprendono fiato.
Non hanno bisogno di parlare di quello che era appena successo. Parlarne lo avrebbe reso reale, e forse Francia voleva illudersi per un momento che fosse stato un frammento della sua immaginazione, un sogno.
Per tutto quel tempo aveva sognato una simile vicinanza, e per ulteriore tempo poteva solo raccoglierne le briciole.
Inghilterra non parla, e Francia sa che non c’è davvero bisogno di parole.
« Esco a fumare. »
Sta fuggendo, forse. Ha bisogno di riflettere. Non dovrebbe lasciare Inghilterra da solo, ma questi non reagisce alle sue parole. Forse sta pensando, e Francia ha bisogno di farlo a sua volta.
In fondo il bacio tra loro non aveva risolto niente, pensa mentre si accende la sigaretta. Baciarlo non avrebbe fatto rientrare Inghilterra dal referendum, e anche se Francia voleva sapeva di non avere lo stesso peso che una popolazione aveva per una nazione. Forse voleva solo esprimere a Inghilterra ciò che provava, e si era affidato alla mera fisicità perché fosse capita.
Forse stava semplicemente accampando scuse, e non voleva che Inghilterra se ne andasse. Non era una verità che poteva negare, ma Inghilterra non era mai stato benevolo verso i suoi desideri. Si erano baciati, certo, ma non sarebbe mai stato abbastanza per nessuno dei due per desistere.
Lo aveva ricambiato, però. La cosa lo aveva colto di sorpresa, e Francia aveva cercato di non pensarci. Inghilterra aveva un approccio aggressivo, poco raffinato. Non era bravo a baciare, ma Francia adorava ricevere quel genere di attenzione da lui.
Doveva smettere di mentire a se stesso.
La sigaretta continua a bruciare, riempiendo l’aria del suo odore, e Francia ne aspira il fumo. Lo rilassa, ma appena torna a pensare a Inghilterra il suo cuore si agita. Aveva ottenuto da lui la risposta che voleva, ma non si sentiva comunque tranquillo. La sensazione che fosse solo l’inizio gravava sulle sue spalle.
In fondo il referendum doveva ancora essere fatto.
Non sapeva se aveva spinto la bilancia in qualche direzione.
Non era da lui preoccuparsi. Spesso persino l’elezione del suo stesso presidente era imprevedibile, ma gli era sempre importato molto poco.
Doveva tornare da Inghilterra. Dovevano ancora parlarsi. Non era finita.
Francia continua a osservare la propria sigaretta che brucia, e la spegne con una certa rassegnazione. Fumare non lo stava aiutando a schiarirsi le idee, e non gli andava di sprecare una sigaretta per fissare il paesaggio fuori dal finestrino.
Si sistema il pacchetto in tasca, e torna alla carrozza dove c’era ancora Inghilterra ad attenderlo. Sembra essere più reattivo, ora, anche se non lo guarda direttamente. Francia non cerca di indagare sul suo comportamento.
Deve aspettare che sia Inghilterra a parlargli.
« Puzzi di fumo. » gli dice infatti, non appena è abbastanza vicino. Francia si siede, guardandolo più direttamente. Inghilterra ancora evita il suo sguardo.
« Avevo bisogno di schiarirmi le idee. »
« C’era qualcosa che andava chiarito? »
Lo sta provocando, anche se Francia non capisce il perché. Forse lo ha turbato con quel bacio, anche se non voleva. Doveva ammettere che era lui il vero bisognoso, tra loro due, almeno a se stesso.
« Non ci baciamo spesso. » dirlo ad alta voce sembra quasi sottolineare cosa avevano fatto. « Quindi sì, ne avevo bisogno. »
Inghilterra arrossisce. Sembrava che l’argomento per lui fosse un punto molto debole. A suo modo lo era anche per Francia, anche se per un motivo diverso.
Inghilterra arrossiva perché era stato baciato, Francia lo faceva perché gli era piaciuto chi stava baciando. Erano motivi diversi.
Inghilterra si morde le labbra, provocandogli stizza. Erano già ruvide abbastanza senza che ci infierisse in quel modo.
« In più non penso che un semplice bacio possa cambiare qualcosa. Non siamo in una favola. »
« Infatti non cambierà niente. » risponde Inghilterra. « Non risolve niente. »
Era stranamente rassicurante sapere che fosse così solido anche se un semplice bacio poco prima lo aveva reso incapace di parlare. Inghilterra non reagiva mai bene ai baci, almeno ai suoi. Il solo pensiero che altri potessero baciarlo lo rendeva irritato, ma la sua mente non voleva nemmeno immaginare un simile scenario.
La sensazione di impotenza non lo faceva più sentire così male. Francia sapeva che non poteva davvero fare qualcosa, e che fosse tutto nelle mani di Inghilterra.
A suo modo era un pensiero spaventoso, ma tratti confortante.
Ognuno di loro doveva decidere il proprio percorso, e anche se erano tutti insieme nessuno poteva davvero interferire.
« E poi a te non cambierà niente. »
Francia vorrebbe negare. Aveva passato gran parte della sua vita in conflitto con Inghilterra. Il loro rapporto era cambiato in molti modi, ma era rimasto saldo. Aveva paura che non avrebbe retto una simile frattura, forse una convinzione nutrita dalla sua stessa insicurezza.
« Non dovrò vederti a ogni incontro ufficiale. » gli dice allora. « Anche se questo non ti ha mai impedito di venire a casa mia senza annunci pubblici. »
Faceva riferimento a un paio di decadi precedenti quando Inghilterra, ubriaco, si era presentato alla porta di casa sua. Avevano finito con l’ubriacarsi insieme ancora di più.
« Se te ne vai chiuderò la frontiera. »
« Se lo fai finalmente smetterai di esportare i tuoi ratti a casa mia. »
Stavano scherzando. Francia sente che tutta quella altalena di emozioni lo avrebbe ucciso. Se Inghilterra se ne fosse andato sarebbero stati in grado di comportarsi ancora in quel modo?
« Se te ne vai- »
« Probabilmente me ne vado. »
Francia lo sapeva che Inghilterra non poteva evitare di rovinare il momento. Le sue parole sono come una secchiata di acqua gelida sulla sua testa, e si paralizza a metà della frase. Non riesce a mantenere il contatto visivo.
Quella serpe era riuscita a colpirlo in un momento dove era lui ad aver abbassato le difese. Francia si sente all’improvviso inerme, colpito da quelle parole come da un mattone. Vorrebbe fare una scenata, ma non ha le forze.
« Te ne vai? » gli chiede, a voce bassa. « Bene. Mi hai tolto un peso. »
Deve tornare a essere crudele. Deve farlo, o verrà consumato dal dolore di quel colpo basso.
Inghilterra gli appare sorpreso.
« Fino ad adesso hai detto che volevi sapere cosa ne pensavo, e ora che te lo dico te la prendi? »
Francia vorrebbe dargli dello stupido.
Ovviamente Inghilterra non era in grado di esprimersi in modo normale. Lo faceva in modo inopportuno, quando meno te lo aspettavi.
« Ti sembra adesso il momento di dirlo? »
Inghilterra non può davvero capire. Apre bocca e ci da fiato non si preoccupa di cosa ne esca. Francia si sente pieno di rabbia, e fa fatica a controllarsi.
« Certo! Quando te lo posso dire altrimenti? Il viaggio è quasi finito. »
Francia si scopre con orrore a dargli ragione. In quello stesso momento viene annunciato il loro approcciarsi a Parigi. Il loro momento, il loro piccolo mondo, stava raggiungendo la fine. Francia non era pronto a lasciarlo andare, ma non c’era molto che potesse fare.
Inghilterra ora lo guarda direttamente, ha un’espressione rassegnata. Francia ha finito le proprie parole, ma non vuole lasciar andare la situazione ora che sa davvero cosa pensa Inghilterra. Le rassicurazioni che si era dato con le pacche sulle spalle erano inutili di fronte a quella realtà dei fatti.
Inghilterra era sleale verso di lui.
Lo osserva controllare la borsa che aveva, come se non gli importasse più niente, e non riesce a distaccarsene con la stessa indifferenza.
« Non abbiamo finito. »
« Hai ancora qualcosa da dire? »
Tutte le sue parole lo ferivano come coltelli.
« Sì, ho molto da dire. »
Si sente come se parlasse a vanvera, ma non ha più un piano. Inghilterra appare sorpreso della sua affermazione, ma incrocia le braccia al petto.
« Non hai molto tempo per farlo, però. »
Sembra però in attesa di qualcosa. Francia non sa che cosa.
Il treno inizia a rallentare, segnando il loro avvicinamento ormai inesorabile alla stazione. Francia non vuole che tutto quello finisca.
« Tu però vuoi ascoltarmi? »
Inghilterra sembra sorpreso della sua domanda. Francia gli ha sempre imposto le sue idee, e Inghilterra anche se diceva di odiarle le accoglieva sempre in qualche modo. Forse era la prima volta che si facevano così tante domande. In fondo nella storia i momenti di calma tra loro erano rari, e quelli in cui potevano chiarirsi su qualcosa quasi impossibili da cercare.
Inghilterra annuisce. Sembra di colpo timido e incapace di parlare.
Francia prende un lungo respiro.
« Non voglio che tu te ne vada. »
La verità era lì, sul tavolo davanti a loro. Era la verità che si era tenuto stretto e ora sembrava finalmente rivelare al diretto interessato. Inghilterra sgrana gli occhi con evidente sorpresa.
Francia lo comprende.
Sa bene come anche lui proverebbe lo stesso se fosse lui a volersene andare, ma ormai era troppo tardi e se era la verità il laccio che poteva trattenere Inghilterra con lui ancora un po’ Francia non avrebbe esitato in alcun modo per utilizzarlo.
« Io... » mormora Inghilterra. « Io… io non so cosa dire. »
Francia però lo sa.
« Rimani con me stasera. A Parigi. »
Inghilterra, stranamente, scoppia a ridere. Francia non ne capisce subito il motivo, e il treno si ferma. Sono arrivati.
Si sente catatonico, e fa fatica anche solo a pensare di alzarsi. Inghilterra invece lo fa subito.
Si è reso ridicolo davanti a Inghilterra, se ne rende conto. Tutta la sua dignità l’ha gettata per terra, ai suoi piedi, e sta per vederla calpestata senza alcuna pietà. Non ha alcuna voglia di scendere dal treno, forse se si faceva riportare indietro poteva dimenticare quelle quattro ore che aveva vissuto.
Inghilterra, però, gli mette davanti un biglietto.
Francia lo guarda, poi alza gli occhi su Inghilterra.
« Dovresti leggerlo. »
Forse vuole di nuovo prenderlo in giro, ma si china per controllare.
Era un biglietto per il treno diretto a Londra. Sembrava quasi farsi beffa di lui, finché non fa caso all’ora di partenza. Era per un treno che sarebbe partito, ma la mattina successiva.
Si scopre ad alzare la testa di scatto, e Inghilterra evita il suo sguardo.
« Avevo già pianificato di rimanere. » dice, apparendo quasi come un ragazzino colto a fare qualcosa che non doveva. « Senza che tu lo sapessi. »
Le sue parole ridanno speranza a Francia. Torna a guardare il biglietto.
Inghilterra non sarebbe fuggito dalle sue mani, almeno in quel momento. Poteva trattenerlo con sé, ancora un poco. Qualcosa di caldo si forma all’altezza del suo petto, e Francia si sente come se fosse ancora in grado di respirare.
L’entusiasmo torna a popolare la sua mente.
Si alza quindi anche lui, sistemandosi le pieghe dei vestiti.
« Vieni con me. » Inghilterra sembra essere diventato un docile agnellino. Senza nemmeno che lo tocchi si lascia condurre giù dagli scalini, e lo segue per la banchina della stazione.
Francia, da parte sua, si sente finalmente più libero.
Il mondo che c’era tra di loro era finito, era alle loro spalle e forse non sarebbe più tornato. Ciò che gli rimaneva era quello che provava, e Inghilterra che lo seguiva. Per qualche motivo Francia sapeva che poteva chiedergli di seguirlo in capo al mondo e Inghilterra non si sarebbe sottratto all’avventura.
La stazione anche se è sera è ancora piena di persone. Francia cerca di schivare il più possibile le valigie dei turisti, e continua a tenere d’occhio Inghilterra che lo segue. Forse si sta pentendo di seguirlo, e non vuole dargli il tempo di cambiare idea almeno su quello. Francia si ferma, e si gira nella sua direzione. Inghilterra non se lo aspetta, e incespica sui suoi stessi piedi.
« Vieni. Prendiamo il taxi. Conosco un posto dove cenare. » ora che è a casa sua Francia si sente molto più sicuro di sé. Anche se si è reso ridicolo, anche se ha messo a nudo quello che provava, ora era in un posto sicuro e niente più lo avrebbe turbato in quella maniera.
Ora doveva solo convincere Inghilterra a rimanere.

   
 
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