Ricordi di un'adolescenza assai lontana

di Astrid_Evans22
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IMMAGINE
Ricordo i miei anni da adolescente come fossero stati ieri, e invece sono passati oramai più di vent'anni, 27 per essere precisi, ricordo bene la sensazione di essere in qualche maniera in grado di tenere il mondo intero con due semplici dita, mi sentivo potente, credevo che in qualche maniera io sarei stata differente dalle altre giovani della mia età, che sarei stata destinata a grandi cose, diventare una famosa attrice di Hollywood o una scrittrice di successo i cui testi sarebbero stati trasformati in film che avrebbero fatto conoscere il mio nome in tutto il mondo erano solo alcune delle schiocche aspettative che mi ero posta, e che una volta cresciuta compresi esser semplicemente impossibili e ricordo ancora l'amarezza che provai nel realizzare che io ero semplicemente una giovane ragazza ordinaria che avrebbe vissuto l propria vita esattamente come metà popolazione mondiale avrebbe fatto, eppure, so bene che potrebbe apparire come un controsenso da parte mia, per quanto mi sentissi destinata ad un grande futuro, non ho mai ritenuto che i miei anni da "teenager" fossero speciali, anzi li reputavo essere abbastanza ordinari. 
Ordinari, monotoni, credo siano dei termini che racchiudano appieno tutte le suddette avventure che vissi e che reputavo speciali, ma in fin dei conti non erano altro se non piccole scampagnate da poco conto che pur sforzandomi, non sono in grado di ricordare perfettamente, non tutte almeno, e queste ultime hanno caratterizzato la suddetta "frenetica" vita di una tipica adolescente, la quale ha vissutto i migliori anni della sua vita tra una variazione e l'altra, ma forse sarebbe meglio partire dall'inizio, in modo tale da permettere di inquadrare meglio il tipo di persona che ero all'epoca, prima delle responsabilità, dei problemi, le decisioni radicali, numerose delusioni ed ingiustizie subite nel corso degli anni.
In tutta sincerità non mi sono mai reputata una ragazza avvenente o dal fisico invidiabile, per quanto questi possano sembrare dettagli di poco conto, rimasero impressi nella mia mente per molti molti anni, le solite piccole fasi che i giovani della mia generazione sperimentavano, a causa dei canoni di bellezza portati avanti dalla società, in particolare questo supplizio psicologico era riservato alle ragazze, alle quali veniva richiesto un certo tipo di fisico, di altezza, di peso, corporatura, pettinatura, trucco, vestiario e quant'altro. 
Ricordo in particolare un episodio della mia vita dove fui messa con le spalle al muro e costretta a guardare in faccia la crudeltà dei miei coetanei che sino ad allora non avevo mai conosciuta, essendo io cresciuta in un ambiente estremamente protettivo nei miei confronti che, conseguentemente, mi fece maturare molto più tardi rispetto agli altri, comprenderete dunque che per una bambina di 11 anni e mezzo fu un grande colpo sentire espressioni estremamente volgari mai udite prima d'ora neanche nei peggiori scatti di rabbia da parte dei suoi genitori, e questa cattiveria immotivata venne scaturita solo ed unicamente a causa di 2 fattori che forse potevano sembrare schiocchi, ma che a quanto pare avevano un'enorme importanza per i suoi coetanei: una cadenza molto atipica per quelle zone partenopee ed una piccola mollettina verde utilizzata per legare i ciuffi corti di capelli che ricadevano su quel volto ancora segnato dall'infanzia ed ingenuità di una bimba che ancora non si era affacciata minimamete al mondo a lei attorno, ma che era rimasta nascosta, almeno fino a quel momento, sotto l'ala protettiva della propria famiglia. 
Come è semplice immaginare per poter evitare di soccombere a tutte quelle cattiverie vi era soltanto un'alternativa, una alquanto triste, attuata principalmente da chi mancava di personalità o da chi non aveva la benchè minima forza di contrastare a tono quegli atteggiamenti, ovvero quella di mettere da parte colei che eri ed amalgamarti alla massa, divenire esattamente come loro volevano, senza un proprio io, semplicemente una rappresentazione sputata di quello che la società si aspettava da quel genere di ragazzi provenienti d quelle zone. Così quella ragazzina tentò di mutare nello stile e nell'aspetto, scoprì ed incominciò a provare l'arte del trucco, rivoluzionò il proprio abbigliamento e tentò addirittura di mascherare quella strana cadenza che la contraddistingueva dai suoi compagni e la faceva sembrare una piccola nordica. 
Tuttavia a mio avviso vi è un'importante dettaglio da rammentare ella, per più di 5 anni, portò una lunga e folta chioma di capelli castani chiari ben curati, ma senza una reale forma, e questo non era certamente per moda, non era una maschera come tutto il resto, bensì uno scudo che lei riteneva proteggerla e, sopratutto, farla passare inosservata, ciò a cui lei più aspirava e, se vogliamo dirla tutta, aspira nel profondo ancora oggi. 
Ma cos'è ciò che quella ragazzina voleva realmente? Venir lasciata in pace? Esser ritenuta parte di un gruppo? Tentare di trovare una propria identità? Ad esser sinceri dubito fortemente che quella fanciulla disponesse delle doti necessarie per rispondere a questo quesito, e suppongo che non ne sarebbe stata in grado nemmeno pochi anni prima di abbandonare ufficialmente l'adolescenza, ed oggi saprebbe rispondere, ma per ragioni legate all'orgoglio ed alla testardaggine non lo farebbe.




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