Amaryllis 2
Amaryllis
Capitolo
due
Passai il pomeriggio seduta sul divano a leggere uno dei libri che mi
ero portata da casa. Gli ospiti sarebbero arrivati per le sette e
mezza-otto, quindi alle cinque e mezza, con molta calma, cominciai a
prepararmi. Mi feci una doccia, mi lavai i capelli e cercai di
asciugarli in modo che stessero abbastanza ordinati (tentativo
fallito). Passai l'ultima mezz'ora indecisa su cosa mettermi, poi optai
per un paio di jeans al gionocchio e una camicetta bianca a strisce
dorate verticali. Mi truccai leggermente sui toni dell'oro e scesi ad
aspettare gli ospiti in salotto.
« Amaryllis, sei pronta? » mi domandò
Rebecca affacciandosi dalla porta della cucina.
« Sì, ho finito adesso di prepararmi. »
risposi e la raggiunsi « Hai bisogno di una mano?»
« Oh, no no, non ti preoccupare. Piuttosto, John non
è ancora rientrato! » replicò.
« Ehm, già...cosa c'è per cena?
» chiesi.
« Pasta al pesto e vitello tonnato. Ti piacciono? »
« Sì, molto...e come sono gli ospiti che stanno
per arrivare? » ero curiosa di saperne qualcosa in
più.
« Sono carissime persone! Molto simpatiche. Ci sono anche dei
ragazzi che dovrebbero avere all'incirca la tua età. Tu
quanti anni hai? »
« Diciassette anni. » speravo che fossero davvero
simpatici come diceva Rebecca, altrimenti si sarebbe prospettata una
serata veramente noiosa.
« Sì, mi sembra che abbiano anche loro circa
diciassette-diciotto anni. » concluse. In quel momento la
porta d'ingresso si aprì. Era tornato John.
« Sono tornato! Scusate il ritardo, corro subito a
prepararmi. » disse e si precipitò al piano
superiore.
Scese dieci minuti dopo, giusto in tempo per l'arrivo degli ospiti, che
in quel momento suonarono il campanello.
Rebecca andò ad aprire e dalla porta entrò un
gruppo di undici nativi amercani, la maggior parte dei quali alti
almeno due metri, tranne uno che stava seduto su una sedia a rotelle e
una donna. Tra quei giganti c'era anche una ragazza dall'espressione
molto cupa. Avevano tutti lo stesso taglio di capelli, anche la
ragazza, molto corti.
Io non sapevo cosa aspettarmi, ma di sicuro non mi aspettavo questo.
« Prego, entrate! » stava dicendo Rebecca.
Si avvicinò a me.
« Vi presento Amaryllis. I suoi genitori sono partiti e non
possono tenerla con loro, quindi l'hanno affidata a noi.
Starà qui per un po'. » mi presentò.
Cercai di rimprendermi dalla sorpresa e sorrisi, a disagio, odiavo
essere al centro dell'attenzione.
« Loro sono Sam, Emily, Paul, Embry, Quil, Jared, Leah, Seth,
Collin, Brady...» strinsi le mani a tutti quanti «
e lui è Billy » indicando il signore sulla sedia a
rotelle. Tra tutti sembava quello più anziano.
« E Jacob dov'è? » domandò
John.
« Ci raggiungerà più tardi. »
rispose Billy.
Rimanemmo a parlare in salotto. Ci stavamo a malapena tutti. In mezzo a
loro mi sentivo veramente piccola e anche indifesa. Fortunatamente
Rebecca aveva ragione: erano tutti piuttosto simpatici e socievoli,
specialmente Embry e Quil.
« Per quanto tempo resterai qui? » si sedettero uno
alla mia destra e uno alla mia sinistra e cominciarono a farmi domande.
Si alternavano: prima Quil, poi Embry. Suonava come una sorta
d'interrogatorio, ma mi sentivo perfettamente a mio agio.
« Beh, non lo so ancora di preciso...penso per tutta
l'estate... »
« Conosci già qualcuno? »
« No, sono qui solo da due giorni... »
« Hai già visto un po' la zona? Sei già
venuta a La Push? »
« Ieri ho fatto un giro e sono arrivata fino alla riserva...e
sono stata praticamente investita da un tizio su una moto rossa!
»
Si scambiarono un'occhiata e ridacchiarono.
« Cosa c'è? Lo conoscete? »
« No, no, niente... »
« Come ci sei arrivata a La Push? Hai una macchina?
»
« No, in bici. Non ho ancora la patente. »
« Quanti anni hai? »
« Diciassette, ma da me la patente si può fare
solo a diciotto anni. »
« Capisco, ma come ti sposti quando sei a casa tua? Usi
sempre la bici? »
« No, vado in moto. »
« Wow! Hai una moto? Quale? »
« Una Ducati Monster, anche se il mio sogno è di
guidare una Kawasaki Z1000... »
« Grandioso! Ti piacciono le moto? »
« Abbastanza, anche se non sono proprio così
esperta... »
Mi guardai intorno. Tutti quei ragazzi avevano un qualcosa di simile.
Qualcosa che li rendeva inquietanti e bellissimi allo stesso tempo.
Qualcosa che mi sembrava familiare.
« Ma voi siete tutti parenti? »
Scoppiarono a ridere.
« No! Solo Leah e Seth sono fratelli e Billy è il
padre di Jacob, il ragazzo che deve ancora arrivare, per il resto non
siamo parenti. »
« E quanti anni avete? »
« Io, Quil e Jacob diciassette, Seth, Collin e Brady sedici,
Leah, Jared, Paul diciannove, Sam ed Emily ventuno. »
« Perché Leah se ne sta da sola e
perché ha quella faccia? »
« Beh... » si scambiarono un'occhiata, forse non
avrei dovuto chiederlo, però era talmente evidente che mi
era venuto spontaneao.
« Non ha avuto una vita facile...suo padre è morto
l'anno scorso... »
« Oh, mi dispiace... »
Cominciammo a cenare che erano circa le otto e mezza. I ragazzi
mangiavano con una voracitò tale da sembrare dei morti di
fame. Avevamo appena sparecchiato il tavolo per distribuire il dolce
che aveva portato Emily, quando suonò il campanello. Rebecca
era impegnata in cucina e John stava parlando con Billy e Sam, quindi
andai io ad aprire la porta d'ingresso.
Il sorriso che avevo preparato per accogliere il nuovo ospite mi si
gelò in faccia. Il ragazzo che quella mattina mi aveva
praticamente investito mi stava davanti. Lo fissavo impietrita ad occhi
sgranati.
Lui mi diede un occhiata distratta.
« Scusate il rit... » s'interruppe spalancando gli
occhi, sorpreso.
« TU! » esclamammo all'unisono.
Nel frattempo Rebecca si era avvicinata.
« Vi conoscete? »
« E' la ragazza che mi è venuta addosso questa
mattina! »
« E' il ragazzo che mi è venuto addosso questa
mattina! »
Avevamo parlato entrambi nello stesso momento.
In quell'istante realizzai una cosa. Mi diressi verso i miei nuovi
“amiciâ€.
« Voi due! Avevate capito tutto e non mi avete detto niente!
Perché?!? » fissavo Quil ed Embry con occhi
furenti.
« Perché sapevamo che questa sarebbe stata una
scena divertente! » mi rispose Quil divertito.
Nel frattempo Rebecca aveva fatto entrare l'altro ragazzo, che doveva
chiamarsi Jacob. Si avvicinò seguita dal nuovo ospite.
« Jacob, lei è Amaryllis. Rimarrà qui
per un po', i suoi genitori ce l'hanno affidata per l'estate.
» mi presentò. Ci scambiammo una veloce stretta di
mano, la sua pelle era bollente.
Jacob aspettò che la padrona di casa si fosse allontanata,
poi mi guardò con un ghigno divertito.
« E così i tuoi ti hanno scaricata qui...
» si allontanò appena in tempo: stavo per
mollargli un ceffone.
Come si permetteva, non ci conoscevamo neanche e già
cominiciava a sfottermi?!? Feci un respiro profondo e mi voltai per
sedermi al mio posto. Con disappunto appurai che era già
stato occupato. Quel ragazzo mi dava sempre più sui nervi.
Seduto tra Embry e Quil stava ridendo con loro, mentre mangiava una
fetta di torta. Gli toccai una spalla, facendolo voltare.
« Ehm, scusa ma quello sarebbe il mio posto... »
gli feci notare, cercando di usare il tono più gentile
possibile.
Si guardò attorno, l'unico altro posto disponibile era in
fondo al tavolo di fianco a Leah.
« Non puoi andare a sederti là? » mi
chiese indicando la sedia libera.
Li guardai torva, prima lui, poi i suoi due amici. Embry
incrociò il mio sguardo e sembrò
dispiaciuto. Troppo
tardi! pensai e andai a sedermi.
« I maschi sono degli idioti! » escalmai mentre mi
sedevo.
Leah mi diede un'occhiata distratta, poi riprese a fissare il vuoto,
come aveva fatto per tutta la cena.
« Le ragazze che cercano le loro attenzioni sono delle
stupide. » replicò.
Alzai gli occhi al soffito. Anche questa qui ci si metteva?!? Stava
andando così bene la serata...
« Io sono Amaryllis. » gli porsi la mano.
Guardò me e poi la mia mano.
« Leah » silenzio.
Accidenti, che
conversazione viva... pensai sarcasticamente. La fissavo,
cercando qualsiasi frase da dire per parlare un po'.
« Perché tieni i capelli così corti?
» era la prima cosa che mi era venuta in mente.
« Ehm... » mi guardava stupita « mi
piacciono di più... »
« Stai bene! » le sorrisi « A me
piacciono lunghi, però tu stai veramente bene! Io adesso li
sto lasciando crescere, voglio averli lunghissimi. » dissi
toccandomi i capelli.
Rimase zitta.
« E' dura essere l'unica ragazza in un gruppo di maschi?
»
«...no... » rispose senza guardarmi negli occhi, mi
stava mentendo.
« Non è vero... » ribattei.
Si guardò attorno, sembrava a disagio.
« Ok, argomento delicato, cambiamo discorso... »
cercai di sdrammatizzare « cosa fate di solito durante il
giorno? »
« Stiamo in giro... » sembrava sollevata di poter
non rispondere.
« In giro? Dove? »
« Ehm...alla spiaggia o nella foresta... » disse
vagamente.
Nella foresta? Dove ho
incontrato quella specie di lupo gigante... pensai
rabbrividendo.
« Vi spiace se mi unisco a voi? » chiesi, di
starmene a casa ad annoiarmi non mi passava neanche per la testa e se
ero con loro non sarebbe potuto succedere niente.
« Ehm...credo di no... » rispose colta alla
sprovvista « Quando torniamo ne parlo con gli altri.
»
« Grazie! Se volete mi faccio trovare direttamente alla
riserva. » ero lì solo da un giorno ed ero
già riuscita a trovarmi una compagnia, grandioso!
« NO! » ribatté lei « Non ti
preoccupare: ti...ti veniamo a prendere noi! » sembrava presa
dal panico.
« ...ok... » replicai. Non avevo capito la sua
reazione. Perché
non posso andare a La Push da sola? pensai perplessa.
Cioè, mi faceva piacere che si fosse offerta di venirmi a
prendere, ma la sua reazione faceva supporre che avesse qualcosa da
nascondere. Anche a tutte le altre domande che riguardavano la riserva
era stata molto evasiva.
« Mi dai il tuo numero di cellulare? » domandai.
« Non ho il cellulare. » ribatté
imbarazzata. Probabilmente la situazione economica della sua famiglia
non doveva essere rosea.
« Ehm...allora posso avere il numero di casa? Così
domani possiamo metterci d'accordo... »
« Sì, certo. Tu dammi il tuo, ok? » ci
scambiammo i numeri giusto in tempo. Gli ospiti stavano cominciando ad
andarsene.
Accompagnai Leah alla porta, era una ragazza di poche parole, ma si era
un pochino sciolta durante la nostra conversazione. Sembrava simpatica,
saremmo potute diventare amiche!
Salutammo tutti gli ospiti, che uno ad uno se ne stavano andando. Io e
Rebecca sistemammo un po' il salotto e la sala da pranzo. Era
mezzanotte passata, io cominciavo ad avvertire la stanchezza.
Sbadigliai.
« Amaryllis, lascia stare, faccio io. Tu vai a letto.
» Rebecca mi sorrideva comprensiva.
« Grazie... » mi imbarazzava non poter dare una
mano, ma ero veramente stanca.
« Buonanotte... » salutai e mi diressi in camera
mia. Mi cambiai e mi infilai subito a letto. Mi addormentai all'istante
e sognai un lupo gigante che mi fissava con occhi intelligenti.
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